Responsabilità personale
e contesto culturale

Di fronte a un episodio come quello degli insulti rivolti dal prof. Giovanni Gozzini all’on. Giorgia Meloni durante una trasmissione di Controradio non è possibile evitare una riflessione che muove soprattutto da una domanda: se l’episodio è attribuibile soltanto a una responsabilità personale del protagonista oppure se, ferma restando questa responsabilità, esso si inserisce in un contesto più ampio e in questo secondo caso di quale contesto si tratti.
Ci può aiutare in questa riflessione il dibattito che si è svolto a caldo, tra domenica e lunedì scorsi, in seno prima alla Società Italiana delle storiche e poi nella Sissco, la Società degli storici contemporaneisti. La Società delle storiche ha preso posizione senza esitazione, definendo gli insulti (che una volta si sarebbero definiti irripetibili ma che adesso sono stati pubblicati su tutti i quotidiani togliendoci così l’obbligo di ripeterli) frutto di una mentalità sessista. In effetti gli insulti di Gozzini puntavano tutti, in modo estremamente volgare e pesante, proprio su caratteristiche femminili attribuite all’on. Meloni. Il dibattito si è subito trasferito sulla lista di discussione della Sissco. Inizialmente gli interventi si sono mossi sullo stesso solco di quello della Società delle storiche, anzi in qualche intervento si è andato precisando meglio il senso delle parole pronunciate dal prof. Gozzini, sottolineando in esse aspetti, oltre che di sessismo, di classismo e di elitarismo. Gli intervenuti chiedevano quindi che la Sissco prendesse posizione sull’episodio, così come aveva fatto la Società delle storiche. Poi progressivamente gli interventi hanno cambiato tono e si è imposta la tesi, sostenuta dalla presidenza della Società, che Gozzini si era espresso non come storico ma come comune cittadino e che quindi la Sissco non era tenuta a prendere posizione.
Si può pensare quello che si vuole di questa tesi (causticamente Michele Sarfatti ha scritto che se la Sissco non avesse fatto un proprio comunicato era come se dicesse che il sessismo contro le donne è questione di donne, che compete solo alle donne) ma certamente essa contrasta con una lunga e anche pesante tradizione di interventismo della Sissco e dei suoi soci su questioni di vario genere che riguardano la vita del Paese, in nome del dovere di testimonianza civile che hanno gli storici, in particolare quelli che si occupano di storia contemporanea.
E’ possibile che in questo caso abbia giocato un ruolo un riflesso di tipo corporativo, tanto che alcuni interventi si sono spinti fino a negare il diritto di intervenire alla stessa Università di Siena dove Gozzini insegna. In realtà è più utile chiedersi, come abbiamo scritto all’inizio, se l’intervento di Gozzini si inserisca in un contesto che permetta di comprenderne il senso.
Si può parlare di un contesto in senso stretto, cioè quello dell’emittente dove gli insulti sono stati pronunciati, con un particolare riferimento a coloro che la seguono abitualmente. Si può però anche parlare di un contesto più ampio, quello nel quale si nuove Giovanni Gozzini, il mondo dell’Università e più in generale della cultura.
Nel primo caso siamo di fronte a un salto di qualità rispetto alla diffusione dell’odio politico per mezzo di insulti di ogni genere attraverso l’uso di Facebook e di altri social media. Si è spesso detto che chi mette in atto questa pratica si sente protetto dalla mancanza di controlli del web. Ma questo non è certo il caso del prof. Gozzini che non si è davvero nascosto dietro l’anonimato. E allora quale è il significato di questa aperta violazione delle regole della convivenza civile messa in atto da una persona che per il suo ruolo sociale e professionale dovrebbe al contrario essere portatore di corrette norme di comportamento? La risposta è chiara: gli ascoltatori della radio si aspettavano da Gozzini proprio questo linguaggio ed egli li ha soddisfatti pienamente. Questa costatazione apre la strada a riflessioni di più ampia portata sui contesti all’interno dei quali si svolge la nostra vita associata e sulle regole ((o sulla mancanza di regole) comunemente accettate.
Ma oltre al contesto specifico di Controradio ce n’è un altro più ampio, quello del mondo della cultura nel quale Gozzini è abituato a muoversi. È un mondo nel quale quelli che erano in origine valori etico-politici si sono trasformati, con la crisi delle ideologie in riferimento alle quali erano sorti, nel loro opposto. È da questa trasformazione caricaturale che si sono imposti alcuni stereotipi, dove quelli che erano in origine valori etico-politici si sono deformati fino a diventare delle caricature di se stessi. E’ il caso dell’antifascismo, che da valore fondante della nostra Repubblica è stato trasformato nel suo opposto, in esercizio di intolleranza da usare nei confronti dei propri avversari politici. E’ da questa trasformazione caricaturale che nasce un caso come quello di Giovanni Gozzini. C’è da augurarsi che proprio perché caricaturale, e quindi totalmente deformato, questo episodio possa servire da antidoto per il futuro.

Valentino Baldacci

(25 febbraio 2021)