Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     21 Dicembre 2020 - 6 Tevet 5781
LA CRISI POLITICA IN ISRAELE

Netanyahu-Gantz: ultimi tentativi per l'intesa
Senza accordo, a marzo si tornerà al voto

Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il leader di Kachol Lavan Benny Gantz avevano trovato un accordo per posticipare l’approvazione del bilancio di alcuni giorni e cercare di salvare il salvabile, evitando nuove elezioni. La crisi di fiducia tra i due partiti, e in particolare interna a Kachol Lavan, sembra però un ostacolo insormontabile. Nella proposta d’intesa una delle clausole prevedeva di togliere al ministro della Giustizia – al momento, Avi Nissenkorn – il potere di scegliere il prossimo procuratore generale dello Stato; inoltre, veniva introdotto un meccanismo per cambiare la modalità di scelta dei giudici della Corte Suprema e dare sostanzialmente potere di veto ai membri del Likud. Un piano che sta trovando molte resistenze all’interno di Kachol Lavan, con diversi membri che da giorni chiedono di staccare la spina al governo e di abbandonare l’alleanza con Netanyahu.

LA SERATA A 50 ANNI DALL'USCITA DEL FILM DI DE SICA

"Finzi Contini, una storia che non invecchia mai"

Mezzo secolo fa, il 4 dicembre del 1970, usciva nei cinema italiani Il giardino dei Finzi Contini, diretto da Vittorio De Sica e tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani. Un film che ebbe ottime recensioni e incassi, pur con una controversa vicenda produttiva, e che ha, ancora oggi, una considerevole presenza nei ricordi cinematografici di chi lo vide allora o lo ha visto in seguito. Fu il primo film di De Sica senza la sceneggiatura di Cesare Zavattini, suo storico collaboratore. Il regista aveva però certo esperienza nel portare dalle pagine agli schermi grandi romanzi, com’era accaduto per Ladri di biciclette, o La ciociara, tratto da un romanzo di Alberto Moravia.
L’opportunità dell’anniversario è stata colta dall’Associazione ex allievi e amici della Scuola ebraica di Torino, promotrice di un incontro online in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema al quale sono intervenuti anche alcuni dei protagonisti. 

ERA UNA COLONNA DELLA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

Pietro Greco (1955-2020)

"Un intellettuale raffinato, capace di spiegare al grande pubblico argomentazioni complesse con semplicità e immediatezza”.
È il ricordo che il ministro per l’Università e la Ricerca Gaetano Manfredi ha di Pietro Greco, una delle colonne della divulgazione scientifica in Italia.
Scomparso improvvisamente all’età di 65 anni, è stato direttore del master in comunicazione scientifica della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste e conduttore della trasmissione Radio3 Scienza fin dagli esordi. Una delle figure più autorevoli in questo campo, con all’attivo una trentina tra libri scritti e curati. Grande studioso della figura di Albert Einstein, tra i temi di cui più si è occupato spiccano la storia della scienza in generale e in Italia, con un’attenzione particolare dedicata alla cacciata degli scienziati ebrei dalle università per effetto delle leggi razziste promulgate dal fascismo.
“Una scelta sciagurata – ricordava nell’ottantesimo dall’entrata in vigore – da ogni punto di vista: perché ebbe conseguenze tragiche per gli ebrei e i rom; per l’intero Paese che si trovò a praticare una odiosa discriminazione in base alla (inesistente) differenza di razza; e, anche, per la scienza italiana”.

Il confine del dialogo
Non penso che gli ebrei siano diversi dagli altri. Non sono nè più belli né più brutti, né più intelligenti nè più stupidi, politicamente coprono tutte le diverse sfumature tra destra e sinistra. Ci sono stati tanti ebrei antifascisti, sotto il fascismo, e altri no. Ci sono ebrei che sostengono senza se e senza ma una specifica componente politica israeliana e altri che la criticano anche molto duramente. Ci sono ebrei eterosessuali e ebrei omosessuali, ebrei con grandi famiglie e tanti figli e ebrei single e felici di esserlo. Come quelli che ebrei non sono.
Anna Foa
Oltremare - Uccelli liberi e meno liberi
Uno dei vantaggi del vivere in un moshav è sicuramente la natura che circonda le case, soprattutto nella zona dove vivo io una natura in parte molto umanizzata, coltivazioni che ciclicamente cambiano, fino a tre volte nel giro di un anno, e anche in parte del tutto vergine. A poche centinaia di metri da casa, per esempio, c’è un piccolo cratere – non come al sud vero, niente di paragonabile al Makhtesh Ramon, ma pur sempre un grande buco di forma quasi circolare, che essendo in zona relativamente fertile è ricoperto di vegetazione ed è meta di animali che ci fanno il nido o la tana.
Daniela Fubini
Controvento - Biscotti e pesci avvelenati
Per chi, come me, ha vissuto a lungo in America, la parola cookie evoca fragranti biscotti, magari i rinomati chocolate chips con dentro scaglie di cioccolato fondente. Per questo, non ho avuto esitazioni, in passato, ad accettare senza troppi sospetti i cookie che mi venivano offerti sul web per poter continuare a navigare. Poi articoli sulla stampa, ma soprattutto la visione di due documentari su Netflix, The Social Dilemma e The Great Hack, mi hanno fatto capire che sono diventata merce di scambio per aziende di marketing e di pubblicità, influencer politici e commerciali, e un sottobosco di loschi personaggi che studiano le mie abitudini, le mie preferenze, le mie confidenze per scopi non sempre trasparenti.
 
Viviana Kasam
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