IL NUOVO GOVERNO ALLA PROVA CON UNA SFIDA COMPLESSA

Israele, ora serve un bilancio

Una delle priorità del nuovo governo di Naftali Bennett e Yair Lapid è rilanciare l’economia d’Israele. La pandemia, come in tutto il mondo, ha lasciato il segno sulla crescita del paese, che nonostante le difficoltà ha resistito all’onda d’urto della crisi. Ma ora servono riforme e interventi mirati per evitare stagnazioni e passi indietro. E serve soprattutto una legge di Bilancio. L’ultima è stata approvata nel 2018 e nel patto di coalizione, che riunisce otto partiti, c’è la promessa di adottarne uno nuovo biennale entro l’autunno 2021. “Il bilancio offrirà indizi sulla capacità del nuovo governo di elaborare e implementare un’efficace strategia fiscale post-crisi, con l’obiettivo di riportare il peso del debito alla sua storica tendenza al ribasso” ha scritto Kathrin Muehlbronner, analista dell’agenzia di rating Moody’s, che sta guardando con grande attenzione ai rivolgimenti in Israele. Il nuovo governo, composto da una coalizione di partiti di sinistra, centristi e di destra e da un partito arabo, “probabilmente risulterà in un governo fragile e potenzialmente di breve durata”, evidenzia Muehlbronner. Ma questa “mancanza di coesione ideologica” dovrebbe “aumentare gli incentivi a concentrarsi principalmente sulle politiche economiche piuttosto che su questioni più divisive”. Ovvero, come ha sottolineato il Primo ministro Bennett, l’azione dell’esecutivo sarà rivolta a temi come l’investimento sulle infrastrutture per i trasporti, la creazione di nuove strutture sanitarie, il contenimento del debito pubblico. Sarà quindi importante ora dare una scossa dopo due anni di stallo politico che ha provocato danni economici e sociali. Come spiega anche l’economista Aviram Levy sul numero di Pagine Ebraiche di giugno. Proprio a partire da un’analisi di Moody’s, Levy evidenzia come una delle conseguenze della paralisi politica “è che le autorità non riusciranno a correggere gli squilibri dei conti pubblici provocati dal Covid: come in tutti i paesi, anche in Israele le misure di sostegno all’economia e il calo del gettito fiscale stanno accrescendo il deficit e il debito dello Stato; nei prossimi anni quest’ultimo dovrebbe salire all’80 per cento del prodotto, dal 60 per cento del 2019. Senza interventi correttivi, gli investitori potrebbero perdere la fiducia nell’economia israeliana e il paese potrebbe perdere l’elevato rating (A) assegnatogli dalle agenzie”. Ora il nuovo governo avrà la possibilità di inserire questi correttivi. Ma anche di portare avanti riforme strutturali di cui Israele, sottolinea Levy, ha urgente bisogno. In particolare “per creare occupazione anche nei gruppi di popolazione a basso reddito e per ridurre così le disparità sociali, che possono minare la democrazia e la coesione del paese”.

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L'INIZIATIVA EDITORIALE A VENTI ANNI DALLA SCOMPARSA

Mario Lattes, l'apolide irregolare

Era ora che i suoi scritti fossero riuniti in un cofanetto che contiene tutta la sua produzione artistico letteraria, poetica, giornalistica e intellettuale. Perché, fino a poco tempo fa, trovare qualcosa di Mario Lattes era difficile e faticoso. E invece Olschki editore ha pubblicato “Opere di Mario Lattes”, tre preziosi volumi, frutto di anni di studio: oltre 1500 pagine che contengono tutti gli scritti dell’artista, comprese due lavori teatrali, e anche tutti gli inediti, oltre alla sua tesi di laurea. Una ricerca immensa, sterminata, meravigliosamente documentata grazie a un’edizione diretta da Giovanni Barberi Squarotti e da Mariarosa Masoero. Questi volumi hanno un duplice significato: risarcire, da un lato, un artista tra i più irregolari e inquieti del secondo Novecento che, senza la Fondazione Bottari Lattes, avrebbe rischiato di cadere nel dimenticatoio e porre la sua figura, dall’altro, in maniera completa ed esaustiva.
Mario Lattes, nipote di Simone Lattes che nel 1893 aveva fondato a Torino la Lattes Editori, è in effetti una delle figure più complesse e particolari che si sono mosse sulla scena culturale di quegli anni: pittore e poeta, scrittore e polemista, animatore culturale e intellettuale schivo, fa dell’arte la sua vera ragione di vita. Di romanzi ne scrive sei e sono tutti bellissimi, di ispirazione autobiografica, come Il borghese di ventura che Einaudi pubblica nella collana dei Coralli diretta da Italo Calvino, un lavoro potentissimo: è la storia di un ebreo che, durante le leggi razziste, fugge unendosi alle truppe alleate in qualità di interprete. E in questo romanzo, come negli altri suoi romanzi, a colpire non è solo la vicenda ma l’uso della lingua, il modulo narrativo che capovolge il punto di vista del lettore: Lattes usa la parola come fosse colore, pennella la pagina, a volte la intinge di cupezza, a volte la irradia di umorismo. Una specie di flusso di coscienza che va a dritto per oltre 150 pagine senza a capo, ma un flusso di coscienza ordinato.

