Storie di Libia – Maurice Roumani
Il professor Maurice Roumani è nato a Bengasi, Libia, da una famiglia ebraica di origine tunisina. Il padre Yosef era agente di commercio. Il bisnonno Chamusera un rabbino riconosciuto dalle autorità ottomane prima della conquista della Libia da parte dell’Italia.
La famiglia, che aveva la cittadinanza tunisina, viene deportata in Tunisia durante la Seconda guerra mondiale. Sono 1838 gli ebrei con cittadinanza tunisina, algerina o marocchina, che tra luglio e agosto 1942 vengono deportati dalla Libia nei territori francesi del Nord Africa. Potranno rientrare in Libia solo nella seconda metà del 1944, dopo aver vissuto stenti, angherie, bombardamenti e lavoro coatto. Il 10 marzo 1943 il bombardamento americano de La Marsa, un sobborgo di Tunisi in cui era concentrata la famiglia Roumani, miete circa 200 vittime: 50 sono gli ebrei libici e 13 sono i membri della famiglia Roumani che perdono la vita.
Rientrati in Libia dopo due anni di assenza, il padre riprende faticosamente l’attività avendo perso tutto nei saccheggi e nei bombardamenti di Bengasi. Roumani ricorda il pogrom del 1948 che tocca anche Bengasi con incendi e violenze contro gli ebrei. Intanto frequenta la scuola ebraica, studiando l’arabo accanto all’ebraico, fino a quando viene chiusa per ordine delle autorità libiche nel 1954. Continua a studiare presso l’Istituto de La Salle dei Fratelli Cristiani, una scuola cattolica che ospitava allievi italiani, ebrei, maltesi, greci e arabi. Nel frattempo prende anche lezioni private di inglese e, finita la scuola, aiuta il padre nella sua attività. Quest’ultimo tuttavia lo invita a non rimanere in Libia, dove agli ebrei non è permesso studiare all’università né lavorare per le compagnie straniere che sfruttavano le risorse petrolifere del paese. Trova così un lavoro all’ambasciata statunitense di Bengasi, finché non riesce ad ottenere una speciale borsa di studio “Wien Program” che gli consente, completamente stipendiato, di frequentare l’Università di Brandeis a Boston, negli Stati Uniti. Partito per gli Stati Uniti nel 1960, riesce a ottenere il visto per il resto della famiglia che lo raggiunge nel 1962. La famiglia dunque non vive l’espulsione della comunità ebraica libica del 1967.
Ottiene prima il diploma di laurea a Boston e prosegue gli studi a Chicago dove completa la laurea in Scienze Politiche. In seguito ha modo di accedere agli studi di dottorato alla School of Oriental Studies dell’Università di Londra, dedicandosi a studiare il ruolo dell’esercito israeliano nell’integrazione degli ebrei provenienti dai paesi arabi. Nel 1972 immigra in Israele dove ha insegnato all’Università Ben-Gurion di Be’er Sheva e ha fondato il Centro Elyachar per lo studio della tradizione ebraica sefardita e del Nord Africa.
La famiglia di Roumani ha sempre mantenuto la tradizione degli ebrei libici, soprattutto a livello religioso, tramandando anche ai figli le melodie e la liturgia tipiche della comunità, che continuano a praticare tuttora in Israele. La sua personale esperienza di ebreo credente lo ha portato ad adottare posizioni moderate, pur nella stretta osservanza dei precetti religiosi, e lo ha fatto partecipare negli anni al dialogo interreligioso in Israele e in Europa. Dopo l’espulsione della comunità dalla Libia, la distruzione dei cimiteri e l’abbandono delle sinagoghe, non rimane quasi più traccia della presenza ebraica in Libia. Vista la precaria situazione politica in Libia,Roumani non vede nel prossimo futuro la possibilità di preservare il poco rimasto né ritiene che avrebbe senso erigere monumenti in ricordo degli eventi traumatici subiti dalla comunità ebraica libicaquando nessun ebreo è rimasto nel paese.
Il messaggio che vorrebbe lasciare alle giovani generazioni è di essere sempre coraggiosi, di vivere senza paura e di credere in se stessi; mai smettere di tramandare le tradizioni ebraiche libiche affinché siano preservate con amore e con gioia per sempre; non smettere mai di seguire gli insegnamenti di vita e religiosi dei libri sacri e delle massime dei padri. E, cosa molto importante, di non diventare mai estremisti nelle proprie convinzioni umane e religiose e cercare di avere la possibilità di costruire con le altre culture un dialogo interreligioso.
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(Per contattare l’autore, anche per eventuali testimonianze sulle storie e le memorie degli ebrei di Libia, è possibile scrivere a: davidgerbi26@gmail.com)
David Gerbi, psicoanalista junghiano
(Nell’immagine: il rabbino Chamus Roumani)
(25 aprile 2022)