Bennett-Lapid, corsa contro il tempo
per dare un governo a Israele

Entro le 23.59 di oggi Yair Lapid, leader del partito di centro Yesh Atid, deve essere in grado di dire al Presidente Reuven Rivlin: “Ala beiadi”. Ovvero, ce l’ho fatta (a formare un governo). Altrimenti tutte le estenuanti trattative di questi giorni, i negoziati, le discussioni, le intese con i leader di ben sette partiti non saranno serviti a portare a casa l’obiettivo: dare un nuovo esecutivo a Israele. E, nelle intenzioni di Lapid, sostituire dopo dodici anni di premiership il leader del Likud Benjamin Netanyahu. La formula per farlo sarebbe un governo con due Premier a rotazione. Prima Naftali Bennett (Yamina), poi lo stesso Yair Lapid. A sostenerli, un’eterogenea coalizione che andrebbe a unire i poli opposti della Knesset, da destra a sinistra. Fuori rimarrebbero, oltre il Likud, i partiti religiosi, l’estrema destra e, seppur parzialmente, la compagine araba. Parzialmente poiché della coalizione Lapid-Bennett è previsto che faccia parte anche il partito islamico guidato da Mansour Abbas, Raam. Ma, in questa convulsa giornata di trattative, proprio una richiesta di Raam viene descritta come uno degli ostacoli per il duo Lapid-Bennett di chiudere finalmente l’intera trattativa. Il parlamentare di Raam, Saeed Alharumi, ha infatti dichiarato che voterà contro il nuovo governo se la questione della legalizzazione dell’edilizia araba illegale non farà parte dell’accordo di coalizione. Senza il suo voto, il “governo del cambiamento” non avrà una maggioranza alla Knesset. E quindi si cerca di trovare una soluzione. Ma il tempo stringe. Altro tema spinoso da risolvere, la richiesta di Ayelet Shaked, numero due di Bennett, di voler far parte della Commissione che si occupa della selezione dei giudici della Corte Suprema. Shaked ha chiesto il posto della leader laburista Merav Michaeli. Il suo intento esplicito è quello di lavorare, anche attraverso le nomine, per limitare il potere della Corte Suprema, che da buona parte della destra è considerata troppo invadente. Tra coloro che la pensano in questo modo, il leader Gideon Sa’ar, che dovrebbe avere un posto nella Commissione in qualità di futuro ministro della Giustizia. Proprio per la sua presenza, Merav Michaeli, contraria al tentativo di ridurre il potere della Corte, non vuole che il fronte dei “riformisti” interno alla commissione si rafforzi. E dunque non vuole lasciare il posto a Shaked. Nelle ultime ore sembra però che sia stata trovata una soluzione a questo punto, seppur nessuno dei coinvolti abbia spiegato come.