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 12 Febbraio 2019 - 7 Adar 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Michael Ascoli, rabbino
Una delle iniziative israeliane che mi piacciono particolarmente è “Giveback” (www.giveback.co.il). Prima di tutto l’espressione è efficace: “dai indietro”, ossia “prendi coscienza di aver ricevuto qualcosa e sii pronto a ridarne una parte”. Assai più profondo che semplicemente “offri!”. Ma di cosa si tratta? Giveback è una piattaforma di finanziamento collettivo dove ognuno può lanciare un progetto e chiedere che lo stesso sia finanziato da tanti piccoli o piccolissimi donatori. Ovviamente i progetti possono essere i più svariati, ma in genere sono di utilità sociale.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
I morti sono tutti uguali. Questa è la verità su cui il politically correct vorrebbe si concordasse. Ma la verità del politically correct è spesso una verità deformata, spesso falsata ad arte, direzionata da una visione ideologica malintenzionata.
I morti non sono affatto tutti uguali, e non sono tutti uguali i motivi della loro morte.
L'ebreo, il gay, il rom, gasato ad Auschwitz non è uguale al nazista che lo ha gasato. E la morte dell'uno non ha il significato della morte dell'altro.
 
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Netanyahu da Putin
Nuovi temi al centro
Undicesimo vertice in tre anni tra Netanyahu e Putin alle porte. L’appuntamento è per il 21 febbraio a Mosca, con vecchi e nuovi temi al centro del confronto. “Il dossier più caldo – scrive La Stampa – sarà quello della presenza iraniana in Siria. Ma ce n’è un altro dalle implicazioni altrettanto decisive. Ed è l’ingresso di Israele nell’Unione eurasiatica, la comunità di Stati lanciata dalla Russia nel 2014 e che ora potrebbe compiere un salto di dimensioni impressionanti”.

Non è in pericolo di vita, ma ha gravi ferite al volto il fotografo Gabriele Micalizzi colpito nelle scorse ore sul fronte siriano. “È grazie a questi fotografi e ai cronisti di guerra – si riconosce su Repubblica – che si è saputo dei massacri in Vietnam, delle torture in Iraq e della ferocia della guerra in Siria. Senza il loro lavoro sul terreno, l’inevitabile propaganda che accompagna gli eserciti non potrebbe essere mai contraddetta”.

L’Italia rischia una condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Il motivo, sottolinea il Corriere, è nelle dichiarazioni colpevoliste sui migranti della nave Vox Thalassa nel luglio 2018 da parte dei ministri Salvini e Toninelli. Ad essere ritenuto ammissibile “il ricorso di un sudanese e un ghanese per violazione dell’articolo 6 della Convenzione (diritto a un equo processo)”.

“Valdesi ed ebrei per i diritti di tutti”. Questa la scritta che che apparirà sulla Mole Antonelliana in ricordo delle Lettere Patenti con cui Carlo Alberto nel 1848 concesse i diritti civili ai cittadini delle due comunità. Impegno, spiega La Stampa, cui si affiancheranno una serie di iniziative presentate ieri a Palazzo Civico, promosse da Città, Chiesa Evangelica Valdese, Comunità Ebraica e Centro Culturale Protestante.

Iscrizione nel registro degli indagati “per diffamazione aggravata dall’odio razziale” per il senatore del Movimento Cinquestelle Elio Lannutti, che sui propri profili social aveva sdoganato i Protocolli dei Savi Anziani di Sion. A parlarne, tra gli altri, è il Corriere.

Ilhan Omar, neo deputata musulmana per il Partito democratico, si è scusata per alcuni tweet. “L’antisemitismo è reale — ha twittato Omar — e sono grata agli alleati e colleghi ebrei che mi hanno istruita sulla dolorosa storia dei cliché antisemiti”. La deputata, che si era scagliata contro l’Aipac e le sue campagne per Israele, ha però ritenuto di non dover far marcia indietro “sul ruolo problematico dei lobbisti nelle nostre politiche”. A segnalare le sue parole è Repubblica.

Andrea Marcenaro dedica oggi la sua rubrica Andrea’s Version sul Foglio all’uccisione della 19enne israeliana Ori Ansbacher: “I giornali italiani non ne hanno parlato, o ne hanno appena accennato, ma la notizia è terribile e bisogna capirli. Potrebbe forse consolare un fatto: la famiglia del giovane Arafat riceverà per legge decine di migliaia di euro dall’Olp, chiamiamolo reddito di palestinanza vita natural durante, o quota trenta anticipata, poiché chi accoppa un ebreo viene considerato eroe”.
 
