YOM HASHOAH - LA CERIMONIA ALLO YAD VASHEM
"Memoria, responsabilità collettiva"
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“Non abbiamo alcuna possibilità, né alcuna giustificazione come popolo e come Stato, se non ricordiamo per sempre ciò che è successo al nostro popolo, nei ghetti, nei sotterranei della Gestapo, nelle fosse di esecuzione, nei treni della morte, nei campi di sterminio, nei forni crematori, e in ogni altro luogo dove si è persa l'immagine dell'umanità e non è rimasta traccia di compassione”. È il monito del Presidente d'Israele Isaac Herzog in occasione di Yom HaShoah. Nella cerimonia organizzata come ogni anno al Memoriale dello Yad Vashem, Herzog ha esortato ad impegnarsi per coltivare la Memoria in modo condiviso e allo stesso tempo a considerare comuni le sfide del futuro. “Dobbiamo dimostrare, prima di tutto a noi stessi, che non è solo la storia che ci lega come popolo, che il nostro futuro comune è una solida base per approfondire i legami tra noi non meno del nostro passato. Dobbiamo continuare a costruire la nostra nazione in modo che possa fiorire, crescere e affrontare ogni sfida”, le parole di Herzog. Tra le sfide da portare avanti insieme, il contrasto all'antisemitismo e alle sue nuove espressioni. A riguardo, il presidente ha evidenziato che “mettere in dubbio il diritto all'esistenza di Israele non è legittima diplomazia, ma puro antisemitismo che deve essere sradicato”. Così come deve essere sradicato il pregiudizio che riemerge nel mondo sia online che offline. “Dobbiamo chiarire che anche oggi, otto decenni dopo l'abisso più buio negli annali della storia umana, l'antisemitismo che minaccia il nostro popolo è un crimine contro l'umanità”. Nel corso della cerimonia - in cui il presidente onorario di Yad Vashem, rav Israel Meir Lau, ha acceso la torcia commemorativa (nell'immagine) - è intervenuto anche il Primo ministro israeliano Naftali Bennett. Il Premier ha esordito facendo un appello affinché non si facciano più paragoni impropri con la Shoah. “Nessun evento nella storia, per quanto crudele possa essere stato, eguaglia lo sterminio degli ebrei europei da parte dei nazisti e dei loro collaboratori”, ha dichiarato Bennett. “Il caso dello sterminio degli ebrei è diverso. Mai, da nessuna parte e in nessun altro momento un popolo ha agito per distruggerne un altro in modo così pianificato, sistematico e freddo, per ideologia assoluta e non per utilitarismo”.
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YOM HASHOAH - LE CERIMONIE NELL'ITALIA EBRAICA
Nomi e luci di Memoria
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Dopo due anni di pandemia, l'Italia ebraica torna a riunirsi per commemorare insieme e di persona Yom HaShoah, il giorno del calendario ebraico in cui si ricordano le vittime della persecuzione nazifascista. Nelle sinagoghe delle diverse Comunità la lettura dei nomi di chi è stato deportato nei lager e non è più tornato. "Dobbiamo riflettere su questo passato, studiarlo e tenerlo a mente quando guardiamo al dopo della Shoah. Perché purtroppo c'è un dopo: l'antisemitismo che pensavamo ormai relegato a un ruolo marginale sta tornando. Nelle forme antiche e in quelle moderne dell'odio contro Israele” il messaggio del rav Alfonso Arbib, il presidente dei rabbini italiani, nel suo intervento in sinagoga.
Nel cuore della Capitale – davanti all'ingresso della scuola ebraica al Portico d'Ottavia – è risuonato stamane il rumore della sirena che negli stessi istanti è risuonato in tutta Israele. “Ventiquattro ore profonde, fatte di dolore e memoria, per non dimenticare sei milioni di vite derubate della dignità umana, della gioia e di tutto ciò che di bello la vita può offrire” rimarca la Comunità ebraica romana, che ieri ha accolto Yom HaShoah con una cerimonia solenne al Tempio maggiore.
Un nuovo appuntamento si svolgerà nel pomeriggio, all'interno di una delle sinagoghe di riferimento degli ebrei libici, per ricordare chi perse la vita “a Giado, Sidi Azaz, Buerat El Hsum, Buq Buq, Auschwitz, Reichenau e Bergen Belsen”.
(Nell'immagine, la cerimonia di Yom HaShoah nella sinagoga centrale di Milano: la senatrice a vita Liliana Segre accende una delle sei candele dedicate ai sei milioni di vittime della Shoah)
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LA MOSTRA PROMOSSA DALL'AMBASCIATA D'ISRAELE PRESSO LA SANTA SEDE
“Memoria consapevole, anche attraverso l’arte”![](https://mcusercontent.com/97ebe9f08a07fbd119338f996/images/2b3ff003-a0ac-6fff-8649-509400cda815.png)
Arte per la Memoria, arte come vita. Per Edith Bruck un imperativo che ha trovato la strada di varie decine di libri, componimenti e poesie. “In un modo o nell’altro torno sempre a quel tema. La Memoria è quotidiana, non posso dimenticare un solo giorno. È da 60 anni che mi confronto con i ragazzi con questa consapevolezza” racconta da un’aula della Pontificia Università Lateranense, davanti a tanti giovani. Quasi un’ora di testimonianza, dall’orrore del lager al suo impegno presente per illuminare cuori e coscienze, ad inaugurare la mostra “Arte nella Shoah” che l’ambasciata israeliana presso la Santa Sede ha portato in territorio vaticano nell’occasione di Yom haShoah. In risalto una selezione di opere di proprietà dello Yad Vashem, nella gran parte realizzate in campo di sterminio e che, evidenzia il Memoriale, “riflettono la tensione tra la propensione a documentare i tragici eventi subiti e il desiderio di affrancarsi attraverso l’arte”. Un ampio spettro di sentimenti, quindi. “Dalla disperazione all’ottimismo” ha sottolineato l’ambasciatore Raphael Schutz, ricordando come purtroppo una gran parte degli artisti sarebbe morto di lì a poco in modo atroce. Al diplomatico anche il compito di spiegare cosa sia Yom HaShoah, il suo significato nel calendario israeliano, l’intenso percorso di riflessione che vedrà l’epilogo tra una settimana con altri due appuntamenti molto sentiti dalla cittadinanza: Yom haZikaron e Yom HaAtzmaut.