Ebraico, verrebbe voglia di dire. Ebreo Lattes lo è anche quando scrive e le sue parole sono quindi apolidi, trovano forma e posa soltanto nel momento in cui vengono espresse, la loro patria nella ricerca continua di una storia e che diventa stile. Ed è un discorso, questo, che vale anche per tutti gli altri suoi scritti: La stanza dei giochi (il primo romanzo che Lattes dirà di voler abiurare), Le notti nere, L’incendio del Regio, L’Amore è niente e il Castello d’acqua (uscito postumo). 
 
Simone Innocenti

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LA CERIMONIA 

La Comunità di Pisa e il bar mitzvah in sinagoga:
"Momento di gioia e segno di speranza"

Era da qualche anno ormai che a Pisa non si celebrava un bar mitzvah. La Comunità ebraica è tornata a festeggiarne uno in queste ore, con la lettura in sinagoga della prima chiamata della Parashah di Chukkàt da parte del 13enne Yoel Moravchick.
Ad officiare la cerimonia rav Luciano Caro, rabbino di riferimento della Comunità, che ha curato la formazione di Yoel assieme a Gadi Polacco. Presenti in sinagoga varie decine di persone. Arrivate anche da altre città, oltre che da Israele, per il gioioso appuntamento.
“Una grande emozione, un momento di festa per tutti” sottolinea Maurizio Gabbrielli, presidente della Comunità ebraica pisana e Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Per lui un’occasione doppiamente speciale, visto che il neo bar mitzvah è suo nipote. “Ci ha dato molta gioia vederlo lì, in tevah, mentre leggeva la porzione di Torah assegnata. Non sono cose che succedono tutti i giorni in piccole Comunità come la nostra. Un segno ulteriore di speranza in questa fase di ripartenza”.

Yoel, nella sua derashà, si è soffermato sulla figura biblica di Miriam. E in particolare sul suo “contributo nascosto, nel periodo in cui gli ebrei erano nel deserto”. Una vicenda con molti spunti attuali. “Sono giunto alla conclusione – ha infatti affermato Yoel – che ogni persona ha un compito e delle responsabilità all’interno della comunità e che la comunità è nata e va avanti solo grazie al contributo di ogni singolo individuo”.

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L'ANNUNCIO DELLA ISRAEL START-UP NATION 

Froome al Tour de France (ma come gregario)
"La mia esperienza al servizio del team"

Dopo qualche timore per una defezione che a un certo punto sembrava nell’aria, la notizia che ha rassicurato i fan israeliani del ciclismo e più in generale gli appassionati di questo sport. Quelli che amano i grandi campioni: a ogni età, con qualunque acciacco. Anche quando non sono in grado di dare il meglio di sé.
È il caso Chris Froome, quattro volte vincitore del Tour de France e l’obiettivo di vincerne un quinto con la maglia della Israel Start-Up Nation. La stagione giusta non sarà probabilmente questa (e chissà, avendo già 36 anni, se mai arriverà). Ma a poche settimane dalla partenza della Grand Boucle l’incognita è stata sciolta: Froome sarà della partita. Non nei panni di capitano, ma in quelli per lui (quasi) inediti di gregario.
Per la classifica il team di Sylvan Adams punterà infatti sul canadese Michael Woods, che ha in carriera come miglior piazzamento in una grande corsa un settimo posto alla Vuelta. Un po’ poco, forse, per ambire a traguardi prestigiosi. Ma si vedrà. La squadra non è nuova a sorprese, come si è visto nell’ultimo Giro d’Italia.
Froome, nonostante il ruolo da comprimario, non sembra stare nella pelle. “Sono due anni che manco del Tour. Non vedo l’ora di tornarci, di essere al via. Mi sto preparando senza sosta per questo traguardo. Al team – ha affermato – cercherò di trasmettere tutta la mia esperienza”.

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QUI ROMA - LA TERZA GIORNATA DI EBRAICA 

Lavoro, socialità, rigenerazione:
le proposte per la ripartenza

“La competenza in Italia non manca assolutamente. Quello che manca è un sistema che permetta alle persone competenti di avere più di controllo e più influenza su quello che fanno. I talenti ci sono, ma spesso si sentono frustrati dal non avere la possibilità di lasciare il segno sulla realtà”.
È la fotografia dell’economista Raffaella Sadun (nell'immagine), docente alla prestigiosa Harvard Business School, in una recente intervista con Pagine Ebraiche.
Per fare in modo che le persone possano realizzare il proprio potenziale è quindi necessario, avvertiva, “un cambio di mentalità”. Un esempio calzante dal mondo dell’università: “Se io mando avanti il mio giovane ricercatore e questa persona ha successo, devo interpretarlo come un mio successo. Invece in Italia troppo spesso viene percepito come una minaccia”.
Radici romane con ascendenze livornesi, l’economista sarà oggi ospite del festival Ebraica. Alle 20, nell’ambito di una conversazione sul tema “Soli o ben accompagnati? Lavoro, socialità e rigenerazione economica”, dialogherà insieme a Marco Panella, uno dei curatori del festival. Al centro l'opportunità e la sfida dello smartworking. 

