LILIANA SEGRE A PAGINE EBRAICHE

"La mia testimonianza alla Maturità,
una sorpresa e un segnale importante"

“Il titolo del libro La sola colpa di essere nati è lo svolgimento del mio pensiero, essendo stata vittima per la sola colpa di essere nata. Quello che non mi aspettavo è che diventasse una traccia della maturità”.
Al telefono con Pagine Ebraiche, la senatrice a vita Liliana Segre esprime la sua sorpresa e l’apprezzamento per la scelta del ministero dell’Istruzione di usare la sua testimonianza sulle leggi razziste come uno dei temi proposti ai maturandi per l’esame di Stato di quest’anno.
Tra le tracce per l’analisi di un testo argomentativo c’è infatti La sola colpa di essere nati (Garzanti), saggio firmato da Segre assieme all’ex magistrato Gherardo Colombo. È un segnale importante, sottolinea la senatrice a vita sopravvissuta ad Auschwitz, “sia per i ragazzi che ormai prendono tutte le loro notizie dai telefonini sia per i loro genitori, che al tempo della persecuzione non erano nati. E che spesso ignorano quanto accaduto”.
Simbolico poi, aggiunge Segre, il fatto che “proprio in queste ore, mentre i ragazzi fanno la maturità, si concluda il primo anno di lavoro della Commissione contro l’odio. Ricordiamoci che fin dal primo giorno non è stata accolta all’unanimità, che nonostante l’obiettivo della Commissione fosse il contrasto all’istigazione all’odio molti hanno cercato di fare delle eccezioni. Poi però alla fine le conclusioni sono votate da tutti”.
Altra significativa coincidenza, aggiunge Segre, il fatto che “mio nipote, anni diciotto, sta facendo la maturità; e tra i temi si trova il titolo inaspettato sulla nonna, che ci ha messo tutta la vita a spiegare che si può essere uccisi per la sola colpa di essere nati”

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TRACCIA SU LILIANA SEGRE, VOCI A CONFRONTO

"Memoria e consapevolezza del passato,
un'occasione per valutare la scuola"

Nel libro scritto con Gherardo Colombo la senatrice a vita racconta il proprio percorso di vita, partendo dalla vergogna delle leggi razziste del ’38 e la conseguente sofferenza per l’espulsione dai banchi di scuola. Un testo che invita “a non voltare mai lo sguardo davanti alle ingiustizie, per fare in modo che le pagine più oscure della nostra storia non si ripetano mai più”.
Introdurlo tra i temi di maturità è una scelta non scontata, evidenzia Colombo a Pagine Ebraiche nell’invitare a soffermarsi sulla lezione che si trae dalle parole di Segre. “Io spero che in questo periodo di odio così diffuso che richiama il sentire di Liliana Segre, la sua vita improntata a non odiare nonostante quanto ha passato, si riveli utile. È un modo – evidenzia Colombo – per mostrare che esiste una strada diversa rispetto alle infinità di guerre che abbiamo intorno, rispetto all’odio che corre sui social”. Da ex magistrato auspica poi che gli studenti ricordino anche l’impegno nel dopoguerra di ripristinare la giustizia, di rispondere alle leggi discriminatorie del regime fascista con le norme della democrazia. “Spero in un riferimento ai tentativi della nostra Costituzione di cercare di bandire definitivamente la discriminazione. E quindi di creare una società più inclusiva possibile. Poi vedremo cosa uscirà da questi temi. Io ho incontrato migliaia di studenti in questi anni, ma soprattutto li ha incontrati Liliana. E mi sono chiesto cosa sarà rimasto loro della sua testimonianza”.
Un interrogativo condiviso da Marcello Pezzetti. Con la collega Liliana Picciotto negli anni Novanta aveva accompagnato Segre al binario 21, da cui nel gennaio del ’44 fu deportata ad Auschwitz con il padre Alberto. “Sono passati ormai trent’anni da quel momento, è nato un Memoriale della Shoah in quel luogo. E ora ci chiediamo quale consapevolezza c’è nella nostra società, nei giovani, rispetto al nostro passato. La scelta importante del ministero con la traccia su Segre – afferma – può aiutarci a capire a che punto siamo. A che grado di comprensione sono arrivati gli studenti italiani, a che punto è quella che in Germania è definita vergangenheitsbewältigung, la presa di coscienza rispetto al proprio passato”.
In attesa di avere risposte in merito, il fatto che il tema delle leggi razziste sia entrato tra le tracce della maturità, evidenzia invece Picciotto, è di per sé un segnale positivo. “Ci dice che i nostri governanti hanno capito l’importanza di quel passaggio storico, anche grazie al costante lavoro di testimonianza della Segre. E si capisce a occhio nudo che questa è un’ottima occasione per tutti, sia per i ragazzi sia per i genitori, per riflettere sul passato. È – aggiunge la storica della Fondazione Cdec di Milano – una specie di occasione per una presa di coscienza nazionale”.
Da una prospettiva interna alla scuola interviene poi Anna Segre, docente in un liceo di Torino. “La testimonianza di Liliana Segre sugli effetti prodotti dalle leggi razziste su di lei bambina può essere molto coinvolgente per i ragazzi, che facilmente potrebbero identificarsi. Interessante – rileva – che non parli solo dell’espulsione dalla scuola (che comunque è la prima cosa menzionata) ma anche di cose meno note, per esempio le telefonate anonime con minacce ‘muori!’, ‘perché non muori?’. Mi chiedo quanto i ragazzi saranno in grado di contestualizzare storicamente come richiesto dalla traccia”.
Domanda che si pongono anche Colombo e Pezzetti. “Il rischio – afferma ad esempio Pezzetti – è quello che la questione della discriminazione venga agganciato troppo all’attualità. Da storico preferirei uno svolgimento in uno contesto specifico: mi piacerebbe vedere un tema con i riferimenti chiari a quanto si è appreso nel percorso di studi sulle leggi razziste, sulla Shoah, sul fascismo”. Dall’altro lato, aggiunge, “capisco che a riportarci comprensibilmente all’attualità sono le stesse parole della senatrice Segre sulla necessità di lottare nel presente contro l’indifferenza”. Il rischio poi è che gli studenti cadano in vere e proprie distorsioni. “Potrebbe essere un po’ pericoloso – sottolinea Anna Segre – il fatto che nella parte di commento si chieda di fare le proprie considerazioni ‘anche con eventuali riferimenti ad altri contesti storici’. Che riferimenti potrebbero fare? E se qualcuno tira fuori le ‘discriminazioni’ contro i non vaccinati?”. Anche per questo storia e Memoria, aggiunge Picciotto, vanno “maneggiate con cura e con rigore: l’educatore ha il compito di attualizzare, ma tenendo conto del lavoro dello storico, che mette in fila e riordina le testimonianze accumulate nel tempo”.

