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UNO STRAORDINARIO DISCORSO INEDITO CHE PARLA ANCHE AL NOSTRO PRESENTE

Purim 1940, la lucida visione del rabbino Dario Disegni

Era la fine di marzo del 1940 quando rav Dario Disegni – allora rabbino capo di Torino – pronunciò in occasione di Purim un discorso straordinario in cui delineava una visione lucida di quello che può forse definirsi l’ottimismo della consapevolezza. Compare sul numero di marzo di Pagine Ebraiche il testo integrale, sino a oggi inedito, scritto sulle fragili pagine di un quadernetto oramai ingiallito dal tempo riaffiorato durante una ricerca su Purim condotta a Torino dall’archivista Chiara Pilocane. Per Bianca Gardella Tedeschi, che presiede l’Archivio delle Tradizioni e del Costume Ebraici Benvenuto e Alessandro Terracini, “è un discorso che ci obbliga a pensare al rapporto tra la disgrazia e la felicità, l’ottimismo e i tempi difficili, tratti caratteristici dell’ebraismo”.
Sono parole di una attualità quasi sconcertante: “La festa di Purim si potrebbe definire la festa dell’ottimismo. Ed è veramente però uno strano contrasto, che possa parlarsi d’una festa dell’ottimismo, in momenti gravi come quelli che si stanno passando (…)”. Disse allora il rav Disegni che l’anima ebraica in genere è pervasa da un senso ottimistico della vita “ma (…) l’ottimismo ebraico non è quello consueto alle anime semplici, in genere primitive, che non hanno l’orrore del male perché ne ignorano l’esistenza”.
Era l’anno che avrebbe visto, l’11 giugno, il primo bombardamento su Torino, mentre la sinagoga sarebbe stata poi colpita il 28 novembre del 1942.
Al rabbino Disegni non sfuggiva la durezza del momento.
Purim fu l’occasione per ricordare come sia necessario a volte avere il coraggio di “un capovolgimento completo delle ordinarie valutazioni, quanto più urge l’asprezza pungente del dolore reale, presente, tanto più per contrasto sicura, vicina, reale si delinea nella nostra mente l’immagine d’una futura pace d’una duratura felicità. Se oggi è giorno di dolore, di sconfitta di rovina domani sarà certamente giorno di letizia, di gioia, di bontà“. 

(Nell’immagine rav Dario Disegni ritratto da Dario Treves)

Ada Treves twitter @ada3ves

 

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PURIM 1940 / 5700 - L'INTERVENTO 

"L'ottimismo ebraico è forgiato dalla consapevolezza"

Se è vero che le nostre feste dovrebbero essere come oasi riposanti lungo l’asprezza del nostro cammino, che ci rinfranchino e ci facciano sicuri del nostro progredire, non è male che noi ne ripensiamo l’intimo significato. La festa di Purim si potrebbe definire la festa dell’ottimismo. Ed è veramente però uno strano contrasto che possa parlarsi d’una festa dell’ottimismo in momenti gravi come quelli che si stanno passando, che indurrebbero quasi a convalidare l’osservazione già fatta da studiosi di psicologia, che cioè l’anima ebraica è invece malata di pessimismo. Eppure malgrado le dolorose vicende del momento che vorrebbero convincerci che molti di noi abbiano acquisito l’ereditarietà di una tale malattia, pure invece nella realtà l’anima ebraica in genere è pervasa da un senso ottimistico della vita… ma intendiamoci l’ottimismo ebraico non è quello consueto alle anime semplici, in genere primitive, che non hanno l’orrore del male perché ne ignorano l’esistenza. Questo è l’ottimismo della giovanilità spensierata, per essenza fragile e caduco, la prima esperienza del male lo spezza e lo annienta. L’ottimismo ebraico è forgiato dal dolore, e dalla consapevolezza torturante di tutte le più squallide realtà. L’anima nostra non è semplice, è invece terribilmente complessa per virtù originaria, e per vicenda di destino che l’ha messa a contatto colla vita e coi dolori di tutte le genti! Noi già conosciamo l’orrore di tutti gli abissi e lo spasimo di tutte le cadute, nessun male ci giunge inatteso, o peggiore dell’immagine che ce ne fossimo creata, perché la nostra esperienza della realtà ci ha reso accorti, e ci ha insegnato tutta la durezza delle conseguenze, che saranno per tener dietro alle nostre azioni che ci allontanino dal fine. Eppure malgrado tutto ciò, anzi appunto per tutto questo, noi siamo e rimaniamo incredibilmente ottimisti. Tutto il nostro sistema spirituale è dominato da quel senso di ottimismo acceso dalla speranza.

