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17 Dicembre 2018 - 9 Tevet 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
D-o sostenne Giuseppe in prigione. Tutto Israele è unito l'uno con l'altro. Non c'è Mitzvah più grande della visita e del Riscatto dei prigionieri.  Così come Avraham visitò e liberò Lot. D-o è uscito con noi (Utzeticha) dall'Egitto (Mitzraim).
 
Anna
Foa,
storica
L’Europa fu inventata nel 1941 da tre confinati nella piccola isola di Ventotene e dalla moglie di uno di loro, due di loro ebrei, nei giorni oscuri in cui gli ebrei europei si avviavano alla morte.
L’Europa ha stretto insieme nazioni che per cinquant’anni avevano combattuto l’una contro l’altra, provocando milioni di morti. Ora molte forze vorrebbero distruggerla.
 
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"Maggiori poteri a Unifil"
Una maggiore presenza del contingente Unifil nel sud del Libano, che impedisca a Hezbollah di minacciare la sicurezza d’Israele. È la necessità sollevata dall’ambasciatore d’Israele in Italia Ofer Sachs in un’intervista pubblicata oggi dal Corriere. Parlando positivamente della recente visita del vicepremier e ministro degli Interni Matteo Salvini, l’ambasciatore afferma che definire Hezbollah terroristi come ha fatto Salvini è “un’ovvietà. Hezbollah è un’organizzazione terroristica anche secondo l’Unione Europea”. “Voglio sottolineare che il ruolo dell’Unifil è fondamentale nella regione e che Del Col è molto apprezzato”, la valutazione di Sachs, secondo cui è necessario che l’Onu dia maggiori poteri all’Unifil in modo che impedisca “l’attività illegale e ostile di Hezbollah” nel sud del Libano. Tra i punti toccati nell’intervista, anche il gasdotto Eastmed, un’opera che “costruiremo in collaborazione, oltre che con il vostro Paese, anche con la Grecia, Cipro e più in là l’Egitto. Si stanno effettuando le trivellazioni e ci piacerebbe che gli italiani assumessero un ruolo più significativo”. Infine, un riferimento all’incontro bilaterale tra Italia e Israele “che si terrà a Gerusalemme, non oltre il mese di marzo. Si parlerà di sicurezza, di cooperazione economica, di ricerca accademica ma anche di progetti in Africa”.
 
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  davar
l'anniversario in sinagoga
Vercelli, i 140 anni del Tempio

