LA NOTA DELL'UNIONE DELLE COMUNITÀ EBRAICHE ITALIANE

"Israele sotto attacco, il mondo apra gli occhi"

L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha diffuso la seguente nota:

Le comunità ebraiche italiane esprimono piena e assoluta solidarietà allo Stato di Israele, pregando per le famiglie e i bambini che hanno passato la giornata di ieri e la notte nei rifugi, e sostegno morale alle forze di sicurezza impegnate in ogni dove nella indispensabile difesa. Esprimono preoccupazione per l’escalation di attacchi diretti e mirati con centinaia di razzi lanciati da Gaza su ampie parti del territorio, minacciando la vita ordinaria appena ripresa e la libertà, così come per l’innesco in moltissime città di scontri armati da parte della popolazione arabo-israeliana, trascinata in una pretestuosa protesta. Ribadiscono l’appello agli esponenti delle istituzioni e ai media italiani, europei ed internazionali, di non dare manforte con assurde e irresponsabili ricostruzioni al disconoscimento e al miope isolamento di Israele dinanzi all’evidente offensiva costruita attorno alla questione di Gerusalemme e dei suoi luoghi santi, rafforzando la strategia di terrore e distruzione di Hamas e dei paesi che lo sostengono e l’avvio di un conflitto che non può non chiamarsi guerra.
ISRAELE SOTTO ATTACCO

Razzi di Hamas, due vittime ad Ashkelon

Una pioggia costante di missili a colpire case, negozi, scuole, strade, auto. Tutti obiettivi civili messi nel mirino dai terroristi palestinesi di Gaza, che da ore stanno sparando contro Israele. A farne le spese, soprattutto il sud del Paese. Tra le più bersagliate, la città costiera di Ashkelon dove in queste ore due donne sono state uccise e diverse altre persone ferite da un razzo caduto sulla loro abitazione. In un'altra casa, sempre ad Ashkelon, per poco si è evitata la tragedia. “Il missile ha colpito la stanza del bambino, per fortuna lui non c'era. Io mi sono ritrovato per terra e non ricordo cosa sia successo”. La testimonianza di Edward Weinstock, che ha raccontato ai media come la fortuna abbia salvato il figlio dagli attacchi indiscriminati dei terroristi di Gaza. Lui è invece rimasto seriamente ferito al volto e al corpo. “Dopo l'esplosione, non ho visto in che condizioni fosse la casa. Non riuscivo ad aprire gli occhi”, il suo racconto. La moglie e i bambini hanno riportato ferite superficiali, oltre allo shock dovuto all'attacco. E così centinaia di altre famiglie, costrette a fuggire in pochi secondi nei bunker antimissile. Una situazione drammatica che molte voci dell'Italia ebraica in queste ore stanno evidenziando e su cui stanno richiamando l'attenzione dell'opinione pubblica. E mentre le sirene antimissile fanno da colonna sonora alla quotidianità di migliaia di cittadini israeliani, le forze di sicurezza del paese stanno rispondendo alle minacce, colpendo strutture controllate dai gruppi terroristici di Hamas e Jihad islamica. Diversi uomini chiave dei due movimenti sono stati uccisi durante gli scontri. “Il capo di stato maggiore ha detto che l'esercito continuerà ad agire con determinazione per restituire la sicurezza ai residenti del sud e tutti i quartieri generali dovranno prepararsi per un conflitto più ampio, che non ha limiti di tempo”, si legge in una nota diffusa dall'esercito israeliano.

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L'ESPERTO DI TERRORISMO YORAM SCHWEITZER A PAGINE EBRAICHE

"Violenze frutto delle ambizioni di Hamas
Nessuno vorrebbe arrivare a una guerra"

Il nuovo ciclo di violenze, con centinaia di razzi sparati contro Israele dalla Striscia di Gaza, nasce dal desiderio del gruppo terroristico di Hamas di riaffermare il proprio potere. “Hamas ha sfruttato e incentivato gli scontri attorno alla moschea al Aqsa di questi giorni. Per poi sparare sette missili contro Gerusalemme per mandare un messaggio ai palestinesi: 'siamo noi l'unica bandiera della resistenza'. I razzi sono serviti al gruppo terroristico per creare un chiaro collegamento tra sé e la Spianata delle moschee”. A spiegarlo a Pagine Ebraiche Yoram Schweitzer, esperto di terrorismo internazionale e già consulente dell'ufficio del Primo ministro israeliano in materia di sicurezza. Per Schweitzer Hamas, gruppo terroristico che controlla Gaza, aveva diversi motivi per innescare la nuova escalation di violenza. “La moschea al Aqsa funziona sempre da detonatore nell'area. Ogni volta che qualcuno desidera appiccare il fuoco della violenza, la usa per il suo significato simbolico.  E così è accaduto anche questa volta. Hamas l'ha sfruttata a proprio vantaggio, anche perché aveva bisogno di dare un segnale ad Abu Mazen: il leader dell'autorità palestinese, - spiega Schweitzer - con la scusa che a Gerusalemme Est gli israeliani non avrebbero permesso il voto, ha posticipato del tutto le elezioni per un nuovo presidente dell'Autorità nazionale palestinese. Lo ha fatto perché temeva che Fatah, il suo movimento spaccato in diverse fazioni, avrebbe perso sonoramente contro Hamas. E così quest'ultima si è sentita privata della vittoria”. Una frustrazione trasformata alla prima occasione utile in violenza, come raccontano le cronache di queste ore.

