IL RICORDO AD UN ANNO DALLA SCOMPARSA
Per un ebraismo impegnato nel mondo,
la lezione di rav Jonathan Sacks

“All'inizio della Parshat Vayelech, la Torah ci dice: 'Moshe partì e disse queste parole a tutto Israele'. Il Noam Megadim lo spiega in modo molto bello: 'Moshe partì' significa che morì. Ma anche dopo la sua morte continuò a pronunciare queste parole di Torah a tutto Israele, come accade ancora oggi. E lo stesso vale per rav Jonathan Sacks. Purtroppo, un anno fa, ha lasciato questo mondo. Ma continua a rivolgersi a noi, a dirigerci, a guidarci e, cosa più importante di tutte, continua a ispirarci”. Così di recente rav Ephraim Mirvis, rabbino capo di Gran Bretagna ricordava il suo predecessore, rav Jonathan Sacks a un anno dalla sua scomparsa. “Ci ha insegnato che dovremmo essere molto orgogliosi del nostro ebraismo, di un autentico stile di vita secondo la Torah e del contributo che l'ebraismo dà al resto del mondo. - le parole di rav Mirvis - Ci ha incoraggiato ad esaltare l'importanza della religione in un'epoca sempre più secolare, e la rilevanza della tradizione in un mondo non tradizionale”.
“Pensare al rav Sacks al passato è qualcosa di impossibile. Ma la verità - ricordava sempre Mirvis all'indomani dei funerali - è che non apparterrà mai al passato, perché i suoi insegnamenti continueranno a vivere nel tempo”. Un’affermazione che trova conferma nella straordinaria mole di scritti che il grande rabbino inglese ha lasciato in eredità alle nuove generazioni. Svariate decine di saggi di successo sulla vita, sui valori e sul pensiero ebraico, ma anche commenti alle parashot e seguitissime rubriche televisive e radiofoniche. Come quella che l’ha portato ad entrare nelle case di milioni di inglesi, con regolarità e autorevolezza, attraverso l’emittente BBC. Con l’ausilio delle e dei tirocinanti della Scuola Superiore Interpreti e Traduttori dell’Università di Trieste che stanno svolgendo il proprio periodo di formazione presso la redazione giornalistica UCEI, su Pagine Ebraiche erano stata tradotta e pubblicata una selezione di alcuni interventi di rav Sacks (clicca qui).
Parole e riflessioni ancora profondamente attuali, come ha ribadito in queste ore il Presidente d'Israele Isaac Herzog, unendosi alle voci in ricordo di rav Sacks. “Poche figure nella nostra storia hanno plasmato la nostra conversazione ebraica globale quanto il rabbino Lord Jonathan Sacks zl. Il suo appello per 'un ebraismo impegnato con il mondo'. Il suo appello a rispettare la 'dignità della differenza'. Il suo grido per 'guarire un mondo fratturato'. Tutto questo ha ispirato me personalmente e tanti ebrei in tutto il mondo”, il commento del presidente Herzog.
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IL LIMUD A UN ANNO DALLA SCOMPARSA
Renzo Gattegna, ricordi e testimonianze

In occasione del primo anniversario dalla scomparsa di Renzo Gattegna z.l. l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la famiglia hanno organizzato un limud in suo ricordo. L'iniziativa si terrà giovedì 28 ottobre - 23 Cheshvan 5782 alle 20.30 presso i locali del Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani.
Ad intervenire a questa serata di studio e riflessione saranno la presidente UCEI Noemi Di Segni, il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, il direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale, al fianco di rav Roberto Della Rocca, direttore dall'Area Educazione e Cultura UCEI, e di rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma. A portare i propri saluti in apertura saranno invece il presidente del Pitigliani Bruno Sed e la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Modererà l'incontro Federico Ascarelli.