"Una festa per tutta la città"
“L’opera che noi abbiamo con tanto buon successo condotto a compimento, la costruzione cioè del nuovo Tempio, fu luminosa prova della stretta colleganza che esiste tra Religione e Libertà”.
Sono parole pronunciate nel 1878 da Ezechia Norzi, segretario della Comunità ebraica di Vercelli – che si chiamava allora Università Israelitica. Ieri, a 140 anni dall’edificazione della sinagoga destinata ad accogliere una comunità di alcune centinaia di persone, alla presenza di numerosi rappresentanti delle istituzioni civili, religiose e militari, alcune decine di persone si sono raccolte a festeggiare l’anniversario dell’edificazione di quello che era stato pensato come simbolo della consapevolezza di coloro che in quegli anni furono “orgogliosi di appartenere finalmente alla gloriosa storia italiana”.
Dopo i saluti dell’infaticabile presidente della Comunità ebraica, Rossella Bottini Treves, cui si deve il recupero dell’edificio, e di tante sue preziose decorazioni e la rinascita di una comunità che pur piccola nei numeri è capace di esprimere una vitalità notevole, è stato rav Elia Richetti – il rabbino di riferimento della Comunità – ad aprire la cerimonia suonando un antico shofar proveniente dalla comunità di Biella, ora sezione di Vercelli, appena prelevato da una delle vetrine del museo collocato nel matroneo. Alternati ai discorsi di rappresentanti istituzionali, dell’assessore comunale alla Cultura Daniela Mortara, del prefetto Michele Tortora, della presidente UCEI Noemi Di Segni – che ha voluto ricordare l’importanza delle piccole comunità per l’ebraismo italiano – di Dario Disegni in rappresentanza della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia oltre che della Comunità di Torino, dello stesso rav Richetti e di rav Alberto Somekh, molti sono stati i canti della tradizione.
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dopo l'attentato palestinese a ofra
'Non lasceremo vincere la morte'
“Nostro figlio Amiad Israel ha unito il popolo ebraico nei tre giorni in cui è stato in vita. Un risultato che in tanti perseguono nella loro intera esistenza, senza riuscirci”.
Il volto provato dalla sofferenza, dal lutto più terribile che si possa immaginare. Ma comunque la volontà di guardare avanti, anche nel nome di quella vita spezzata quando era ancora nella pancia della mamma, incinta al settimo mese. Una lotta per sopravvivere che ha tenuto un intero paese con il fiato sospeso per 72 ore di speranza e angoscia, fino al drammatico epilogo.
Amichai Ish Ran e sua moglie Shira si sono presentati davanti alle telecamere, a una settimana esatta dall’attentato terroristico palestinese a una stazione del bus nei pressi di Ofra in cui hanno perso il figlio che di lì a qualche settimana sarebbe venuto alla luce e che è stato fatto nascere attraverso un parto indotto. Un disperato tentativo per salvarlo. Da allora su quella giovanissima vita e su quella giovane coppia si è concentrato l’affetto di milioni di persone.
Dagli ultraortodossi ai laici: tutti si sono mobilitati per far sentire il loro affetto con preghiere e doni, ha sottolineato Amichai nel corso di un incontro con la stampa tenutosi nell’ospedale di Gerusalemme dove sono entrambi ricoverati. Ha poi aggiunto Amichai: “Possono pugnalarci, spararci, travolgerci, lanciare pietre contro di noi, ucciderci, uccidere i nostri figli, ma non possono spezzarci, non glielo permetteremo”. Gravemente ferita nell’attacco e in lotta per la vita per alcune ore, Shira ha detto di sentire “il sangue di tutto il popolo ebraico fluire dentro di me”. Un fatto che, ha aggiunto la donna, “mi rafforza fisicamente e la aiuta ad affrontare questa prova”.

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qui milano - l'iniziativa
Memoriale, i carabinieri in visita
Circa cento carabinieri del comando provinciale di Milano in visita in queste ore al Memoriale della Shoah cittadino. Ad accompagnarli la senatrice a vita Liliana Segre e il presidente del Memoriale Roberto Jarach. Un momento condiviso di riflessione, ricordo, impegno.


qui milano - la giornata di studio 
Rav Laras, il ricordo dei Maestri
Una giornata di studio per ricordare, a un anno dalla sua scomparsa, il rabbino Giuseppe Laras. A organizzarla, il rabbinato centrale di Milano con la partecipazioni di rabbini da tutta Italia che, tra ricordi personali e lezioni di Torah, hanno voluto rendere omaggio a una grande figura del Novecento ebraico italiano. Ad aprire la giornata – coordinata dall’allievo di rav Laras, Vittorio Bendaud -, la lezione di rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano e presidente dell’Assemblea rabbinica italiana. Descrivendo il valore strumentale delle mitzvot attraverso il Mishneh Torah di Maimonide e lo Shulchan Arukh, rav Arbib ha ricordato come il rispetto dei precetti non rappresenta solo il rispetto verso Dio e verso gli altri ma anche verso se stessi. “Se io maledico qualcuno che non è presente davanti a me non sto tanto danneggiando questa persona ma me stesso: sto facendo qualcosa di spregevole verso di me. Le mitzvot servono ad aggiustare se stessi, a migliorarsi”.
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qui roma - il provvedimento 
La Dante Alighieri e il 1938,

