Alberto Sermoneta, rabbino
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Lo shabbat in cui leggiamo la parashà di Miqetz cade sempre in mezzo alla festa di Chanukkah.
C’è un forte nesso fra la parashà, in cui l’argomento centrale di essa è lo “strano” sogno del faraone e la festa di Chanukkah.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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In
questo 2018 che va chiudendosi, costellato da eventi evocativi del 1938
e delle leggi razziste, mi sembra passata in sordina una necessaria
riflessione sulla fallimentare Conferenza di Evian. In quell’occasione
32 paesi chiamati a trovare una soluzione ai relativamente pochi
profughi ebrei (alcune centinaia di migliaia fra Germania e Austria)
non seppero e non vollero mettersi d’accordo. Gran parte dei respinti
finirono i loro giorni nei campi di sterminio solo poco tempo dopo. I
paragoni nella storia non sono mai opportuni: troppo profonde le
differenze di contesto e le situazioni geo-politiche.
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L'Onu e il voto su Hamas
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Niente
maggioranza dei due terzi per la risoluzione delle Nazioni Unite contro
il gruppo terroristico palestinese Hamas, presentata dall’ambasciatrice
statunitense Haley. Ottantasette i voti favorevoli, 58 i contrari, 32
gli astenuti. Il voto è stato così commentato dalla stessa Haley: “Non
possiamo parlare di pace in Medio Oriente se non ci troviamo d’accordo
su una semplice condanna di Hamas e delle sue azioni terroristiche.
Oggi l’Onu aveva la possibilità di farlo. E ha fallito”.
Sì del generale Haftar al piano Onu per la Libia. La conferma è
arrivata nel corso dell’incontro avvenuto ieri a Roma con il Premier
Conte. L’incontro di ieri mattina – scrive La Stampa – è nel solco dei
colloqui che fanno seguito alla conferenza internazionale di Palermo. E
tutto va letto in questa chiave, con l’Italia che si propone sul serio
di essere un ‘facilitatore’ del dialogo inter-libico. La stella polare
italiana resta la road-map definita delle Nazioni Unite”.
Tiene ancora banco, su diversi quotidiani, l’aggressione subita dalla
donna rom (già fermata dai vigilantes) da parte di alcuni passeggeri
della metro romana. Una vicenda denunciata dalla giornalista Rai
Giorgio Rombolà, testimone oculare dei fatti. “Ieri – segnala
Repubblica – il post Facebook di Rombolà è stato preso d’assalto dagli
odiatori del web e da una pagina social di CasaPound è già partita la
gogna nei confronti della ‘cronista che ha difeso la rom ladra’. Il
sillogismo è fatto.
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qui roma - la presentazione Ebraismo italiano, una guida
per gli operatori di polizia Un
utile strumento di accesso a una cultura complessa e che, attraverso
una panoramica su storia, feste e tradizioni di questa antichissima
comunità presente in Italia da millenni, punta a facilitare il lavoro
di chi ogni giorno è anche impegnato nel contrasto a crimini di odio.
È l’obiettivo della Breve guida dell’ebraismo italiano per gli
operatori di Polizia, realizzata da Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane e Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori
della Direzione Centrale della Polizia Criminale e presentata
quest’oggi nel corso di un incontro che si è svolto, alla presenza di
numerosi dirigenti e operatori delle forze di sicurezza, al Centro
Bibliografico UCEI.
“In qualità di Presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli
Atti Discriminatori (OSCAD) – ha dichiarato il Prefetto Nicolò Marcello
D’Angelo – provo un particolare orgoglio nell’aver contribuito, in
piena sintonia con l’UCEI, all’elaborazione di questa ‘Breve guida
all’ebraismo per operatori di polizia’. Lo scopo di questa iniziativa è
quello di aiutare gli operatori di polizia ad espletare al meglio i
propri compiti, offrendo loro uno strumento di conoscenza rispetto ad
alcune fondamentali specificità dell’ebraismo italiano. Informazioni
indispensabili per interfacciarsi nel modo più corretto ed efficiente
con le persone di fede ebraica.”
“La proficua collaborazione con l’Osservatorio per la Sicurezza Contro
gli Atti Discriminatori (OSCAD) nella realizzazione di questa guida
pratica è prova del solido e intenso rapporto di amicizia che vi è tra
l’UCEI e la Polizia e in generale con tutti gli organi di pubblica
sicurezza in Italia. La circostanza che ci ha visto qui riuniti oggi –
ha sottolineato la Presidente UCEI Noemi Di Segni – è per me
l’occasione per rinnovare a tutti coloro che, con instancabile
dedizione, sono preposti alla tutela dell’incolumità di istituzioni,
comunità e individui, la profonda gratitudine di tutti gli ebrei
italiani”.
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Miracoli e sillogismi
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Mi
pare estranea alla cultura ebraica l’idea che si possa definire
miracolo solo ciò che è scientificamente impossibile. Il miracolo non
può essere una negazione della scienza, perché insegnerebbe la sfiducia
nella capacità dell’uomo di riparare il mondo. Piuttosto insegna che è
possibile cercare sempre nuove vie per riparare il mondo.
Non può essere neppure una negazione della logica, perché annullerebbe
ogni possibilità di confronto, discussione e ricerca di soluzioni
condivise (e infatti sappiamo che non è appropriato usare i miracoli
per far prevalere la propria opinione contro quella della maggioranza).
Casomai si potrebbe dire che il miracolo è contro una logica che
ingabbia la realtà in schemi rigidi.
Anna Segre, insegnante
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Gilet gialli
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Nell’ultimo
ventennio la Francia è stata spesso descritta come un paese minacciato
se non “assediato” da una forte componente della popolazione
proveniente dalle ex colonie, in parte, di cultura o religione
islamica. Una minoranza che sarebbe all’opposto per mentalità e costumi
rispetto alla popolazione francese “autoctona”, e quindi incapace di
potersi in qualche modo integrare, nonché tendente all’integralismo e
incline in ogni momento a mettere a ferro e fuoco le città francesi,
come avvenne nel 2005. Fenomeni, come la deriva jihadista o
l’antisemitismo che si respira in molti quartieri periferici,
sicuramente reali e che non vanno sottostimati, per quanto da slegare
da tali retoriche xenofobe o da quelle dello “scontro di civiltà”.
In questi giorni però abbiamo visto lo stesso paese travolto dalla
rivolta dei cosiddetti gilets jaunes, un movimento multiforme e proprio
per questo difficilmente gestibile.
Francesco Moises Bassano
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L'Espresso e il 1967
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In
Pagine Ebraiche 24 del 6 dicembre 2018, in un articolo dal titolo “Un
Espresso Avvelenato” Valentino Baldacci ricorda il settimanale
l’Espresso, sotto la direzione di Arrigo Benedetti e poi di Eugenio
Scalfari, per la sua posizione “di netto e chiaro appoggio a Israele”
al tempo della guerra dei Sei giorni del giugno 1967.
Ciò non corrisponde a verità, come ricordo bene e come è facile
verificare: nel giugno del 1967 l’Espresso, sotto la direzione di
Eugenio Scalfari, fu nettamente anti-israeliano, e proprio per questo
motivo Arrigo Benedetti, non più direttore ma ancora collaboratore,
lasciò il settimanale, dando grande pubblicità al suo passo.
Maurizio Camerini
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