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PAGINE EBRAICHE - FEBBRAIO 2021

Le radici di Wonder Woman

Tre anni fa l’israeliana Gal Gadot nei panni di Wonder Woman sbancava il botteghino con un incasso di oltre 800 milioni. E benché il Covid 19 si sia messo di mezzo, anche il sequel Wonder Woman 1984, che di nuovo la vede nel ruolo principale, promette bene. Negli Stati Uniti – dov’è stato distribuito a Natale nei cinema e per un periodo limitato sul canale televisivo Hbo – i riscontri sono ottimi, anche se non clamorosi come quelli del film precedente. E solo il tempo dirà quanto e se abbiano giocato la contemporanea uscita in sala e in tivù, la protratta chiusura di molti cinema e il fatto che una pandemia non è il momento ideale per portare fuori la famiglia. In Italia il film è atteso a fine di gennaio, anche se la situazione sanitaria in costante evoluzione potrebbe modificare le tabelle di marcia. Intanto, vale la pena di tornare alle origini di Wonder Woman che non è una creatura di pura evasione ma nasce dai sogni e dalle battaglie delle suffragette e muove i primi passi nel mondo grazie a una vera Wonder Woman del suo tempo al centro di un approfondimento sul numero di Pagine Ebraiche attualmente in distribuzione: Miriam Michelson, straordinaria giornalista e scrittrice ebrea di San Francisco, da poco riscoperta dagli studiosi e dal pubblico.
 

Wonder Woman debutta nel 1941 sull’ottavo numero di All Star Comics. Ha la forza di Superman, la prontezza di Batman. Ed è una donna. Una bellissima donna. Se finisse qui, non ci sarebbe molto da aggiungere, ma Wonder Woman incarna la nuova donna – è libera, anticonformista, decisa a farsi strada da sé. A crearla è un intellettuale eccentrico e vulcanico, William Moulton Marston, che in materia di donne ne sa parecchio. Psicologo, autore di libri di self help e inventore con la moglie Elizabeth Holloway della macchina della verità, Moulton Marston sfida le convenzioni in un ménage a trois che si svolge alla luce del sole e condivide casa, figli e finanze. Quando decide di creare un supereroe che conquista il mondo con l’amore, segue dunque il consiglio della moglie. La fa donna e la modella su quelle che lo circondano – indipendenti, idealiste, impegnate. Le radici di Wonder Woman affondano così nell’aspirazione all’uguaglianza fra i sessi, nella lotta per il diritto al voto e soprattutto nel lavoro e nella vita di Miriam Michelson a cui la scrittrice americana Lori Harrison-Kahan ha di recente dedicato un libro, The Superwoman and Other Writings by Miriam Michelson (Wayne State University Press, 2019). In quest’intervista a Pagine Ebraiche, l’autrice esplora il legame fra Michelson, la superoina dei fumetti e le ragioni del suo impatto sul movimento femminista.

Miriam Michelson non è l’autrice di Wonder Woman, ma quest’ultima in qualche modo le deve la vita.
Nel 1912, dunque ben prima che la supereroina venga al mondo, Michelson scrive una novella intitolata Superwoman che viene pubblicata da Smart Set, una rivista letteraria molto prestigiosa e diffusa. Il racconto rientra nel filone della letteratura utopica femminista, che gode di grande popolarità negli anni che precedono l’approvazione del diritto al voto alle donne nel 1920.


Cos’ha in comune questa storia con quella di Wonder Woman?
Anche Superwoman racconta una società retta dalle donne, dove la discendenza è matrilineare e gli uomini sono cittadini di seconda categoria. Michelson descrive un mondo in cui i ruoli sono rovesciati, le donne sono venerate per la loro forza e saggezza e la nascita di una bambina è accolta con giubilo. La stessa trama riporta alla mente quella di Wonder Woman: anche qui un uomo si risveglia su un’isola remota, in questo caso dopo un naufragio, ed è salvato dalle sue potenti abitanti.

Sono coincidenze che hanno dell’incredibile.
La scrittrice Jill Lepore, in The Secret History of Wonder Woman, ha già mostrato come le sue origini vadano in realtà rintracciate nel movimento per il suffragio. L’isola delle Amazzoni è uno dei temi centrali della fiction femminista e così il ribaltamento dei ruoli. Quanto a Superwoman, è stato uno dei lavori più influenti del suo tempo, grazie alla straordinaria popolarità dell’autrice e al fatto che Smart Set era una sorta di New Yorker dell’epoca. Non si può provare che William Moulton Marston l’abbia letto di persona ma è impossibile immaginare che lui o il suo ambiente lo ignorassero.

