VERSO IL NUOVO ESECUTIVO 

Governo Bennett-Lapid, l'intesa ai dettagli

Fino a notte fonda gli emissari di Yesh Atid e Yamina sono rimasti in una stanza a discutere e negoziare. Sul tavolo, l’accordo che porterà i propri leader, Yair Lapid e Naftali Bennett, a guidare a turno Israele. Prima Bennett, poi Lapid l’ordine della rotazione tra i due nel ruolo di Primo ministro. Alle spalle, una fragile maggioranza composta da almeno sette partiti, più l’appoggio esterno di una delle compagini arabe. “A nessuno verrà chiesto di rinunciare alla propria ideologia, ma tutti dovranno rimandare la realizzazione di alcuni dei loro sogni. Ci concentreremo su ciò che può essere fatto, invece di discutere su ciò che è impossibile” la promessa di Bennett, annunciando la sua scelta di voler trovare un’intesa con “l’amico Lapid” per dare un esecutivo al paese. Ed evitare di tornare al voto cinque volte in meno di tre anni. “O una quinta elezione o un governo di unità” ha dichiarato Bennett, replicando alle critiche e pressioni arrivate da destra.
In particolare dal mondo del Likud, con Benjamin Netanyahu che lo ha accusato di aver “commesso la frode del secolo”. Di fronte alla casa del leader di Yamina, così come della sua numero due, Ayelet Shaked, sono comparsi manifestanti anti-coalizione. E i toni si sono fatti aggressivi, tanto che le forze di sicurezza hanno deciso di aumentare la protezione attorno alla stessa Shaked. “Traditori di sinistra”, “tornate a Gaza”, “antisemiti”, alcuni degli slogan scritti o urlati contro la coppia Shaked-Bennett. I due avevano annunciato di preferire un’intesa a destra con Netanyahu. Ma il Premier uscente non è riuscito a trovare i numeri in parlamento per formare un governo. E così Bennett, dopo settimane di esitazioni, ha scelto Lapid.

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LA PRIMA VISITA AL CAIRO DI UN MINISTRO ISRAELIANO DAL 2008

“Egitto un alleato per la pace in Medio Oriente"

Il Cairo si dimostra sempre più centrale nella mediazione tra Gerusalemme e Gaza per mantenere una tregua. Lo dimostra il viaggio del ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi che ha incontrato la controparte egiziana, Sameh Shoukry, in un vertice durato diverse ore. Una missione che rappresenta anche un passo avanti nei rapporti tra i due Stati. Era dal 2008 infatti che un rappresentante d’Israele non si recava al Cairo in visita ufficiale.
“L’Egitto è un importante alleato regionale, impegnato nella sicurezza e nella stabilità, nel mantenimento e nell’espansione della pace nell’area” ha dichiarato Ashkenazi a conclusione della visita. Il capo della diplomazia israeliana ha poi affermato: “Tutti dobbiamo agire per impedire il rafforzamento degli elementi estremisti che minacciano la stabilità regionale, e per garantire il ritorno a casa delle persone scomparse e dei prigionieri detenuti da Hamas”. Sul tavolo delle trattative mediate dal Cairo con i terroristi di Hamas, Ashkenazi ha infatti messo la restituzione delle salme di due soldati israeliani e la liberazione di due prigionieri.

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L'EVENTO ONLINE CON GLI INCARICATI DEI RISPETTIVI GOVERNI

"Lotta all'antisemitismo, Italia e Germania unite" 

