Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     17 Novembre 2020 - 1 Kislev 5781
LOTTA AL COVID 

Da Pfizer a Moderna, la speranza nei vaccini
e il contributo ebraico alla ricerca scientifica 

“Potrebbe rivelarsi uno dei più grandi progressi medici degli ultimi 100 anni”.
Così Mikael Dolsten, capo scienziato della Pfizer (nell’immagine), alcuni giorni fa aveva commentato la notizia dei risultati del vaccino anti-covid 19 prodotto dalla sua azienda. Un vaccino con il 90 per cento di efficacia, secondo l’esito dei test. Ora è arrivato anche lo straordinario risultato della concorrente Moderna, con il 94,5 per cento di efficacia del suo vaccino sulle persone testate nel corso della sperimentazione. “Garantirà l’immunità a lungo” ha detto a Repubblica il capo scienziato di Moderna, l’israeliano Tal Zaks. Entrambe le sperimentazioni sono ancora in corso e i dati finali potrebbero cambiare, ma si tratta comunque di risultati eccezionali. Il vaccino di Moderna sembra avere un vantaggio significativo: è più facile da conservare. “Avevo detto che sarei stato soddisfatto di un vaccino efficace al 75 per cento. Idealmente, avrei voluto vedere il 90-95 per cento, ma non mi aspettavo tanto. Pensavo sarebbe andata bene, ma il 94,5 per cento è veramente impressionante”, ha commentato Anthony Fauci. 
Mentre si continueranno a fare i test necessari, Dolsten, intervistato dall’agenzia ebraica Jta, ha voluto sottolineare un elemento: il contributo dato alle ricerche scientifiche da persone come lui, arrivate negli States dall’estero. “Molte grandi scoperte in America sono venute da persone immigrate” ha sottolineato Dolsten, ricordando l’esempio di Albert Einstein e di altri. “C’è una forte tradizione ebraica nel dare un contributo all’umanità e in particolare all’interno della medicina” ha poi aggiunto lo scienziato, arrivato in America dalla Svezia. Dalla Grecia è invece immigrato il suo capo, l’amministratore delegato della Pfizer Albert Bourla, ebreo di Salonicco.

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LA MISSIONE ANNUNCIATA NELLE SCORSE ORE 

La missione di Eytan, il secondo astronauta
a portare nello spazio i colori di Israele

Sarà l’ex pilota di caccia Eytan Stibbe a diventare, nel 2021, il secondo astronauta israeliano ad essere inviato nello spazio. Ad annunciare la storica missione il presidente d’Israele Reuven Rivlin, assieme alla Fondazione Ramon e al ministero della Scienza e della Tecnologia. “Questo è un giorno di festa nazionale e di immenso orgoglio – ha sottolineato Rivlin, presentando il progetto – Un pilota israeliano, con la bandiera bianca e blu ricamata sulla sua uniforme, dimostrerà ancora una volta, come abbiamo fatto qui negli ultimi 72 anni, che anche i cieli non sono un limite per Israele".
Nei prossimi mesi Stibbe inizierà l’addestramento per la sua missione, che culminerà in un periodo di tre mesi negli Stati Uniti, in Germania e in Russia prima del suo decollo dalla Florida. La partenza è prevista per la fine del 2021 e la destinazione sarà la Stazione Spaziale Internazionale. A guidare il programma scientifico, la Fondazione Ramon, in collaborazione con il ministero della Scienza e della Tecnologia e con l’Agenzia Spaziale Israeliana. I tre enti, sotto la direzione dell’amministratore delegato della Fondazione Ramon Ran Livne, selezioneranno insieme gli esperimenti e le tecnologie da inviare nello spazio, e avvieranno un programma educativo incentrato sullo spazio e dedicato ai bambini.

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IL NUOVO LIBRO DI DAVIDE ROMANIN JACUR 

I Viaggi della Memoria e i giovani:
un patto tra le generazioni

Da Bergen-Belsen a Buchenwald, da Dachau a Mauthausen, sino ad Auschwitz. In questi anni l'ingegnere Davide Romanin Jacur ha accompagnato studenti e adulti in oltre cinquanta viaggi della Memoria. Un'esperienza che è al centro del suo nuovo libro KZ Lager, appena pubblicato dall'editore Ronzani, cui Pagine Ebraiche di novembre in distribuzione dedica molte pagine con un'attenzione particolare alle riflessione svolte a margine dai ragazzi. Uno degli elementi più significativi del libro scritto da Jacur, a lungo presidente della Comunità ebraica di Padova e dal 2018 assessore al Bilancio UCEI, che la nota scrittrice di origine armena Antonia Arslan definisce nell'introduzione "necessario e completo". 
Il suo intervento caratterizzerà la prima presentazione di KZ, che avverrà questo pomeriggio alle 18 attraverso la piattaforma Zoom. L'incontro, promosso dal sindaco di Padova Sergio Giordani, vedrà anche la partecipazione, oltre che dell'autore, del direttore della Fondazione CDEC Gadi Luzzatto Voghera, dell'editore Beppe Cantele e del giornalista Francesco Jori, che modererà la serata. 
Per avere maggiori informazioni sul collegamento è possibile scrivere a: kzlager.drj@gmail.com.

