Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui    19 Luglio 2020 - 27 Tamuz 5780
LA FESTA E IL RICONOSCIMENTO DEL CAPO DELLO STATO MATTARELLA

Sami Modiano, 90 anni per la vita

“Ho una missione: fare in modo che quel che è accaduto non si ripeta. Lo farò finché il Signore mi darà la possibilità”. È un concetto che Sami Modiano ripete molto spesso. Soprattutto a quei giovani, che considera tutti figli suoi e che incontra nelle scuole e in ogni circostanza possibile. Un impegno incrollabile di Memoria e testimonianza che gli è valso, nelle scorse ore, in occasione del suo novantesimo compleanno, uno dei più solenni riconoscimenti: il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica, conferitogli dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. 
Alla vigilia dello Shabbat Sami e sua moglie Selma hanno ricevuto in visita la Presidente UCEI Noemi Di Segni, che ha espresso loro le felicitazioni e il calore di tutto l’ebraismo italiano (nell’immagine). Una visita emozionante, caratterizzata dal racconto di 62 anni di vita assieme, delle molte sfide affrontate, del giuramento che Sami ha fatto a se stesso: impegnarsi, ogni giorno, per un’umanità più consapevole delle ferite del passato e instradata verso un futuro diverso. 
“Sami Modiano, sopravvissuto a Birkenau, non ha mai smesso di testimoniare gli orrori della Shoah alle giovani generazioni. Buon compleanno Sami! Ad mea VeEsrim – fino a 120 anni!” il messaggio della Comunità ebraica di Roma, cui Sami è iscritto. “Un uomo buono e gentile, dalla forza e umanità straordinaria, da cui prendere esempio” sottolinea la presidente Ruth Dureghello. “Grazie, caro Sami per la collaborazione di tanti anni con la nostra associazione, di cui, insieme a Selma, sei socio onorario, grazie per averci donato, ogni volta che ti abbiamo ascoltato, una grande forza e un coinvolgimento emotivo raro e indimenticabile” il messaggio del gruppo di Progetto Memoria.
Anche il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah ricorda con gratitudine “la sua appassionata dedizione nel portare nelle scuole di tutta Italia la sua testimonianza per un mondo migliore”. Mentre la Fondazione Museo della Shoah di Roma ha allestito un video in cui tanti giovani si rivolgono direttamente a Sami. Nei loro sorrisi, nella loro genuina partecipazione a questo gioioso momento, l’immagine più eloquente di come il suo sforzo di questi anni, dalle aule degli istituti scolastici fino all’inferno di Auschwitz-Birkenau, spesso con al fianco il fraterno amico Piero Terracina, abbia lasciato il segno. 

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CRISI SANITARIA - IL MEDICO GABI BARBASH VERSO LA NOMINA 

Israele importa il modello Anthony Fauci,
un esperto per gestire l'emergenza sanitaria

