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IL GIORNO DELLA MEMORIA AL QUIRINALE

“Non c’è Memoria senza consapevolezza”

“L’antisemitismo in crescita mi addolora, ma non bisogna mai perdere la speranza. La speranza è un antidoto. Il nostro antidoto all’odio. Vado avanti perché non voglio che i giovani vedano quello che hanno visto i miei occhi”. 
Nel segno di Sami Modiano, della sua commovente testimonianza, la cerimonia svoltasi questa mattina al Quirinale per il Giorno della Memoria. 
Da Auschwitz non si esce mai, ha sottolineato il Testimone della Shoah nato a Rodi, 90 anni compiuti lo scorso luglio, che vide la quasi totalità del mondo da cui proveniva annientato nel campo di sterminio. Se di quell’immenso dolore ha trovato la forza di parlare, ha ricordato quest’oggi davanti alle più alte cariche dello Stato, nel più solenne degli appuntamenti legati al 27 gennaio, è per lasciare un segno nelle nuove generazioni. Un segno di consapevolezza. 
Consapevolezza che non può prescindere dalla comprensione del clima, delle violenze e delle scelte che portarono alla Shoah. In questo senso sia il Capo dello Stato Sergio Mattarella che la Presidente UCEI Noemi Di Segni hanno invitato l’Italia a fare davvero e fino in fondo i conti con il proprio passato. 
“Il fascismo, il nazismo, il razzismo non furono funghi velenosi nati per caso nel giardino ben curato della civiltà europea. Furono invece – ha ricordato Mattarella – il prodotto di pulsioni, di correnti pseudo culturali, e persino di mode e atteggiamenti che affondavano le radici nei decenni e, persino, nei secoli precedenti”. 

Le parole, specialmente se sono di odio, non restano però a lungo senza conseguenze. Mattarella al riguardo ha osservato: “Quelle idee e quei pensieri grotteschi, nutriti di secoli di pregiudizi contro gli ebrei, rappresentarono il brodo di cultura nel quale nacque e si riprodusse il germe del totalitarismo razzista. Rimasto per molto tempo allo stato latente, esplose e si diffuse, con violenza inimmaginabile, quando infettò organismi politici e sociali indeboliti e sfibrati dalla crisi economica esplosa dopo la Grande Guerra”.
Fu così che “la disperazione e la paura del futuro, di fronte all’inefficacia e alle divisioni della politica, spinsero molte persone a consegnare il proprio destino nelle mani di chi proponeva scorciatoie autoritarie, ad affidarsi ciecamente al carisma ‘magico’ dell’uomo forte”. 
Il Presidente ha poi assicurato: “La Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza, ha cancellato le ignominie della dittatura. Ma non intende dimenticarle. Non vanno dimenticate”. Fondamentale l’aiuto dei Testimoni, il loro imprescindibile contributo. “Non è la prima volta che lo ascoltiamo, ma la sua testimonianza sempre limpida e ferma coinvolge, commuove e fa riflettere. Grazie – ha detto Mattarella rivolgendosi a Modiano – di essere venuto anche questa volta”. 
“Vent’anni, l’età di una generazione. Chiediamoci se i semi piantati in questa generazione della Memoria siano germogliati”, si era in precedenza chiesta la Presidente Di Segni facendo un bilancio del lavoro svolto nel solco dell’istituzione del Giorno della Memoria nel 2000. Una domanda che, aveva proseguito Di Segni, ci riporta indietro nel tempo, ancora prima della deportazione e dello sterminio. Indietro agli anni del fascismo. 
“Una piantagione di veleno per la società italiana intera di cui ancora non si è compresa l’amarezza e la latenza. Della quale ancora non si ha contezza di verità e pervasività. Della quale ancora non c’è stata sufficiente elaborazione. Della quale – la sua riflessione – ancora non si è udita sufficiente condanna”.
“Conoscere le radici di questo male italiano – ha ricordato Di Segni – è necessario per comprendere di cosa si nutrono coloro che oggi ne ripetono motti e ne rivestono i simboli, tatuati come la corteccia di un albero”. Delitti e offese all’Italia, “non solo ai suoi ebrei di allora e oggi, minacce spesso sottovalutate e archiviate”. 