(Nello scatto di Giovanni Carrieri una raccolta di immagini delle deportate a Ravensbrück, noto come il campo allestito per le donne. Si trova a poco più di 40 km in linea d’aria a nord di Berlino, era stato costituito originariamente per isolarvi le portatrici di idee e di comportamenti contrari al nazionalsocialismo)

L'INIZIATIVA DELL'ASSOCIAZIONE EX ALLIEVI

Scuola ebraica di Torino, cinque indimenticabili maestre

Grande partecipazione all’iniziativa dell’Asset, l’associazione degli ex allievi della Scuola Ebraica di Torino, a ricordo di cinque maestre che vi hanno insegnato tra gli anni ’30 e gli anni ’70 del secolo scorso, con collegamenti via zoom anche da New York, Gerusalemme, Roma, Manchester.
È stata Cristina Bonino, dopo la presentazione del Presidente Asset Giulio Disegni, a introdurre con un breve tracciato i momenti più caratterizzanti della storia dell’istituto.
“Nel settembre del 1938 – ha ricordato – a Torino esistevano solo un asilo e una scuola elementare, il Collegio israelitico Colonna e Finzi, inaugurato nel novembre del 1823. Inizialmente fu frequentato solo dagli ebrei più poveri; già nel 1935, però, le cose iniziarono a cambiare e le elementari videro la presenza dei bambini ebrei che abitavano nella zona del Tempio e di altri che la preferirono a un’istruzione pubblica che, dopo la riforma Gentile, aveva ricevuto un’impostazione fortemente cattolica”.
Nel settembre del 1945, a guerra finita, riaprirono i battenti le scuole elementari, le medie e venne anche fatto un tentativo di riattivare un corso liceale, che però non ebbe successo. Dal 1946 la scuola venne aperta ad allievi non ebrei; all’inizio si trattò di pochi alunni, per lo più valdesi, poi i non ebrei erano più della metà degli iscritti e tra essi figuravano anche i cattolici, segno di un’apertura che, con i valori della democrazia e della partecipazione, caratterizzò, e continua a caratterizzare, la scuola.

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Rassegna stampa

Un'altra speranza
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Il potere malato
L’ultima teoria cospirazionista di Donald Trump, accennata da lui via twitter e descritta per esteso dal suo avvocato di grido Rudolph Giuliani, è che centinaia di migliaia di voti gli siano stati sottratti dai democratici grazie a un software comunista prodotto da una cricca formata dai cinesi, da Hugo Chavez (già presidente del Venezuela, morto nel 2013) e dal solito George Soros. Una teoria facilmente demistificata dalla stampa e irrisa dalla politica, ma ugualmente pericolosa, con i tempi che corrono. I cinesi e Chavez (defunto, come si è sottolineato) sono in fin dei conti poteri stranieri che complotterebbero contro gli Stati Uniti, e la loro messa in stato di accusa da parte di Trump potrebbe anche rientrare nella guerra di intelligence e di false notizie che gli stati spesso si dedicano con malsano fervore. Ma Soros è, come si sa, l’ebreo di origine ungherese naturalizzato statunitense.
Dario Calimani
La sfida di essere all'altezza
In Parlamento si dibatte sulla legislazione in tema di omofobia. Sono alquanto perplesso su ogni disciplina de iure condito e finanche de iure condendo quando latita il dato comparatistico. Tutto ciò fa capo ad un’insufficiente considerazione del diritto comparato e perfino della necessità di una ricerca che non si limiti alla lingua nazionale. Con un pizzico d’insofferenza, rilevo che si usa a profusione la lingua inglese per nobilitare ogni discorso (smart working, lockdown) anziché farne ricorso in sede di ricerca.
Emanuele Calò
Ammonimenti e speranze
“Certo, qualcuno si oppose, qualcuno tra i condannati mostrò coraggio e tenacia, ci furono delle sommosse, alcuni misero a repentaglio la propria vita e quella dei propri cari pur di salvare persone che conoscevano appena o non conoscevano affatto. E tuttavia la remissività della massa resta un fatto inconfutabile.
Che cosa ne deduciamo? Un nuovo tratto della natura umana? No. Piuttosto un nuovo modo, tremendo, di plagiare gli esseri umani. La violenza estrema dei sistemi totalitari si è mostrata capace di paralizzare i cuori su interi continenti...". 
David Sorani
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