storia
Identità ebraica, identità italiana
Giacomo Todeschini / GLI EBREI NELL’ITALIA MEDIEVALE / Carocci
Fare la storia degli ebrei presenti nell’Italia del Medioevo significa
scrivere un pezzo di storia italiana. D’altra parte, proprio perché la
storia medievale dei territori che formavano la penisola italica è il
punto di partenza della futura complessità italiana, parlare degli
ebrei in Italia come di una componente strutturale della storia
italiana significa mettere in discussione l’idea molto diffusa
dell’omogeneità culturale e religiosa di questa storia, rimettere in
gioco, dunque, l’immagine di un’Italia come realtà compattamente latina
e cristiana da sempre. La rappresentazione postrisorgimentale, ma
specialmente caratteristica della revisione storiografica fascista,
dell’Italia come soggetto storico naturalmente e tradizionalmente
unitario, storicamente unificato dalla religione cristiana, ha
influenzato in modi diversi, talvolta anche contraddittori, la
ricostruzione della presenza degli ebrei in Italia. Da un lato gli
ebrei e le loro comunità sono stati descritti come una sorta di
complemento della nazione italiana, un’aggiunta più o meno ben
tollerata, dall’altro come una presenza di usa localmente e
comprensibile solo alla luce di vicende strettamente regionali o
cittadine. In entrambi i casi, si è presupposto che la storia nazionale
avesse una sua compattezza politica o almeno religiosa, e che l’esserci
degli ebrei ricavasse il proprio significato unicamente dal rapporto
con questo soggetto collettivo cristiano o con le sue configurazioni
locali.
Pagine Ebraiche, gennaio 2019
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storia
L’economia e il suo cuore teologico
"Negli
ultimi due decenni, studi e riflessioni sulla retorica del discorso
economico e sull'uso di metafore e immagini nel linguaggio degli
economisti sono aumentati significativamente soprattutto nel solco
degli studi avviati dal McCloskey tra 1980 e 1990. Tuttavia,
continuiamo a ritenere che l'uso di spiegazioni metaforiche per
illuminare la matematica economica e finanziaria sia un espediente
linguistico funzionale alla narrazione e alla divulgazione di principi
e teoremi troppo difficili per i non iniziati. Sebbene varie indagini
abbiano sottolineato la natura storica di questi ricorsi alla metafora,
alla somiglianza e all'analogia per parlare e scrivere di economia
nell'Occidente proto-capitalista e capitalista, molti rimangono
convinti che lo scambio semantico tra le diverse aree della conoscenza
europea, come la biologia e la dottrina monetaria, o l'escatologia e
l'aritmetica finanziaria, sia nell'era della comunicazione di massa una
strada per facilitare l'apprendimento e la metabolizzazione di una
disciplina, l'economia, che è di per sé piuttosto indigesta". È quanto
sottolineava il professor Todeschini, intervenendo in occasione della
quarantesima lezione in ricordo dello storico francese Marc Bloch con
una relazione incentrata sul "cuore teologico nascosto" dentro il
razionalismo economico occidentale.
Pagine Ebraiche, gennaio 2019
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NARRATIVa
Un tunnel direzione vita
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narrativa
La spia, l'amante, Stalingrado
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Abraham B. Yehoshua /
IL TUNNEL / Einaudi
Le librerie di fine anno sono inondate da sciocchezze: mi chiedo sempre
chi compri quei volumi inutili che definiamo strenne, per non parlare
dei libri scritti da cantanti-calciatori-soubrette e senza aggiungere
le antologie cretine del tipo "Natale in giallo" e "Cenone col
delitto". Tuttavia, qualche buon romanzo riesce a farsi strada sino a
noi lettori. Ed è così che pesco, sul bancone delle novità di questa
fine 2018, "Il tunnel" (Einaudi, traduzione di Alessandra Shomroni, pp.
339, € 20), ultima fatica di uno scrittore israeliano che ho amato
ancor prima di leggerlo, Abraham B. Yehoshua (1936), conosciuto secoli
fa a Haifa e segnalato per pura e semplice simpatia alla casa editrice
dello Struzzo, quando i suoi capolavori ("L'amante", "II signor Mani",
"Un divorzio tardivo") erano inediti da noi, o di là da venire. Da
allora, questo scrittore non ha mai tradito il sottoscritto e le decine
di migliaia di aficionados che si è guadagnato in Italia.
Mario Fortunato, L’Espresso,
30 dicembre 2018
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Wilbur Smith /
LA GUERRA
DEI COURTNEY / Harper Collins Italia
Il «maestro dell'avventura» torna in cattedra ma sulla lavagna questa
volta sono i colori della storia a risaltare sugli altri. Ed è storia
recente, drammatica, quella che ha segnato in maniera indelebile il
Novecento e ha scavato, con la Shoah, una ferita insanabile nella
coscienza collettiva. Preannunciato dall'ultimo libro pubblicato nel
2018 con Longanesi (War Cry. Grido di guerra, ambientato fra il Kenya
coloniale di inizio Novecento e gli anni dell'inarrestabile ascesa
della Germania nazista), è il periodo della Seconda guerra mondiale,
con l'aberrante «appendice» della Soluzione finale, il teatro del
nuovo, attesissimo romanzo di Wilbur Smith. Courtney's War. La guerra
dei Courtney si apre nella primavera del 1939, pochi mesi prima
dell'aggressione tedesca alla Polonia, e si chiude, sei anni e 60
milioni di morti più tardi, con il suicidio di Hitler e la
capitolazione del Terzo Reich.
Marco Ostoni,
Corriere della Sera,
31 dicembre 2018
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Pagine Ebraiche 24, l’Unione Informa e Bokertov e Sheva
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