Pagine Ebraiche gennaio 2021
Hannah Arendt, lezioni vive
In un momento in cui torna a fuoco la questione, infinitamente complessa, dei limiti e della limitabilità delle libertà personali, la mostra “Hannah Arendt e il XX secolo” ci propone l’incontro con una pensatrice che non ha mai smesso di interrogarsi su libertà e responsabilità personale, la cui indipendenza e onestà intellettuale non si sono mai piegate davanti a qualsiasi autorità o potere. La mostra, tenutasi al Deutsches Historisches Museum di Berlino e già trattata in Pagine Ebraiche di Agosto (“Hannah Arendt e il suo occhio segreto”), sarà nuovamente visitabile dal 12 gennaio alla Bundeskunsthalle di Bonn.
Il visitatore potrà attraversare, in sedici sezioni, diversi aspetti del rapporto tra il pensiero di Hannah Arendt e i fenomeni del suo travagliato secolo: i totalitarismi, l’antisemitismo, il nazismo, le due guerre e i problemi ereditati e irrisolti, il processo Eichmann e le controversie, la segregazione razziale negli Stati Uniti, il sionismo, il femminismo. Attraverso testi, documenti audiovisivi, fotografie e oggetti, la mostra, curata dalla filosofa Monika Boll, si pone l’obiettivo ambizioso di ricostruire gli elementi del pensiero e della biografia di questa protagonista dirompente del XX secolo.
Fino a che punto i materiali esposti riescano a trasmettere lo spirito di contraddizione e l’originalità di questa “apolide del pensiero” (Dal Lago), capace di cogliere l’essenza degli eventi storici in un modo del tutto autonomo e spesso scomodo, sia lasciato al giudizio del visitatore. Ma a prescindere dal suo potenziale illustrativo, evocativo o anche sovversivo, l’evento si può anche intendere come un invito a (ri)prendere in mano i lavori di Hannah Arendt (La Banalità del Male: Eichmann a Gerusalemme, Le origini del totalitarismo, Vita activa, Disobbedienza civile e tanti altri).
Forse la lucidità con la quale lo sguardo di Hannah Arendt penetra i meccanismi totalitari e la società di massa, l’individuo ridotto ad un semplice ingranaggio, de-responsabilizzato e privo di capacità anche solo di interrogarsi sulla propria libertà, offrirà dei mezzi inaspettati per comprendere e rivalutare la nostra realtà.
Forse sarà una spinta per tornare a dialogare con il mondo e con noi stessi, per interrogarci su cosa significano veramente, all’epoca in cui la digitalizzazione, la precarizzazione e la gig economy si incrociano con un’emergenza sanitaria globale, la libertà, la solidarietà e la vera partecipazione politica.
Goranka Rocco, professoressa di Lingua tedesca all’Università di Trieste
(Pagine Ebraiche gennaio 2021)