IL PAESE IN ATTESA DI NUOVE SCORTE PER PROSEGUIRE LE PRIME VACCINAZIONI
Record di vaccini, ma i contagi preoccupano
Israele verso un lockdown più severo
Israele mantiene il titolo di leader mondiale nelle vaccinazioni pro-capite, con circa 1,5 milioni di dosi somministrate ai propri cittadini. Un successo preso a modello in tutto il mondo. La campagna però dovrà presto rallentare per garantire che ci siano le scorte per la somministrazione della seconda dose. Affinché il vaccino Pfizer – quello sino ad ora utilizzato in Israele – abbia una efficacia di oltre il 90% contro il Covid-19 è infatti necessario fare un richiamo a distanza di 21 giorni dalla prima inoculazione. Da qui l'annuncio delle mutue locali – enti che si stanno occupando della somministrazione di massa – della imminente sospensione di nuove vaccinazioni. E mentre il paese attende nuovi rifornimenti, in particolare da Moderna, il governo ha annunciato una nuova stretta rispetto al lockdown già in vigore dal 28 dicembre. La terza chiusura nazionale, a partire dalla mezzanotte tra il 7 e l'8 gennaio, vedrà dunque un inasprimento delle misure, in particolare con la chiusura di tutte le scuole ad eccezione degli istituti di istruzione speciale. A preoccupare, il progressivo aumento dei contagi che per il secondo giorno consecutivo hanno superato quota ottomila. Il Premier israeliano Benjamin Netanyahu ha imputato alla variante britannica del coronavirus l'aumento dei casi e chiesto agli israeliani di “fare un ultimo sforzo” per contenere i contagi. Il successo della campagna di vaccinazione di queste settimane - al centro di un approfondimento curato dalla redazione di Pagine Ebraiche assieme a Radio Radicale nella puntata di ieri del programma Spazio Transazionale - non può sostituire il rispetto delle misure di prevenzione, hanno avvisato le autorità.
(Nell'immagine, lo spazio per i vaccini anti-Covid in piazza Rabin a Tel Aviv. Le somministrazioni sono state sospese in queste ore in attesa di indicazioni dal ministero della Salute).
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LA SFIDA DECISIVA PER IL SEGGIO AL SENATO USA
Jon Ossoff verso l'elezione in Georgia,
ma la partita resta aperta
“Too close to call”. Una locuzione che ha spesso contraddistinto lo spoglio delle recenti elezioni presidenziali americane, decise in molti stati per un numero davvero minimo di preferenze.
“Too close to call” è anche uno dei due ballottaggi sul quale si sono espressi gli elettori della Georgia. Un voto che nasce locale ma che, come noto, avrà profonde ripercussioni anche sugli anni di presidenza Biden.
I democratici sembrano avviati verso una storica doppietta. Non ci sono ormai più dubbi sulla vittoria del pastore battista Raphael Warnock, ormai irraggiungibile per il rivale repubblicano Kelly Loeffler. Ancora da assegnare invece la sfida che vede al momento in testa Jon Ossoff (nell’immagine), giovanissimo astro nascente della politica americana.
Trentatré anni, ebreo, protagonista di alcune battaglie per la difesa dei diritti civili, con il 98% delle sezioni scrutinate è accreditato di un lieve vantaggio sul repubblicano David Perdue. Ossoff conduce infatti con il 50,19% dei voti. Perdue insegue con il 49,81%. A separarli appena 16mila preferenze. Una sfida che tiene il Paese con il fiato sospeso.
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PAGINE EBRAICHE - GENNAIO 2021
Hannah Arendt, lezioni vive
In un momento in cui torna a fuoco la questione, infinitamente complessa, dei limiti e della limitabilità delle libertà personali, la mostra “Hannah Arendt e il XX secolo” ci propone l’incontro con una pensatrice che non ha mai smesso di interrogarsi su libertà e responsabilità personale, la cui indipendenza e onestà intellettuale non si sono mai piegate davanti a qualsiasi autorità o potere. La mostra, tenutasi al Deutsches Historisches Museum di Berlino e già trattata in Pagine Ebraiche di Agosto (“Hannah Arendt e il suo occhio segreto”), sarà nuovamente visitabile dal 12 gennaio alla Bundeskunsthalle di Bonn.
Il visitatore potrà attraversare, in sedici sezioni, diversi aspetti del rapporto tra il pensiero di Hannah Arendt e i fenomeni del suo travagliato secolo: i totalitarismi, l’antisemitismo, il nazismo, le due guerre e i problemi ereditati e irrisolti, il processo Eichmann e le controversie, la segregazione razziale negli Stati Uniti, il sionismo, il femminismo. Attraverso testi, documenti audiovisivi, fotografie e oggetti, la mostra, curata dalla filosofa Monika Boll, si pone l’obiettivo ambizioso di ricostruire gli elementi del pensiero e della biografia di questa protagonista dirompente del XX secolo.
