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Elia Richetti,
rabbino
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Pinechàs.
La frase iniziale di questa Parashà necessita di qualche spiegazione.
“Pinechàs figlio di El’azàr figlio di Aharòn il sacerdote ha fatto
recedere il Mio furore da sopra i figli d’Israèl essendo zelante del
Mio zelo in mezzo a loro”. I Maestri si domandano he bisogno ci sia di
aggiungere “in mezzo a loro”.
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Leggi
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Giorgio Berruto
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Si
racconta che Samuel Reshevsky, nato nel 1911 nello shtetl di Ozorkow,
non lontano da Łódź, si fosse già fatto conoscere durante la Prima
guerra mondiale, quando l’esercito tedesco occupò il suo paese. Il
generale tedesco allora in capo ordinò che gli venisse condotto il
bambino prodigio degli scacchi. Per nulla imbarazzato, Reshevsky vinse
e disse al generale: “Ihr spielt milkhoma, ich spiel schach”- in
yiddish: “Tu giochi alla guerra, io gioco a scacchi”.
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"No all'ultradestra"
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Ventidue
sindaci, di centrosinistra ed espressione di liste civiche, chiedono al
Comune di Abbiategrasso di intervenire per cancellare la “Festa del
sole” che si aprirà domani, promossa dall’associazione di estrema
destra Lealtà e Azione e con ospiti alcuni assessori regionali e
parlamentari. Ad “insorgere”, scrive il dorso milanese del Corriere,
l’Anpi, il Pd e i gruppi antifascisti. Viene segnalata anche la
posizione della Comunità ebraica, che ha stigmatizzato “la concessione
di spazi pubblici a un gruppo filo-nazista” e il fatto che ciò avvenga
“nell’indifferenza di esponenti di spicco del mondo politico lombardo”.
Fallito il tentativo a Roma, Fratelli d’Italia prova a perorare la
causa di intitolazione di una strada a Giorgio Almirante a Genova.
Surreale la proposta del capogruppo in Consiglio comunale, riportata
dalla cronaca cittadina di Repubblica: “Propongo un accordo al Pd e a
tutta la sinistra: se accettano la proposta di intitolare una via ad
Almirante, in cambio – si legge – appoggerò una loro richiesta per
un’altra strada dedicata a Berlinguer”.
Dedicate alla figura di Almirante, in risposta ad alcune richieste di
chiarimento da lettori, alcune riflessioni di Aldo Cazzullo (Corriere)
e Lilli Gruber (7).
“Giorgio Almirante fu fascista e razzista. Collaborò con i nazisti
nella caccia ai partigiani. Poi, dopo la guerra, fu eletto segretario
del Movimento Sociale Italiano diventando, come ha scritto
commemorandolo Giorgio Napolitano, ‘una personalità politica tra le più
significative della destra italiana che, con il suo carisma, favorì la
progressiva inclusione di quell’elettorato nella storia repubblicana’.
II primo Almirante merita disprezzo e oblio. II secondo – scrive la
Gruber – appartiene alla storia della nostra democrazia”.
Sottolinea Cazzullo, dopo aver rievocato il contributo dell’ex
segretario dell’Msi alla discriminazione degli ebrei italiani operata
dal fascismo a partire dal ’38: “Non mi stupisce né mi scandalizza che
Fratelli d’Italia chieda una via per Giorgio AImirante. Trovo più
significativi i grillini che hanno votato sì e sono stati giustificati
dai colleghi di partito: non sapevano chi fosse questo Almirante”.
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l'associazione avvocati e giuristi ebrei "Uguaglianza, valore a rischio
Una nuova rete per difenderlo"
Promuovere
il rispetto dei diritti umani, il principio di uguaglianza e il diritto
di tutti gli Stati a vivere ed esistere in pace. E in questo contesto
combattere l’antisemitismo e l’antisionismo e ogni altre forma di
razzismo e discriminazione.
