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LA CONDANNA DEL DIRETTORE DELL'ANTI-DEFAMATION LEAGUE 

“Washington, quella violenza arriva da lontano.
Il Presidente ne è responsabile”

Superare la retorica dell’odio e delle divisioni, raffreddare la temperatura politica nel paese, ricostruire l’unità, combattere senza mezze misure l’estremismo di destra. Guardando al futuro degli Stati Uniti, il direttore dell’Anti-Defamation League (ADL) Jonathan Greenblatt aveva chiarito a Pagine Ebraiche quali fossero per lui le priorità della futura amministrazione Biden. Sanare le ferite di un’America divisa e sempre più rabbiosa, il risultato da raggiungere secondo il numero uno dell’ultracentenaria organizzazione ebraica americana. “Spetta a tutti i leader abbassare la retorica odiosa e divisiva e raffreddare la temperatura politica - aveva spiegato Greenblatt nell’ampia intervista rilasciata Pagine Ebraiche (gennaio 2021) - Nei Paesi liberi, i leader sono eletti dal popolo per servirlo, tutto. Saremmo degli sciocchi a pensare che le divisioni in questo Paese si saneranno in fretta sotto una nuova amministrazione. Così come saremmo degli sciocchi a pensare che queste divisioni siano state create dall’amministrazione precedente. Questi problemi sono radicati nei nostri sistemi e nella nostra società, e la loro soluzione inizia da coloro che scegliamo di servire. Non accadrà da un giorno all’altro, ma con uno sforzo collettivo di persone di buone intenzioni, possiamo fare un vero cambiamento e creare una società più equa e giusta per tutti”. Obiettivi ancor più pressanti alla luce di quanto accaduto nelle ultime ventiquattro ore a Washington, con centinaia di sostenitori del Presidente Trump che hanno preso d’assalto il Campidoglio. Un tentativo, istigato dalle parole dello stesso Trump, volto ad impedire la certificazione dell’elezione a presidente di Joe Biden (quattro manifestanti sono morti negli scontri). “A coloro che oggi hanno scatenato il caos nel nostro Campidoglio, non avete vinto – le parole del vicepresidente Mike Pence – La violenza non vince mai. La libertà vince. E questa è ancora la casa del popolo”. Le parole di Pence, arrivate con la ripresa dei lavori del Congresso e l’avvenuta certificazione della vittoria di Biden, sono state interpretate anche come una risposta all’attuale inquilino della Casa Bianca. Questi aveva attaccato il suo vice, accusandolo di non avere avuto “il coraggio di fare quel che doveva per proteggere il nostro paese e la nostra Costituzione”. Ovvero, nelle intenzioni del presidente uscente, negare la vittoria ai democratici sulla base di presunti brogli, mai provati. Anzi, contestati anche dalla maggior parte dei funzionari repubblicani. Ma la tesi falsa dei brogli è stata rilanciata da Trump anche dopo i fatti violenti del Campidoglio. “Anche se sono in totale disaccordo con l’esito delle elezioni, e i fatti mi danno ragione, ci sarà comunque una transizione ordinata il 20 gennaio”, ha dichiarato Trump. Lo ha fatto attraverso un comunicato su Twitter delegato ad altri, visto che il suo profilo è stato sospeso dai social. Una decisione arrivata dopo i suoi cinguettii a favore dei manifestanti e invocata immediatamente dal direttore dell’ADL Greenblatt. “Il Presidente ha promosso la rivolta e incitato alla violenza. Le persone che aggrediscono le forze dell’ordine o che violano gli edifici governativi devono essere arrestate e ritenute responsabili. – ha denunciato Greenblatt – Ciò che sta accadendo in questo momento in Campidoglio è il risultato diretto della paura e della disinformazione che è stata costantemente diffusa dallo Studio Ovale. Il presidente Trump ha la responsabilità di chiedere la fine di questa violenza e dei disordini che ha seminato. La sua campagna di disinformazione è un chiaro e presente pericolo per la nostra democrazia. Ma fino a quando ciò non accadrà, le aziende dei social media dovrebbero sospendere i suoi profili il prima possibile, come farebbero per chiunque altro sostenga la disinformazione e promuova la violenza”.