ISRAELE SOTTO ATTACCO - L'ANALISI DI SERGIO DELLA PERGOLA

"Inevitabile la reazione all'aggressione di Hamas,
ma Israele ora si dia un governo" 

Alle 18.00 israeliane il gruppo terroristico di Hamas ha lanciato sette missili contro Gerusalemme. “Abbiamo sentito uno strano rumore, come di un aereo. All'inizio non abbiamo capito, poi mia figlia ha riconosciuto la sirena antimissile. E subito dopo è arrivato il rumore di due botti. E così, io, mia mia moglie, mia figlia, il nipotino siamo corsi nel rifugio antimissile con la radiolina appresso per sentire cosa stesse accadendo. Per fortuna l'allarme è cessato subito, ma si tratta comunque di una linea rossa varcata”. È il racconto del demografo Sergio Della Pergola e dei momenti in cui Gerusalemme è stata presa di mira dai terroristi di Hamas. “Non è la prima volta. È accaduto anche nel 2014 durante la campagna militare a Gaza. Ma questa volta i missili sono arrivati più vicino. Un atto di provocazione che chiede una reazione ed è questo ciò che sta avvenendo”. Inevitabile che Israele risponda alla violenza dei terroristi di Gaza, sottolinea Della Pergola. Evitabile invece secondo il demografo fomentare un clima di tensione come accaduto nei giorni precedenti l'esplosione di violenza. “Ci troviamo di fronte a una situazione molto complicata. Da giorni c'erano risse alla Porta di Damasco. Personaggi estremisti come Itamar Ben Gvir, esponente kahanista entrato in parlamento con l'appoggio di Benjamin Netanyahu, hanno cercato di creare disordini e scontri. E francamente anche la sfilata organizzata per il Giorno di Gerusalemme, fatta in quel modo, per me è stata una provocazione inutile: perché farla passare proprio nel quartiere musulmano quando ci sono mille altri modi per arrivare al Kotel? In ogni caso i razzi di Hamas hanno scombussolato i piani di tutti”. Razzi, ricorda il professore, che hanno portato anche all'evacuazione della Knesset, il parlamento israeliano. “Se vogliamo trovare un significato simbolico: alla Knesset si stava tenendo la seduta in cui si celebrava la vittoria sui nazisti. Proprio in quel momento è suonato l'allarme e la seduta è stata tolta. Sarà forse un po' populista, ma è come dire che il problema non è del tutto risolto”.

ISRAELE SOTTO ATTACCO - L'ANALISI DI DAVID CASSUTO

“Rivolta degli arabo-israeliani
elemento nuovo e destabilizzante”

“Israele, nel passato più o meno recente, ha affrontato varie crisi. Ma questa mi sembra particolarmente ostica, di non semplice soluzione”. È il pensiero di David Cassuto, esponente degli Italkim e già vicesindaco di Gerusalemme. Ieri, come per tutti i suoi concittadini, è scattato l’allarme rosso. Una corsa verso i rifugi che, almeno nella capitale, non si verificava da anni. 
“La situazione è questa: non abbiamo un governo, o comunque un governo temporaneo che nei fatti non governa. Preso atto di ciò, i nostri vicini si sentono liberi di fare quel che più gli pare e piace. E questo – sottolinea Cassuto – è un problema”.
Un problema di non facile soluzione: “Siamo minacciati da Hamas, dal Libano, dagli arabi dei Territori, dall’Iran. Un contesto allarmante. Allo stesso tempo Joe Biden, dagli Usa, punta il dito e ci chiede di ‘comportarci bene’. Quello che più mi lascia sgomento è però la rivolta degli arabi-israeliani. Un movimento nuovo e fondato su ragioni pretestuose”.
Cassuto non nasconde le sue simpatie per l’attuale Primo ministro Benjamin Netanyahu, la cui leadership futura resta incerta. “Credo – afferma – che sia il miglior capo di governo possibile. L’unico in grado di trattare, alla pari, con le principali potenze al mondo. Sostituirlo, in questo momento di crisi, sarebbe un grosso rischio. Arriverà un giorno in cui Netanyahu dovrà farsi da parte, lasciando a qualcuno che possa raccoglierne l’eredità politica. Ma allo stato attuale quella persona non c’è”. 

