Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     2 Giugno 2021 - 22 Sivan 5781

IL MESSAGGIO DELLA PRESIDENTE UCEI 

Il 2 Giugno, la festa e la sfida della coerenza

Il 2 Giugno di 75 anni fa l’Italia voltava pagina, aprendo una nuova era di partecipazione, inclusione e democrazia.
Un nuovo inizio connesso inevitabilmente alle sciagure del suo passato recente. Agli oltre vent’anni di dittatura fascista che avevano calpestato vite, diritti e dignità. E al complice appoggio ricevuto da una casa reale che, con quell’alleanza, aveva tradito la sua storia e i suoi valori. La firma di Vittorio Emanuele III sulle Leggi razziste del ’38 rappresentò, in questo senso, l’abisso della vergogna. Un’ombra che niente e nessuno potrà mai dissipare.
Il 2 Giugno è, da sempre, festa di consapevolezza. Di quello che è stato e non dovrà più essere. Di quello che abbiamo conquistato e mai dovremo perdere. Una data che ci ricorda quanto la libertà sia un bene prezioso, ma anche fragile. Difenderla è un fine per il quale tutti dobbiamo batterci con impegno, determinazione e soprattutto coerenza per evitare ogni abuso.
È coerenza ricordare che libertà costituzionale non significa libertà di espressione per odiare e incitare alla violenza, non significa apologia del fascismo presentata come libertà di manifestazione. Coerenza significa anche agire in modo consapevole sulla scena internazionale. Con l’orgoglio di essere protagonisti, come ha ricordato ieri con importanti parole il Capo dello Stato Sergio Mattarella. E con l’obiettivo ultimo di una maggior vicinanza e fratellanza tra i popoli fondata non su un astratto pacifismo ma sulla piena tutela dei diritti delle nazioni contro le prevaricazioni e le pretese dei gruppi terroristici e assicurando che le preposte organizzazioni internazionali ed europee siano partecipi di questa coerenza.
Lo dobbiamo anche ai nostri padri costituenti e a tutti i protagonisti di quella complessa ma anche appassionante fase di ricostruzione post-bellica in cui pure la minoranza ebraica, come singoli e come collettività radicata sul territorio italiano da oltre duemila anni, ebbe un ruolo significativo.
Tutti, ad ogni livello, siamo chiamati a confrontarci con queste sfide incalzanti e complesse. Agire ora per non pentirsene dopo. Non c’è tempo da perdere. In gioco c’è il nostro futuro e il futuro dei nostri figli e nipoti. E soprattutto quel meraviglioso dono chiamato democrazia che anche oggi, con rinnovata emozione, celebriamo. Buon 2 Giugno a tutte e tutti!

Noemi Di Segni, Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

(Nell'immagine la tradizionale cerimonia all'Altare della Patria con il Presidente Mattarella)

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L'INGRESSO IN CARICA A LUGLIO  

Isaac Herzog è il nuovo presidente d'Israele:
"Cercherò di curare le ferite del Paese"

In una Knesset che fatica enormemente a trovare una maggioranza di governo, un punto di condivisione è stato trovato. Il prossimo Presidente d’Israele sarà Isaac Herzog. Una larghissima maggioranza – 87 parlamentari su 120 – lo ha scelto in queste ore per ricoprire la più alta carica dello Stato. “Accolgo la grande responsabilità che avete posto sulle mie spalle. Sarò il presidente di tutti” le parole di Herzog, che dal 9 luglio diventerà ufficialmente l’undicesimo Presidente d’Israele. Quello attuale, Reuven Rivlin, si è congratulato con lui, salutandolo con il soprannome con cui è conosciuto nel paese: Bougie. “Caro Bougie, custodire il carattere dello Stato è una grande responsabilità. Non ho dubbi che farai un ottimo lavoro e sono orgoglioso di passarti il testimone, tra circa un mese. Viva Israele! Viva il Presidente dello Stato di Israele!”, le parole di Rivlin. Nel suo primo discorso pubblico, affiancato dal Presidente della Knesset Yariv Levin, Herzog ha messo in fila alcune delle sue priorità: curare le ferite del paese, “costruire ponti” all’interno della società israeliana e con la diaspora, “combattere l’antisemitismo e l’odio verso Israele” e “mantenere le basi della nostra democrazia”. Si è inoltre complimentato con la sua sfidante, Miriam Peretz, definendola “un’eroina d’Israele. Un simbolo e un’ispirazione per tutti i cittadini del paese. Miriam, mi rivolgo a te e auguro una fruttuosa cooperazione tra noi, per il bene della società israeliana”. “Oggi abbiamo eletto un presidente di valore – la replica di Peretz, che ha ottenuto 26 voti a favore – Prego con tutti i cittadini dello Stato d’Israele per il suo successo, perché il suo è anche il mio e di tutto il paese”.
Ex leader del partito laburista, Herzog è uscito nel 2018 dall’arena politica. Dopo aver sfidato e perso alle urne contro il leader del Likud Benjamin Netanyahu, ha infatti trovato il suo posto alla guida dell’Agenzia ebraica, occupandosi dei rapporti tra Israele e la Diaspora. I quotidiani israeliani lo descrivono come il figlio di quella che può essere definita “l’aristocrazia israeliana”: il padre Chaim Herzog è stato presidente di Israele dal 1983 al 1993. Il nonno, rav Yitzhak HaLevi Herzog, è stato rabbino capo ashkenazita del paese tra il 1937 e il 1959. Lo zio, Abba Eban, è stato il leggendario ministro degli Esteri di Golda Meir.
Nato a Tel Aviv, il 61enne Herzog ha avuto diverse cariche politiche, guidando i ministeri del Welfare, della Diaspora, dell’Edilizia pubblica e del Turismo. Nel 2015 sembrava destinato a guidare il paese. I sondaggi davano lui e la sua Unione sionista davanti a Netanyahu. Alle urne però la situazione si ribaltò, ed Herzog dovette accontentarsi di diventare il capo dell’opposizione. Il suo sfidante di allora, il Premier Netanyahu, oggi non lesina complimenti all’ex avversario. “Il Presidente Herzog ha rappresentato Israele in un modo che suscita rispetto, persino ammirazione, in tutto il mondo e all’interno del paese. Sono sicuro, Bougie, che continuerai esattamente in questo modo. Voglio augurarti successo a nome mio, a nome del governo di Israele e sono sicuro a nome di tutti i cittadini di Israele”.
A congratularsi con Herzog, anche il Premier incaricato Yair Lapid, impegnato in queste ore nel tentativo di raggiungere l’accordo per formare il prossimo governo del paese. “Sei un uomo degno e prezioso che mette sempre davanti a sé il bene del popolo e dello Stato. Buona fortuna Presidente!”, il messaggio di Lapid.