Temi su cui si è confrontata anche la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, intervistata da due giovani studenti (uno dei quali della scuola ebraica romana) sulla sfida di fare Memoria oggi, partendo anche dagli insegnamenti di Liliana Segre.
Ha detto al riguardo: “È una donna molto forte, ha sempre amato molto la scuola, ha subito tanto dolore. Vi definisce una generazione fortissima, crede nei giovani, ha fiducia giustamente nei giovani, io pure credo in questo, lo vedo dalle lettere che mi scrivete. Manifestate grande responsabilità, dimostrate di essere migliori rispetto agli stereotipi che spesso vi descrivono. La scuola è presidio costituzionale, antidoto contro ogni forma di violenza e di odio”.
La cerimonia, preceduta da un collegamento in videoconferenza con le scuole vincitrici del concorso nazionale “I giovani ricordano la Shoah”, è stata condotta dall’attrice Eleonora Giovanardi, che ha letto brani di Aharon Appelfeld, Yitzhak Katzenelson e Nedo Fiano.
Gli artisti Claudio Cavallaro e Massimo Spada hanno eseguito musiche di Mendelssohn, Andy Statman e Castelnuovo-Tedesco. Ad intervenire anche Eraldo Affinati, scrittore e insegnante. 

Clicca qui per vincitori, menzioni e relative motivazioni delle scuole vincitrici del concorso “I Giovani ricordano la Shoah”

(Nelle immagini il Presidente Mattarella con Sami Modiano, un momento della cerimonia, il collegamento con le scuole vincitrici del concorso “I giovani ricordano la Shoah”)

IL GIORNO DELLA MEMORIA AL QUIRINALE - L'INTERVENTO DEL CAPO DELLO STATO

"Le parole d'odio hanno sempre conseguenze"

Di seguito l’intervento tenuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
in occasione della solenne cerimonia per il Giorno della Memoria al Quirinale.


Rivolgo un pensiero a Nedo Fiano, scomparso qualche settimana addietro, di cui abbiamo ascoltato poc’anzi un pensiero coinvolgente e fortemente impegnativo.
Un ringraziamento davvero speciale a Sami Modiano. Non è la prima volta che lo ascoltiamo al Quirinale. Ma la sua testimonianza sempre limpida e ferma, scolpita nella sua personale esistenza, coinvolge, commuove e fa riflettere ogni volta che lo ascoltiamo. Grazie di essere venuto anche questa volta.
Sono passati vent’anni da quella legge che ha istituito il Giorno della Memoria, dedicato al ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. E, tutte le volte, ci accostiamo al tema della Memoria con commozione e turbamento; e sempre pervasi da inquietudine, dubbi e interrogativi irrisolti.
Perché Auschwitz – che simboleggia e riassume tutto l’orrore e la lucida follia del totalitarismo razzista – racchiude in sé i termini di un tragico paradosso.
Si tratta, infatti, della costruzione più disumana mai concepita dall’uomo. Uomini contro l’umanità.
Una spaventosa fabbrica di morte. Il non luogo, l’inaudito, il mai visto, l’inimmaginabile. Sono questi i termini ricorrenti con cui i sopravvissuti hanno descritto il loro tremendo passaggio in quei luoghi di violenza e di abiezione. Lo abbiamo ascoltato poc’anzi ancora dalle parole di Sami Modiano.
Un unicum, nella storia dell’umanità, che pur è costellata purtroppo di stragi, genocidi, guerre e crudeltà. Una mostruosa costruzione, realizzata nel cuore della civile ed evoluta Europa. In un secolo che pure si era aperto con la speranza nel progresso, nella pace e nella giustizia sociale e con la fiducia nella scienza, nella tecnica e nelle istituzioni della democrazia.
I totalitarismi della prima metà del Novecento – e le ideologie che li hanno ispirati – hanno arrestato la ruota dello sviluppo della civiltà, precipitando larga parte del mondo nella notte della ragione, nel buio fitto della barbarie, in una dimensione di terrore e di sangue.

