Oltremare – Primizie
Non so se sarebbe successo anche andando a vivere in un paesino delle Langhe, di quelli quasi senza nome, frazione di frazione di paesino a malapena segnalato del più acuto dei gps, o con un nome che ce ne sono altri cento in Italia e tutto si gioca sul codice postale. Resta il fatto che qui, in un verde moshav nell’arida Israele dove fino a cent’anni fa oggettivamente non cresceva quasi nulla, buona parte della vita sociale si svolge intorno ai prodotti della terra. Ora, fossi finita a vivere nelle Langhe forse avrei potuto aspirare a tartufi e Nebbiolo, ma insomma, anche qui nel nostro angolo di Medio Oriente abbiamo prodotti non facilissimi da coltivare, e che forse proprio per questo danno immensa soddisfazione. E se già normalmente il gruppo whatsapp del moshav è inondato di annunci di vicini di casa che raccolgono frutta e verdura nei loro giardini e ne mettono una parte in vendita, il lock down ha causato una ulteriore ondata, quella dei moshav e kibbutz vicini, tutti rimasti senza la migliore clientela: i ristoranti di Tel Aviv sopra tutti. Coincidenza ha voluto che i raccolti fossero particolarmente ricchi per via della molta pioggia che abbiamo avuto quest’inverno, e così è nato un sistema di ordine e pagamento online o via cellulari, e consegna per zone, con tanto di permessi (parliamo di giorni in cui bastava essere fuori di casa per rischiare una multa salata) e un passaparola nazionale che in confronto le formiche nel formicaio stanno in panciolle a godersi l’ombra. Strada facendo abbiamo scoperto che anche la geografia del nostro moshav può essere disegnata partendo da quel che coltiva ciascuno, e i contatti del mio cellulare si sono popolati di nomi che suonano così: Eyal Asparagi, Eddi Arance e Mandarini, Anat Fragole, Gad Carciofi, Yossi Fiori (che non si mangiano ma si piantano in giardino), e via dicendo. Non sappiamo quanto ancora durerà il covid-19, ma dalla primavera del 2020 in poi sapremo almeno dove reperire tutte le primizie in ogni stagione.
Daniela Fubini