Le sale degli ospedali, le piazze e la aule dei tribunali. Qui si giocano le partite principali d'Israele in queste settimane. Innanzitutto negli ospedali, in prima fila nella lotta all'emergenza coronavirus, riesplosa nel paese dopo essere stata tenuta sotto controllo per mesi. I dati parlano di 49575 contagiati complessivi, 406 decessi e 649 persone ricoverate in ospedale. Una situazione critica che gli esperti imputano alla fretta con cui il governo di Gerusalemme ha deciso di porre fine a moltissime misure restrittive già metà maggio. Allora, ricordano i media israeliani, il Premier Benjamin Netanyahu aveva dichiarato la vittoria d'Israele sul coronavirus. Un'affermazione che si è dimostrata prematura e che ha portato, stando ai sondaggi, a un crollo verticale della fiducia nei confronti del Premier e del suo governo, nato – nelle dichiarazioni dell'alleato di Netanyahu, Benny Gantz – proprio per affrontare l'emergenza. Per riguadagnare fiducia ma soprattutto per riportare verso il basso la curva dei contagi, l'esecutivo ha deciso di affidarsi a un superesperto nello stile americano: l'Anthony Fauci d'Israele dovrebbe essere Gabi Barbash, ex amministratore delegato dell'ospedale Ichilov di Tel Aviv e già direttore generale del Ministero della Salute. Barbash in queste settimane ha criticato pubblicamente il governo per non aver contenuto il riemergere del virus e per aver avuto fretta di riaprire. Ora dovrebbe spettare a lui - la nomina non è ancora ufficiale - guidare una task force in grado di coordinare la lotta all'emergenza sanitaria, che ha generato rabbia e scontento dell'opinione pubblica israeliana. Una rabbia espressa nelle tante manifestazioni che da settimane stanno portando per le strade migliaia di persone di estrazione diversa: dai commercianti a chi lavora nei servizi sociali, dai ristoratori a chi lavora nella cultura. Le richieste sono simili: “lo stato non ci abbandoni”. La crisi economica sta infatti mordendo molti settori del paese e dal governo non sono arrivate risposte soddisfacenti.

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PAGINE EBRAICHE - DOSSIER CINEMA

“Scoprire Israele da casa propria”

La violenza del terrorismo, l’amore per la musica, il mistero infinito della sessualità. Anche quest’anno la rassegna del Nuovo cinema ebraico e israeliano organizzato dalla Fondazione Cdec in collaborazione con la Fondazione Cineteca italiana porta in scena una varietà di generi e storie a illuminare un panorama culturale in costante fermento. A cambiare è però la forma e in tempi di pandemia non potrebbe essere altrimenti. 
Come già accaduto per il Toronto Jewish Film Festival e altri festival cinematografi ci internazionali, in questa tredicesima edizione le proiezioni si spostano nelle sale virtuali di internet. Dal 5 al 10 settembre sarà dunque possibile vedere in streaming i film selezionati sulla piattaforma della Cineteca italiana. Una prima visione che non regala il fascino della sala, ma ha il vantaggio di allargare l’evento agli spettatori di tutt’Italia eliminando ogni rischio di contagio. Curata da Nanette Hayon e Anna Saralvo, la rassegna propone sei film nell’arco di sei giorni in una panoramica della produzione più recente.

“Dopo la grande stagione di successi che nei primi anni Duemila hanno portato il cinema israeliano alla ribalta internazionale, oggi assistiamo a una fase di assestamento”, spiega il direttore scientifico dell’evento Sara Ferrari, docente di Lingua e cultura ebraica all’Università di Milano. “Il cinema d’Israele ci ha messo tanto a decollare, non solo per ragioni pratiche o economiche. La difficoltà è stata di trovare un linguaggio e delle storie che a partire dalla realtà israeliana potessero proporsi come universali”. Il risultato è stata una fioritura straordinaria che ha finito per rimescolare gli scenari.

Daniela Gross

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IL DOCUMENTARIO DI GIORGIO TREVES IN DVD

Il ’38 e il ruolo della propaganda

Presentato fuori concorso nella selezione ufficiale della 75esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e vincitore del Premio Nastro d’Argento 2019 per il miglior documentario, “1938-Diversi” di Giorgio Treves racconta i meccanismi di persuasione messi in atto dal regime fascista, anche attraverso un uso spietato dell’apparato di propaganda, per trasformare gli ebrei italiani prima in “diversi” e poi in veri e propri nemici della nazione. Una trasformazione sancita dalla promulgazione delle leggi razziste, preludio alle successive persecuzioni e alla Shoah.  “1938-Diversi” è ora anche un dvd.