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LA REAZIONE DALL'EBRAISMO AMERICANO A ISRAELE

"Attacco al Congresso sia di lezione.
La democrazia non è scontata"

“La transizione pacifica del potere è il fondamento della nostra democrazia. Siamo scioccati e inorriditi dai violenti disordini che si stanno verificando in questo momento in Campidoglio. Esortiamo il Presidente Trump a chiedere la fine immediata dei disordini e a rispettare il processo di certificazione in corso”. Così l'American Jewish Committee, chiedendo allarmata a Trump di intervenire per fermare l'assalto al Congresso compiuto nelle scorse ore da centinaia di suoi sostenitori. “Siamo disgustati dalla violenza in Campidoglio ed esortiamo i rivoltosi a disperdersi immediatamente”, la richiesta della Conferenza dei presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche americane. “La legge e l'ordine devono essere ripristinati, e la transizione pacifica delle amministrazioni deve continuare”. Più diretta la presa di posizione dell'Aipac, l'influente organizzazione americana impegnata a favore d'Israele: “Condividiamo la rabbia dei nostri concittadini americani per l'attacco al Campidoglio e condanniamo l'assalto ai nostri valori e al nostro processo democratico. Questa violenza, e l'incitamento del presidente Trump, è oltraggiosa e deve finire”, il messaggio dell'Aipac. E a proposito di Israele, in merito alle violenze sono intervenuti sia il Primo ministro Benjamin Netanyahu sia il Presidente Reuven Rivlin. Per quest'ultimo, quanto accaduto a Washington deve essere una lezione anche per i propri cittadini: “Dobbiamo fare in modo che, anche se le divisioni sono profonde, la nostra democrazia ci protegga come popolo, come società e come Stato. - ha dichiarato il Presidente israeliano - Le immagini dei disordini di Capitol Hill sono scioccanti. Ci ricordano che la democrazia, anche quando è forte e profondamente radicata, non è da dare per scontata”.
 

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LA NOTA DELLA PRESIDENTE UCEI 

"Difendiamo le istituzioni democratiche,
con l’impegno di ogni giorno"

Le scene cui abbiamo assistito nelle scorse ore a Washington resteranno un segno indelebile nella nostra memoria. Memoria appena di ieri che ondeggia tra terrore e speranza di recupero dell’ordine civile davanti al potere della parole detta o taciuta. Davanti all’uso della forza e delle armi, alla violenza squadrista contro l’inviolabile essenza di una democrazia. Violenza di parole accumulate in giorni, settimane e mesi, cavalcando le peggiori pulsioni e soprattutto il richiamo ad un concetto di legalità elusa e depredata, anziché rispettata.
In queste drammatiche ore di totale sconcerto abbiamo infatti constatato la pervasività nel mondo “reale” di quella galassia di fake news, teorie del complotto e deliri di vario tipo, molto spesso declinati anche nel segno dell’antisemitismo. Il rapidissimo passaggio dalle parole alla violenza fisica, senza più ritorno. Un problema esistenziale che non è ovviamente solo americano e che ci riguarda molto da vicino con il rischio che tutto e il contrario di tutto sia da ora in poi trascinato in questo vortice di surreale sospensione della democrazia. Democrazia che non è un concetto astratto da studiare sui libri di filosofia e di storia ma è vita quotidiana fatta di mille aspetti di ogni nostra giornata privata e pubblica. Dall’azione repressiva alla sfida valoriale, educativa e culturale, il momento di agire con ancora maggiore impegno rispetto al passato è adesso. Non un minuto di più deve essere perso.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI

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PAGINE DI LETTERATURA CON ALBERTO CAVAGLION 

I Diari di Emanuele Artom, una lettura necessaria

“Il fascismo non è una tegola cadutaci per caso sulla testa; è un effetto della apoliticità e quindi della immoralità civile del popolo italiano. Se non ci facciamo una coscienza politica non sapremo governarci, e un popolo che non sa governarsi cade necessariamente sotto il dominio straniero, o sotto la dittatura di uno dei suoi”, scriveva nei sui celebri Diari il partigiano ebreo torinese Emanuele Artom, catturato sulle montagne piemontesi e ucciso dai nazifascisti nel marzo del 1944. A lui è dedicata l'ultima puntata di pagine di letteratura, in cui il critico Alberto Cavaglion ricorda quanto la lucidità e le idee di Artom avrebbero potuto dare all'Italia della ricostruzione. E come i suoi scritti dovrebbero essere una lettura obbligata nelle scuole. 

