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 23 Luglio 2018 - 11 Av 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Dicono i Maestri: “[dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme] non vi è per il Santo e Benedetto Egli Sia nel mondo se non quattro ammoth (due metri) [quadrati] di Halachà soltanto” (Berachoth 8a). Ma altrove è detto: “non vi è per il Santo e Benedetto Egli Sia nel mondo se non il tesoro del timore del Cielo” (Berachoth 33b). A questo punto sorge una domanda: quale dei due aspetti è il principale?
 
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Anna
Foa,
storica
Settantacinque anni fa, tre quarti di secolo, cadeva il regime fascista. Il Duce veniva arrestato, gli subentrava il maresciallo Badoglio. La popolazione esultava nelle piazze, i busti del Duce venivano rovesciati a terra. La guerra non era finita, e presto, mentre il re e Badoglio fuggivano vergognosamente al Sud senza lasciare istruzioni, i tedeschi avrebbero invaso metà del Paese. Iniziava la Resistenza ed iniziava anche la deportazione degli ebrei. Ma non avrebbero vinto loro: Mussolini, con tutta la sua retorica nazionalista, sarebbe morto vestito di una divisa tedesca. E poi sarebbe venuta la Repubblica, e con essa la democrazia, la Costituzione. Una Costituzione che ancora ci guida, contro tutti quelli che vorrebbero tornare indietro, riportare il nostro Paese a prima di settantacinque anni fa.
 
La solidarietà di Israele
Ampio spazio sui quotidiani italiani all’operazione portata avanti da Israele tra sabato e domenica per portare in salvo centinaia di caschi bianchi siriani. “Si tratta di persone che hanno salvato vite umane e che si trovavano in pericolo di morte”, ha spiegato il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parlando della missione che ha condotto 422 persone (98 caschi bianchi e le loro famiglie) al sicuro, dal sud della Siria alla Giordania passando dalle alture del Golan. In Giordania resteranno tre mesi e da lì saranno trasferiti in Canada, Gran Bretagna, e Germania, paesi che – assieme agli Stati Uniti – hanno chiesto l’aiuto israeliano per salvare la vita dei caschi bianchi. I generali di Tsahal, scrive il Corriere, definiscono la missione “unica perché queste persone erano in pericolo: resta la nostra politica di non intervento nel conflitto siriano”. “Della guerra che va avanti da sette anni e mezzo (i morti sono più di 500 mila, le Nazioni Unite hanno smesso di contarli) i Caschi Bianchi sono diventati uno dei simboli.- ricorda ancora il Corriere – Le Forze di difesa civili sono nate nel 2013 nelle aree controllate dai ribelli: hanno organizzato le missioni di soccorso nelle città sotto assedio e sono stati loro a testimoniare quello che stava succedendo”. Dopo l’operazione di salvataggio, afferma La Stampa, Israele avrebbe poi condotto un raid aereo in Siria “contro il centro di ricerche militari a Masyaf nella provincia di Hama, sospettato dai servizi occidentali di produrre armi chimiche”.
 
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  davar
l'iniziativa umanitaria fa infuriare il regime
Israele salva i Caschi bianchi