L'evento potrà essere seguito in presenza previa prenotazione scrivendo all'indirizzo email segreteria@ucei.it - fino ad esaurimento posti - e in diretta Facebook sul canale UCEI alla pagina www. facebook.com/socialucei e sul sito webtv.ucei.it
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LE ISTITUZIONI DELL'EBRAISMO FRANCESE CONTRO IL POLEMISTA D'ESTREMA DESTRA
"Zemmour? Nessun ebreo può sostenerlo"

Le istituzioni ebraiche di Francia speravano che Eric Zemmour non si sarebbe realmente candidato all'Eliseo. “Non una sola voce ebraica dovrebbe andare a favore del potenziale candidato Zemmour”, aveva dichiarato di recente Francis Kalifat, presidente del Crif (Conseil Représentatif des Institutions juives de France). La speranza era che questo polemista di estrema destra, ebreo ma con posizioni vicine al più violento antisemitismo francese, non facesse sul serio. E invece Zemmour è pronto a scendere nell'arena politica con un suo partito Vox Populi, che sarà presentato a metà novembre. I sondaggi lo danno al momento tra il 16 e il 18 per cento, in alcuni casi avanti a Marine Le Pen e al suo Rassemblement National che Zemmour vuole superare da destra.
Le posizioni estreme dell'ex opinionista di Le Figaro, oggi possibile candidato alla guida della Francia, stanno aprendo un grande dibattito nell'opinione pubblica d'oltralpe. Così come nel mondo ebraico.
Seguendo la linea della destra sovranista, Zemmour si dice contrario a qualsiasi tipo di immigrazione da Africa o Medio Oriente, arrivando a promuovere la teoria complottista della “sostituzione etnica”. Parla con scetticismo delle democrazie europee, non nasconde una nostalgia per il colonialismo, si esprime contro i diritti civili per gli omosessuali e la parità di genere per le donne. Non solo, in questi anni è riuscito a mettere nero su bianco vere e proprie offese alla storia: dal negare clamorosamente l'innocenza di Dreyfus, cancellando la matrice antisemita del celebre processo (all'Affare Dreyfus proprio in questi giorni peraltro è stato dedicato un museo a Médan inaugurato dal presidente Macron), a giustificare il collaborazionista Petain fino ad offendere le vittime degli attentati di Tolosa del 2012. Nel repertorio di Zemmour non manca nessuno degli attacchi più beceri e violenti proposti dalla destra più estrema.
Parlando in particolare dei tentativi di Zemmour di riabilitare Petain e la Francia di Vichy, il giornalista e scrittore Antoine Vitkine spiega sulle pagine di Le Monde che il suo scopo è “quello di far sentire l'estrema destra meno colpevole, di ripulire i nomi dei campioni del nazionalismo e di lavare via le accuse di tradimento, bugie, divisione e collaborazione che pendono su di essa. In questa prospettiva, la menzione della possibile colpevolezza di Alfred Dreyfus non è una coincidenza, fa parte di questa strategia formidabile e revisionista”. In un editoriale molto approfondito, Vitkine riflette su quello che definisce la Sindrome di Vichy dei francesi: ovvero un senso di colpa legato all'essere stati sconfitti dai nazisti nel 1940 e poi di non aver fermato le deportazione ebraiche come la retata di Vel' d'Hiv. Secondo lo scrittore la Francia non ha ancora maturato una analisi profonda di questa sua storia e non è pronta a voltare pagina, senza per questo dimenticare.
