Spuntino – Il buon esempio
Qual è la formula vincente per guidare una famiglia, un’impresa o addirittura un intero popolo? La parashà di questa settimana sembra suggerire una risposta in apertura: “Ve-atà tetzavè” (= e tu darai disposizioni) (Es. 27:20). Facile a dirsi! Ma chi può garantire che le direttive impartite da un leader o, su scala ridotta, da un genitore vengano davvero seguite? “Ve-atà” (=e tu) – per prima cosa tu stesso devi dare il buon esempio. Solo una volta che, così facendo, ti sarai guadagnato il rispetto del prossimo allora potrai dare ordini ed essere ascoltato. Lo stesso versetto riguarda l’olio d’oliva (“ve-yikchù elekha shemen zayit”) che deve avere le seguenti proprietà: “zakh katit la-maor le-ha’alot ner tamid” (= limpido, vergine, che dia luce, per elevare il lume permanentemente). Rav Eli’ezer Papo, un rabbino vissuto in Bulgaria un paio di secoli fa, conosciuto per la sua opera di etica ebraica Pele Yo’etz, nel libro Elef Ha-Maghen di commento alla Torà spiega che il primo versetto della parashà di Tetzavè allude ai bambini. D’altra parte nei Salmi (128:3) i figli sono paragonati agli olivetti (con due ti). La produzione dell’olio d’oliva è molto laboriosa, proprio come l’educazione infantile. Rav Papo interpreta l’imperativo “tetzavè” come “ta’asè tzavta,” fai [gioco di] squadra, per coinvolgere i piccoli nel processo di apprendimento. “Ve-yikchù elekha” indica che l’approccio dev’essere di avvicinamento, con modi affabili. Affinchè gli insegnamenti possano essere interiorizzati devono ammorbidire come un unguento limpido (“zakh”), omogeneo e concentrato (senza dispersione e distrazioni) ma anche determinato (“katit,” letteralmente schiacciante), lungo un cammino di maturazione crescente (“le-ha’alot”) che va continuato aggiungendo sempre nuovi approfondimenti, fino a che quasi cedono le gambe (da cui l’espressione di origine talmudica “lekhatet raglayim” — procedere con le proprie gambe, instancabilmente e senza tregua — dove il verbo condivide la stessa radice di “katit”). I frutti di questo duro lavoro, certamente impegnativo anche per chi lo subisce, arriveranno (Proverbi, 29:17) come la luce che può produrre il combustibile olio d’oliva. Gli insegnamenti nella direzione giusta permettono ai discepoli di acquisire le proprietà intrinseche dell’olio: non si mischiano, emergono (galleggiano), proteggono e riscaldano con una luce che in prospettiva giova all’anima di avi e maestri e perdura anche a beneficio dei posteri.
Raphael Barki
(25 febbraio 2021)