È il primo punto tra le finalità che si pone l’Associazione Italiana
Avvocati e Giuristi Ebrei, costituita ufficialmente lo scorso autunno e
da ieri entrata nella sua fase operativa grazie a un primo incontro
tenutosi a Roma, presso lo studio legale Nunziante Magrone, che ha
avuto come ospite d’onore il professor Giuliano Amato, ex Presidente
del Consiglio, protagonista della stagione delle Intese e oggi giudice
della Corte costituzionale, intervenuto sul tema silenzio dei giuristi
italiani davanti alla promulgazione delle Leggi razziste. A ottanta
anni dall’infamia, consumata nell’indifferenza di molti, una
riflessione carica di spunti attuali.
Soddisfatto il presidente dell’Associazione, il presidente del Cdec
Giorgio Sacerdoti. “Un incontro di ottimo livello, con partecipazione
rilevante da un punto di vista sia qualitativo che quantitativo.
Significa – dice – che l’esigenza di questo nostro impegno è
avvertita”. In apertura di incontro Sacerdoti ha indicato le linee
guida e i filoni che saranno seguiti: “Contrasto al razzismo e
all’antisemitismo, innanzitutto. Con l’obiettivo, in ragione
dell’80esimo anniversario delle Leggi antiebraiche ormai imminente, di
far applicare in tutti i tribunali d’Italia targhe commemorative di
chi, nelle diverse città, perse per via delle stesse il proprio
lavoro”. Iniziative, incontri, corsi di aggiornamento. La sfida,
sottolinea Sacerdoti, “è quella di creare un network solido”. Illustri
i relatori che saranno coinvolti (la prossima attività sarà a Milano):
tra gli altri il giudice statunitense, ma di origine italiana, Guido
Calabresi.
Tra le varie finalità indicate nello Statuto, l’Associazione – è stato
spiegato – ha come scopo anche quello di promuovere e mantenere la
cooperazione e gli scambi tra propri membri, stabilire e mantenere
contatti e cooperare con organizzazioni analoghe o con simili scopi a
livello internazionale, promuovere lo studio di questioni legali di
particolare interesse per le istituzioni ebraiche, ricercare e
pubblicare informazioni sulla condizione personale e giuridica degli
ebrei in Italia e nel mondo, promuovere lo studio e la conoscenza del
diritto ebraico.
“Da sempre – spiega Giulio Disegni, vicepresidente UCEI – il legame tra
ebraismo e diritto è particolarmente forte. Soprattutto nell’avvocatura
il contributo ebraico ha lasciato e continua a lasciare il segno. Una
tradizione di ampio respiro”. Guardando all’attualità, anche nel solco
dei temi sollevati da Amato, che nella sua lezione non ha mancato di
esprimere perplessità e angosce sulla tutela dei diritti oggi, Disegni
parla di “derive che vanno presidiate”. Anche per questo, incalza, “è
fondamentale che la partecipazione a questa associazione sia ampia:
bisogna tenere alta la guardia”.
Concorda Ariel Dello Strologo, presidente della Comunità ebraica di
Genova, anche lui presente all’incontro romano. “Sono rimasto colpito
dalla lucidità delle parole di Amato, istruttive e stimolanti. Quello
del diritto, presidio di civiltà, è un campo in cui gli ebrei
storicamente hanno qualcosa da dire. La nostra voce – afferma – è
importante”.
Commenta Davide Jona Falco, Consigliere UCEI. “La sensazione è doppia:
c’è soddisfazione per aver saputo guardare lontano, quando abbiano
invitato il professor Amato senza immaginare cosa sarebbe successo in
questi mesi. Dall’altra è forte la preoccupazione per l’attuale
situazione italiana ed europea, come ha magistralmente evidenziato il
nostro ospite”. Leggi
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l'intervento di giuliano amato "Diritti, futuro in ombra"
“Non
possiamo rinunciare, se continuiamo a sperare in un futuro migliore, a
difendere la cultura italiana e a rifornire gli italiani interessati di
idee, di studio e di conoscenza”. Nel 2009, politicamente un’epoca fa,
il professor Amato rispondeva così a Pagine Ebraiche sulla propria idea
di futuro e di impegno nella società. Già allora la situazione appariva
a tratti contorta, ma il rischio di una deriva sembrava contenuto. Nove
anni dopo lo scenario si è fatto, ha detto nel corso della lezione
tenuta ieri sera davanti ai membri dell’Associazione Italiana Avvocati
e Giuristi Ebrei a Roma, “assai inquietante”.