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GLI INCONTRI A BOOKCITY E PER LA RASSEGNA NUOVO CINEMA EBRAICO E ISRAELIANO
Da Grossman a Yehoshua fino a Keret,
Milano apre le porte ai grandi scrittori d'Israele

David Grossman, Eshkol Nevo, Etgar Keret, Abraham Yehoshua. I nomi più celebri della letteratura israeliana saranno protagonisti del novembre milanese, partecipando alla nuova edizione di Bookcity e, in particolare Keret, alla Rassegna Nuovo Cinema ebraico e israeliano organizzata dalla Fondazione Cdec dal 20 al 24 novembre. L’autore di Pizzeria Kamikaze e molti altri racconti di successo si presenterà in una veste un po’ diversa, presentando non un libro ma il cortometraggio Outside – A Covid-19 fairytale, ideato e creato assieme alla coreografa Inbal Pinto. Lo farà il 21 novembre al Castello Sforzesco, dialogando con la direttrice scientifica della Rassegna Nuovo Cinema ebraico e israeliano Sara Ferrari. Sarà lei a presentare nei cinque giorni dell’iniziativa del Cdec – frutto della collaborazione con la Cineteca Milano MEET (ex spazio Oberdan) e con l’associazione JOI – i film proposti quest’anno. “La programmazione di questa edizione – spiegano gli organizzatori – si distingue per l’attenzione a diverse tematiche sociali quali la disabilità, l’orientamento sessuale e l’immigrazione, oltre che ai delicati equilibri dei legami familiari. Verranno proiettati anche tre documentari, di cui due su personalità femminili di fama internazionale (Golda Meir e Lea Gottlieb) e uno dedicato a un singolare esperimento sociale”. Largo anche ai giovani, con tre registi israeliani chiamati a presentare i propri cortometraggi. Ospiti della rassegna saranno inoltre l’architetto Guido Morpurgo, responsabile del progetto del Memoriale della Shoah di Milano, Giorgio Barba Navaretti in veste di discendente e donatore di filmati di famiglia per il progetto Mi Ricordo e lo scrittore e giornalista Wlodek Goldkorn.
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LE LEZIONI ONLINE SUL SITO ZERAIM
Torà La’am, un corso per studiare insieme
Torna online “Torà La’am” o “Torà per tutti”, il corso diffuso a livello internazionale e conosciuto per la sua capacità di coinvolgere e appassionare persone tanto diverse tra loro attorno a quell’unico testo che è la Torà.
Il corso ha già visto, alcuni anni fa, molti partecipanti da gran parte delle comunità ebraiche italiane che ne hanno apprezzato il metodo e gli strumenti apparentemente semplici. Torà La’am offre infatti, in soli otto incontri, la possibilità di scoprire l’affascinante struttura della Torà, accedere ai diversi livelli e temi che la compongono e apprendere un utilissimo metodo che consente di elaborare e produrre un proprio commento orale al testo.
Ilana Bahbout
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Ticketless - Puzzer fa rima con Slataper
 Questo Puzzer mi è simpatico. Per chi conosca la storia novecentesca di Trieste la sua loquela lo fa manifesto della quintessenza di triestinità. Ha gli slanci di Slataper quando parla in tv. Ironia del destino, la donna amata da Slataper si chiamava Anna Pullitzer. Puzzer parla con il tono di voce che aveva Scipio quando scriveva “Il mio Carso”. “Vorrei dirvi. Sono nato in Carso, in una casupola col tetto di paglia annerita dalle piove e dal fumo”. I triestini, si sa, sono figli del vento e quando percepiscono nell’aria il soffio di una giusta causa resistono sempre con giovanile entusiasmo, così come fanno davanti al soffio della bora..
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Periscopio – Selva oscura
 Abbiamo affrontato, nelle ultime puntate della nostra investigazione sulla visione dantesca degli ebrei e dell’ebraismo, il problema della rappresentazione, nella Commedia, della distruzione di Gerusalemme come compimento di una “vendetta de la vendetta del peccato antico” (Par. VI. 92-93), ossia dell’abbattimento del Tempio come punizione per il cosiddetto ‘deicidio’, a sua volta necessaria riparazione del peccato originale.
Abbiamo notato come il poeta, facendo propria tale concezione, non inventi nulla sul piano teologico, ma si limiti a riecheggiare quella che era una comune concezione del suo tempo.
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