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IL CORTEO NAZIONALE DI MILANO

"Il 25 Aprile ci insegna: resistere è un dovere"

Decine di migliaia di persone fianco a fianco per festeggiare di nuovo tutti insieme la Liberazione. È la significativa immagine che arriva in queste ore dal corteo nazionale del 25 Aprile organizzato, come da tradizione, a Milano. Dopo due anni di pandemia, il 77esimo anniversario della Liberazione torna quindi nuovamente in presenza nelle piazze italiane con il mondo ebraico protagonista. Nella testa del corteo milanese infatti sfilano i gonfaloni dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane così come l’insegna della Comunità ebraica della città e le bandiere della Brigata Ebraica. Il pensiero, come ha ribadito da Acerra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in questa giornata di unità e di festa non può che essere rivolto a quanto accade in Ucraina. “Oggi, in questa imprevedibile e drammatica stagione che stiamo attraversando in Europa, il valore della Resistenza all’aggressione, all’odio, alle stragi, alla barbarie contro i civili supera i suoi stessi limiti temporali e geografici”, ha dichiarato il Capo dello Stato. “Allarme, tristezza e indignazione” le emozioni, ha aggiunto, che tutti abbiamo provato guardando le immagini dell’invasione russa. “A questi sentimenti si è subito affiancato il pensiero agli ucraini svegliati dalle bombe e dal rumore dei carri armati. E, pensando a loro, mi sono venute in mente, come alla senatrice Liliana Segre, le parole: ‘Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor’. Sappiamo tutti da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di ‘Bella ciao’. – ha ricordato il Presidente – Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l’Ucraina ma per tutti gli europei, per l’intera comunità internazionale”. Da qui la necessità di impegnarsi subito per fermare la guerra, “prima che possa drammaticamente estendersi”. Un appello che risuonerà anche dal palco di Milano, dove a conclusione del corteo interverranno non solo le autorità, ma anche due cittadine ucraine: Tetyana Bandelyuk e Iryna Yarmolenko. Quest’ultima profuga e consigliere comunale della tristemente nota Bucha, dove i russi hanno compiuto crimini efferati contro la popolazione.
All’Ucraina è rivolto anche il pensiero della senatrice a vita Liliana Segre. Nel suo messaggio inviato alla cerimonia tenutasi a Marzabotto, la Testimone della Shoah ha ribadito: “La festa del 25 aprile come sempre parla anche al nostro presente, che parla di guerra, dove una potenza aggredisce e sanguinosamente distrugge un paese sovrano nel cuore dell’Europa. Ma un presente segnato ancora anche dalla pandemia, con i suoi costi umani e sociali. Il 25 aprile ci ricorda che resistere è necessario, è un dovere. Ieri come oggi. Ovunque la giustizia, la dignità, la vita stessa vengono calpestate, umiliate, distrutte”. Una risposta chiara a chi in queste settimane ha cercato di mantenersi equidistante o fare pericolosi distinguo, come nel caso delle controverse posizioni del presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo.
A Milano non è mancato il solito ristretto gruppo di contestatori della Brigata Ebraica, che ha sfilato – protetta dal cordone dei volontari dei City Angels – dietro al gonfalone dell’UCEI portato dai Consiglieri dell’Unione Roberto Jarach, Gadi Schoenheit e Simone Mortara. In rappresentanza della Comunità ebraica di Milano invece ha sfilato il presidente Walker Meghnagi assieme a diversi membri del Consiglio.

