Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui         27 Giugno 2019 - 24 Sivan 5779
ISRAELE - L'EX PREMIER SPERA DI STRAPPARE LA GUIDA DEL PAESE A NETANYAHU

Il ritorno in politica di Ehud Barak

Non ha ancora un nome ma già i sondaggi danno il suo partito attorno ai 6 seggi. L’ex primo ministro e ministro della Difesa Ehud Barak ha annunciato nelle scorse ore il suo ritorno in politica – già da tempo nell’aria – e subito i media israeliani hanno cominciato a fare i calcoli sui possibili equilibri all’interno della prossima Knesset. A parte i 6 seggi di Barak, secondo l’emittente Aurtz 13, il Likud del Primo ministro Benjamin Netanyahu e il partito di opposizione Kachol Lavan rimarrebbero i partiti più grandi con 32 seggi a testa, tre in meno di quelli che hanno ora. La lista unitaria araba ne avrebbe 12; 7 Yisrael Beytenu di Avigdor Liberman (due in più di quelli attuali per l’uomo che è stato determinante per il ritorno alle urne dopo la legislazione più breve della storia d’Israele); Shas e Yahadut HaTora, partiti haredi, scenderebbero entrambi da 8 seggi a 6, mentre la sinistra Meretz ne dovrebbe guadagnare due, passando da 4 a 6. Secondo il sondaggio il partito Laburista, già reduce dall’aver ottenuto il minimo storico (6 seggi) alle elezioni di aprile, perderebbe un ulteriore seggio. L’Unione dei partiti di destra, che ora ha 5 seggi, ne riceverebbe 4, mentre la Nuova destra di Naftali Bennett, che non è riuscita a superare la soglia elettorale ad aprile, ne otterrebbe 4.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL BAHREIN AI MEDIA ISRAELIANI 

“Siamo pronti a dialogare con Israele
Un errore l’assenza palestinese”

Un’apertura importante verso Israele quella del ministro degli Esteri del Bahrein Sheikh Khalid bin Ahmed Ahmed Al-Khalifa. In un’intervista al giornalista di Arutz 13 Barak Ravid e in un’altra al Times of Israele, Al-Khalifa ha dichiarato: “Avete fatto la pace con l’Egitto e la Giordania e qualche tipo di intesa con i palestinesi. […] Israele è un paese del Medio Oriente. Fa parte del patrimonio di questa regione. Il popolo ebraico ha un posto tra noi. Pertanto, la comunicazione deve essere un prerequisito per risolvere tutta la controversia. Dovremmo parlare”, le parole del ministro del Bahrain, paese che non ha rapporti ufficiali con Israele e per questo molto significative. “Israele accoglie con favore la decisione del ministro degli Esteri del Bahrain di condividere apertamente le sue opinioni con i giornalisti israeliani, ed è incoraggiato dai commenti positivi che sono stati espressi nell’intervista, offrendo la speranza di legami bilaterali più stretti e di un futuro pacifico per la nostra regione”, il commento del ministero degli Esteri israeliano alle parole di Al-Khalifa, intervistato a margine della Conferenza “Peace to Prosperity” organizzata dalla Casa Bianca a Manama e incentrata su un piano per risollevare l’economia palestinese. Secondo Al-Khalifa i rappresentanti politici palestinesi hanno sbagliato a rifiutare di partecipare alla Conferenza.

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QUI FIRENZE - BALAGAN, LA RASSEGNA AL VIA  

“Un’edizione nel segno dei sogni”

Giunti al settimo anno, è tempo di bilanci. “Firenze è una città un po’ speciale, bisogna dirselo. E penso che lo sia anche la sua Comunità ebraica, che ha fatto dei giardini del Tempio un luogo di ritrovo e incontro per tutti i fiorentini”.
Enrico Fink, direttore artistico del Balagan Cafè, è molto fiducioso. “Sono convinto che anche quest’anno ci confermeremo sui nostri standard abituali di pubblico, sfidando anche la grande afa di queste ore. Un indizio è il fatto che già diverso tempo prima che rendessimo pubblico la nostra offerta per questa estate, un po’ da ovunque ci arrivavamo domande sul programma, sulla sua data di inizio, sui suoi ospiti. Ormai – dice a Pagine Ebraiche – è un appuntamento che ci si aspetta”.
Il via questo tardo pomeriggio, alle 19, con la presentazione del libro Ricette e precetti (ed. Giuntina) di Miriam Camerini, con a seguire una riflessione su “I sogni del Balagan: Firenze e la cultura dei diritti” cui interverrà anche l’assessore comunale Sara Funaro.

