AL VIA UNA NUOVA FASE NEGOZIALE
Arginare la minaccia iraniana,
Usa e Israele divisi sul da farsi

Il 29 novembre a Vienna riprenderanno i negoziati sull’accordo nucleare iraniano. A sedersi al tavolo, oltre ai rappresentanti del regime di Teheran, ci saranno i membri rimasti nell’intesa: Gran Bretagna, Cina, Francia, Germania, Russia, assieme al delegato dell’Unione europea. Fuori dai colloqui rimarranno gli Stati Uniti del presidente Joe Biden, che vorrebbero però rientrare nell’accordo dopo il ritiro deciso dall’amministrazione Trump. Un rientro che preoccupa molto Israele per i possibili termini con cui verrà deciso.
I briefing dell’intelligence israeliana al governo di Gerusalemme, ampiamente circolati sulla stampa locale, descrivono una Washington disposta a tornare all’accordo del 2015 praticamente a qualsiasi costo. In alcuni di questi report, scrive il giornalista Ben Caspit, si accusano gli Usa di voler accettare anche solo “un accordo provvisorio con l’Iran in cambio di una revoca delle sanzioni e di un congelamento del proseguimento dell’arricchimento dell’uranio: una completa capitolazione all’Iran, secondo questi funzionari senza nome”. Il tentativo è da un lato di mettere pressione all’amministrazione Biden affinché non ammorbidisca la sua posizione nei confronti dell’Iran. Dall’altro è chiarire che Israele si tiene le mani libere per il futuro.
“Anche se c’è un ritorno ad un accordo, Israele non ne è ovviamente parte e non vi è obbligata”, ha esplicitamente detto il Primo ministro israeliano Naftali Bennett in una recente conferenza all’Università Reichman di Herzeliya. “L’errore che abbiamo fatto dopo il primo accordo nucleare nel 2015 non si ripeterà” ha aggiunto, lasciando aperta la porta ad un’azione militare.
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IL CONVEGNO INTERNAZIONALE IN PROGRAMMA A ROMA
Distorsione e banalizzazione della Shoah,
il documento Ihra guarda anche all'Italia

“La memoria ha la sua lingua, la sua testura, la sua segreta melodia, la sua archeologia, e le sue limitazioni; essa può essere anche ferita, rubata, e svergognata; ma sta a noi salvarla ed impedire che venga svenduta, banalizzata e resa sterile. Ricordare significa prestare una dimensione etica a tutti gli sforzi e a tutte le aspirazioni”.
Così il Premio Nobel Elie Wiesel nel raccontare cosa significava, per lui, fare Memoria. Parole che hanno rappresentato un faro per il gruppo di lavoro dell’Ihra che ha lavorato alla stesura del documento “Recognizing and countering Holocaust Distorsion”, l’incipit a pagine e raccomandazioni che si rivolgono in prima istanza a “quanti rivestono responsabilità politiche”.

Una consapevolezza diffusa che guarda anche al nostro Paese. Giovedì 2 dicembre (9.30-16.00), presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ci sarà infatti l’occasione per presentare la versione italiana di questo prezioso documento e discutere sulla sua effettiva applicazione. L’iniziativa nasce dalla coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini e dal direttore dell’Unar Triantafillos Loukarelis: tra i relatori rappresentanti delle istituzioni ed esperti di prestigiose realtà sia italiane che internazionali. Un nuovo impegno che si aggiunge al lavoro per portare la strategia presentata al governo in gennaio in ogni sede e istituzione: un percorso che ha preso avvio, nelle scorse ore, dal mondo della scuola.
(Nelle immagini: il convegno in programma giovedì 2 dicembre; la presentazione delle linee guida contro l’antisemitismo al ministero dell’Istruzione)
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LA PRIMA DONNA NELLA STORIA DELL'ORGANISMO
Collegio dei Probiviri UCEI,
Claudia De Benedetti alla presidenza

Incaricato di decidere sui ricorsi elettorali, dirimere in via arbitrale controversie e fornire chiarimenti ed interpretazioni in caso di dubbi sullo Statuto, il Collegio dei Probiviri UCEI è uno degli organi chiave per il buon funzionamento delle istituzioni ebraiche italiane. Per la prima volta nella sua storia a guidarlo è stata chiamata una donna: si tratta di Claudia De Benedetti, 60 anni, torinese, imprenditrice e membro del cda di importanti società.
Numerosi gli incarichi istituzionali passati e correnti nel mondo ebraico. Direttrice del Museo di arte e storia antica ebraica di Casale Monferrato, siede nel board del Maccabi World Union e del Museo del popolo ebraico di Tel Aviv ed è tra i membri del comitato scientifico del Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. In passato, tra i vari incarichi, è stata vicepresidente e assessore ai giovani UCEI.

