SI ALLARGA LA RETE DELLE COMUNITÀ COINVOLTE

Accoglienza e integrazione dei migranti,
nuovi progetti sotto il cappello UCEI

Attraverso un protocollo tecnico siglato a Roma nel 2015, le parole “corridoio umanitario”, da astratto concetto creato all’interno delle istituzioni europee sono diventate concreta possibilità di accogliere legalmente in Italia migranti e rifugiati, provvedendo alle loro esigenze: dalla prima accoglienza alla sistemazione abitativa fino ad un auspicabile integrazione nella società italiana. Anche l'UCEI si è inserita in questo solco: già da tempo ha infatti approvato sostegni economici per quelle Comunità che possano realizzare questi obiettivi, in collaborazione con organizzazioni ed enti del volontariato locale. 
Ecco quindi l’esperienza di Torino, che con l’aiuto della Compagnia di San Paolo ha ospitato una coppia congolese in un appartamento di proprietà della Comunità; quella di Firenze, dove grazie alla collaborazione del Comune e della cooperativa Il Girasole, è stata fornita una prima accoglienza a giovani migranti provenienti dal nord Africa e dai Balcani, in vista di altra destinazione finale. E infine Milano, dove le iniziative sono state molteplici: con il supporto della Comunità di Sant’Egidio, una famiglia siriana ha trovato ospitalità ed aiuto nella ricerca di un lavoro; ma l’iniziativa più rilevante è stata svolta presso il Memoriale della Shoah dove, nelle estati degli anni 2015-2017, periodo dell’anno in cui le attività dell’ente sono ridotte, è stato dato un tetto ed un rifugio a coloro che dopo aver attraversato il Mediterraneo si trovavano in transito alla stazione di Milano. Si calcola che in tre anni sia stata data assistenza a più di seimila persone, grazie al contributo della Comunità di Sant’Egidio ed all’aiuto delle organizzazioni giovanili ebraiche.
Da quest’anno l’aiuto dell’UCEI nei confronti dei migranti oltrepassa anche i confini nazionali: è stato infatti approvato di recente un progetto avente ad oggetto la Bosnia e più specificamente il campo di Lipa, nel quale vivono in condizioni miserrime persone che quando vi giungono hanno già alle spalle un lungo cammino. Le Comunità ebraiche di Bosnia, unitamente all’associazione umanitaria La Benevolencija ed alla Comunità di Sant’Egidio daranno il necessario supporto in loco. 


Verona, con il contributo della Comunità ebraica cittadina, aggiunge alla categoria dell’accoglienza umanitaria la specificità dello studio a livello universitario: l'ateneo locale ha infatti aderito al progetto UNI. CO.RE (University Corridors for Refugees) che riflette le indicazioni date dalla Commissione Europea nella sua raccomandazione del 23 settembre 2020 con la quale invitava gli Stati membri a creare nuovi percorsi di ingresso e di protezione dei rifugiati, quali programmi di studio e lavoro. Più specificamente, tale programma permetterà ad uno studente o studentessa che abbia già la qualifica di rifugiato, ed al momento della domanda sia residente in Etiopia, di essere ammesso ad uno dei corsi di laurea magistrale internazionale dell’università scaligera nel prossimo anno accademico.

(Nell'immagine in alto alcuni profughi nel campo di Lipa, diventato un simbolo dell'emergenza umanitaria in corso)

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CIASCUN ISCRITTO A UNA COMUNITÀ POTRÀ COSTITUIRSI PARTE CIVILE

Gli ultrà del calcio e la follia antisemita:
una storica decisione a garanzia di tutti

Nell'ottobre del 2017 il mondo del calcio fu chiamato a confrontarsi con una delle pagine più inquietanti della sua storia recente: il caso degli adesivi raffiguranti Anna Frank con la maglia della Roma, opera di alcuni supporter della Lazio. Un tema non nuovo, quello dell'antisemitismo da curva, e non solo quella biancoceleste per la verità, ma emerso allora in tutta la sua vistosa evidenza. 
Sono passati oltre tre anni e mezzo da allora. La giustizia italiana, pur con le tradizionali lentezze procedurali, prosegue nel suo lavoro di indagine e valutazione delle prove. Significativo in questo ambito il risultato conseguito dall'avvocato Oreste Bisazza Terracini e dal suo studio legale, cui l'UCEI si è rivolta. 
Tramite ordinanza è stato infatti riconosciuto il diritto, per ogni iscritto a una Comunità ebraica italiana, di procedere alla richiesta di risarcimento sotto il profilo del danno morale. E quindi la possibilità di costituirsi parte civile nel processo a carico degli imputati. 
Una decisione storica e importante anche su un piano simbolico. 