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SEGNALIBRO 

Musicisti ebrei nell'Italia fascista,
un approccio multidisciplinare

 

Voci cancellate, ma ancora vive. È il caso dei musicisti e compositori ebrei italiani e stranieri nell’Italia fascista. Durante questo periodo la loro specifica situazione si aggravò progressivamente: furono esclusi dai teatri, dalle orchestre e dai conservatori di musica, dai licei musicali, dalle università e dall’accademia, dalle case discografiche, dagli editori e dalla radio. Inoltre, le composizioni musicali dei compositori ebrei furono bandite e bollate come musica degenerata.
Il volume Italian Jewish Musicians and Composers under Fascism – “Let Our Music Be Played” (ed. Palgrave Macmillan), curato da Alessandro Carrieri e Annalisa Capristo, propone sul tema un approccio multidisciplinare. Diverse prospettive e l’obiettivo di colmare una lacuna avvertita come significativa. “Negli ultimi decenni – rilevano i curatori – sono stati pubblicati una serie di lavori che hanno analizzano l’espulsione e la persecuzione degli ebrei italiani da settori culturali, professionali e politici, mentre c’è stata poca attenzione per il mondo dei musicisti”.
La maggior parte dei saggi presenti nel volume sono versioni ampliate delle relazioni tenute al convegno internazionale Italian Jewish Musicians and Composers under Fascism, svoltosi a Trieste nel 2015 su iniziativa del Festival Viktor Ullmann (Associazione Musica Libera) diretto dal musicista Davide Casali e del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi locale in collaborazione con la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi.

(Nell'immagine in alto Gualtiero Volterra al pianoforte - 1946)

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PAGINE DI LETTERATURA CON ALBERTO CAVAGLION 

Alberto Savinio e un'enciclopedia immaginata

“L'enciclopedia è un osservatorio molto particolare. Consente di vedere e capire che cosa in un determinato momento storico un intellettuale sapeva racchiudere nelle poche righe di una voce, ad esempio in quella riguardante gli ebrei”.
Lo ricorda il critico letterario Alberto Cavaglion nella nuova puntata della rubrica pagine di letteratura, dedicata proprio all'enciclopedia e in particolare a quella, originale e voluminosa, firmata da Alberto Savinio.
Molto diversa, sottolinea Cavaglion, da quelle che siamo abituati a maneggiare”.

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Etica e responsabilità
Due cose, fra le molte, mi hanno sempre colpito dell’ebraismo. La prima è il concetto di marit ‘ayn (l’apparenza all’occhio), l’idea che ciò che tu fai possa essere interpretato dagli altri come una trasgressione dell’halakhah – anche se in effetti non lo è – e portare quindi chi ti vede a giudicarti in modo erroneo, e rendersi magari responsabile di lashon hara’, di maldicenza. Contro il costume corrente di controllare il comportamento altrui, in genere per criticarlo, si invita l’individuo a concentrarsi sul comportamento proprio, e ad averne piena consapevolezza, e a governarlo in relazione al rapporto con gli altri. Il secondo concetto dell’ebraismo che mi ha sempre intrigato, e legato in qualche modo, è l’idea che le tue azioni e le tue parole sono spesso interpretate, dagli altri, come indicativi del comportamento e del pensiero degli ebrei in generale.
 
Dario Calimani
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Neverlanders
Gli abitanti di Neverland sono noti per la loro efferatezza. Accerchiano da decenni un’isola di pace senza che nessuno ne conosca il perché e, in mancanza di cause e finanche di ipotesi, questo spregevole comportamento può essere soltanto attribuito a sadismo. Nei negozi di giocattoli dell’isola vendono delle freccette da lanciare su un bersaglio coi punti. Purtroppo accade talvolta che le freccette vadano fuori bersaglio, e gli neverlanders anziché restituirgliele, reagiscono molto ma molto male.
Emanuele Calò
Metamorfosi politiche e manovre post-pandemiche
La vita politica italiana e quella israeliana sono impegnate in notevoli cambiamenti di scenario. In Italia la trasformazione dell’agone politico si è già realizzata all’inizio dell’anno, con la inedita creazione di una mega-maggioranza intorno al governo Draghi; ma i movimenti dei leader e dei partiti lasciano presagire altre novità.
David Sorani
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