Il suo nome, indicato dalla Presidente Noemi Di Segni, è stato approvato con l’acclamazione degli altri membri del Collegio recentemente designati dal Consiglio dell’Unione. A sua volta De Benedetti ha indicato come sua vicepresidente Fabiana Di Porto e come segretaria Giuditta Servi. Entrambe le scelte hanno ricevuto la piena approvazione dei membri del Collegio, di cui fanno anche parte Daniela Dawan, Enzo Ottolenghi, Giuseppe Di Chio e Ugo Limentani. Garantire la migliore sintesi possibile tra il lavoro dei giuristi e il lavoro comunitario: questo – sottolinea De Benedetti, la cui candidatura era stata la più votata dal Consiglio UCEI – sarà l’orizzonte di un mandato di presidenza “che vorrei improntato alla massima collegialità e alla condivisione come sempre è stato per questo organismo”.
(Nell’immagine in basso Claudia De Benedetti insieme al Presidente israeliano Isaac Herzog)
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IL RICORDO A MILANO DEL GRANDE ECONOMISTA E MECENATE
Alberto Mortara: storie, imprese, valori

“Un mecenate con un ruolo politico ed economico molto importante nel Novecento italiano. Un rappresentante di quella borghesia milanese liberale che tanto ha fatto per il paese”.
Alberto Mortara, racconta lo storico Alberto Cavaglion, è stato capace di lasciare la sua impronta sul secolo scorso. Politicamente, impegnandosi nella lotta partigiana, nel movimento europeista al fianco di Spinelli, Rossi e Colorni; seguendo il sogno dell’amico Adriano Olivetti e del suo Movimento Comunità. Ma anche dal punto di vista economico, partecipando alla ricostruzione del tessuto imprenditoriale italiano nel dopoguerra e dedicandosi allo stesso tempo allo studio del valore dell’intervento pubblico. “In ambito ebraico – rileva ancora Cavaglion – ha dato il suo contributo lavorando per lo più fuori dalle istituzioni. Ad esempio facendosi promotore del recupero della sinagoga Scola Grande Tedesca e del restauro dell’antico cimitero ebraico di Venezia”. Alla complessità di questa figura dai tanti interessi e dalle tante sfaccettature è dedicato il convegno “Alberto Mortara e il CIRIEC. Storie, imprese, valori”, promosso dal Centro italiano di ricerca e d’informazione sulle imprese pubbliche e di pubblico interesse (Ciriec) di cui Mortara fu fondatore. Molti gli aspetti che saranno evidenziati nel corso della giornata di domani (qui il programma), tra cui il significativo intreccio familiare tra i Mortara e Pincherle-Rosselli di cui parlerà Elèna Mortara, figlia di Alberto e docente all’Università di Roma Tor Vergata. A Cavaglion è invece affidato l’analisi del rapporto con l’ebraismo italiano del Novecento. Un ebraismo partecipe della vita pubblica e tradito dall'Italia fascista, come ricorderà lo stesso Mortara in un saggio sulla Rassegna Mensile Israel pubblicato nel 1988. Uno scritto intitolato “In attesa di miracoli”, che l'autore conclude con il grande orgoglio della partecipazione alla Resistenza. “Finalmente - scriveva - si era arrivati al momento della lotta, al momento in cui l'opera di ciascuno poteva avere un senso e portare un contributo, per piccolo che fosse, alla decisione finale. Finalmente si poteva puntare sull'alleanza di tutte le diversità minoritarie, non solo politiche, ma anche di classe, di razza o di religione. Finalmente si sarebbe combattuto insieme in unità di intenti, ebrei e non ebrei, nella speranza di un miracolo: la vittoria degli Alleati o, se si vuole, la sconfitta dell'Asse. E quel miracolo si compì”.
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LA SENATRICE A VITA E IL NUOVO ALLESTIMENTO
Museo ebraico di Roma, Liliana Segre in visita:
"Ribadita l'importanza della Storia"

Tra i visitatori della mostra “1849-1871. Ebrei di Roma tra segregazione ed emancipazione” allestita al Museo ebraico di Roma una presenza speciale: la senatrice a vita Liliana Segre.
Ad accompagnarla alla scoperta del percorso espositivo di recente inaugurazione la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, la presidente della Fondazione Museo ebraico di Roma Alessandra Di Castro e la direttrice Olga Melasecchi, oltre a Giorgia Calò che della mostra (aperta fino al prossimo 27 maggio) è co-curatrice insieme a Francesco Leone.
Ripercorso in 70 opere l’indelebile contributo degli ebrei italiani e romani al Risorgimento. “Non fu un processo semplice e scontato, ma le speranze suscitate dallo Statuto Albertino e dai successivi (ma non così tempestivi) decreti che conferivano uguaglianza agli ‘israeliti regnicoli’ determinarono un ampio movimento di identificazione ebraica nella causa” spiega in un suo testo rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma. “Dall’altra parte – ricorda ancora il rav – la storia ebraica era diventata un modello, artistico e spirituale, per i patrioti, come dimostra il successo del Va’ pensiero verdiano, che paragonava la sorte degli infelici ebrei esiliati e privati della patria a quella degli italiani divisi e dominati dagli stranieri”.
Per il Museo la visita della senatrice Segre ha rappresentato un “momento significativo, carico di commozione, per ribadire l’importanza della storia del nostro paese”.
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L'INIZIATIVA CHE COINVOLGE I CAMPIONI DI LAZIO E ROMA
Immobile e Zaniolo, le maglie all'asta
per sostenere la Maccabiade