Assad: "Azione criminale"
Le sirene risuonate nelle scorse ore nel nord d’Israele avevano messo in allarme tutto il Paese. Dopo l’operazione israeliana di salvataggio di centinaia di Caschi bianchi siriani – l’organizzazione indipendente da anni impegnata in Siria a soccorrere più persone possibili dopo i bombardamenti delle forze armate pro-Assad sui territori controllati dai ribelli – e un nuovo attacco condotto oltreconfine contro il nemico iraniano, le sirene rischiavano di rappresentare il primo segnale di una nuova escalation di violenza, questa volta sul confine nord. Il nuovo sistema anti-missile David Sling, cioè la “Fionda di David”, si è azionato per intercettare dei razzi provenienti dalla Siria che sembravano diretti verso Israele: in realtà si trattava di scontri interni al territorio siriano, dove il regime di Assad sta avanzando, riducendo sempre più le aree controllate dai ribelli. Le sirene in Israele erano quindi un falso allarme ma i livelli di sicurezza nell’area del Golan rimangono alti, anche alla luce delle ultime dichiarazioni di Damasco: il ministero degli Esteri di Assad ha infatti condannato l’evacuazione dei caschi bianchi operata da Israele definendola “operazione criminale”.
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qui trieste - redazione aperta
Migranti, storie di vite e volti
Dai confini turchi a quelli tra Bosnia e Croazia. Tante tappe per raccontare le vite e le storie di chi è costretto a lasciare la propria famiglia, la casa, il paese in cui è cresciuto, sognando di ricostruirsi una vita nel cuore dell’Europa. Attraverso i fatti e le persone, Francesco Moises Bassano ha spiegato con dei reportage – pubblicati su diversi giornali internazionali tra cui lo spagnolo El Pais – il vero volto dell’immigrazione, dando il proprio contributo a chiarire un tema troppo spesso strumentalizzato dalla retorica politica. Collaboratore del portale dell’ebraismo italiano www.moked.it e di Pagine Ebraiche, Bassano ha illustrato in occasione della decima edizione di Redazione Aperta – il laboratorio giornalistico organizzato dalla redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in corso a Trieste – la sua esperienza in diversi campi profughi e luoghi di passaggio dei migranti.
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un punto di riferimento della ivrea ebraica
Raffaele Pugliese (1937-2018)
Memoria storica e instancabile promotore di iniziative relative alla gloriosa storia ebraica locale, Raffaele Pugliese è stato per la sezione di Ivrea un costante punto di riferimento. Della vita ebraica nella città piemontese ha curato con passione ogni aspetto, dall’organizzazione di attività culturali e incontri mensili con Maestri alle visite di cittadinanza e studenti nelle due sinagoghe. Un’attività incessante che lascia un vuoto.
Nata e sviluppatasi come comunità autonoma, nel 1931 – in seguito all’emanazione della Legge Falco – la realtà ebraica locale divenne sezione della Comunità di Torino. Alle spalle un passato plurisecolare di rapporti con la città, tra gli alti e bassi della Storia, con le prime notizie di una presenza sul territorio che risalgono alla metà del Quattrocento. Ma anche un presento di forte impegno e attenzione ai valori ebraici nelle famiglie ancora radicate ad Ivrea che nel 2015, in una giornata carica di emozioni, avevano festeggiato (con Pugliese, emozionato sulla tevà, a fare gli onori di casa) l’ingresso di un nuovo Sefer Torah.
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l'installazione ARTISTICA
Nuova luce, da Casale agli Usa
Casale Monferrato, Seattle e Segovia sono unite da oggi all’11 agosto da uno straordinario sodalizio artistico. Un’opera che si divide tra tre città lontanissime e tre luoghi di culto diversi, ma che si esprime attraverso un unico strumento: la luce.
È l’installazione dal titolo “yrwšlm” che l’artista tedesca Dana Greiner ha acceso qualche ora fa simultaneamente e in sincronia alla Muslim Association of Puget Sound di Seattle, importante centro di preghiera e cultura islamico negli Stati Uniti, nella cattolica Catedral de Santa María de Segovia e presso la Comunità ebraica di Casale Monferrato.
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informazione - international edition
Limmud, l'Italia in Israele
Limmud Italia raddoppia. Dopo l’ormai tradizionale appuntamento dei primi di giugno, la versione italiana della conferenza nata nel Regno Unito ed esportata in tutto il mondo, si prepara ad aprire l’anno 5779 niente meno che a Gerusalemme. Come raccontato nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition, una due-giorni durante la festa di Sukkot (26-27 settembre) offrirà a tutti gli israeliani di lingua italiana e visitatori interessati la possibilità di immergersi nel sapere ebraico a 360 gradi.
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sorgente di vita
Studiare a Gerusalemme
Si apre con un servizio sulla Yeshivath Hakotel, una delle scuole rabbiniche che sorgono nella città vecchia di Gerusalemme, la puntata di Sorgente di Vita in onda ieri e in replica oggi e lunedì 30 luglio.
Un luogo di studio e di preghiera, che sorge a pochi passi dal Kotel, il Muro Occidentale, in cui oltre trecentocinquanta ragazzi israeliani e stranieri trascorrono le giornate ad approfondire Torah, Talmud e gli altri testi della tradizione.
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pilpul
Oltremare - Semafori
In uno dei miei primissimi “Oltremare” raccontavo dell’uso alternativo che in Israele si fa, da pedoni, dei semafori. Ossia, allinearsi lungo quel poco di ombra che il palo e il semaforo stesso fanno a terra, per lo meno quando l’ombra è in luogo sicuro sul marciapiede e non in mezzo alla carreggiata. È una delle tante piccole regole di sopravvivenza nei mesi caldi (quasi tutti) in Medio Oriente.
All’epoca però non sapevo spiegare perchè in Israele ci sono così tanti semafori: prima e anche dopo ogni singolo incrocio, semafori ovunque, girati in ogni direzione come i girasoli. Pensavo che fosse perché i guidatori israeliani sono notoriamente poco disciplinati, un tentativo di applicare il principio del “repetita iuvant”: più semafori mettiamo e più c’è speranza che il guidatore ne veda almeno uno e lo prenda in seria considerazione. Ma non mi pare che il principio funzioni molto.


Daniela Fubini, Tel Aviv
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