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ULTIME ORE PRIMA DELLA SCADENZA DEL MANDATO 

Bennett-Lapid, è corsa contro il tempo

Entro le 23.59 di oggi Yair Lapid, leader del partito di centro Yesh Atid, deve essere in grado di dire al Presidente Reuven Rivlin: “Ala beiadi”. Ovvero, ce l’ho fatta (a formare un governo). Altrimenti tutte le estenuanti trattative di questi giorni, i negoziati, le discussioni, le intese con i leader di ben sette partiti non saranno serviti a portare a casa l’obiettivo: dare un nuovo esecutivo a Israele. E, nelle intenzioni di Lapid, sostituire dopo dodici anni di premiership il leader del Likud Benjamin Netanyahu. La formula per farlo sarebbe un governo con due Premier a rotazione. Prima Naftali Bennett (Yamina), poi lo stesso Yair Lapid. A sostenerli, un’eterogenea coalizione che andrebbe a unire i poli opposti della Knesset, da destra a sinistra. Fuori rimarrebbero, oltre al Likud, i partiti religiosi, l’estrema destra e, seppur parzialmente, la compagine araba. Parzialmente poiché della coalizione Lapid-Bennett è previsto che faccia parte anche il partito islamico guidato da Mansour Abbas, Raam. Ma, in questa convulsa giornata di trattative, proprio una richiesta di Raam viene descritta come uno degli ostacoli per il duo Lapid-Bennett di chiudere finalmente l’intera trattativa. Il parlamentare di Raam, Saeed Alharumi, ha infatti dichiarato che voterà contro il nuovo governo se la questione della legalizzazione dell’edilizia araba illegale non farà parte dell’accordo di coalizione. Senza il suo voto, il “governo del cambiamento” non avrà una maggioranza alla Knesset. E quindi si cerca di trovare una soluzione. Ma il tempo stringe.

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2 GIUGNO - L'INIZIATIVA DEL COMUNE DI CATTOLICA

La cittadinanza onoraria al professor Finzi:
"Testimonianza di alto valore civile"

Il Comune di Cattolica ha conferito quest'oggi la cittadinanza onoraria a Cesare Moisè Finzi, primario cardiologo a Faenza e memoria storica della comunità ebraica ferrarese, quale riconoscimento del "prezioso lavoro di diffusione di memoria ed alto valore civile, sociale e culturale, rispetto, uguaglianza, difesa dei diritti umani alla base della nostra Costituzione repubblicana".
La consegna è avvenuta nella Sala della Giunta del Palazzo Municipale con la partecipazione e gli interventi dei rappresentanti delle amministrazioni comunali di Cattolica, Mondaino e Faenza, nel corso delle celebrazioni del 75° anniversario della nascita della Repubblica. In questi anni, incontrando soprattutto giovani studenti, Finzi ha avuto modo di raccontare come nel 1944 si nascose, insieme a due famiglie ebree, prima a Cattolica, trovando accoglienza presso il sarto Guido Morganti, e successivamente a Mondaino. 

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Ticketless - Una statua per il Re Umorista
Sono giorni davvero malinconici, ci si intristisce seguendo la cronaca sui quotidiani. Non passa giorno senza che ci tocchi leggere qualche triste notizia. Buona abitudine è rifugiarsi nella provincia italiana che, come si leggeva sul Foglio di venerdì scorso, ci regala ancora magnifiche storie piene di sugo e insegnamento. A patto che i giornali locali la sappiano raccontare. 
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Tre uomini in travaglio
Stavamo raccontando, mercoledì scorso, come Primo Levi, nel capitolo Il Canto di Ulisse del suo libro di memorie Se questo è un uomo, scelga di utilizzare la rara occasione di un’ora di affievolito controllo, da parte dei suoi aguzzini, per spiegare a un suo compagno di prigionia, l’alsaziano Jean, detto Pikolo, il significato del XXVI Canto dell’Inferno.
 
Francesco Lucrezi
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La cornamusa di Piper Bill
Nel 1940 la maggior parte dei Sinti stanziati nel territorio metropolitano del Reich e i Roma stanziati in Ostmark furono trasferiti presso lo Zigeunerlager di Lackenbach; i Roma stanziati in Amburgo, Protettorato di Boemia e Moravia, Slovacchia e Governatorato Generale furono trasferiti a Bełżec, altri furono trasferiti presso il penitenziario di Ilava (Slovacchia) e in seguito a Birkenau.
Francesco Lotoro
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