Luciano Ceschia (1934-2022)
Ha concluso a Trieste nelle prime ore di questa mattina la sua esistenza terrena Luciano Ceschia. Protagonista del giornalismo italiano, direttore di numerosi quotidiani e dirigente della Rai (per i colleghi triestini resterà sempre con l’affettuoso soprannome di “gatto rosso”), a lungo alla testa della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il sindacato unico dei giornalisti italiani, e considerato il padre del moderno Contratto nazionale di lavoro giornalistico, grande amico di tutte le espressioni di minoranza e della Redazione di Pagine Ebraiche negli incontri di Redazione aperta, aveva recentemente lasciato ai colleghi un ultimo segno del suo inconfondibile senso dell’umorismo, scrivendo di suo pugno il necrologio che riportiamo qui di seguito.
Ai suoi cari, agli amici, ai colleghi che gli sono stati a fianco, il saluto affettuoso della redazione.
“Ceschia Luciano. Nato a Trieste il 13 dicembre del 1934 da famiglia di origine istriana e friulana. Residente in Istria dal ’41 al ’48 (Buie, Momiano e Capodistria – liceo Combi), e pertanto in possesso del decreto prefettizio che lo dichiara “profugo”.
Al rientro a Trieste dirigente nelle organizzazioni giovanili di monsignor Edoardo Marzari (esponente dell’antifascismo triestino, torturato dai nazisti).
Presidente del Circolo studenti medi triestini anche durante le cruente giornate del 1953.
Iscritto alla Dc, inizialmente delegato provinciale dei giovani e quindi dirigente provinciale, iscrizione che non rinnovò al momento della nomina ai vertici della Federazione della stampa, pur mantenendo rapporti di solidarietà e amicizia con esponenti locali e nazionali dell’area morotea (tra gli altri Belci, Bodrato, Anselmi).
Promotore e direttore di due giornali per giovani.
Il primo ricordo della vita: la manifestazione nella piazza Unità di Trieste il 18 settembre del 1938 nel corso della quale Mussolini annunciò le leggi razziali.
Giornalista professionista dal 1958.
Due anni di lavoro precario (dal giugno 1955) al Piccolo di Trieste.
Redattore e caposervizio nelle redazioni provinciali di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone del Gazzettino di Venezia dal 1958 al 1966.
Fu tra i primi giornalisti triestini a fare negli anni ’60 servizi da inviato in Istria che aveva lasciato da profugo nel 1948, riallacciando fra l’altro i rapporti, tuttora molto intensi, con la comunità degli italiani rimasti;
Dipendente Rai per 14 anni dal 1966: ha operato nella sede regionale del Friuli Venezia Giu1ia e, nel decennio ’70 – ’80, a Roma (giornale radio, a Radiosera dove si realizzò il primo esperimento dei giornalisti “in voce”); tra l’altro capo redattore centrale, con direttore Sergio Zavoli;
Per tre anni direttore del Piccolo di Trieste (’81 – ’83) e per sei anni direttore dell’Alto Adige di Trento e Bo1zano (’84 – ’89).
Dirigente negli anni ’60 del sindacato giornalisti del Friu1i-Venezia Giu1ia. Eletto consigliere nazionale della Fnsi nel 1968; segretario per oltre un anno del Sindacato nazionale giornalisti Rai.
Per oltre nove anni segretario generale della Federazione nazionale stampa italiana nel decennio ’70 – ’80, caratterizzato anche dal fenomeno terroristico contro i giornalisti: collaborò con il ministero degli Interni (tra l’altro con il ministro Cossiga) nella protezione dei colleghi minacciati dalle Br, ma rifiutò sempre la scorta.
Ha firmato cinque contratti nazionali di lavoro giornalistico che hanno esteso la partecipazione dei Comitati di redazione nella vita delle aziende; è stato tra l’altro introdotto il parere consultivo delle assemblee redazionali sulla nomina del direttore.
Molte le iniziative, anche clamorose, per la difesa delle testate giornalistiche, come l’occupazione del quotidiano la Gazzetta del popolo di Torino, diventata cooperativa, e del Telegrafo-Tirreno che l’editore Monti voleva chiudere e che, dopo una lunga vertenza, venne acquisito dal Gruppo Espresso, primo della rete dei piccoli giornali del Gruppo.
All’epoca esistevano due organizzazioni internazionali dei giornalisti, una per l’Est, l’altra per l’Ovest, alle quali la Federazione italiana non aderiva. Sfruttando questa posizione la Fnsi organizzò a Capri per quattro anni consecutivi incontri internazionali che furono l’anticamera del disgelo.
Ha promosso (con la collaborazione di esponenti dei partiti dell’arco costituzionale e dei più accreditati giuristi) la prima legge per interventi organici a favore dell’editoria che ha anche introdotto speciali tutele per i giornali in cooperativa e delle minoranze etniche: tra questi il Primorski Dnevnik, espressione della minoranza slovena.
Attualmente Consigliere nazionale di diritto della Fnsi e presidente onorario dell’Associazione stampa regionale del Friuli Venezia Giulia.
Consigliere e assessore per oltre tre anni al Comune di Trieste alla fine degli anni ’60.
Ha guidato nel 1968 le celebrazioni indette nella ricorrenza dei 50 anni di appartenenza di Trieste allo Stato italiano.
Amministratore dell’istituto di previdenza dei giornalisti Inpgi, della cassa autonoma Casagit (di cui nel 1974 è stato cofondatore) e dell’Ente cellulosa e carta.
Negli anni ’90, rientrato in Rai, è stato Amministratore delegato e direttore generale della casa editrice Nuova Eri Edizioni Rai (proprietaria delle riviste Radiocorriere, Moda e King) con sedi a Roma, Milano e Torino, e direttore generale della Fonit Cetra di Milano, entrambe proprietà al 100 per cento della Rai.
Cofondatore e membro del direttivo della Scuola superiore di giornalismo radiotelevisivo della Rai nei primi anni di attività.
Ha collaborato per molti anni a livello regionale e nazionale con il Sindacato pensionati italiani della Cgil nel settore della comunicazione.
Nel 1974 è stato nominato Commendatore”.