Daniela Gross, Pagine Ebraiche Febbraio 2021

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PAGINE EBRAICHE - FEBBRAIO 2021

Un’eroina troppo presto dimenticata

Il tempo non è stato generoso con Miriam Michaelson. Malgrado una traiettoria di vita e di lavoro eccezionale, che l’ha vista protagonista del movimento femminista e fra le autrici più celebri dell’epoca, è stata a lungo dimenticata dal pubblico e dalla critica. Nata a Calaveras in California nel 1870, in una città di minatori, è figlia di emigrati dalla Polonia per scampare alle persecuzioni antisemite, che in America si sono rifatti una vita come commercianti di successo nel clima febbrile che accompagna la corsa all’oro. Miriam inizia a scrivere giovanissima e si trasferisce a San Francisco dove lavora per i quotidiani più prestigiosi della città. Qui rifiuta di restare confinata nei generi riservati alle donne – casa, moda, cucina – e si ritaglia un ruolo di primo piano seguendo la cronaca nera, la politica e gli esteri. I suoi reportage riflettono una visione progressista e documentano con immediatezza le battaglie femministe e le sue protagoniste, le tensioni razziali e sociali che percorrono la città, la metamorfosi storica in atto sulla West Coast. Una delle sue corrispondenze più famose, nel 1897 dalle Hawaii al tempo del movimento contro l’annessione, presenta il suo ritratto con grande evidenza: il semplice fatto che una donna sola si sia avventurata fin laggiù ha qualcosa di eccezionale.

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LE NUOVE PROPOSTE RAI

Ricordare la Shoah, l’impegno dei giovani

Segreti, un passato nascosto e una misteriosa lettera. “Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma” di Giulio Base racconta la storia della Shoah attraverso la ricerca della verità da parte di un gruppo di ragazzi. Una strada innovativa di racconto che vuole coinvolgere proprio le nuove generazioni, trasferendo alle loro coscienze e riflessioni.
Prodotto da Altre Storie e Clipper Media con Rai Cinema, il film (che ha il patrocinio della Comunità ebraica di Roma e nasce da un’idea di Israel Cesare Moscati, recentemente scomparso) è già disponibile su RaiPlay e andrà in onda su Rai 1 il 6 febbraio alle 22.50.

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SORGENTE DI VITA

“Memoria, fondamento della Repubblica”

La puntata di Sorgente di Vita in onda su Rai Due domenica 31 gennaio è interamente dedicata al tema della Memoria. 
“La Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza, ha cancellato le ignominie della dittatura. Ma non intende dimenticarle. Non vanno dimenticate. Per questa ragione la memoria è un fondamento della Repubblica che si basa sui principi di uguaglianza, di libertà, di dignità umana, con il riconoscimento, pieno e inalienabile, dei diritti universali dell’uomo, di ciascuna persona”, le parole del Presidente Sergio Mattarella, durante la cerimonia al Quirinale, danno il via alle iniziative per il 27 gennaio, Giorno della Memoria, istituito 21 anni fa con una legge del Parlamento italiano.

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Zoom, istruzioni e questioni
Poiché si moltiplicano le incursioni squadristiche online che interrompono o disturbano incontri pubblici sulla piattaforma Zoom (la più vulnerabile), mi permetto di fornire alcune indicazioni e condividere valutazioni che mi paiono rilevanti. Si parta dal presupposto che una riunione via web non sostituisce un evento pubblico. Dal punto di vista tecnico si è infatti ospiti di una piattaforma privata.
 
Gadi Luzzatto Voghera
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Il Mar Rosso e la fiducia
“Ed ebbero fiducia nel Signore ed in Moshè suo servo” (Shemòt 14;31).
Nella parashà che leggeremo domani mattina si racconta del miracoloso passaggio del Mar Rosso e la definitiva libertà del popolo dalla schiavitù egizia.
Il passaggio del Mar Rosso viene indicato come il miracolo che il Signore mandò ai figli di Israele. La condizione necessaria affinché avvenisse era quella che il testo ci narra: “ed ebbero fiducia nel Signore ed in Moshè suo servo”. La mancanza di questi due requisiti non avrebbe determinato il miracolo.
Rav Alberto Sermoneta
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Un timido passo avanti
“Un elemento farsesco, del resto, non era mai mancato neppure quando all’inizio l’Italia aveva tentato sul serio di adeguarsi alla sua potente amica e alleata. Verso la fine degli anni ’30 Mussolini, cedendo alle pressioni tedesche, aveva varato leggi antiebraiche e aveva stabilito le solite eccezioni (veterani di guerra, ebrei superdecorati e simili), ma aveva aggiunto una nuova categoria e precisamente gli ebrei iscritti al partito fascista insieme ai loro genitori e nonni, mogli, figli e nipoti. Io non conosco le statistiche in proposito, ma il risultato dovette essere che la maggioranza degli ebrei italiani furono “esentati”. Difficilmente ci sarà stata una famiglia ebraica senza almeno un parente “iscritto al fascio” poiché a quell’epoca già da un quindicennio gli ebrei, al pari degli altri italiani, affluivano a frotte nelle file del partito, dato che altrimenti rischiavano di rimanere senza lavoro. E i pochi ebrei veramente antifascisti (soprattutto comunisti e socialisti) non erano più in Italia.” (Hannah Arendt, La banalità del male, Feltrinelli 2001, pp.184-185).
Anna Segre
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Memoria e responsabilità
Durante la Giornata della Memoria a Cogoleto per votare si tende “romanamente” il braccio destro. O almeno sarebbe questa l’abitudine di tre consiglieri comunali del centrodestra, come denunciato dal sindaco del comune genovese, Paolo Bruzzone.
 
Francesco Moises Bassano
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