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Rassegna stampa

“Migranti, non escludo
barriere fisiche”

È ancora Lampedusa, dopo la forzatura del blocco da parte della Sea Watch, il centro dell’attenzione mediatica. Durissimo il ministro Matteo Salvini, che ieri ha affermato: “Ci aspettiamo che l’Olanda si faccia carico degli immigrati. In caso contrario, il loro menefreghismo lo faremo pesare ai tavoli europei”. Per poi ventilare l’ipotesi di un muro al confine con la Slovenia. “C’è un segnale di riapertura della rotta balcanica. Se il problema non si dovesse interrompere – le sue parole – non escludiamo le barriere fisiche”.
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MILANO E IL CORDOGLIO DEL MONDO EBRAICO

Sylva Sabbadini (1928-2019)

Cordoglio per la scomparsa nelle scorse ore a Milano di Sylva Sabbadini, deportata all’età di 13 anni nei Lager nazifascisti e sopravvissuta ad Auschwitz e alle torture del medico nazista Mengele. “Abitavamo a Padova, dove mio padre faceva l’ingegnere. Io sono una di quelle ragazze che quando nel 1938 entrarono in vigore le leggi razziali venne espulsa da scuola. Mio padre, che era un funzionario del ministero dell’Agricoltura, perse il lavoro. Un giorno il questore di Padova arrivò a casa nostra e disse a mio padre che era venuto il momento di tagliare la corda e così scappammo in campagna ospiti di una famiglia di contadini”, aveva raccontato Sabbadini in un’intervista al portale varesenewsUna delazione porterà all’arresto di tutta la famiglia, tradotta prima alla Risiera di San Sabba (Trieste) e poi deportata l’anno successivo ad Auschwitz, mentre il padre e lo zio saranno portati a Dachau e assassinati.  

Le scelte del rabbinato italiano
Desidero replicare ad alcune affermazioni di Alberto Cavaglion che ha parlato della bonaccia (metafora dell’immobilismo) in cui si troverebbe da ben più di un secolo il rabbinato italiano. Cavaglion denuncia i rabbini italiani per “La loro scarsa passione per la storia; la scarsa conoscenza che dimostrano per le biografie di coloro che hanno occupato gli stessi incarichi che oggi loro ricoprono”.
Mi spiace deluderlo. Spesso i rabbini italiani sono più storici che rabbini (ne abbiamo avuto esempi illustri nelle cattedre israeliane). Molti (compreso lo scrivente cui dispiace di citarsi) hanno scritto abbondantemente di storia del rabbinato italiano e di recente sono stati pubblicati interi volumi della Rassegna Mensile di Israel sulle biografie più importanti del ‘900, facendo seguito a convegni promossi anche dal Collegio Rabbinico.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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Setirot - Midor ledor 
Una inattesa quanto meravigliosa sorpresa del passare degli anni. Quando tua figlia ti critica con amore, e tu ti rendi conto che (in buona parte) ha ragione lei. Midor ledor, di generazione in generazione.
Stefano Jesurum, giornalista
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Le donne tra ellenismo e ebraismo
Nei saggi contenuti nel volume Saggezza straniera Arnaldo Momigliano ha studiato l’influenza dell’ellenismo e della cultura greca nelle civiltà del Mediterraneo centrale e orientale. Introvabile per anni dopo la prima edizione del 1980, Einaudi ha finalmente deciso di ripubblicarlo e riproporlo nelle librerie da luglio 2019. L’egemonia della cultura greca nel Mediterraneo orientale dopo le conquiste di Alessandro, in generale, è un dato relativamente pacifico in sede storiografica.
Giorgio Berruto
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Attorno al tavolo 
Sarà l’improvvisa calura, dopo mesi miti di piogge primaverili. Sarà forse la mancanza di sonno continuato, tra dentizioni, incubi altrui e miei, lavoro arretrato da smaltire. E magari sarà pure un’irragionevole ed ingenua fiducia nel genere umano, per via di quella creazione che rispecchia l’immagine del Creatore e che a noi sta completare, onorandola giorno per giorno.
Sara Valentina Di Palma
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Aria torbida in Medio Oriente
C’è un’aria torbida in Medio Oriente, e non solo. Prendendo spunto da due episodi a cavallo tra cronaca nera e spy stories – i casi Regeni e Kashoggi – da tempo la stampa liberal dell’Occidente si è affiancata ai regimi che cercano di destabilizzare il Medio Oriente – quello turco e quello iraniano – per cercare di colpire l’Egitto e l’Arabia Saudita, utilizzando le armi dell’indignazione contro il mancato rispetto dei diritti umani. È evidente che Egitto e Arabia Saudita non sono due Paesi modello nel rispetto dei diritti umani, ma quale Paese islamico lo è? L’idea stessa di diritti umani è assai diversa in Occidente e nel mondo islamico tanto che, accanto alla Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata dall’ONU il 10 dicembre 1948, esiste una diversa Dichiarazione islamica dei diritti umani, che i Paesi islamici riuniti al Cairo hanno approvato il 19 settembre 1981. E non può che essere così, vista la profonda diversità dei valori di base, a partire, non bisogna stancarsi di ripeterlo, dal tema del riconoscimento della parità di dignità e di diritti delle donne.
Valentino Baldacci
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