Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     2 Dicembre 2020 - 16 Kislev 5781
PAGINE EBRAICHE - L'INTERVISTA CON MOSHE KANTOR

"Ebrei d'Europa, un futuro aperto"

"Nelle mie conversazioni con leader ebraici, capi di Stato e decisori in tutto il continente ho testimoniato il fatto che nonostante le sfide del Covid e il crescente antisemitismo, gli ebrei europei sono risoluti e determinati a continuare a lavorare insieme per superare queste prove e rafforzare la vita ebraica in Europa.” Si dice fiducioso nel futuro Viatcheslav Moshe Kantor, 67 anni, il filantropo russo dal 2007 alla guida dello European Jewish Congress. A fine ottobre è arrivato un nuovo mandato, il quinto. Un impegno che affronterà con la consapevolezza di non potersi sottrarre a un’azione in prima linea “nella lotta all’odio, nella difesa della tradizione e nel rinvigorimento delle nostre comunità e istituzioni”.Non nasconde sentimenti di particolare simpatia verso l’ebraismo italiano, per cui vede anche in futuro un ruolo da protagonista: “La Comunità ebraica italiana – sottolinea – è molto vicina al mio cuore. A legare European Jewish Congress e UCEI è una amicizia di lunga data e una cooperazione profonda”.

Presidente Kantor, la sua rielezione come presidente del Congresso Ebraico Europeo avviene in un momento particolarmente delicato nel futuro non solo dell’Europa, ma del mondo intero. Che umanità uscirà dal drammatico test dell’emergenza sanitaria?

Prima di tutto, vorrei ringraziare tutte le Comunità ebraiche europee e i rispettivi leader per il loro impegno e la fiducia nei miei confronti. Nel recente passato, tutti insieme, abbiamo affrontato molte sfide complesse. Lo stesso senso di unità che ci permetterà di affrontare questa prova. In un modo o nell’altro usciremo dalla pandemia. L’incognita resta sul come. Dietro le sfide di natura medica, sanitaria ed economica c’è una questione sociale. Le persone sono vulnerabili e isolate, alla ricerca di facili vie d’uscita. Questo ha portato a una esplosione di antisemitismo, estremismo e teorie del complotto diffuse attraverso i social media. Un problema che tenderà purtroppo ad amplificarsi ancora. I nostri leader devono prestare la stessa attenzione riservata a tutte le altre problematiche perché gli effetti rischiano di manifestarsi più a lungo e di essere ancora più sostanziali. Dobbiamo sviluppare un’argine più forte contro le teorie cospirative e valorizzare programmi educativi contro l’estremismo e in favore della tolleranza.


 

Quale è il contributo che l’ebraismo europeo può offrire nella lotta al Coronavirus?
Gli ebrei d’Europa sono stati sempre in prima linea nelle grandi sfide sociali. Col Covid è lo stesso, sia per quanto concerne l’ambito medico/sanitario sia per ogni altra questione. Dobbiamo continuare ad essere un esempio. Una comunità che offre un contributo di valore, mantenendo la propria identità.

In questi anni lei ha più volte denunciato una crescita dell’antisemitismo nelle sue molteplici forme. Da dove viene oggi la principale minaccia?
Le insidie più significative arrivano dagli estremisti, a destra come a sinistra, sempre più protagonisti della scena, così come dall’Islam radicale.Viviamo in un’epoca in cui crescono la rabbia e l’insofferenza verso i partiti tradizionali. Le persone per natura cercano delle risposte, preferibilmente semplificate. L’estremismo gioca su questi sentimenti. 

(Nell’immagine in alto il presidente dello European Jewish Congress Moshe Kantor durante un incontro del 2019 con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen)

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ISRAELE VERSO IL RITORNO ALLE URNE

Governo diviso sul Bilancio, elezioni dietro l'angolo

Se tutto dovesse precipitare velocemente, gli israeliani saranno chiamati alle urne già nel marzo prossimo. Altrimenti, la data potrebbe slittare in estate. Tutti gli analisti scommettono in ogni caso che il paese tornerà a votare nel 2021. Quarta elezione in due anni. Un record di cui Israele, nel pieno della pandemia globale e di una crisi socio-economica, avrebbe voluto fare a meno. In queste ore si avrà il primo passaggio, seppur non decisivo, di questo percorso verso le urne. La Knesset voterà infatti, in lettura preliminare, il disegno di legge per sciogliere il parlamento e indire elezioni anticipate. Una mozione presentata dalle opposizioni, ma che ha il sostegno anche di un partito chiave della maggioranza, Kachol Lavan di Benny Gantz. Il ministro della Difesa ha annunciato questa decisione in una conferenza stampa di fuoco, in cui ha accusato l’alleato e Primo ministro Benjamin Netanyahu di essere “un violatore seriale di accordi”.
“Netanyahu ha deciso di sciogliere il governo e di trascinare Israele alle elezioni rifiutando di approvare un bilancio biennale come previsto dall’accordo di coalizione tra le parti", ha dichiarato Gantz.

