Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       25 Settembre 2019 - 25 Elul 5779
L'INIZIATIVA IN COLLABORAZIONE CON LA REDAZIONE UCEI 

Dall'Italia a Israele, combattere le parole ostili 

Parole O_Stili, il progetto di sensibilizzazione contro l’uso aggressivo delle parole con cui la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha avviato la collaborazione nel corso dell’ultima edizione di Redazione Aperta, è stato presentato in Israele. Nel contesto della IsraelEdTechWeek, l’iniziativa organizzata a Tel Aviv da MindCET per mettere in rete i saperi e le competenze dedicate all’apprendimento, la fondatrice Rosy Russo ha presentato il “Manifesto della comunicazione non ostile”.

Un’occasione di confronto e di dialogo in cui i dieci punti del manifesto - presentati nella loro prima traduzione in ebraico - sono serviti come spunto per la discussione, con l’obiettivo di continuare a migliorare l’educazione e il suo impatto sulla società, anche grazie alla collaborazione con l’ambasciata italiana in Israele.

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IL PROGETTO NOT IN MY NAME PRESENTATO AL MIUR

"Costruiamo una società che difenda le donne
attraverso la formazione dei nostri giovani"

Pensare, conoscere, creare e condividere. Sono le quattro fasi al centro del progetto “Not In my name. Ebrei, Cattolici e Musulmani in campo contro la violenza sulle Donne”, presentato al ministero dell'Istruzione e frutto della collaborazione tra l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la Comunità Religiosa Islamica Italiana e l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum sotto l’egida del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ne ha finanziato la realizzazione. Un progetto formativo interdisciplinare che ha al centro studenti di scuole superiori di tre città italiane - Milano, Torino e Roma - con l'obiettivo di lavorare sui valori comuni e creare nei giovani la consapevolezza di doversi impegnare per primi nella difesa della parità di genere e nella tutela delle donne. “Il ruolo delle donne all'interno della società va rafforzato. Il progetto che presentiamo oggi mette insieme tre religioni - ebraica, cristiana e musulmana - come portatrici di valori. Mette insieme competenze ed esperienze culturali a favore delle giovani generazioni, educandole al rispetto. Perché questa è la parola chiave contro ogni violenza”, ha sottolineato dal palco, durante la presentazione del progetto al Miur, l'assessore a Scuola, Formazione e Giovani dell'UCEI Livia Ottolenghi (qui il servizio del Tg2 su "Not in my name").

Tanti i relatori ed esperti chiamati a dare un contributo al progetto e presenti all'iniziativa in ministero. Tra loro, rav Roberto Della Rocca, direttore dell'Area Cultura e Formazione dell'Unione, che ha ricordato il ruolo fondamentale della donna nell'ebraismo. “Al cuore della nostra proposta formativa – ha spiegato Raffaella Di Castro, coordinatrice di progetti culturali e di formazione per l’UCEI – vi è la ‘discesa in campo contro la violenza sulle donne’ da parte delle tre grandi religioni monoteiste (Ebrei, Cattolici e Musulmani): le prospettive e i valori (comuni e specifici) di cui sono portatori, che confliggono con i fenomeni di pregiudizio, discriminazione e violenza contro le donne, anche con quelli interni alle proprie comunità storiche".

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IL DIPLOMATICO DROR EYDAR HA PRESENTATO LE CREDENZIALI AL QUIRINALE

"Italia e Israele, le relazioni sono eccellenti"
L'ambasciatore israeliano incontra Mattarella

Il nuovo Ambasciatore d'Israele in Italia, Dror Eydar, ha presentato ieri le proprie credenziali al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso di una cerimonia al Quirinale. “Il Presidente mi ha accolto calorosamente e mi ha parlato più a lungo del solito - ha raccontato il nuovo ambasciatore attraverso i propri social network in ebraico - Ha parlato della Shoah e della guerra contro le dittature. Gli ho parlato della cerimonia del mattino (il conferimento alle famiglie Cencelli e Gessini della medaglia di Giusti tra le nazioni, ndr) e della conferenza sulla cyber-tecnologia”. Uno scambio prolungato, racconta l'ambasciatore, in cui sono stati toccati diversi temi tra cui la cooperazione in due settori in particolare, lo spazio e l'high tech. Ma, aggiunge l'ambasciatore nel suo breve resoconto, si è toccato anche il legame storico tra Roma e Gerusalemme e il diplomatico ha ricordato le parole di Mosè Hess, profeta del sionismo, che aprì il suo Roma e Gerusalemme - L'ultima questione nazionale (1862), sottolineando come “Con la liberazione della Città Eterna sulle sponde del Tevere, comincia la liberazione della Città Eterna sul Monte Moria; con il rinascimento dell'Italia comincia quello della Giudea”. Nel colloquio, Eydar racconta di aver ricordato i genitori Samuel ed Esther Cohen, che fecero l'aliyah quando fu fondato lo Stato d'Israele.