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica

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IL GIORNO DELLA MEMORIA AL QUIRINALE - L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE UCEI

“Coltiviamo insieme i frutti della Memoria”

Di seguito l’intervento tenuto dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Noemi Di Segni in occasione della solenne cerimonia per il Giorno della Memoria al Quirinale.

Signor Presidente Mattarella, Signora Ministra Azzolina, Autorità, carissimi sopravvissuti e ragazzi tutti qui con noi idealmente,
Questa sera e domani si celebra la festa ebraica dedicata agli alberi e alla natura. Tu Bishvat (il 15 del mese di Shevat del calendario ebraico). Data definita dai nostri maestri come “capodanno degli alberi” per il conteggio di quattro anni per il tributo – all’epoca di frutti agricoli – alle esigenze collettive sociali (una sorta di tax day), poi nei secoli sempre più affermata come festa del legame con la terra anelata di Israele, di piantumazione e affermazione di una rinnovata presenza nel rinato Stato ebraico, declinandosi come celebrazione di sostenibilità e responsabilità ambientale e oggi, sempre più, come simbolo dell’esistenza umana, assimilata ad un albero.
Perché racconto questo?
Perché all’indomani della liberazione di Auschwitz nel 1945, Tu Bishvat è stata la prima festa ebraica vissuta in libertà. Cadeva il 28 di gennaio. Certo libertà che non consentiva – per le condizioni in cui si trovavano i prigionieri liberati – di festeggiare con gioia né con alberi che sbocciavano in fiore, ma era la fine della notte più buia dei tempi. Il buio che ha divorato ogni primordiale concetto della stessa creazione del mondo e di funzione assegnata all’uomo rispetto a sé e alla natura. Ma era un giorno comunque speciale perché quel giorno anche gli alberi respiravano un’aria diversa. Non più quella intrisa di cenere umana.
Con questo pensiero desidero soffermarmi sul dovere sociale della ricorrenza odierna stabilita nel 2000 con legge del Parlamento italiano.
Ha una funzione “esattrice” di un contributo morale, annuale, di maturazione di un frutto che si chiama responsabilità collettiva. Perché è solo attraverso la conoscenza della verità, l’ascolto con cuore e mente di quanto accaduto allora che si può maturare un atteggiamento responsabile per l’oggi. Ed è attraverso un momento dedicato alla Memoria e alla storia, anno dopo anno, che si rinnova questo impegno per ciascuno di noi. E ben capiamo che l’appuntamento annuale presuppone un fattivo impegno lungo l’intero anno. Altrimenti nessun frutto verrebbe a maturare.
Sei milioni di ebrei furono sterminati. Un milione e mezzo di loro, alberelli appena piantati le cui radici si nutrivano di amore per la vita, di canti e preghiere millenarie, sradicati e arsi nel silenzio dell’indifferenza.
In loro ricordo e affinché non vi sia mai più un albero sradicato e senza frutti è fissato questo giorno di memoria collettiva italiana, non solo di ascolto della storia tormentata altrui. Una elaborazione che chiama ciascuno, specialmente voi ragazzi e giovanissimi, ad attivarvi, ad ascoltare quegli alberi sopravvissuti che hanno resistito incredibilmente al peggiore uragano, ad alimentare le radici di quanto avete voi piantato con studi ed iniziative, ad alimentare le radici di quanto avete piantato con i vostri studi, con convivenza e capacità di ragionare con le vostre menti. Con la capacità di non restare indifferenti alle morti di chi ancora oggi è perseguitato ma anche rispetto alle morti per il nulla di ragazzi trascinati in fenomeni imitatori sui social. Anche quelle sono vite rubate da uno spietato potere che ancora non abbiamo categorizzato. Scegliete e amate la vita.
Vent’anni – l’età di una generazione. Chiediamoci se i semi piantati in questa generazione della Memoria siano germogliati.