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L'INIZIATIVA IN SENATO ANCHE NEL NOME DEL PICCOLO STEFANO GAJ TACHÉ

"Ricordare le vittime, dovere civile e morale"

“Ricordare le vittime italiane del terrorismo è un dovere morale e civile per ogni cittadino della Repubblica”.
Così il direttore del quotidiano La Repubblica Maurizio Molinari, intervenuto a Palazzo Madama in occasione delle celebrazioni per la Giornata della memoria per le vittime del terrorismo. Il giornalista ha ricordato un atto terroristico di cui fu testimone: l’attentato palestinese al Tempio maggiore di Roma del 9 ottobre 1982. “Mi trovai a pochi metri da uno di questi terroristi. Incrociai il suo sguardo banale, vidi l’accenno di un sorriso sul suo volto” ha raccontato, alla presenza tra gli altri del Presidente Sergio Mattarella. Una ferita sulla quale il Capo dello Stato si è soffermato in una intervista con lo stesso Molinari, su Repubblica oggi in edicola. Con un pensiero che è andato in particolare alla giovanissima vittima dell’attentato: il piccolo Stefano Gaj Taché. Ha osservato al riguardo: “Ho voluto ricordarlo nel mio discorso di insediamento, sei anni fa, perché quel delitto suscita congiuntamente tanti motivi di orrore: disprezzo per la vita, antisemitismo, violenza contro la libertà religiosa”.
“Il presidente Mattarella ci ricorda una pagina terribile del terrorismo che ha colpito il nostro paese. Quella della violenza antisemita che ha ucciso un bambino di due anni: Stefano Gay Tachè. Un terrorismo ancora vivo che va combattuto perché ancora presente nella società”, il successivo tweet della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello.

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LA RIFLESSIONE DELLA PRESIDENTE UCEI

L'Europa e la fine dell'incubo,
un percorso ancora incompleto

Cade in queste ore il 76esimo anniversario dalla fine della guerra in Europa. Un appuntamento che, insieme all’avvio degli accordi post bellici, alla ricostruzione, alla vita che sarebbe ripresa, cosi come pochi anni dopo alla costituzione di una comunità europea poi divenuta Unione, deve farci riflettere sull’Europa in cui viviamo e su quale Europa vogliamo.
Pace, solidarietà e libertà, connesse in primis alla persona e alle minoranze. La valorizzazione di culture antiche e specifiche come quella ebraica. Valori fondamentali che ancora devono affermarsi.
Si agisce su un piano economico e finanziario, ci si dedica a sostenibilità e digitalizzazione. Tutti fronti assolutamente giusti e necessari. Ma le basi di ogni percorso sono valoriali, soprattutto pensando ai giovani e a una politica estera coerente e lucida, in questo caso specialmente verso Israele, ancora assente.
Per l’Italia, guardando anche alle gravi responsabilità delle istituzioni di allora, si tratta di una data identitaria. Sono proprie le istituzioni, oggi, a doversi attivare contro i silenzi. Quelli del passato, ma anche quelli del presente.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI 

(Nell'immagine Winston Churchill saluta la folla dopo la notizia della vittoria sulla Germania)