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L'ESTERNO ISRAELIANO ANCORA PROTAGONISTA 

Solomon, un'altra notte "real": l'Inter adesso trema

Dubbi ormai non ce ne sono più: è nato un campione. Il suo nome è Manor Solomon.
Il ventunenne israeliano in forza allo Shakhtar Donetsk, già autore di un goal in casa del Real Madrid nell’incontro di apertura del girone eliminatorio di Champions League, si è ripetuto ieri sera, nel quinto turno della coppa. Sua infatti la rete che ha chiuso i secondi novanta minuti contro lo squadrone spagnolo, già battuto 3 a 2 sul terreno amico e nuovamente domato, nello stadio di Kiev, con un secco due a zero. 
Due vittorie che portano la firma dell’esterno offensivo, nato a Kfar Saba e cresciuto nel Maccabi Petah Tikwa. In Ucraina dal gennaio del 2019, Solomon è un nome ormai sul taccuino di tutti i grandi club d’Europa (già tempo fa Pep Guardiola voleva portarlo al Manchester City).
Ieri sera ha colpito in contropiede, con un’azione personale partita dalla propria metà campo che si è conclusa con un tiro perfetto finito all’angolo destro della porta avversaria. Nel girone più pazzo di questa Champions, dove ogni verdetto è ancora sospeso, l’estro di Solomon sembra costituire un’arma in più per lo Shakhtar. 
Adesso trema l’Inter, che nell’ultimo decisivo incontro da dentro o fuori ospiterà proprio gli ucraini.

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Ticketless -  Diario dalla pandemia
In occasione dell’epidemia, l’ultimo libro di Francesco Cataluccio (Casagrande, 2020), lo avevo letto appena uscito: venivamo fuori dal primo lockdown. È un ironico e acuto diario dei mesi in cui siamo stati chiusi in casa. Avrei voluto parlarne subito, poi mi sono lasciato trasportare dall’euforia della libertà ottenuta e l’estate è volata via. L’autore è un amico, condividiamo l’amore per i libri, per Firenze dove Cataluccio è cresciuto, spesso ci troviamo in sintonia nel giudicare ciò che ci circonda. Più o meno abbiamo la stessa età, le ansie per il virus che proviamo sono le stesse. Anch’io da mesi lavoro sul tavolo di cucina, mi aggiro per la casa in un clima inquisitoriale, in un generale clima di sospetto. Se starnutisci o fai sentire di notte un colpo di tosse improvviso ti senti addosso gli occhi moglie e figli. Il libro è un diario intessuto di letture che vengono in mente per assonanza con le notizie apprese dai giornali o dalla televisione. Fine conoscitore della Polonia e del mondo yiddish, Cataluccio applica le sue memorie libresche alla vita quotidiana: Singer, Schulz, naturalmente Kafka imperversano. 
Alberto Cavaglion
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Periscopio - La morte richiede pudore
Una delle cose che mi ha sempre attratto, nell’ebraismo, è il radicale rifiuto di ogni forma di idolatria. Il secondo Comandamento del Decalogo, com’è noto, non va inteso esclusivamente come divieto di venerare una pluralità di divinità, ma anche di eleggere esseri umani a livello divino, o semi-divino, attribuendo loro doti sovraumane. Nell’ebraismo non esistono i santi, come nel cattolicesimo, i patriarchi della storia di Israele (Giacobbe, i suoi figli, Mosè, Davide…) sono ricordati anche nelle loro cadute, nei loro errori, nelle loro colpe. Solo l’Onnipotente è santo, e la santità viene indicata agli uomini come un esempio. 
 
Francesco Lucrezi
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Babilonia al rovescio
Il Gulag è la più longeva realtà concentrazionaria nata nel 1917 presso l’arcipelago delle isole Solovki sul Mar Bianco e tecnicamente protrattasi sino al 1958 con un periodo di stasi giustificato dall’entrata in Guerra dell’URSS e significativo calo delle deportazioni.
Trattasi del più mostruoso sistema carcerario e deportatorio della Storia; i piani sterminatori concepiti da Stalin si interruppero unicamente in ragione della morte del dittatore sovietico nel 1953 nonché conseguente abbandono dei Gulag nell’estate del medesimo anno e successiva amnistia generale.
Francesco Lotoro
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