Noemi Di Segni, Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

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QUESTA SERA ALLE 20.45 SU RAI 5

Il Maestro Morricone e le note per non dimenticare

"Note per la Shoah. Le musiche di Ennio Morricone" è il titolo dell'appuntamento di questa sera con il tradizionale concerto organizzato per il 27 gennaio. Un evento che sarà trasmesso questa sera su Rai 5 (ore 20.45 - canale 23 del digitale terrestre), parte del programma Visioni. Note per la Shoah proporrà nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano pagine tratte dalle colonne sonore di Morricone per i film "Jona che visse nella Balena", "Gli occhiali d’oro", "Senza destino", "Perlasca, un eroe italiano" a cui si aggiungerà il brano composto per accompagnare la lettura di Se questo è un uomo di Primo Levi. Sul palco della Sala Verdi, a dare vita alle musiche di Morricone, la Verdi Jazz Orchestra, diretta da Pino Jodice. La serata vedrà anche la partecipazione dell’attore e musicista Peppe Servillo, che accompagnerà le musiche con la lettura dei testi curati dallo storico Claudio Vercelli in collaborazione con Viviana Kasam. Le note di Morricone, ha sottolineato la presidente dell’Associazione Figli della Shoah Daniela Dana Tedeschi, a cui si deve l'idea di accostare di dedicare il concerto al grande Maestro, hanno saputo “risvegliare le nostre emozioni sfiorando con rispetto e sensibilità le note della Shoah”. Capolavori senza tempo “che continueranno a parlarci con la lingua universale, quella della musica, che tocca il cuore di tutti noi. E di questo gli saremo per sempre grati”. Il collegamento con la Sala Verdi proseguirà, a partire dalle 21.30, sui canali social del Conservatorio e dell’Associazione Figli della Shoah.

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 QUI ROMA - LA MOSTRA DELLA FONDAZIONE MUSEO DELLA SHOAH

Dall’Italia ad Auschwitz, il racconto delle storie

Curata da Marcello Pezzetti e Sara Berger per conto della Fondazione Museo della Shoah di Roma, la mostra “Dall’Italia ad Auschwitz” racconta, con molti documenti inediti, il dramma della deportazione tra ’43 e ’44.
I deportati furono soprattutto ebrei, spesso interi blocchi familiari. Nel percorso allestito alla Casina dei Vallati si getta però nuova luce anche sulla realtà della deportazione “politica”, nella quasi totalità costituita da donne residenti nel territorio dell’Adriatisches Küstenland.
L’esposizione si apre con un’introduzione sulla storia di Auschwitz-Birkenau dal 1940 al 1943, ovvero del periodo precedente l’arrivo dei primi prigionieri giunti dall’Italia, per poi proseguire con una sala dedicata ai trasporti, dove appaiono volti e numeri dei deportati di ogni convoglio partito dal territorio italiano.

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 QUI MILANO - LA CERIMONIA ALL'EX ALBERGO REGINA 

"Nell'incertezza, i nostri valori rimangono saldi"

Nel Giorno della Memoria Milano, come da tradizione, si è ritrovata con le sue istituzioni raccolta davanti all'ex albergo Regina che nel 1943, con l'occupazione nazista della città, divenne il quartiere generale delle SS e della Gestapo. Nel silenzio, sono state ricordate le vittime passate da questo luogo dell'orrore così come tutti coloro che furono colpiti dalla furia nazifascista. A presenziare alla cerimonia, a fianco al sindaco della città Giuseppe Sala, il vicepresidente del Consiglio regionale lombardo Carlo Borghetti, il presidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani, il presidente della Fondazione Memoriale della Shoah Roberto Jarach e il presidente dell'Anpi Milano Roberto Cenati. "Queste sono testimonianze necessarie, certo vissute in maniera diversa a causa della pandemia, ma in ogni caso è importantissimo soprattutto in un momento di tanta incertezza testimoniare i valori in cui crediamo”, ha evidenziato il sindaco Sala a margine dell'evento. 