Fino a che punto i materiali esposti riescano a trasmettere lo spirito di contraddizione e l’originalità di questa “apolide del pensiero” (Dal Lago), capace di cogliere l’essenza degli eventi storici in un modo del tutto autonomo e spesso scomodo, sia lasciato al giudizio del visitatore. Ma a prescindere dal suo potenziale illustrativo, evocativo o anche sovversivo, l’evento si può anche intendere come un invito a (ri)prendere in mano i lavori di Hannah Arendt ( La Banalità del Male: Eichmann a Gerusalemme, Le origini del totalitarismo, Vita activa, Disobbedienza civile e tanti altri).
Goranka Rocco, professoressa di Lingua tedesca all’Università di Trieste
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L'ALBUM REALIZZATO DA MORETTI E FORNARI
12, un viaggio in musica nel segno dell’identità
Un compositore classico e un cantautore post punk. Da questo incontro tra mondi apparentemente inconciliabili, uno rappresentato da Riccardo Joshua Moretti, l’altro da Alex Ezra Fornari, è scaturito un album speciale: “12”.
Prodotto da Compagnia Nuove Indye (CNI) / Hi-QU Music, dopo una prima fase distributiva negli store digitali è ora disponibile anche come cd e vinile. Un viaggio in dodici brani permeato di ebraismo, pur senza espliciti riferimenti al testo biblico e ad altre fonti tradizionalmente citate.
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MEMORIA
Il coraggio di tre “Giusti”
Quando il 29 aprile 2018 a Cartosio, nell’alto Monferrato, io e mio marito Meir iniziammo da soli l’avventura di ricostruire le vicende della famiglia Ancona-Polacco durante la Shoah, rincorrendo orme di memorie sbiadite, protagonisti senza volto e salvatori senza nome, mai avremmo pensato di raggiungere in così poco tempo un tale obiettivo: il riconoscimento, da parte del Memoriale della Shoah Yad Vashem a Gerusalemme, di ben tre “Giusti tra le Nazioni“ – Angelo Moro, Enrico Giuseppe Badarello e Mafalda Bosio Badarello.
Paola Fargion
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Ticketless - La misura dell’inatteso
Quando uscirono le lettere dal carcere di Vittorio Foa (1998), nessuno si accorse che questa fonte è la più ricca che si conosca per seguire passo dopo passo l’evolversi della campagna razziale: dalla prima lettera, datata 17 maggio 1935, fino all’applicazione delle norme persecutorie, Foa misura in presa diretta la crescita della febbre razzista. “Lucidità, pugnacità e volontà di capire” le tre qualità maturate in carcere, ci dice ora Antonio Bechelloni ( Vittorio Foa, Torino, Raineri Vivaldelli editore, 2020). Questo libro, anche per le sue dimensioni, non è una biografia nel senso stretto della parola, ma aiuta a mettere in chiaro gli snodi più controversi.
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Chi sono i razzisti
È molto appassionante dedicarsi al dibattito intellettuale al momento del sorgere delle democrazie moderne. Le critiche al sistema politico nascente vanno prese sul serio ancora oggi. Dalle cosiddette teorie elitarie, che hanno la propria origine già in Platone, dove la democrazia veniva sostanzialmente ridotta a demagogia, fino alle visioni tradizionaliste che la immaginano come un sistema capace di infrangere ogni valore su cui si era retta la società nei secoli precedenti.
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Periscopio - Il farmaco democrazia
Nel mio articoletto di mercoledì scorso, ho avuto modo di formulare alcune pessimistiche considerazioni riguardo allo stato di salute, ai nostri giorni, in diversi Paesi, della democrazia e dei suoi valori fondanti. Mi viene da chiedermi, però - ove mai tali disilluse riflessioni avessero del fondamento -, quanto ciò possa suscitare preoccupazione, allarme, sconforto. È proprio sicuro che la morte, o la malattia, della democrazia rappresenti per tutti una grave sciagura? È proprio sicuro che la democrazia sia tanto amata, dovunque e da tutti? Che la sua scomparsa, o il suo annebbiamento, sarebbe da tutti percepito come una grave perdita? Quanti, dopo l’eventuale funerale della democrazia, andrebbero a piangere sulla sua tomba?
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Lenticchie
È all’inizio della parashà di Toledoth che troviamo il famoso episodio della cessione della primogenitura di Esaù a Giacobbe in cambio di un piatto di lenticchie. Scambio che è divenuto proverbiale simbolo del prezzo di un baratto in cui si scambiano principi morali con cose materiali di infimo valore e anche di un baratto di una cosa da poco in cambio di un grande vantaggio.
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