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SEGNALIBRO  

L’Italia del dopoguerra, da dittatura a democrazia

Un’Italia dalle due facce. Da una parte un Paese lanciato verso il futuro, aperto alla sperimentazione e all’innovazione, sull’onda dell’entusiasmo per la ritrovata libertà dopo oltre venti anni di spietata dittatura. Dall’altra macerie ovunque, lutti e lacerazioni, una quotidianità caratterizzata da molte sfide e inciampi.
Proseguendo un felice percorso di ricostruzione storica delle recenti vicende italiane, Mario Avagliano e Marco Palmieri, nel loro nuovo libro Dopoguerra. Gli italiani fra speranze e disillusioni (1945-1947) pubblicato da Il Mulino, portano nuovamente il lettore a confrontarsi con temi che restano vivi, centrali e talvolta distorti nel confronto pubblico e politico. Un triennio, quello preso in esame, che si apre con la fine della dittatura e che ci lascia con il varo del più formidabile presidio democratico, la Costituzione repubblicana. Un percorso tutt’altro che semplice, nel Paese delle molte ferite aperte, delle illusioni e delle disillusioni, che Avagliano e Palmieri delineano attraverso una ricca e varia documentazione.

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Rassegna stampa

Razzismo nel calcio,
l’Italia si muove

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Le voci di bimbi, un segno di vita
Nel Trattato Soferim (18,5) è riportato questo midrash a proposito della Parashà Nitzavim: “Nel giorno in cui era stato nominato Rabbì El’azar ben ‘Azarya’ a capo della Yeshiva (si riferisce al Sinedrio) introdusse l’insegnamento con questa spiegazione: ‘Nella Torah troviamo scritto – ‘Voi siete tutti disposti di fronte a D. O, i vostri capi tribù, i vostri anziani, i vostri funzionari, tutto Israele. I vostri bambini, le vostre donne…per farti prendere parte nel patto del Signore tuo D. O… .” (Deut. 29,9). Gli uomini vengono ad ascoltare, anche le donne ricevono la loro ricompensa, ma i bambini (che non sono ancora in grado di comprendere) – si chiese Rabbì El’azar ben Azarya – per che cosa vengono? Per attribuire un merito e procurare ricompensa a coloro che li portano”.
Rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova
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Ticketless – Voli troppo alti e repentini
La lettura di un piccolo libro, che apre la nuova collana dell’Archivio Terracini (Rav Raffael B. Amar, Sull’osservanza delle feste. Descrizione delle festività, digiuni e giorni distinti di culto ebraico nel corso dell’anno, a c. di A. Somekh, Belforte) rafforza un mio vecchio convincimento su un aspetto della cultura  ebraica dell’Ottocento, su cui varrebbe la pena riflettere con cura. Grazie al formidabile apparato di note del curatore balza alla luce il problema dell’insegnamento nelle scuole ebraiche. In questo caso il Piemonte, ma il problema andrebbe esteso altrove. Quali programmi scolastici prima e dopo il 1848? Il tema centrale è dato dalla crescente infiltrazione dei classici della letteratura italiana: dalla scoperta emozionante della Commedia, dell’Orlando furioso, della Gerusalemme liberata. Per la prima generazione di intellettuali venuta fuori dal ghetto quel mondo non viene ignorato, come spesso oggi accade, viene guardato con timore, ma senza complessi d’inferiorità. Si ha certezza di poter portare un contributo a quel mondo, attraverso una maggiore conoscenza dei Salmi, di Qohelet, del Cantico. 
Alberto Cavaglion
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Nazismo e comunismo
Credo che tutti sappiamo quanto i partiti comunisti occidentali abbiano contribuito al faticoso percorso di acquisizione dei diritti di lavoratrici e lavoratori e all’emancipazione democratica dei nostri Paesi. Così come è persino superfluo sottolineare le differenze fra nazismo e comunismo: la prima un’ideologia razziale fondata su sangue e suolo, la seconda un’idea universale che chiedeva il riconoscimento di diritti per milioni di persone che ne erano prive. Ciò nonostante, la decisione assunta dall’Unione Europea non appare solo un sacrosanto riconoscimento per i Paesi del nostro continente costretti a subire decenni di terrificante dittatura, ma anche il ribadire una linea di demarcazione in grado di distinguere la specificità europea. 
Davide Assael
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Periscopio – Un sistema veramente democratico
Nella mia nota di mercoledì scorso, dopo avere esposto succintamente le ragioni della mia insoddisfazione rispetto allo scenario politico attuale del nostro Paese (insoddisfazione disperatamente estesa a tre diverse situazioni: il governo giallo-verde di ieri, quello giallo-rosso di oggi e quello [verde-nero?] che non c’è mai stato), concludevo dicendo che c’era un altro, più importante motivo del mio malumore, e che l’avrei esposto nella mia nota della settimana successiva, cioè di oggi.
Francesco Lucrezi
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Tra Firenze e Sion
“I sogni, una scala verso il cielo”: questo è stato il tema della recente Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Parlando di sogni vorrei ricordare il salmo CXXVI che viene recitato nella birkhàt ha-mazòn (la benedizione dopo il pasto): “Cantico di Maalot. Quando il Signore ritrasse Sion di cattività, egli ci pareva di sognare” (traduzione di Dante Lattes).
Michael Sierra
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