Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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L’altro
ieri ho telefonato al mio caro amico Gabriel Negrin, giovanissimo
rabbino capo di Atene, uno degli ebrei che più stimo al mondo, per
sapere come stava e chiedergli del terribile momento che stanno
vivendo. Mi ha risposto: “μια εθνική Screen Shot 2018-07-27 at
05.54.42τραγωδία, mia ethnikí tragodía”. Una tragedia nazionale. E lo
ha detto in greco, lingua madre, lingua viscerale per un dolore
profondo. Non solo ebraico o comunitario o specifico, nazionale. Stavo
ancora pensando al senso immediato e nazionale di quella risposta del
giovane amico ebreo greco, quando dalla finestra della mia cucina a
Gerusalemme ho visto la bandiera del consolato greco a mezz’asta. μια
εθνική τραγωδία.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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I
numeri di oggi. 1938: l’anno in cui l’Italia decise che poteva fare a
meno per legge di una sua componente umana e storica. 12: i convegni e
seminari organizzati dalla Fondazione CDEC o che vedono la sua diretta
partecipazione per ragionare in termini scientifici sulla dinamica
della legislazione antiebraica del 1938 e sulle sue conseguenze. 5: le
mostre che parlano di quell’evento in diversi luoghi d’Italia ai quali
la Fondazione CDEC fornisce consulenza e materiale da riprodurre. 4: i
film documentari che sono in preparazione o in fase di montaggio –
sempre sullo stesso argomento – che verranno presentati nei prossimi
mesi e che usufruiscono di materiale archivistico, fotografico e
filmato conservato o prodotto dalla Fondazione CDEC. Fra questi, il
lavoro di Giorgio Treves, “1938: Diversi”, è stato selezionato nella
sezione fuori concorso della Mostra del Cinema di Venezia. Lavorare
sodo per catalogare e conservare documenti, mettendoli a disposizione
della creatività e del mondo dell’educazione, è un mestiere
meraviglioso. E soprattutto utile. Ne siamo orgogliosi.
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"Italia non sia Far West"
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“L’Italia
non può assomigliare al Far West, dove un tale compra un fucile e spara
dal balcone colpendo una bambina di un anno, rovinandone la salute e il
futuro. Questa è barbarie e deve suscitare indignazione”.
È il monito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, così
intervenuto in occasione della tradizionale Cerimonia del Ventaglio
dell’Associazione stampa parlamentare. “Questo clima così rissoso,
incattivito, cupo, non gli piace, e non ha paura di dirlo. Sergio
Mattarella sogna infatti un ‘Paese ordinato, bene amministrato, coeso’.
Ma tutto – sottolinea La Stampa – sembra andare in altra direzione”.
La Stampa segnala l’accoltellamento di tre israeliani da parte di un
terrorista palestinese in un insediamento a cinque chilometri a
Nord-Est di Gerusalemme. “È l’ultimo episodio – scrive La Stampa –
della cosiddetta ‘Intifada dei coltelli’, cominciata nel settembre del
2015 con gli scontri davanti alla moschea di Al Aqsa e proseguita con
armi rudimentali, da taglio, o investimenti con automobili e altri
mezzi”. Purtroppo la contabilità delle vittime deve essere
ulteriormente aggiornata: uno dei tre feriti nel frattempo è morto.
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israele Yotam, vittima dell'odio
Aveva
31 anni e due figli piccoli, Yotam Ovadia, aggredito e ucciso nelle
notte da un terrorista palestinese. L’aggressore, ha riferito
l’esercito israeliano, si è infiltrato nell’insediamento di Adam, in
Cisgiordania, scavalcando la recinzione di sicurezza e attaccando con
un coltello tre passanti. Uno dei feriti, un civile, è riuscito ad
estrarre la pistola e ad aprire il fuoco contro l’attentatore,
uccidendolo. Il terrorista è stato poi identificato in Mohammad Tareq
Yousef, diciassettenne del villaggio di Kobar (nei pressi di Ramallah).
