Il confine del dialogo

Non penso che gli ebrei siano diversi dagli altri. Non sono nè più belli né più brutti, né più intelligenti nè più stupidi, politicamente coprono tutte le diverse sfumature tra destra e sinistra. Ci sono stati tanti ebrei antifascisti, sotto il fascismo, e altri no. Ci sono ebrei che sostengono senza se e senza ma una specifica componente politica israeliana e altri che la criticano anche molto duramente. Ci sono ebrei eterosessuali e ebrei omosessuali, ebrei con grandi famiglie e tanti figli e ebrei single e felici di esserlo. Come quelli che ebrei non sono.
Ma che oggi alcuni sostengano, o appoggino chi sostiene, il rifiuto della democrazia liberale, i regimi autoritari che ancora sono ben presenti fin in Europa, e una destra estrema vicinissima a formulazioni antisemite, con la scusa di preferire gli ebrei vivi a quelli morti (e in questo caso i morti sono la nostra storia e i nostri sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo): beh, questo lo considero paradossale e inaccettabile. Se non fosse bastata la lezione delle leggi razziste, c’è comunque quella delle leggi di Verona della Repubblica di Salò, con cui i militi repubblichini hanno dato la caccia agli ebrei per consegnarli alla deportazione. Penso che in quel punto stia il confine che rende impossibile ogni dialogo fra chi sostiene la democrazia e chi, in vari modi, la rifiuta.

Anna Foa, storica

(21 dicembre 2020)