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  davar
la polemica sulla deputata Ilhan Omar
Antisemitismo, i democratici Usa
e la minaccia interna al partito

Nell'immaginario antisemita, gli ebrei controllano il mondo da dietro le quinte, grazie al denaro e al potere. È un pregiudizio che ha attraversato i secoli e causato sofferenze e milioni di vittime. Negli Stati Uniti questa retorica è stata utilizzata per screditare e colpire l'alleanza tra la più antica democrazia del mondo e una delle più giovani, Israele. Lo ha fatto a suo modo la giovane deputata di origine somale Ilhan Omar: in un tweet ha sostenuto, con un'allusione, che l'AIPAC (l'American Israel Public Affairs Committee – nota organizzazione di pressione a favore di Israele), pagherebbe i politici americani in favore di un sostegno allo Stato ebraico. “Consapevolmente o no, Omar ha invocato una velenosa retorica antisemita per cui gli ebrei utilizzerebbero i loro soldi per manipolare gli affari globali. - sottolinea sul New York Times Michelle Goldberg - . Questo fatto arriva poche settimane dopo che si è scusata per un tweet del 2012 in cui diceva che Israele aveva 'ipnotizzato' il mondo: frase anch'essa che ricorda le vecchie fandonie sul potere ebraico occulto”. I vertici democratici, tra cui la presidente della Camera Nancy Pelosi, hanno invitato subito Omar a “rifiutare l'antisemitismo in tutte le forme”, mentre i repubblicani hanno sostenuto che i suoi commenti rivelano la profondità del sentimento anti-Israeliano all'interno del Partito Democratico.
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melamed - quattro percorsi di studio
UCEI, il progetto per le scuole
"Sfida unica nel suo genere"

Quattro percorsi di studi ebraici, differenziati per scuola, comuni per metodologia e approccio scientifico.
Il Progetto Curricolo nazionale Studi Ebraici promosso dall’UCEI è giunto in queste ore alla fase della sua trasmissione e condivisione dopo cinque anni di intenso lavoro che hanno coinvolto le quattro scuole ebraiche italiane (Trieste, Torino, Milano e Roma) nelle figure dei dirigenti, degli insegnanti, degli educatori. Uno sforzo collettivo che è al centro degli incontri che in questi giorni stanno avendo luogo nelle diverse Comunità, alla presenza del direttore scientifico Shmuel Wygoda, professore dell’Università Ebraica di Gerusalemme che da tempo collabora con l’Unione. Il via ieri a Trieste, con una prima presentazione del progetto aperta a tutta la Comunità e alle famiglie degli allievi della scuola locale cui è anche intervenuta l’assessore a Scuola, Formazione e Giovani dell’UCEI Livia Ottolenghi. Seguiranno, nelle prossime ore, presentazioni a Milano nel contesto di una riunione allargata del Consiglio comunitario, a Torino nella sede del centro sociale, a Roma nei locali della scuola. Conclusione, nella sede del Centro Bibliografico UCEI, per un confronto su risultati raggiunti e sfide del futuro.
“Si tratta di un progetto unico nel suo genere, che non ha eguali nel resto della Diaspora. Un lavoro prezioso, frutto della collaborazione e dell’impegno di tanti” afferma l’assessore Ottolenghi. “Dopo la significativa mole di materiale raccolta – prosegue – si entra adesso nella fase operativa. A disposizione c’è oggi un metodo di competenze basato sullo stesso criterio e adattato alle diverse esigenze delle scuole come prospettato dal Forum dei direttori nella relazione con Wygoda. Uno strumento con basi solide e al tempo stesso flessibile”. Ad essere sottolineato è l’approfondimento corale alle spalle: un’occasione, riflette Ottolenghi, che è stata anche opportunità di crescita e formazione per i protagonisti del mondo della scuola che, ad ogni livello, sono stati coinvolti: “L’unicità del progetto e il valore del direttore scientifico, dell’investimento intellettuale, concettuale e materiale che UCEI, le scuole e i docenti hanno profuso negli anni fanno di questo un evento importante”.
“Formazione degli insegnanti, impegno rigoroso dei rabbini, dimensione metodologica fortemente innovativa: Wygoda è stato capace di coniugare tutti e tre questi aspetti” osserva Saul Meghnagi, coordinatore della Commissione Scuola, Educazione e Giovani UCEI.
Una sintesi che, aggiunge, è frutto anche della particolarità e dall’intensità delle sue conoscenze “sia sul piano dell’esperienza diretta dei testi sia per quanto concerne la sua specializzazione professionale su queste tematiche”.
Il risultato è un metodo comune di lavoro tra Comunità “che rompe in modo armonico alcune barriere e tutela dalle invasioni di campo”.
Questi alcuni dei numeri del progetto, coordinato da Odelia Liberanome per conto dell’area Educazione e Cultura UCEI diretta dal rav Roberto Della Rocca.
Settantotto le unità didattiche di Torà prodotte dalla scuola di Milano; 52 quelle di ebraismo a carattere trasversale arrivate da Trieste; 46 ciascuna da Torino (ebraismo a carattere trasversale) e Roma (Torà).
“Nel suo complesso – spiega Liberanome – si tratta di un progetto che ha coinvolto massicciamente un team di insegnanti individuati dalle direzioni scolastiche e dai rabbini. C’è stato chi ha messo in campo insegnanti specialiste e chi anche dell’area umanistica. Per tutte e tutti comunque un percorso non indifferente, segnato da molte ore di proficuo lavoro”. Le unità predisposte, sottolinea ancora Liberanome, “rappresentano oggi uno strumento fondamentale per la costruzione di una visione ebraica”.

