Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui                24 Dicembre 2020 - 9 Tevet 5781
IL GOVERNO DI GERUSALEMME DECIDE PER LA TERZA CHIUSURA NAZIONALE 

Dall'Italia a Israele, tempo di nuovi lockdown

L'Italia è entrata in queste ore in zona rossa e lo rimarrà, con alcune eccezioni, fino al 6 gennaio. Evitare una terza ondata della pandemia è l'obiettivo comune, da Roma a Londra. E anche Gerusalemme si sta organizzando per applicare nuove misure restrittive. Il governo dimissionario, guidato dal Primo ministro Benjamin Netanyahu, ha infatti deciso di applicare un terzo lockdown nazionale a partire dal 27 dicembre e valido per due settimane. Trascorso questo periodo, “terremo una valutazione generale e vedremo se sarà necessario prolungare il blocco”, ha spiegato il commissario per il coronavirus Nachman Ash (nella foto mentre riceve il vaccino anti-covid). Dal suo punto di vista però, quattordici giorni non basteranno. “Non credo che tra due settimane saremo in grado di conoscere la situazione nazionale né che saremo in grado di avere un netto calo della morbilità”. Al momento in Israele le infezioni superano le 3mila al giorno e il tasso di positività registrato è del 5,7%. L'obiettivo è quello di scendere sotto i 1000 casi giornalieri e il tetto del 3% (di positivi riscontrati rispetto a tamponi eseguiti).
In questo quadro, l'attenzione degli israeliani è dunque dedicata ad organizzarsi per il nuovo isolamento forzato, con un occhio alla crisi politica in corso. Dopo lo scioglimento della Knesset e l'annuncio di nuove elezioni, molto si muove infatti sul fronte dei partiti.

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DAL KIBBUTZ BEIT ZERA A WASHINGTON 

Il debutto in Nba di Denj Avdija,
il Gallinari del basket israeliano

Era da un bel po’ che in Israele non c’erano così tante aspettative su un giocatore di pallacanestro, lo sport nazionale.
Merito di un 19enne che sembra aver voglia di bruciare in fretta le tappe. Nato nel kibbutz Beit Zera, cresciuto sportivamente in quella fucina di talenti che è il Maccabi Tel Aviv, Denj Avdija ha tutti i tratti del potenziale fenomeno.
In queste ore lo ha dimostrato sul palcoscenico più difficile, la Nba, dove ha esordito con la maglia dei Washington Wizards contro i Philadelphia 76ers. Un debutto più che promettente, malgrado la sconfitta della sua squadra. Ventotto minuti sul parquet, sette punti e una prestazione di livello salutata con favore dal suo allenatore, che ne ha lodato l’equilibrio e la presenza difensiva.
Avdija, che è un figlio d’arte (suo padre ha giocato nella nazionale jugoslava) e ha passaporto serbo, non è il primo israeliano a giocare in Nba.

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QUI FIRENZE - L'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO COMUNALE 

“Commissione contro l’odio,
Liliana Segre il nostro esempio”

Porta il nome di Liliana Segre la Commissione consiliare speciale “per il contrasto dei fenomeni di intolleranza e razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza” istituita da qualche ora all’interno del Consiglio comunale di Firenze. Ispirata all’organismo nato a Palazzo Madama su iniziativa della senatrice a vita, purtroppo frenato nelle sue attività dalla pandemia in corso, vuole ricalcarne a livello locale principi e finalità. Un laboratorio quindi di grande importanza anche a livello nazionale.
“A chi mi ha fatto notare che in una fase così critica sarebbe più opportuno occuparsi d’altro rispondo che è proprio questo, con un conflitto sociale che rischia di deflagrare, il momento di mettere al centro certi temi. La Costituzione, e in particolare l’articolo tre, saranno il nostro faro” racconta a Pagine Ebraiche la giurista Barbara Felleca, neo presidente della Commissione.
Le riunioni avranno cadenza quindicinale, coinvolgendo rappresentanti del mondo del diritto, associazioni, comunità religiose. L’insediamento avverrà in un luogo particolarmente simbolico: l’ex padiglione italiano ad Auschwitz, da poco trasferito a Firenze. Al presidente emerito della Corte costituzionale Paolo Grossi l’onore di aprire i lavori, il prossimo 18 gennaio, con un intervento sul tema della dignità della persona. “Anche la Comunità ebraica sarà naturalmente coinvolta in questo percorso”, sottolinea Felleca. 

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Setirot - Nostre responsabilità
In questo periodo, sui social, sbettego (scusate il “venezianismo”) parecchio, un po’ troppo forse, con amici che passano il loro tempo a criticare e delegittimare qualsiasi presa di posizione del governo e/o del CTS e/o degli scienziati in fatto di lotta alla pandemia. Non aprirò certo qui l’ennesima diatriba, ci mancherebbe: ciascuno pensi ciò che vuole, e ognuno tragga le conclusioni che preferisce sul pensiero altrui. Io sono più in pace con la mia coscienza - ed è ciò che per me conta maggiormente - se di fronte a fenomeni-disastri epocali mi sforzo di non lamentarmi e basta, di non dare la colpa a nessuno se non, al massimo, al mondo che tutti insieme abbiamo fallacemente costruito.
Stefano Jesurum
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Un sistema di sicurezza collettivo
Il numero e le caratteristiche dei Paesi che nel giro di breve tempo hanno deciso di stabilire rapporti diplomatici con Israele, superando la precedente situazione di ostilità se non addirittura di stato di guerra, spinge verso un quadro che non sia caratterizzato soltanto da rapporti bilaterali, ma permetta di stabilire un vero e proprio sistema di sicurezza collettivo.
In questo momento sono infatti sei i Paesi arabi che hanno rapporti diplomatici ed economici con Israele (Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan, Marocco) coprendo un’area che va dall’Atlantico all’Oceano Indiano passando per il Mediterraneo. 
Valentino Baldacci
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Machshevet Israel - Averroismo ebraico
Si fa un gran parlare e pubblicare libri sulla mistica ebraica e poco si sa di quell’ebraismo che, in parallelo alla nascita e al diffondersi della qabbalà nel medioevo, l’ha avversata e screditata, ben prima che essa servisse la causa dell’eresia sabbatiana nel XVII secolo.
Ci sono molte ragioni storiografiche per chiamare il partito anti-qabbalistico (che mise radici in Catalogna come in Provenza, ma soprattutto in Italia) con il nome di "averroismo ebraico". 
Massimo Giuliani
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Spuntino - Etichetta diplomatica
Nella parashà di VaYigash Giuda si appella così all’allora vicerè d’Egitto (Gen. 44:18) che, a posteriori, si rivela essere suo fratello Giuseppe: “ecco, mio signore, il tuo servo vorrebbe parlarti di una questione che tu possa interiorizzare senza irritarti poiché sei alla pari col faraone.” Da questo versetto s’impara come bisognerebbe rivolgersi ad un re o ad una figura influente: cercando di scegliere le parole giuste, articolandole con maniera, affinché queste possano essere accolte con favore.
Raphael Barki
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