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QUI MILANO - L'INIZIATIVA PRESSO LA FACOLTÀ DI MEDICINA 

Medici ebrei e Leggi del '38, una targa
per ricordare l'infamia

“L'Università degli Studi di Milano e l'Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano in ricordo dei 153 medici ebrei di Milano che l'Italia fascista espulse dall'Università e dall'Ordine e in particolare di Nathan Cassuto e Gino Emanuele Neppi deportati ad Auschwitz Birkenau”. Così recita la targa svelata nelle scorse ore a Milano, presso la Presidenza della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Un gesto che vuole essere una presa di coscienza da parte delle istituzioni per le responsabilità del passato e un monito per il futuro. Tra i presenti alla cerimonia, assieme al rettore Elio Franzini, il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Mortara, Luciano Bassani, vice assessore Welfare della Comunità ebraica di Milano, e Maurizio Turiel, docente in Statale e presidente dell'Associazione Medica Ebraica di Milano.

(Foto di Matteo Chiari)

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IL DOCUMENTARIO CHE RACCONTA L'ALIYA BET

Terra promessa, in viaggio verso una nuova vita

“Nella storia di 'Terra promessa' mi sono imbattuto circe tre anni fa quando ho capito l'entità dell'esodo dall'Italia nell'immediato dopoguerra degli ebrei dell'Europa centrosettentrionale, scampati alla Shoah e scesi nel nostro paese alla ricerca di un mezzo per raggiungere via mare Eretz Israel”. Così il regista Daniele Tommaso racconta i primi passi del suo film "Terra promessa", dedicato all’Aliyah Bet, l’incredibile ed eroica operazione realizzata tra il 1945 e il 1948 per portare nella Palestina mandataria migliaia di ebrei sopravvissuti alla Shoah. Una grande storia che vive nella pellicola di Tommaso - presentata in streaming con un contributo del Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Saul Meghnagi - di tante testimonianze, a partire da quelle dei discendenti di Yehuda Arazi e Ada Sereni, tra i protagonisti assoluti dell'Aliyah Bet.

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 LA PIETRA D'INCIAMPO POSTA NELLO STADIO DELLA CITTÀ PIEMONTESE

Il Casale Football Club si inchina a Jaffe,
l’eroe dello scudetto

Grande protagonista del calcio di inizio Novecento, Raffaele Jaffe (1877-1944) portò il Casale Football Club da lui fondato pochi anni prima alla vittoria, nel giugno del 1914, di un incredibile scudetto. Determinanti le intuizioni e il carisma di un personaggio unico nel suo genere, che fu anche apprezzato insegnante e preside di un prestigioso istituto cittadino.
Allontanato dal mondo della scuola con la promulgazione delle leggi razziste, finì progressivamente ai margini della società. Prima molto amato, fu quasi del tutto dimenticato. Venne poi catturato da sgherri in camicia nera che bussarono alla sua porta nel febbraio del ’44 e in seguito deportato ad Auschwitz, da dove non fece mai ritorno.

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 L'AUDIZIONE ALLA CAMERA

“Memoria ci sproni ad impegno”

“Impegnarsi sempre per rendere concreta la promessa del mai più che facciamo oggi nel giorno della Memoria della Shoah”. È l’auspicio formulato da Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, la foresta dei Giusti, nel corso di un’audizione svoltasi stamane in Commissione Affari Esteri della Camera. Perno del suo intervento la Carta della Memoria recentemente redatta. Tra le proposte presentate oggi da Nissim la creazione anche in Italia di “una agenzia autonoma e indipendente sui diritti umani, come proposto dall’Unione Europea, che in collaborazione con la Corte Penale Internazionale indaghi in modo permanente sullo stato dei diritti nel mondo e sui crimini contro l’umanità”. 