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Il 25 APRILE A ROMA

"Data fondamentale, non dimentichiamo" 

“Anche quest’anno ci troviamo a dover contrastare strumentalizzazioni ed abusi – tra chi associa a questa festa la pretesa di altre presunte libertà e chi ha scelto di dimenticare il profondo senso della liberazione da regimi soffocanti e devastanti e oggi ne invoca nostalgicamente pericolosi concetti e modelli. Noi non dimentichiamo: per gli ebrei italiani è una data fondamentale e profondamente partecipata”.
Così la Presidente UCEI Noemi Di Segni nel motivare la scelta di non prendere parte, neanche quest’anno, al corteo del 25 Aprile organizzato dall’Anpi Roma. UCEI e Comunità ebraica hanno inaugurato le loro celebrazioni a Porta San Paolo, con la deposizione di due corone commemorative (una delle quali del Gruppo ebraico volontari) davanti alla lapide in ricordo dei partigiani a Porta San Paolo. Una scelta “per onorare il coraggio dei partigiani che allora, insieme alle forze alleate tra cui la Brigata Ebraica, contribuirono alla liberazione del nostro Paese dal nazifascismo: la nostra democrazia si fonda sulla Resistenza” ha evidenziato Ruth Dureghello, la presidente degli ebrei romani. Ad essere scanditi, uno per uno, i nomi di tutti i combattenti della Brigata Ebraica che persero la vita in quei mesi.
La seconda tappa è stata a via Tasso, al Museo storico della Liberazione che sorge all’interno di uno degli edifici simbolo della persecuzione e repressione nazifascista. È stato il suo presidente Antonio Parisella ad accogliere tra gli altri in visita il sindaco Roberto Gualtieri, le presidenti Di Segni e Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni. Il 25 Aprile, il messaggio del primo cittadino, “è la radice della nostra democrazia e la festa di tutti gli italiani”.

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IL 25 APRILE A TORINO CON BRUNO SEGRE

"Putin è un dittatore, finirà male"

Grande protagonista del corteo torinese del 25 Aprile è stato l’ex partigiano Bruno Segre, avvocato e storico paladino dei diritti, che a settembre compirà 104 anni. “I partigiani di oggi sono in Ucraina a combattere per la libertà, contro il razzismo, l’antisemitismo e per un Paese libero senza dogmi e senza padroni, per un futuro migliore” le sue parole dal palco allestito ieri sera in piazza Castello, dove è intervenuto insieme al sindaco Stefano Lo Russo. Secondo Segre, che ventenne fu vittima delle leggi razziste e per due volte fu incarcerato per la sua attività antifascista, anche Putin “è un dittatore che finirà male”. Inevitabile, anche per il sindaco, rivolgere un pensiero “agli ucraini che si sono svegliati e hanno ‘trovato l’invasor’: quindi questo 25 Aprile è diverso dagli anni passati, e l’equidistanza non è possibile”. In testa al corteo, molto partecipato, il presidente della Comunità ebraica Dario Disegni e il gonfalone della Comunità stessa.

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IL 25 APRILE A VENEZIA

"Non diamo la libertà per scontata"

Il 25 Aprile “più difficile tra quelli che abbiamo trascorso e commemorato negli ultimi settantasette anni” a detta del presidente della Comunità ebraica di Venezia Dario Calimani, intervenuto stamane in Campo di Ghetto Novo. “Venti di guerra si stanno affacciando alle porte del nostro mondo, e forse hanno già superato la soglia. Le certezze di cui ci siamo appagati per tanto tempo – il suo allarme – sembrano crollare tutto attorno a noi”.

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LE CELEBRAZIONI NEL RESTO DELL'ITALIA EBRAICA

25 Aprile, ricordo e consapevolezza

Celebrazioni in tutta Italia con il coinvolgimento e gli interventi delle Comunità ebraiche locali. 
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(Nell'immagine di Giovanni Montenero la cerimonia alla Risiera di San Sabba a Trieste)