Un grande bomber, appena entrato nella storia della Lazio come suo miglior marcatore di ogni epoca. Una giovane promessa che, per la Roma, è già molto più di una certezza. Ciro Immobile e Nicolò Zaniolo sono due tra le più importanti realtà del calcio italiano, pilastri anche della Nazionale di Mancini che a marzo cercherà di staccare il biglietto per i Mondiali di Qatar.
Due loro maglie autografate sono al centro di una asta lanciata dal Maccabi Italia per sostenere la prossima spedizione azzurra alle Maccabiadi. “I proventi andranno a chi, altrimenti, avrebbe difficoltà ad esserci. È una grande occasione per donare, per aiutare i nostri ragazzi. Una luce che vogliamo accendere mentre si avvicina la festa che della luce è un emblema: Chanukkah”, spiega il presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello.

Le Maccabiadi si svolgeranno nel luglio del 2022 in Israele. “Un appuntamento fondamentale per la gioventù ebraica ad ogni latitudine. Un’occasione di crescita – ricorda Pavoncello – nel segno di sport, identità, condivisione”.
Decisivo il segno italiano su questa manifestazione che ha avuto tra i suoi principali sostenitori il giornalista triestino Massimo Della Pergola, promotore e capo delegazione di numerose edizioni svoltesi tra Anni Sessanta e Novanta.
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IL PREMIO AMBIENTE E SOCIETÀ
"Fare Memoria, un impegno necessario"
L’impegno nel trasmettere l’importanza della Memoria attraverso le opere ma anche l’esperienza di vita dei suoi genitori – gli artisti Eva Fischer e Alberto Baumann, del cui archivio è custode – è valso ad Alan David Baumann il premio Ambiente e Società conferitogli dalla casa editrice A&A. La cerimonia si è svolta nel Comune siciliano di Priolo Gargallo. “Spesso noi ebrei siamo accusati di parlare solo della Shoah, ma lo facciamo perché temiamo che l’uomo non sia così intelligente da redimersi”, ha sottolineato nel corso dell’evento. “Sarebbe importante non fermarsi a parlare della Shoah solo il 27 gennaio ma trasmettere quelle storie tragiche come antidoto contro l’ignoranza, che è un male della nostra era”.
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Ticketless - Il Male annacquato
 “Giochiamo al 1943 per illuderci di dare ancora un senso al nostro tempo”, così titola il Foglio del 20 novembre scorso. Un bellissimo articolo di Guido Vitiello, che si conclude con un elogio di Liliana Segre. Guerrieri, giochiamo a fare la guerra? La certificazione verde e la stella gialla. È la capitolazione della storia all’isteria, per adoperare la formula di Alvin H. Rosenfeld, applicata alla poetessa Sylvia Plath, né ebrea né deportata che aveva proiettato le sue private nevrosi facendo indossare al suo io una divisa da superstite immaginario. Quello che si vede in questi giorni, l’orribile episodio di Novara, l’uso disinvolto dei simboli della deportazione nelle manifestazioni no vax è il segno ultimo di una deriva che ha radici lontane. Conviene risalire a queste radici, per evitare di rimanere sul piano astratto e scivoloso della pura indignazione.
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Un paragone impossibile
 Gentile Vladimiro Bibolotti, intervengo a proposito della sua lettera del 23 novembre in cui si sente stigmatizzato in quanto ufologo dal mio intervento del giorno precedente su Pagine Ebraiche. Premetto che il mio riferimento agli ufologi derivava dal fatto che apparteneva a tale categoria il signore che ha pesantemente insultato la senatrice Segre, senza che la società ufologica a cui apparteneva lo abbia smentito. Se lei si è sentito insultato me ne scuso, avrei potuto scrivere con lo stesso spirito “Basta con gli stregoni” o “basta con i no vax”. Qualche puntualizzazione tuttavia. Il suo discorso sullo stigma mi ricorda troppo quello che fanno i no vax che proclamano di sentirsi discriminati. E, come quello sui no vax, non è in nessun modo comparabile con lo stigma antiebraico come lei invece sembra suggerire.
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