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Rassegna stampa

Sami Modiano, l'omaggio dell'Italia
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Basta leggere
“Un bue conosce chi l’ha comprato, un asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non ha intelligenza”. [Isaia, I, 3].
È l’attacco dell’Haftarà che leggeremo la prossima settimana. Ogni tanto basterebbe leggere.
                                                                          David Bidussa
Uno, nessuno e centomila
Partecipiamo delle lotte per l’emancipazione collettiva. Beninteso, non più quella sociale (l’accesso ai diritti comuni, quindi al reddito e alla formazione, due architravi dell’indipendenza personale e collettiva nel Novecento, ebrei o non che si sia) ma a quella legata alla persona intesa come un assoluto. Che non è, per inciso, la vittoria del liberalismo bensì dell’individualismo. In quanto quel rimando all’assoluto non rinvia ad un soggetto collettivo bensì ad una cornice personale: di gusti, di condotte, di atteggiamenti e cos’altro. Qualcosa che è comunque, per più aspetti, confacente a ciò che definiamo con la parola "liberismo".
 
Claudio Vercelli
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DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA A CAUSA DELL'AUMENTO DEI CONTAGI

Chiusi locali, palestre, parchi pubblici
Israele fa i conti con il ritorno del virus

Ancora una volta bar, discoteche, palestre e parchi pubblici saranno chiusi. Questo il piano del governo di Israele che ha dichiarato lo stato di emergenza a causa del progressivo e preoccupante aumento dei casi di coronavirus nel paese (il numero dei contagi ha raggiunto quota 30mila, 332 le persone decedute). Un aumento che ha portato il governo a dichiarare lo stato di emergenza e a tornare sui suoi passi dopo le aperture disposte nelle scorse settimane. E così anche gli eventi culturali e gli spettacoli saranno nuovamente fermati e i parchi saranno chiusi al pubblico. Le spiagge non saranno chiuse, ma potranno essere frequentate solo in determinati orari e con un numero limitato di persone. I ristoranti e i caffè, pur rimanendo aperti, non potranno ospitare più di venti clienti all'interno dei locali (trenta negli spazi all'aperto). Rimarranno aperte anche le yeshivot (scuole religiose) e le sinagoghe ma queste ultime dovrebbero essere limitate a una presenza di massimo diciannove persone. Israele fa dunque i conti con nuove chiusure e, dopo aver in un primo tempo affrontato in modo esemplare la pandemia, si chiede quali errori siano stati commessi. In un'intervista ai media israeliani, l'ex direttore generale del Ministero della Salute, Gabi Barbash, avverte di non scaricare tutte le colpe sul comportamento dei cittadini: “Il pubblico non è esente da responsabilità, ma io sono cresciuto nell'esercito con il detto 'non ci sono cattivi soldati, ci sono cattivi comandanti'”.

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Sul monte Rushmore 
La celebrazione del 4 luglio di Donald Trump di fronte al monte Rushmore è stata una mossa elettorale. Ma l'elettorato che il presidente degli Stati Uniti vuole riunire intorno a sé è ancora più caratterizzato di quello che lo ha portato di stretta misura alla presidenza.
Anna Foa
Oltremare - Primizie 
Non so se sarebbe successo anche andando a vivere in un paesino delle Langhe, di quelli quasi senza nome, frazione di frazione di paesino a malapena segnalato del più acuto dei gps, o con un nome che ce ne sono altri cento in Italia e tutto si gioca sul codice postale. Resta il fatto che qui, in un verde moshav nell'arida Israele dove fino a cent'anni fa oggettivamente non cresceva quasi nulla, buona parte della vita sociale si svolge intorno ai prodotti della terra. 
Daniela Fubini
Controvento - Il turismo e il virus
La recrudescenza dei casi di Covid-19 mette in luce gli errori, e non solo in Italia, di una riapertura indiscriminata e poco lungimirante. In Svizzera per esempio, si è verificato un picco preoccupante dopo che le autorità hanno consentito la riapertura delle discoteche (non bisogna essere Einstein per capire che migliaia di ragazzi a stretto contatto che ballano, sudano e si baciano sono un potenziale covo di contagio).
Viviana Kasam
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