Rassegna stampa
Il piano del regime di Teheran:
uccidere l’ambasciatrice Usa
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Liberare Avera Menghistu
Ora sono sei anni interi. Avera Menghistu, il ragazzo di origini etiopi scomparso anni fa, non è tornato. Chissà che fine avrà fatto. L’ennesimo episodio di un israeliano rapito sul quale Hamas specula. Certo le circostanze in questo caso sono state diverse: è stato lui ad attraversare il reticolato di sicurezza con Gaza, in pratica è stato lui ad andare da Hamas. Ma questo fa parte del problema, dato che Avera è mentalmente instabile: proprio per questo non fu accettato dall’esercito. Solo Hamas asserisce cinicamente il contrario.
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Il perdono altrui
Si avvicina, anche quest’anno, la possibilità di rinnovarsi. Un nuovo anno, nuovi progetti, nuove speranze, nuove promesse. E antichi pentimenti, forse sempre gli stessi.
Non si è mai in ritardo per le scuse, e non è mai troppo presto per consegnare all’altro il proprio rispetto. Talora anche la propria fiducia, malgrado il rischio che si corre.
Per il ritorno ebraico alla retta via, ci è data ogni anno una nuova possibilità. La si spreca sempre il giorno dopo.
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La Storia ci guarda
Un articolo risalente di Celeste Pavoncello Piperno (“La Nostra Bandiera: l'adesione agli «ideali» fascisti di un gruppo di ebrei italiani", La Rassegna Mensile di Israel, Terza serie, Vol. 48, No. 7/12, 1982, p 15 ss.) dimostra che trentotto anni non sono tanti, se poi, vichianamente, troviamo corsi e ricorsi non dovuti di certo all’accoglimento dell’una o dell’altra filosofia, bensì alle alterne vicende del popolo ebraico.
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Riformare la politica
La violenza diffusa, fisica e informatica, invade la nostra società. Chi con slancio spontaneo si oppone all’argomento brutale della forza fisica tentando di placarla e di riportare un diverbio tra ragazzi a un livello di civiltà, come cercava di fare il giovane Willy Duarte Monteiro a Colleferro, viene schiacciato e annientato da un’ esplosione distruttiva di arti marziali; nelle ore seguenti sui social, accanto alle reazioni indignate, spicca l’entusiasmo razzista di chi con parole indecenti inneggia alla soppressione del ragazzo originario di Capoverde.
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