Ticketless – Puzzer
fa rima con Slataper

Questo Puzzer mi è simpatico. Per chi conosca la storia novecentesca di Trieste la sua loquela lo fa manifesto della quintessenza di triestinità. Ha gli slanci di Slataper quando parla in tv. Ironia del destino, la donna amata da Slataper si chiamava Anna Pullitzer. Puzzer parla con il tono di voce che aveva Scipio quando scriveva “Il mio Carso”. “Vorrei dirvi. Sono nato in Carso, in una casupola col tetto di paglia annerita dalle piove e dal fumo”. I triestini, si sa, sono figli del vento e quando percepiscono nell’aria il soffio di una giusta causa resistono sempre con giovanile entusiasmo, così come fanno davanti al soffio della bora. In linea di principio la battaglia di Puzzer è legittima. Sempre slataperiano è il modo con cui prende le distanze dai massimalisti, dai buontemponi che non mancano mai in queste circostanze. Così alcuni (non tutti) i triestini s’erano indignati davanti agli estremismi dannunziani. Il problema però è sempre lo stesso, quello dei dannatissimi paragoni. A Trieste più che altrove le battaglie di principio hanno una lunga storia: a partire dall’irredentismo, per finire con le foibe il paragone è una dannazione perenne, che non esclude Puzzer dalle sue responsabilità. Stupisce come non si renda conto del contesto in cui difende il giusto principio della libertà violata. Nel contesto emergenziale di una tragedia immane il rigorismo morale deve sempre riflettere su se stesso. Sbaglierò, ma se non fosse caduto sul Podgora e avesse potuto vedere gli effetti della spagnola secondo me Slataper sarebbe sceso a patti con la sua coscienza.

Alberto Cavaglion