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redazione aperta - meis Rom e Sinti, oltre gli stereotipi
Il
Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah come “luogo di
diffusione di conoscenza e di valori”, dove poter scoprire la
millenaria cultura ebraica italiana ma anche raccontare le altre
minoranze del paese. Da qui, ha spiegato il direttore del Meis
Simonetta Della Seta, è nata l'idea di dedicare un appuntamento alla
comunità Rom e Sinti, tenutosi nelle scorse ore nelle sale del Museo e
organizzato con la collaborazione della redazione del giornale
dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche. “È un appuntamento che abbiamo
programmato con largo anticipo, non legato alle evenienze del momento
ma che tocca un tema attuale come la necessità di conoscere l'altro”,
ha spiegato Della Seta in apertura dell'incontro, molto partecipato e
aperto dai saluti del presidente del Meis Dario Disegni, del prefetto
di Ferrara Michele Campanaro e dell'assessore alla Sanità, ai Servizi
alla persona e alle Politiche familiari del Comune
Chiara Sapigni. “È un'occasione per approfondire una riflessione su una
cultura quasi del tutto ignorata, che merita invece di essere
conosciuta e valorizzata” ha sottolineato Disegni, che ha ricordato la
grande mostra in corso a Parigi al Museo della Storia dell’immigrazione
dedicato alle comunità nomadi. Mondes tsiganes. La fabrique des images.
Une histoire photographique, 1860-1980, il titolo dell’esposizione, di
cui ha parlato più approfonditamente il direttore della redazione
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale, tra i
relatori dell'incontro assieme al regista Ruggero Gabbai, che ha
raccontato la propria esperienza personale, parlando del suo
documentario Cici daci dom, noi zingri d’Italia (1998). L’ebraista
Piero Stefani ha invece introdotto la violinista Lucilla Rose Mariotti,
che ha eseguito l'applaudita ballata gypsy per violino solo Dža more
della compositrice ceca Sylvie Bodorová e in sala sono stati letti i
brani-testimonianza della scrittrice e artista Ceija Stojka, deportata
nei Lager nazisti perché Rom e sopravvissuta al genocidio.
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redazione aperta - la lezione di barzilai Informazione e autonomia
La risposta dell'Articolo 6
Dignità
del lavoro, autonomia professionale, rigore, trasparenza e morale della
comunicazione. A 108 anni dalla sua prima applicazione, il Contratto
nazionale di lavoro giornalistico non è solo il più antico accordo
nazionale di lavoro ancora vigente in Italia, non è solo il presidio
ineludibile a tutela dell’autonomia e della dignità dei giornalisti
italiani, ma è anche uno dei doni più vivi e più preziosi che la realtà
degli ebrei italiani abbia lasciato, nell’ambito del suo percorso
bimillenario, alla collettività italiana.
Lo ha ricordato il direttore della Comunicazione e della redazione
giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Guido
Vitale, in occasione dell’assemblea dei giornalisti dell’Unione che ha
concluso stamane, a Ferrara, la decima edizione del laboratorio di
formazione e aggiornamento professionale Redazione aperta.
Se oggi – ha detto – le voci che immaginano giornalisti sottoposti a
indebite pressioni gerarchiche, voci diffuse fra i veleni dei social
network e talvolta purtroppo prese ingenuamente sul serio anche da
persone serie, appaiono chiaramente alla luce del sole per quello che
sono: solo vani e penosi tentativi di destabilizzare e impedire il
lavoro dei giornalisti, dobbiamo ringraziare anche colleghi come
Salvatore Barzilai. Fu questo giornalista italiano e questo ebreo
italiano che all’inizio del Novecento gettò le basi della Federazione
Nazionale della Stampa Italiana, il sindacato unico dei giornalisti
italiani.
“Proprio per questo – ha proseguito – la risposta più forte dei
giornalisti italiani sta nel dettato dell’Articolo 6 del Contratto
nazionale di lavoro e nel voto consultivo di fiducia con cui il
direttore sottopone il proprio operato al giudizio dei colleghi della
redazione. Tale voto – che di norma avviene solo all’atto della prima
nomina – è importante sia ripetuto di anno in anno nel caso di una
realtà così complessa, così composita, così ricca di differenze come
quella dell’ebraismo italiano, e soprattutto in una stagione di
difficili crisi e di profonde mutazioni come quelle che attendono il
mondo ebraico e la società italiana in generale”.
L’Assemblea dei giornalisti ha preso in esame problemi e progetti
proprio in vista dell’esigenza di affrontare con serenità, con coraggio
e con fermezza, un futuro denso di sfide e di necessarie riforme.
Al termine dei lavori l’Assemblea ha proceduto a scrutinio segreto alla
votazione, confermando all’unanimità la propria piena fiducia e
stroncando sul nascere gli squallidi tentativi di seminare sfiducia e
dissidi che si erano registrati in rete negli scorsi giorni.
“A tutti i giornalisti che compongono la redazione – ha commentato il
direttore ringraziando i colleghi per la fiducia accordata – si
applicano rigorosamente le tutele del Contratto nazionale di lavoro. Un
presidio di dignità e di libertà che deve essere un valore per le
giovani generazioni, di cui possiamo essere orgogliosi e di cui
dobbiamo essere grati. Sta a noi farne l’uso migliore e offrire il
nostro contributo di impegno e di speranza in un mondo migliore”.