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L'INCONTRO TRA IL FUMETTISTA E GLI STUDENTI DELLE SCUOLE EBRAICHE ITALIANE
Michel Kichka, una matita per non dimenticare
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La notizia, in anteprima assoluta, arriva alla fine di quasi due ore intense in cui il disegnatore belga-israeliano Michel Kichka ha incontrato alcune classi delle scuole ebraiche di Milano, Roma e Torino, organizzato da Yad Vashem e Associazione Figli della Shoah. Dal suo primo graphic novel, uscito nel 2012 e pubblicato in Italia da Rizzoli Lizard con il titolo La seconda generazione. Quello che non ho mai detto a mio padre è stato tratto un film di animazione, che verrà presentato al festival di Cannes tra poche settimane, per arrivare nelle sale in autunno. “Si intitola ‘My father’s secrets. Lest we forget’, ossia I segreti di mio padre. Per non dimenticare, e per me è un’emozione grande. È una nuova storia, che inizia ora. E mio padre se fosse ancora con noi avrebbe commentato che, ecco, è ancora un’altra vittoria sui nazisti”.
Introdotto da Rocco Giansante, di Yad Vashem, Daniela Dana Tedeschi, presidente dell’Associazione Figli della Shoah, e Sira Fatucci, responsabile per l’area Memoria dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Kichka - uno dei massimi rappresentanti del mondo del fumetto israeliano - ha mescolato lingue e storie, racconti e ricordi. Ha aperto il suo intervento mostrando l’elenco di quelle che considera le sue identità, con una slide intitolata “Fifty shades of identity”: belga di origine, polacco per discendenza familiare, vallone dunque francofono, ebreo, socialista, sionista, nuovo emigrante e ashkenazi - una identità, ha raccontato, che ha scoperto solo al suo arrivo in Israele - studente e marito, padre e nonno, soldato e illustratore così come insegnante ed educatore, pacifista... un mondo multiforme e complesso “come lo è Israele, del resto, come siamo tutti”.
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L'INCONTRO ORGANIZZATO A TORINO
Ucraina ebraica, un viaggio nei secoli
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“L'Ucraina ha una storia difficile da definire, fatta di intrecci, di miscugli di popoli e lingue. Il significato stesso di Ucraina, 'stare al confine', indica una dimensione di precarietà, una non definizione”. Una precarietà che ha coinvolto la lunga e articolata storia ebraica ucraina, come ha spiegato lo scrittore Francesco Cataluccio in occasione dell'incontro “Ebraismo in Ucraina dall'Ottocento ad oggi” organizzato dall'associazione ex Allievi Scuola Ebraica Torino. A ripercorrere assieme a Cataluccio le vicende del mondo ebraico ucraino, tra cultura fiorente e tragiche repressioni, gli storici Marco Buttino e Simone Bellezza. “Se pensiamo che Odessa è considerata come una delle culle della cultura ebraica moderna, capiamo l'importanza di questa area geografica per l'ebraismo”, ha evidenziato in apertura il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni. L'incontro è stata anche l'occasione per ascoltare la breve testimonianza di Orest Vasilko, docente del politecnico di Leopoli. “Non sappiamo quale sarà il nostro destino così come non sappiamo dove cadono le bombe russe”, ha sottolineato Vasilko, raccontando la grande incertezza che gravita attorno al futuro del conflitto e della stessa Ucraina.
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IL RICONOSCIMENTO DELL'ASSOCIAZIONE DEI PRESIDI CONFERITO A NOEMI DI SEGNI
Note di merito, il premio alla Presidente UCEI
La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni tra le vincitrici dell’undicesima edizione di “Note di Merito”, manifestazione organizzata dalla sezione romana dell’Associazione Nazionale Presidi che intende premiare figure che si sono distinte “per merito nella scuola, come dirigenti e insegnanti”, ma anche “personaggi del mondo della cultura, della scienza e dell’arte che hanno trattato con particolare interesse le diverse problematiche giovanili e i temi dell’istruzione, della formazione, dell’educazione e della cittadinanza”.
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QUI TRIESTE - LA SCOMPARSA DEL GIORNALISTA E SINDACALISTA
Luciano Ceschia (1934-2022)
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Ha concluso a Trieste nelle prime ore di questa mattina la sua esistenza terrena Luciano Ceschia. Protagonista del giornalismo italiano, direttore di numerosi quotidiani e dirigente della Rai (per i colleghi triestini resterà sempre con l’affettuoso soprannome di “gatto rosso”), a lungo alla testa della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il sindacato unico dei giornalisti italiani, e considerato il padre del moderno Contratto nazionale di lavoro giornalistico, grande amico di tutte le espressioni di minoranza e della Redazione di Pagine Ebraiche negli incontri di Redazione aperta, aveva recentemente lasciato ai colleghi un ultimo segno del suo inconfondibile senso dell’umorismo, scrivendo di suo pugno il necrologio che riportiamo qui di seguito.
Ai suoi cari, agli amici, ai colleghi che gli sono stati a fianco, il saluto affettuoso della redazione.
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Machshevet Israel - Leggere il midrash
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Kitnyot
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