Rav Dario Disegni, rabbino capo di Torino 

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PURIM 5781 - L'APPELLO DEI RABBINI AL MONDO EBRAICO 

"Festeggiamo, ma nel rispetto delle regole" 


A un anno di distanza dallo scoppio della pandemia, il mondo ebraico si appresta a festeggiare nuovamente un Purim tra restrizioni e cautele. E diversi rabbini fanno appello affinché sia un Purim segnato dal rispetto di tutte le misure anti-contagio. In Israele, ad esempio, il rabbino capo ashkenazita David Lau ha definito una "mitzvah", un precetto, il fatto di celebrare la festa in modo ristretto. “Chi ha detto che si deve festeggiare solo quando ci sono cento o duecento persone? Si può celebrare anche con un pubblico più piccolo. Ad esempio - ha detto in una intervista - si può usare zoom”.

(Nell’immagine volontari mascherati per la festa in visita in un reparto Covid israeliano)

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UNA VITA AL FIANCO DEL RAV VITTORIO DELLA ROCCA 

Rossana Piattelli (1933-2021) 

Profondo cordoglio, nell’ebraismo italiano, per la scomparsa di Rossana Piattelli. 
Moglie del rabbino Vittorio Della Rocca, che ci ha lasciati in gennaio, era madre di Jonatan e di Roberto, rabbino e direttore dell’area Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. 
Insieme sono stati una coppia formidabile, molto amata e presente nella vita della Comunità ebraica romana. Rossana è stata anche una stimatissima insegnante di lingua e cultura ebraica.  
“Fin dal nome – ricordava il rav nella sua autobiografia – io e Rossana abbiamo deciso insieme tutto ciò che ha riguardato i nostri figli, la loro crescita ed educazione. Abbiamo cercato di inculcare loro il valore del rispetto, dell’amicizia, il senso profondo di appartenenza a una comunità, attenti a che riconoscessero l’importanza dello studio e delle buone letture, senza rinunciare a qualche svago. Attraverso i nostri figli, nel corso degli anni, ha potuto ulteriormente cementarsi l’affetto, la stima e il rispetto tra me e mia moglie, insieme alla capacità di condividere tanto i momenti felici quanto quelli difficili”.
Ai figli, ai nipoti e a tutti i loro cari il pensiero affettuoso della redazione. 
Sia il ricordo di Rossana Piattelli di benedizione.

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Setirot - Rav Sacks e la libertà
Della straordinaria saggezza contenuta nell’ultimo dono che ci ha lasciato rav Jonathan Sacks z.l. ho già detto proprio qui. Ma proprio perché il rav, morto 72enne a Londra lo scorso 7 novembre, è tra i Maestri contemporanei più amati e seguiti mi permetto di ricordarlo ancora.
Stefano Jesurum
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Responsabilità personale e contesto culturale
Di fronte a un episodio come quello degli insulti rivolti dal prof. Giovanni Gozzini all’on. Giorgia Meloni durante una trasmissione di Controradio non è possibile evitare una riflessione che muove soprattutto da una domanda: se l’episodio è attribuibile soltanto a una responsabilità personale del protagonista oppure se, ferma restando questa responsabilità, esso si inserisce in un contesto più ampio. 
Valentino Baldacci
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Spuntino - Il buon esempio
Qual è la formula vincente per guidare una famiglia, un’impresa o addirittura un intero popolo? La parashà di questa settimana sembra suggerire una risposta in apertura: “Ve-atà tetzavè” (= e tu darai disposizioni) (Es. 27:20). Facile a dirsi! Ma chi può garantire che le direttive impartite da un leader o, su scala ridotta, da un genitore vengano davvero seguite? 
 
Raphael Barki
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