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 LO SPAZIO ONLINE DEDICATO A MOSTRE E DOCUMENTI 

La Shoah raccontata in digitale,
la nuova piattaforma del Cdec

Si chiama Shoah Museum (clicca qui) la piattaforma online lanciata in queste ore dalla Fondazione Cdec pensata come spazio digitale dedicato a mostre e raccolte di documenti legati al tema della Shoah e della persecuzione degli ebrei in Italia durante il fascismo. A inaugurare il nuovo spazio digitale, la mostra ripensata per l'occasione: “La persecuzione degli ebrei in Italia 1938 - 1945, attraverso i documenti dell’epoca”. L'esposizione illustra la persecuzione degli ebrei in Italia durante il regime fascista e l’occupazione nazista, ripercorrendo la fase della minorazione dei diritti e delle persecuzione sociale, attuate dal 1938 al 1943 sotto il governo fascista del Regno d’Italia, quindi la fase degli arresti, della deportazione e dello sterminio, attuati dal settembre 1943 alla Liberazione nelle regioni poste sotto l’occupazione tedesca e la Repubblica Sociale Italiana. Un esempio di come, attraverso documenti, fotografie, articoli di giornale dell'epoca, sia possibile costruire un percorso di didattica online all'interno della nuova realtà della piattaforma Shoah Museum.
Ticketless - Zoologia letteraria
Conoscevamo, nella letteratura ebraico-italiana del Novecento, lo stretto legame con il mondo degli animali. Vi sono stati poeti, ad esempio Saba, che di questa arca ci hanno lasciato una immagine toccante (“i sereni animali che avvicinano a Dio”). Grazie ai primi studi di Magris, conoscevamo una parte dell’altra metà del mondo animale, quella delle paure, penso per esempio alla paura del cane, la cinofobia, tema circolante nella mistica medievale. Sempre a Trieste a questa forma di vera nevrosi ha dedicato pagine inquietanti Giorgio Voghera, letteralmente terrorizzato ogni volta che un cane gli sbarrava la strada.
Alberto Cavaglion
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La Storia in pericolo
Giornata della Memoria. A 20 anni dall’istituzione di questa ricorrenza, che, è bene dirlo, costituisce un punto di non ritorno da cui è impossibile indietreggiare, quali conti traiamo? Negativi, molto negativi. Purtroppo l’antisemitismo ha scalato un ulteriore gradino: non solo perché dilaga sul web, non solo perché le giovani generazioni dimostrano un’ignoranza storica assoluta che dovrebbe far riflettere noi che la storia gliela insegniamo.
Davide Assael
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Periscopio - Zygmunt Kelz
L’Annuale manifestazione in occasione del Giorno della Memoria, promossa dal CIRB (Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica), in corso di svolgimento proprio mentre vengono pubblicate queste righe, è dedicata, quest’anno, al tema dei Giusti. La sessione mattutina, in particolare, è stata incentrata su due figure di particolare importanza, quali Giorgio Perlasca e Zygmunt Zachary (Sigismondo) Kelz. Essendo gli immensi meriti di Perlasca già ampiamente conosciuti, in tutto il mondo, ricordiamo, brevemente, la figura di Zygmunt Kelz.
Francesco Lucrezi
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Non è memoria antica
Attorno ad ogni 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, mi sono recato presso scuole ed università. Non è stato sempre semplice spiegare cosa è stata la Shoah, a chi affronta il discorso per la prima volta al di fuori dai libri di scuola, e ho sempre avuto il timore di traumatizzare gli allievi più giovani.
Alan Davìd Baumann
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