Ascolta qui la puntata

Un Presidente divisivo
Le immagini a Capitol Hill, drammatiche e foriere di un grave pericolo non solo per gli Stati Uniti, colpiscono per molti aspetti diversi, fuori dall'ordinario.
Il Presidente americano ha convocato e arringato i suoi sostenitori per incitarli a non accettare l'esito delle elezioni del 3 novembre scorso. Trump ha per due mesi dichiarato che il processo elettorale era fraudolento e corrotto, nonostante numerosi tribunali abbiano respinto i ricorsi da lui promossi e lo stesso suo ministro della Giustizia abbia dichiarato che le elezioni si erano svolte con regolarità.
Anselmo Calò
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Setirot - Lezioni
Lotta al Covid e anime belle. In Israele hanno dovuto momentaneamente rallentare – se non interrompere – le somministrazioni del siero Pfizer perché la campagna vaccinale va “troppo bene” e scarseggiano le scorte, che però stanno per arrivare. Infatti, in meno di due settimane, quasi il 15% dei cittadini ha ricevuto la prima dose. Ed ecco lo Stato ebraico, più che giustamente, essere additato a modello. L’exploit è il risultato di un sistema tanto complesso quanto, per la verità, assai noto: una rete territoriale di personale medico rigorosa, un senso della collettività radicatissimo e un perfetto coordinamento tra governo, privati, ricerca che funziona ovunque, dalla cyber-security alla medicina.
Stefano Jesurum
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Machshevet Israel - Narciso nel Talmud
Il mito greco di Narciso ha influenzato una lunga lista di poeti e filosofi: solo in età contemporanea lo hanno rivisitato Valéry e Rilke, Williams e Garcia Lorca, Borges e Pasolini. Come ha scritto Sonia Macrì, la storia di questo bellissimo giovane, figlio di una ninfa e di un dio fluviale, quasi non ha trama: specchiatosi in acque di fonte, si innamorò di se stesso e presso quella sorgente morì d’amore, per se stesso. Già Pausania, scrivendo nel II secolo e.v. (all’epoca della redazione della Mishnà), senza ironia commenta “che è del tutto sciocco pensare che una persona adulta cada innamorata e non sia capace di distinguere tra un’immagine e una persona reale” (Guida della Grecia IX).
Massimo Giuliani
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Le paure e le speranze degli italiani
Nel febbraio del 1986 Ennio Di Nolfo, uno degli storici più acuti che l’Italia abbia avuto, purtroppo scomparso da alcuni anni, pubblicò con Mondadori un libro bello e originale, lasciando da parte per una volta i suoi studi preferiti, quelli di politica internazionale. Il libro aveva per titolo Le paure e le speranze degli italiani (1943-1953) e approfondiva il vissuto degli italiani in quella drammatica fase storica che prese avvio dalla sconfitta militare e dal crollo delle strutture dello Stato per giungere alla faticosa fase della ricostruzione, che non fu solo economica ma che comportò una nuova concezione della vita civile e dell’organizzazione statuale, che la nuova Costituzione repubblicana ebbe il compito di rappresentare.
Valentino Baldacci
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Spuntino - Carta d’identità
Il Signore ha fatto uscire gli ebrei dall’Egitto in virtù di tre meriti: avevano conservato i nomi (“shemòt”) originali ebraici (elencati in maniera apparentemente ridondante all’inizio della parashà di Shemòt); la lingua ebraica; il vestiario modestamente distintivo. C’è chi ne aggiunge un quarto: sposavano donne ebree. In generale la scelta di un nome non è casuale e il suo significato letterale è associato alla vita dell’individuo. Per questo è meglio non cambiarlo. Il primo che non modificò il proprio nome arrivando in Egitto, dando così l’esempio agli altri, era stato Yosef.
Raphael Barki
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