(Nell’immagine in alto il professor Wygoda durante una sua esperienza di studio e approfondimento nelle scuole ebraiche italiane. In basso la presentazione a Trieste: da sinistra Ester Haddad, insegnante specialista di ebraismo; l’assessore UCEI Livia Ottolenghi; la direttrice della scuola Anna Rosa Stalio; il professor Wygoda)
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qui roma
Da Israele, lezioni di resilienza
Come si costruisce una comunità resiliente. Israele da alcuni anni ha scoperto di avere un know how privilegiato in questo campo e così ha iniziato ad esportare questa conoscenza nata dall'esperienza. A raccontarlo a Roma, a un evento organizzato dall'ambasciata d'Israele in Italia, Sara Shadmi-Wortman, capo del dipartimento di community building dell'Oranim College, che ha insegnato il suo approccio dal Nepal al Burundi. Introdotta dal viceambasciatore Ofra Farhi, Shadmi-Wortman ha incontrato diversi esponenti di enti locali di promozione e assistenza sociale, spiegando cosa significhi costruire una comunità resiliente e perché è importante. “Con resilienza intendiamo la misura in cui risorse e processi all'interno di una comunità mantengono e migliorano il benessere individuale e collettivo in modi coerenti con i principi di equità, partecipazione, fiducia in sé stessi, responsabilità sociale”, ha sottolineato Shadmi-Wortman.
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Informazione - International Edition
I segreti di chef Ottolenghi
Yotam Ottolenghi e le influenze che hanno creato la sua cucina. Sull’ultima uscita di Pagine Ebraiche International Edition, la rubrica Italics propone una ripresa di ABC dedicata al grande chef israeliano, ricordando tra l’altro come il padre fiorentino gli abbia inculcato l’apprezzamento per la semplicità. “Il suo piatto da portare su un’isola deserta, spiega, sono gli gnocchi alla romana di sua nonna, gnocchi di semolino grigliati con parmigiano e burro – una pietanza che mangiava da bambino nella Little Italy che i suoi nonni pieni di nostalgia avevano ricreato in un sobborgo di Tel Aviv” si legge nell’articolo.
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pilpul

Lapsus indicativi
Quando si maneggia la Memoria, è sempre difficile tracciare confini netti. Se prendiamo le parole di Matteo Salvini, ministro dell’Interno, davanti alla foiba di Basovizza e in occasione della Giornata del Ricordo, facciamo fatica a prendere posizione. Da un lato, è giusto ribadire come la tragedia degli italiani in Istria, Giulia e Dalmazia sia parte dell’identità nazionale, dopo decenni di colpevole esclusione e marginalizzazione. Dall’altro, non ci sarebbe nessun bisogno del paragone con la Shoah: non occorre innescare sempre la competizione a chi è più vittima di chi.
I fenomeni, le tragedie, sono diverse, la Shoah è qualitativamente e quantitativamente un unicum.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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This misery can't last
Il monologo che Celia Johnson in “Brief Encounter” recita a sé stessa, un pensiero porto allo spettatore da David Lean, soprattutto grazie alla magia di Noel Coward, laddove inizia con “this misery can’t last”, si presta non poco alla sua trasposizione in un abbondante ventaglio di vicende più o meno catastrofiche; tutto ciò anche grazie all’ambivalenza del vocabolo “misery” che, malgrado il suo diverso significato, rimane indissolubilmente legato nella nostra mente al suo faux ami italico.

Emanuele Calò
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Chi siamo per gli altri
E se facessimo un gioco? Proviamo, per quanto difficile o illusorio possa essere, a uscire per un momento dalla nostra inseparabile dimensione ebraica e a guardarci con gli occhi degli altri, dei nostri concittadini non ebrei o comunque della società circostante. Chi siamo e cosa rappresentiamo per il mondo intorno a noi? Come siamo giudicati? Sempre più spesso mi trovo a pormi queste domande, da quando in pensione ormai come insegnante “generico” di Storia e Filosofia sono comunque assai coinvolto dal mio liceo e da altre scuole per l’introduzione a mostre legate alle leggi razziali o la trattazione sintetica dell’antisemitismo e in particolare della Shoah.

David Sorani
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