Musicisti ebrei nell’Italia fascista,
un racconto multidisciplinare
Voci cancellate, ma ancora vive. È il caso dei musicisti e compositori ebrei italiani e stranieri nell’Italia fascista. Durante questo periodo la loro specifica situazione si aggravò progressivamente: furono esclusi dai teatri, dalle orchestre e dai conservatori di musica, dai licei musicali, dalle università e dall’accademia, dalle case discografiche, dagli editori e dalla radio. Inoltre, le composizioni musicali dei compositori ebrei furono bandite e bollate come musica degenerata.
Il volume Italian Jewish Musicians and Composers under Fascism – “Let Our Music Be Played” (ed. Palgrave Macmillan), curato da Alessandro Carrieri e Annalisa Capristo, propone sul tema un approccio multidisciplinare. Diverse prospettive e l’obiettivo di colmare una lacuna avvertita come significativa. “Negli ultimi decenni – rilevano i curatori – sono stati pubblicati una serie di lavori che hanno analizzano l’espulsione e la persecuzione degli ebrei italiani da settori culturali, professionali e politici, mentre c’è stata poca attenzione per il mondo dei musicisti”.
La maggior parte dei saggi presenti nel volume sono versioni ampliate delle relazioni tenute al convegno internazionale Italian Jewish Musicians and Composers under Fascism, svoltosi a Trieste nel 2015 su iniziativa del Festival Viktor Ullmann (Associazione Musica Libera) diretto dal musicista Davide Casali e del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi locale in collaborazione con la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi.
“Si tratta di un tema molto significativo, ma in genere trascurato. E comunque anche quando affrontato non con una prospettiva e un approccio di questo tipo. Il convegno e il volume sono l’inizio di un percorso, un work in progress. Un inizio promettente vista la collocazione in una collana prestigiosa come quella degli Italian and Italian American Studies”, sottolineano a Pagine Ebraiche i curatori.
Carrieri è stato Visiting Research Fellow in Holocaust Studies presso l’Australian Centre for Jewish Civilisation della Monash University a Melbourne e Honorary Research Associate dell’Australian Centre for Italian Studies. Ha inoltro svolto attività di ricerca presso l’Università degli Studi di Trieste come assegnista di ricerca.
Capristo invece è bibliotecaria presso il Centro Studi Americani di Roma. Sul tema della persecuzione antiebraica ha pubblicato il volume L’espulsione degli ebrei dalle accademie italiane (ed. Zamorani) e con Giorgio Fabre Il registro. La cacciata degli ebrei dallo Stato italiano nei protocolli della Corte dei Conti 1938-1943 (ed. Il Mulino).
Per la copertina hanno scelto una immagine eloquente: un dipinto dell’artista Arturo Nathan (1891-1944) intitolato Nostalgia: Passaggio del veliero, dipinto nel 1930. Nathan nacque a Trieste in una famiglia ebrea cosmopolita. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu deportato prima a Bergen-Belsen poi a Biberach an der Riss, dove morì. Una scelta, spiegano, dettata da due motivazioni: la “profonda bellezza” dell’opera in sé, ma anche l’omaggio a un artista “di grande talento, che ha affrontato molte delle discriminazioni e delle persecuzioni” descritte nel libro.
Il volume si apre con una panoramica dello storico Michele Sarfatti sulla situazione degli ebrei italiani al momento dell’introduzione delle leggi razziste e sugli sviluppi che hanno interessato le loro vite fino al 1943. Un saggio di Luca Levi Sala analizza invece gli atteggiamenti della critica musicale degli anni Trenta verso i musicisti ebrei italiani. Mentre Camilla Poesio presenta una panoramica del ruolo del jazz nell’Italia fascista e Capristo, la curatrice, ricostruisce gli eventi che portarono all’espulsione dei musicisti e anche del pubblico dai teatri, utilizzando fonti documentarie e giornalistiche dell’epoca. Il contributo dell’altro curatore, Carrieri, è un’analisi comparativa delle esperienze di esilio di due musicisti: il mantovano Renzo Massarani e il fiorentino Gualtiero Volterra. Raffaele Deluca fa poi luce su un caso poco conosciuto di attività musicale che ebbe luogo nel campo di internamento di Ferramonti di Tarsia in Calabria. La raccolta si conclude con un saggio dello studioso britannico Erik Levi, che fornisce un’innovativa analisi comparativa e una discussione approfondita del rapporto musicale tra l’Italia fascista e la Germania nazista.
Proprio a Trieste dove il progetto è nato, il prossimo 24 giugno, introdotta da un concerto di musiche di autori ebrei triestini a cura di Pierpaolo Levi, si svolgerà la prima presentazione dell’opera.
L’ambito sarà la tredicesima edizione del festival “Erev Laila. Nuove tracce verso Gerusalemme” al via quest’oggi, organizzato dal Festival Viktor Ullmann e dall’Associazione Musica Libera con la collaborazione della Comunità ebraica e del suo museo Carlo e Vera Wagner.
Protagonista in apertura la musica klezmer, con la partecipazione gruppo musicale Siman Tov. Giovedì 17 si presenterà invece il libro Tradotti agli estremi confini. Musicisti ebrei internati nell’Italia fascista (Edizioni Mimesis) di Raffaele Deluca, con l’accompagnamento del Quintetto delle Prime parti dell’orchestra Pihalni di Ricmanje. Martedì 22 Beatrice Palumbo e Gian Francesco Amoroso parleranno del cd “Le liriche da camera di Vittore Veneziani e Guido Pusinich”, pubblicato dalla casa discografica Tactus in collaborazione con il Festival Viktor Ullmann. La conclusione, il 24, con il libro di Carrieri e Capristo.
(Nell’immagine in alto Gualtiero Volterra al pianoforte – 1946)