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TRE ATLETI TRA I PRIMI VENTI, MA ANCHE IL PRIMO RITIRO DALLA CORSA 

Israele al Giro d'Italia, esordio dolceamaro

Bilancio in chiaroscuro nella prima tappa del Giro d'Italia, il quarto della sua giovane storia, della Israel Start-Up Nation. Nella cronometro inaugurale di Torino, vinta come da pronostico da Filippo Ganna, ben tre atleti in maglia ISN si sono piazzati tra i primi venti della graduatoria: l'austriaco Matthias Brandle, che si è arrivato nono e per alcuni minuti è stato il leader della classifica; cinque piazze più indietro l'inglese Alex Dowsett; diciannovesimo invece l'italiano Alessandro De Marchi. Nel complesso, una delle migliori performance di squadra: solo tre team, dei 23 al via, hanno fatto meglio. 
La squadra israeliana vince però anche l'Oscar della sfortuna. Neanche il tempo di esultare per il buon risultato di giornata che il lettone Krists Neilands, uno dei più talentuosi in rosa, già protagonista delle edizioni 2018 e 2019, si è dovuto ritirare dalla corsa. Colpa di una rovinosa caduta mentre stava rientrando in hotel, che gli ha procurato la rottura della clavicola e la necessità di un intervento chirurgico. 

(Nell'immagine Matthias Brandle, nono nella cronometro d'esordio)

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DAFDAF MAGGIO 2021

Storia di un grillo (e di un giornale)

“Su quello che finisce in mano ai bambini non si possono fare né pasticci né compromessi. Ai bambini bisogna offrire solo il meglio”. È con queste parole che Marianne Carus – fondatrice nel 1973 di un giornale illustrato molto speciale, pensato interamente per giovani e giovanissimi lettori – spiegava come le regole in redazione fossero molto chiare.
Se ne racconta la storia nel numero di DafDaf in distribuzione in questi giorni: “Nel suo libro ‘Un giorno di felicità’ - si legge - il grande scrittore in yiddish Isaac Bashevis Singer presenta un grillo tutto speciale. Il segreto di questo piccolo animale era la capacità di raccontare una storia che non finisce mai. Leggendo queste pagine, una giovane mamma che avrebbe voluto dare da leggere ai propri figli solo le storie più belle, decise di fare un giornale per bambini tutto di testa sua”. 
Un esempio di volontà e testardaggine che ha ispirato anche la redazione di DafDaf. Da oltre dieci anni, un mese dopo l’altro, il giornale ebraico dei bambini non smette di presentarsi puntuale all’appuntamento con i suoi lettori. Buona lettura!

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Il giorno dell'Europa
In memoria del discorso che il 9 maggio 1950 il ministro degli Esteri francese Robert Schuman tiene a Parigi e in cui espone la sua idea di una nuova forma di cooperazione politica per l’Europa tale da rendere impensabile una guerra tra le nazioni europee, il 9 maggio è diventato il giorno dell’Europa. In effetti non ci sono state guerre. Che l’Europa esista, invece, è alquanto discutibile. Non essendo in grado di parlare al futuro, si parla di passato.
 
                                                                          David Bidussa
Il buio e la siepe
Non è compito di queste righe offrire una diagnosi sui tempi correnti, ossia sulla natura e le matrici della crisi che come Paese stiamo attraversando. In parte perché l’argomento, nelle sue tante declinazioni, può risultare in parte off topic, ossia fuori tema rispetto ad una newsletter ebraica. Poi – ed è questo, in fondo, l’aspetto più rilevante – data la sua natura incontenibile (nel senso che si presta a molte sfaccettature interpretative, non sempre riconducibili ad un unico denominatore e quindi ad un solo livello di analisi), perché comporta il rischio di fuoriuscire da un’analisi che intenda mantenere il rigore e la comprensibilità che si chiedono ad una lettura lucida, e disincantata, del difficile e complesso presente.
Claudio Vercelli
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Israele e il Monte Meron
A parte il lutto per i 45 morti, io vedo nella tragedia del Monte Meron la disfatta sociale e politica d’Israele al giorno d’oggi. Il “governo” inesistente non è in grado di prendere decisioni, la polizia ha le mani legate e viene criticata qualunque provvedimento prenda, Bibi – in bilico come capo del governo – non poteva imporre nulla ai partiti religiosi che sono gli unici che lo sostenevano, le sinistre vogliono solo creare un’atmosfera di rivoluzione popolare per farlo cadere.
 
Gianfranco Yohanan Di Segni
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