Nelle sue diverse varianti, l’antisemitismo continua ad essere non solo una minaccia quotidiana nella vita dei cittadini ebrei d’Europa ma anche un’ombra pesante sulla futura tenuta dei valori che dell’Europa stessa sono il fondamento: democrazia, libertà, fratellanza. L’associazione Kesher, in collaborazione con Comunità ebraica di Milano, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Fondazione Cdec, ha stimolato una riflessione su questo argomento prendendo in esame due specifiche realtà: Italia e Germania. Il punto di partenza di un percorso che dovrebbe andare a toccare, prossimamente, anche altri Paesi. 
Nell'occasione Felix Klein, commissario speciale per la lotta all’antisemitismo di Germania, che ha evidenziato come “a 76 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale l’antisemitismo sia ancora violento” e come la pandemia in corso, anche nel suo Paese, abbia rispolverato “l’antico mito antisemita della dominazione ebraica del mondo”. Obiettivo delle istituzioni tedesche, ha poi aggiunto Klein, è quello di “promuovere attività nella società civile sia per combattere l’antisemitismo che per rendere più visibile l’ebraismo”. Al riguardo ha auspicato “un maggior coraggio” da parte dei cittadini non ebrei e ricordato l’importanza di un’azione sinergica a livello europeo. 
Un’impostazione condivisa da Milena Santerini, coordinatrice per la lotta all’antisemitismo in Italia, che è anche entrata nel merito della strategia nazionale presentata negli scorsi mesi. “Individuare i diversi ‘antisemitismi’ vuol dire combatterli meglio. Nella strategia – ha affermato – agiamo su vari piani: dai rapporti con il Parlamento alla sfera legislativa, dai ministeri al mondo della cultura e dell’università, per arrivare alle realtà religiose e allo sport”. Per ogni settore sono stati indicati obiettivi e raccomandazioni. “Vigileremo – le sue parole – affinché siano applicate”. 

(Nelle immagini: Felix Klein e Milena Santerini)

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LA SCELTA DEI VESCOVI ITALIANI 

Commissione per il dialogo, Olivero il nuovo presidente

Avvicendamento al vertice della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza Episcopale Italiana. L’organismo vescovile, che tra i vari impegni ha avviato un percorso con l’UCEI per una presentazione corretta dell’ebraismo e del cristianesimo nei testi scolastici, avrà come prossimo presidente Derio Olivero, attuale vescovo di Pinerolo, scelto dai partecipanti all’ultima assemblea generale della Cei.
Nato a Cuneo, 60 anni, Olivero subentra a monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino. Significativo, in questi anni, il suo lavoro per l’incontro e il dialogo con il mondo ebraico. Un processo non concluso, ammoniva recentemente, ma che ha ancora bisogno “di essere recepito e diventare cultura, cioè modo di pensare, di parlare, di scrivere e di vivere”.
Negli anni a capo della diocesi di Pinerolo il suo successore si è distinto per un approccio aperto alle altre confessioni religiose e in particolare per un confronto positivo con la comunità valdese, che ha una storica e importante presenza sul territorio.
A salutare con favore la sua nomina è stato tra gli altri il presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni. In un messaggio inviato nelle scorse ore esprime l’auspicio di un prossimo incontro, in compagnia del rabbino capo Ariel Di Porto, così da poter avviare “una cordiale e proficua collaborazione”.

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Le responsabilità tedesche
A proposito di genocidi. Pochi giorni fa la Germania ha ufficialmente riconosciuto le sue responsabilità nel genocidio degli Herero, il primo genocidio del Novecento: “Alla luce della responsabilità storica e morale della Germania, chiederemo perdono alla Namibia e ai discendenti delle vittime”, ha detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. “Il nostro obiettivo era ed è quello di trovare un percorso comune per una vera riconciliazione in ricordo delle vittime. Ciò include il nostro nominare gli eventi dell’era coloniale tedesca nell’odierna Namibia, e in particolare le atrocità tra il 1904 e il 1908, spietatamente e senza eufemismi. Ora chiameremo ufficialmente questi eventi ciò che erano dalla prospettiva odierna: un genocidio”.
Anna Foa
Salviamo i cani della Bibbia
La razza si chiama Canaan, ed è l‘unica originaria di Eretz Israel, sin dai tempi biblici – nella Torah ci sono parecchi riferimenti ai cani, e probabilmente si tratta proprio dei Canaan. Sono anche raffigurati nelle tombe di Bene Hassan (2200-2000 a.e.v) e nelle pitture rupestri, tra cui quelle dello Wadi Celoqua nel Sinai centrale, mentre danno la caccia alle antilopi. Nel Museo archeologico di Askelon un sarcofago del secondo secolo porta scolpito uno di questi esemplari. Sempre vicino a Askelon, un in un cimitero del quinto secolo a.e.v sono stati trovati i resti di oltre 700 Canaan, che venivano considerati nell’antichità cani con grandi capacità terapeutiche.
Viviana Kasam
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