C’è una frase che aleggia, che non riesce a togliersi dalla testa. La
pronunciò nel ’38 Gaetano Azzariti, presidente del Tribunale della
Razza e futuro presidente della Corte costituzionale nell’Italia
pacifica e democratica degli Anni Cinquanta e Sessanta. “Finalmente è
stato messo in soffitta il dogma dell’uguaglianza”. Amato la scandisce
lentamente, quasi sillaba per sillaba. “Un pensiero – osserva – che fu
accolto da molti come una liberazione. La prova che il ‘male dentro di
noi’, un qualcosa di cui non possiamo mai del tutto liberarci, con le
Leggi antiebraiche aveva preso il sopravvento su ogni altra
valutazione. Perché quando iniziative come queste si verificano non c’è
soltanto un regime, con il suo carico di violenza e repressione. C’è
anche un cambiamento che penetra nelle coscienze e altera il rapporto
interno alle stesse. Questo accadde allora”.
Ma potrebbe riaccadere. Il rischio, sostiene infatti l’autorevole
ospite, è concreto. “Cresce la xenofobia, cresce la diffidenza verso
l’Altro. Cosa succederebbe se qualcuno oggi riaffermasse tale concetto?
Quanti, in Italia, si sentirebbero liberati? Ho la sensazione,
purtroppo, che questo momento non sia troppo lontano”.
Anche per questo, prosegue, è di vitale importanza prendere coscienza
del pericolo e reagire in modo opportuno. “Trovo positivo che oggi
siamo qui, a parlare di questi temi” dice rivolto alla platea. In una
Italia e in un Europa, sottolinea Amato, “dove il sovranismo, che ha
sempre una sua matrice razzista, rischia di danneggiare l’idea stessa
di Europa e di compromettere la difesa del fondamento degli ordinamenti
costituzionali nati nel solco degli orrori della Shoah: la dignità
umana”. Leggi
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Setirot
- "Io vi guardo"
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Guardo
le immagini delle navi ferme nel Mediterraneo con a bordo il loro
carico di disperazione. Guardo i volti dei giovani che affrontano la
morte nella speranza di un futuro migliore, o almeno degno di questo
nome, e rivedo i volti che incontro con il volontariato. Guardo
un’Europa vile e egoista, rivoltante. Guardo la faccia e l’espressione
del cancelliere austriaco Sebastian Kurz, ascolto le sue parole, e mi
si raggela il sangue. Guardo gli Orban e i Salvini, e ho paura per
figli e nipoti. Le sequenze della Exodus non possono che riemergere dal
profondo. Poi polemizzo con chi fa impossibili e inaccettabili rimandi
alla Shoah. Sto male. Per “fortuna” non sono solo a «provare l’impulso
fortissimo di salire» su quelle navi e di dire io vi voglio bene a
ognuno di voi, io vi guardo… Lo ha detto Liliana Segre: «Questo fatto
di essere qualcuno che non sa dove andrà perché nessuno lo vuole io
l’ho provato e allora l’impulso è fortissimo, di dire io lo so come si
sta quando nessuno vi vuole, io vi voglio bene a ognuno di voi, io vi
guardo».
Stefano Jesurum, giornalista
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Dialogo
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Perché
io, mi affanno a dire ad uno dei tanti psicologi che vedo in questo
periodo (tranquilli, per altre ragioni, non sono pazza, altrimenti le
vocine me lo avrebbero detto no? E neppure perché pensi che se poi mi
curano non avrò nient’altro da fare nel tempo libero…), credo nel
dialogo come strumento di spiegazione delle proprie posizioni e di
ricerca di una condivisione con l’altro – chissà se c’entra essere
cresciuta a pane e materno filosofeggiare, o aver frequentato Danilo
Dolci nell’infanzia in famiglia?
Sara Valentina Di Palma
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