revocate le espulsioni dei soci
“Ciò che vorremmo davvero revocare oggi è il termine razza”.
Così Andrea Riccardi, Presidente della Società Dante Alighieri, al termine del Consiglio Centrale che ha approvato oggi con voto unanime l’atto di revoca delle circolari che, aderendo alle leggi antiebraiche del fascismo, esclusero tutti i soci ebrei dalla vita dell’istituzione.
“Si tratta ovviamente – ha proseguito Riccardi – solo di un atto di alto valore simbolico che pur tenendo in conto quanto già sancito dai principi della carta costituzionale vuol tenere viva tra gli italiani la memoria di uno dei passaggi più indecorosi della nostra storia nazionale”. A ottanta anni dalla promulgazione delle leggi razziste una nuova occasione per riflettere sull’anniversario e sull’effetto di quei provvedimenti anche nel mondo delle istituzioni culturali italiane.
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firenze ricorda mario castelnuovo tedesco
Un compositore e i suoi mondi
“Sospeso tra due mondi” è il titolo dato alla manifestazione con cui il Conservatorio Luigi Cherubini, che lo aveva avuto tra i suoi allievi, unitamente all’Opera del Tempio Ebraico di Firenze, ha voluto ricordare il compositore Mario Castelnuvo Tedesco a cinquant’anni dalla sua scomparsa ed a ottant’anni dalla sua forzata partenza per gli Stati Uniti.
Al saluto degli organizzatori, il direttore del conservatorio Paolo Zampini e il presidente dell’Opera del Tempio Ebraico Renzo Funaro, e della presidente della Comunità ebraica fiorentina Daniela Misul, hanno fatto seguito le commosse parole di Costanza Castelnuovo Tedesco, nipote di un fratello del musicista e ora consigliera della Adei riprendendo le antiche tradizioni di famiglia di attiva partecipazione alla vita comunitaria.


Lionella Viterbo
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informazione - international edition
Spagna, uno sguardo ebraico
L’impegno per la Memoria nei luoghi di educazione. Sull’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition si riferisce del protocollo d’intesa firmato dall’Ufficio scolastico regionale della Toscana e dall’Università di Firenze con lo Yad Vashem di Gerusalemme per promuovere conoscenza di quel che accadde e sensibilizzare le nuove generazioni sul rispetto dei diritti e della dignità dell’uomo. E proprio uno dei cortili interni all’Università di Firenze sarà presto dedicato a chi dopo la promulgazione delle Leggi razziste da parte del regime fascista fu costretto ad abbandonare l’ateneo.
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l'approfondimento 
Salvini e la visita in Israele,

opinioni e voci a confronto
La missione del ministro Matteo Salvini in Israele ha suscitato un ampio dibattito, all’interno e all’esterno del mondo ebraico. Diverse le voci che ospitiamo, per favorire il libero confronto delle idee, all’interno di uno specifico spazio di approfondimento con riflessioni precedenti e successive alla visita.
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pilpul
Oltremare - Divano
Ci sono giorni in cui si ha l’impressione di vivere un paese quasi normale. Festa ebraica finita e feste cristiane non ancora iniziate, tempo meteorologico tendente al freddo e piovoso, nessuna crisi di governo in agguato e in piazza manifestazioni contro il caro vita, cui nessuno crede veramente. Alle manifestazioni, non al caro vita. A quello crediamo tutti senza fare nessuna fatica. Ma finché saremo una economia di isola non è possibile che il costo della vita scenda a livelli tollerabili. E così capita di fare cose normali come andare a comperare un divano letto che mancava in casa, e di attenderne la consegna. E quando il camion arriva scendono due signori gentili, uno magro come un chiodo e anzianotto ma molto in forma, e un altro rotondetto e scuro, molto più giovane, che chiede: “Dove lo portiamo?” Non ho il tempo di rispondere che il primo con l’aria fra il divertito e lo spiccio dice “Ma nel rifugio, no?” e mi guarda per conferma. Eh sì, dico io, per di là, prego.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Controvento - Riconoscimento
La nuova frontiera della tecnologia si chiama riconoscimento facciale. C’è chi lo ha già sperimentato con la nuova generazione di Smartphones che si sbloccano inquadrando il tuo volto. Comodissimi, non c’è chi dire… Ma che cosa succederà quando questa tecnologia diventerà di uso comune e, soprattutto, verrà applicata alle telecamere stradali e nei luoghi pubblici, che saranno così in grado di taggarci in ogni nostro movimento?
Finora, le telecamere ci riprendono ma non sanno chi siamo. In caso di crimine la polizia può rivedere migliaia e migliaia di ore di filmati e cercare di rintracciare presenze e identificare i sospettati: un lavoro che richiede tempo, competenza, pazienza, anche se oggi ci sono algoritmi sviluppati in Israele che consentono di eliminare tutto ciò che non interessa e vedere solo i movimenti di ciò che si cerca.


Viviana Kasam 
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