LA SQUADRA ISRAELIANA SFIORA LA PRIMA VITTORIA DI TAPPA

La Israel Start-Up Nation al Giro d’Italia,
secondo posto con rimpianto

Ancora conferme, al Giro d’Italia, per la Israel Start-Up Nation. Ben due atleti in maglia ISN si sono classificati tra i primi cinque della terza frazione di gara, da Biella a Canale. Secondo posto per l’italiano Davide Cimolai, che ha regolato lo sprint del gruppo. Quinto per il neozelandese Patrick Bevin. Il miglior risultato dall’inizio di questo Giro. Uno dei migliori in assoluto nelle quattro edizioni finora disputate. Tra i dirigenti del team israeliano i sentimenti sono due: soddisfazione per la prova di forza, ma anche rimpianto per l’occasione sfumata.

QUI ROMA

Sandro Anticoli, Bar Mitzvah a 90 anni
"Mi riprendo quel che mi è stato rubato"

“Ho aspettato questo giorno tutta la vita. È stata un’emozione immensa, qualcosa di indescrivibile”. 
Sandro Anticoli è nato nel 1931 a Roma. L’età del Bar Mitzvah, la maggiorità religiosa ebraica che abitualmente si consegue a 13 anni, l’ha attraversata con il pericolo costante della morte. Di un arresto, di una retata. Della deportazione in campo di sterminio.
Sulla Tevah, per celebrare uno dei momenti fondamentali del ciclo ebraico della vita, ci è salito soltanto ieri, all’età di 90 anni, nella cornice del Tempio dei giovani. E cioè dell’unica sinagoga che, in clandestinità, restò attiva anche nei mesi dell’occupazione nazista. “Ho saputo di questa opportunità dieci giorni fa. Aver vissuto questa giornata speciale con accanto la mia famiglia e tante persone care mi ha dato una gioia immensa. Finalmente si è chiuso in cerchio”, racconta a Pagine Ebraiche.

L'INIZIATIVA UCEI-PITIGLIANI

“Insieme per studiare, insieme per costruire”

Lo studio secondo la tradizione ebraica è una vera e propria mitzwà. Ma come si caratterizza questo studio? Da una parte si parla di ‘studio per lo studio’, dall’altra questo stesso studio prende le distanze da una dimensione prettamente speculativa e rimanda piuttosto a una dimensione “pratica”. Vi è forse una contraddizione? Che valore ha lo studio per la comunità e che ruolo gioca in questo specifico momento storico?
Interrogativi stimolanti e cui cercherà una risposta l’evento “Insieme per studiare, insieme per costruire” organizzato per questa sera alle 21 da UCEI e Centro Ebraico Il Pitigliani.
All’evento, che sarà trasmesso in diretta sui canali Facebook UCEI e Pitigliani e sulla webtv dell’Unione, interverranno rav Benedetto Carucci, dirigente scolastico delle scuole superiori della Comunità ebraica di Roma; Silvia Guetta, docente di Pedagogia della Pace e Gestione dei Conflitti dell’Università di Firenze; il pedagogista Saul Meghnagi, già presidente dell’Istituto Superiore per la Formazione; la professoressa Stefania Buccioli del direttivo della Società Filosofica Italiana. 

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L’Italia e l’antisemitismo
Ma esiste l’antisemitismo in Italia? Per una recente indagine europea cui sono stato invitato a partecipare, ho risposto con un indicatore 4 o 5 (non ricordo bene) su 10. Insomma, a mio parere, l’antisemitismo esiste, ma poco, non in forma grave. Ed è per lo più un antisemitismo di pensiero e di parola, non di azione.
Qualche giorno fa, tuttavia, la domanda me la sono dovuta porre nuovamente, e da solo questa volta, mentre me ne stavo al ristorante con mia moglie e mia figlia. Qualcuno dirà: ‘Ben ti sta, così impari ad andare al ristorante’. Nel piatto avevamo una paccheri al tonno e due San Pietri. È vero, il nome di quest’ultimo non depone a favore della nostra aderenza alla Legge, ma si tratta di pesce assolutamente casher. 
Dario Calimani
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L’Italya e gli italyani
Germano Maifreda, autore di “Italya – Storie di ebrei, storia italiana, Laterza, Bari, 2021”, scrive che la maggior parte degli italiani ancor oggi non pensa alla lunga storia del proprio Paese (tra Medioevo e Rinascimento, Controriforma e Risorgimento) come comprensiva della storia degli ebrei. In effetti, c’è un vuoto, che l’autore provvede a colmare. È più facile essere al corrente degli eventi del periodo dell’emancipazione, del Risorgimento, ma del lunghissimo periodo precedente, si sa poco.
Emanuele Calò
Sensibilità e visione prospettica
Non è difficile individuare il vizio di fondo dello sketch psuedo-comico di Pio e Amedeo che tanta riprovazione e discussione ha suscitato sui media e soprattutto nell’ambiente ebraico. Le parole sono pietre e non bruscolini; sopratutto determinate parole hanno assunto (certo in modo improprio) precisi significati, e chi le usa intenzionalmente lo fa volendo esplicitamente comunicare e facendo propri quei significati.
David Sorani
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