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qui venezia - l'inaugurazione "Un giardino per raccontarci"
“Un
piccolo sogno finalmente realizzato. Un luogo segreto nel cuore del
ghetto per scoprire, godendone con calma la pace, i colori e profumi”.
Il sogno di cui parla Gaia Ravà, Consigliera della Comunità ebraica
veneziana, è il “Giardino segreto” inaugurato ieri sul retro della
Scola Spagnola. Oltre 450 tra piante, alberi ed essenze citate nella
Bibbia che hanno trovato collocazione in 110 metri quadrati grazie a un
ingegnoso lavoro di valorizzazione di spazi per lungo tempo non
utilizzati. In posizione dominante una Sukkah, la capanna della festa
autunnale di Sukkot. E tutto intorno una vasta gamma di esemplari:
olivo, fico, palma, melograno, mandorlo e molto altra ancora. Persino
uno spazio didattico pensato per le scuole e una fontana che, nella
simbologia, ricorda il Giordano e i suoi affluenti. Un piccolo
gioiello, svelato con orgoglio dalla stessa Ravà (che inizialmente
l’aveva ideato per l’Expo milanese, ma che con determinazione non ha
smesso di perseguire l’obiettivo negli anni successivi). Leggi
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una vita per la politica e il sociale Clara Sereni (1946-2018)
“Ebrea
per scelta più che per destino, donna non solo per l’anagrafe, esperta
di handicap e debolezze come chiunque ne faccia l’esperienza, utopista
come chi, radicandosi in quanto esiste qui e oggi, senza esimersi
dall’intervenire sulla realtà quotidiana, coltiva il bisogno di darsi
un respiro e una passione agganciati al domani”.
Si definiva così Clara Sereni, scomparsa nelle scorse ore all’età di 72
anni. Sono parole tratte da Taccuino di un’ultimista, uno dei suoi
scritti più profondi e apprezzati. Figlia di Emilio Sereni e Xenia
Silberberg, nipote dell’eroe sionista Enzo, era nata a Roma, dove
rimarrà fino al 1991 (anno del suo trasferimento a Perugia). Il suo
esordio da scrittrice nel 1974 con Sigma Epsilon, racconto
autobiografico di una generazione caratterizzata da un forte impegno
politico. Erano poi seguiti, tra gli altri, Casalinghitudine, Manicomio
primavera e Il gioco dei regni. Leggi
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Peggiorare meno degli altri
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Se
per attivare la carta del docente mi avessero chiesto di attendere una
notte di luna piena non mi sarei troppo sorpresa (tanto più che avrei
avuto a disposizione una bella luna luminosa come quella di ieri sera,
Tu be-Av): tra le varie richieste bizzarre (codici da trascrivere,
documenti da scannerizzare solo in un certo modo, corsa all’ufficio
postale dove le impiegate si trovano anche loro di fronte a istruzioni
contraddittorie) una di più non avrebbe fatto molta differenza. (Questa
grande complicazione è la ragione per cui mi sveglio solo adesso, con
quasi due anni di ritardo, ad attivare la carta del docente). Tutti
questi adempimenti, insieme alla preparazione delle attività del
prossimo anno, che già mi impegna per molte ore, mi fanno riflettere
sui paradossi del mio mestiere: vacanze lunghe ma in cui non si smette
mai veramente di lavorare, spese per l’aggiornamento rimborsate ma a
costo di incredibili peripezie burocratiche. Insomma, siamo
supertartassati o superprivilegiati?
Anna Segre, insegnante
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Stereotipi
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Immaginiamo
quali reazioni d’indignazione ci sarebbero se un personaggio pubblico
affermasse che un medico o un qualunque laureato rom, extracomunitario,
ebreo, portoghese, armeno è migliore e preferibile rispetto a un medico
“autenticamente” italiano. Eppure sembra che un delinquente straniero è
sicuramente peggiore e più pericoloso rispetto al corrispettivo
italiano “purosangue”. Anzi è proprio il male assoluto! Quante famiglie
di milionari come i Rothschild e quanti “speculatori” della finanza
come George Soros esistono al mondo? Però vengono in mente soltanto
questi due nomi… E quanti stati esistono con conflitti in corso come
Israele? Già, non è certo una giustificazione nell’astenersi da
eventuali critiche o al non auspicare alla fine di questo, ma magari se
dobbiamo farlo, boicottiamo anche tutti gli altri stati, un po’ per
volta.
Francesco Moises Bassano
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