IL PORTALE DELL'UNIVERSITÀ FIORENTINA PRESTO PROTAGONISTA NEGLI USA

Intellettuali perseguitati dal fascismo,
nuovi tasselli per la Memoria

Continua ad arricchirsi di nuove voci e informazioni il portale bilingue “Intellettuali in fuga dall’Italia fascista. Migranti, esuli e rifugiati per motivi politici e razziali” lanciato dall’Università di Firenze nel 2018, nell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione delle leggi razziste.
Animato dalla professoressa Patrizia Guarnieri, questo straordinario strumento di conoscenza è stata la meta di molti anche nei giorni che hanno preceduto le celebrazioni del 25 Aprile. Tra le ultime biografie inserite quelle di due ebrei italiani che scelsero di fare l’aliyah, ritagliandosi uno spazio da protagonisti anche nella società del nascente Stato ebraico: l’artista fiorentino Renzo Luisada e il rabbino torinese Emanuele Menachem Artom. Da poco in rete anche le storie del compositore Mario Castelnuovo Tedesco, del medico Emanuele Pekelis, dei perseguitati politici Gaetano Salvemini ed Ernesto Rossi. 

(Nell’immagine, del 1955, Mario Castelnuovo Tedesco con Igor Stravinsky)

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LA CERIMONIA DELLA BIRKAT HAILANOT

Natura, un dono da rispettare

Nella cornice dell’Orto Botanico di Torino, a fianco del Castello del Valentino, già residenza reale, si è svolta la bellissima cerimonia della Birkat Hailanot.
L’Orto Botanico, fondato nel 1729, sotto il regno di Vittorio Amedeo III di Savoia, è sede del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università e ha l’obiettivo di divulgare la conoscenza del patrimonio botanico e di effettuare ricerca scientifica. Nell’Orto si alternano un’area fittamente coltivata con le più diverse specie erbacee, con una adiacente area boscata con esemplari arborei ultrasecolari di grande pregio.
In questo quadro, individuati alcuni esemplari “da frutto”, si è svolta, sotto la guida del rabbino capo di Torino Ariel Di Porto, la tradizionale cerimonia della Birkat Hailanot, la benedizione degli alberi, fruttiferi, in fiore, promessa di futura raccolta di frutti saporiti.

Roberto Jona

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Ebrei nella Resistenza
25 aprile 1945: l’Italia è libera dai nazifascisti ad opera delle armate angloamericane e della insurrezione partigiana, che libera le grandi città del Nord ancor prima dell’ingresso degli Alleati. Molti gli ebrei presenti nelle file della Resistenza. Ricordiamone due, di cui di solito non si parla molto.
Franco Momigliano, economista di rilievo, commissario politico di Giustizia e Libertà in Val Pellice, arrestato a Milano, torturato a San Vittore e riconosciuto come ebreo, chiede ai compagni ancora liberi il cianuro per non cedere alle torture. Viene liberato dai partigiani fingendo un ordine di scarcerazione. Sposerà dopo la guerra Luciana Nissim, arrestata con Primo Levi e sopravvissuta ad Auschwitz.
Sandro Nahmias, anche lui di Giustizia e Libertà, arrestato il 9 settembre 1944 dai fascisti della Banda Koch con la moglie, Carla Badiali, pittrice, incinta, e detenuto a Milano a Villa Triste. 
Anna Foa
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Oltremare - Racconto
Capita spesso ma non sempre, per i capricci dei calendari lunare e solare, che Pesach cada intorno al Giorno della Liberazione. E così ci troviamo noi nella tradizione nei primi giorni di libertà, insperata forse, ancora nel dubbio su come sopravvivremo nel cammino che dire impervio è poco nel mezzo di un deserto senza confini visibili, e intanto nella vita quotidiana al limitare esatto fra prigionia e libertà, in una fine aprile italiana sempre meno unita nel festeggiare una liberazione lontana e forse non più abbastanza evidente nella sua necessità.
 
Daniela Fubini
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Storie di Libia - Maurice Roumani
Il professor Maurice Roumani è nato a Bengasi, Libia, da una famiglia ebraica di origine tunisina. Il padre Yosef era agente di commercio. Il bisnonno Chamusera un rabbino riconosciuto dalle autorità ottomane prima della conquista della Libia da parte dell’Italia. La famiglia, che aveva la cittadinanza tunisina, viene deportata in Tunisia durante la Seconda guerra mondiale. 
David Gerbi
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