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ANCHE IL GRANDE NEUROLOGO TRA I TEMI PROPOSTI AI MATURANDI

Oliver Sacks e il senso dello Shabbat

Dai misteriosi sogni musicali che ispirarono Berlioz, Wagner e Stravinskij, alla possibile amusia di Nabokov, alla riscoperta della “enorme importanza, spesso sottostimata, di avere due orecchie”. Musicofilia. Racconti sulla musica e il cervello, pubblicato in Italia da Adelphi, è uno dei libri più importanti del grande neurologo inglese Oliver Sacks (1933-2015). C’è anche questo straordinario testo, da cui è stato tratto un brano, tra le proposte d’esame ai maturandi italiani. Un omaggio a uno dei più brillanti pensatori della contemporaneità, distintosi in una famiglia di per sé eccezionale. Dalla madre Muriel, una delle prime donne-chirurgo al mondo, al cugino Robert John Aumann, Premio Nobel per l’economia nel 2005, all’altro suo cugino Abba Eban, che fu ministro degli Esteri e dell’Educazione dello Stato di Israele. Rav Jonathan Sacks, l’autorevole rabbino e pensatore scomparso nel 2020, era suo nipote.
Una carriera ad altissimo livello, con molti libri noti anche al pubblico italiano e un toccante commiato sulle pagine del New York Times, dove poche settimane prima di morire apparve un articolo incentrato sul suo rapporto con l’ebraismo, l’identità e lo Shabbat.
“Mia madre e i suoi 17 fratelli e sorelle ricevettero un’educazione ortodossa”, la sua testimonianza al Nyt. “In tutte le fotografie mio nonno porta la kippah, e mi hanno detto che se gli cadeva, di notte, si svegliava. Anche mio padre proveniva da un ambiente ortodosso. Entrambi i miei genitori erano molto consapevoli del Quarto Comandamento («Ricordati del giorno di sabato per santificarlo»), e lo Shabbat (Shabbos, come lo chiamavamo noi, ebrei lituani) era un giorno completamente diverso dal resto della settimana. Nessun lavoro era permesso, né guidare, né usare il telefono; era proibito accendere una luce o una stufa. Essendo medici, i miei genitori facevano delle eccezioni. Non potevano staccare il telefono o evitare del tutto di guidare; dovevano essere disponibili, se necessario, per vedere i pazienti, o operare, o far nascere dei bambini”.
Sacks scriveva questo pensiero nella fase terminale della malattia: “Debole, col fiato corto e i muscoli una volta sodi sciolti dal cancro, trovo che i miei pensieri, non sulle cose soprannaturale o spirituali, ma su cosa si intende per vivere una vita buona e utile, abbiano provocato un senso di pace dentro di me. Scopro che i miei pensieri vanno allo Shabbat, il giorno di riposo, il settimo giorno della settimana, e forse il settimo giorno della nostra vita, quando possiamo sentire di aver fatto il nostro lavoro, e di potere, in buona coscienza, riposare”.

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QUARTO MANDATO AL VIA

Trieste ebraica, Salonichio confermato presidente

Un nuovo mandato alla guida degli ebrei triestini per Alessandro Salonichio, confermato nell’incarico dal nuovo Consiglio comunitario riunitosi nelle scorse ore per l’assegnazione delle varie cariche e responsabilità. Salonichio, in carica dal giugno del 2011, si occuperà di istruzione, rapporti con l’esterno, patronato e sicurezza. Davide Belleli, che opererà anche in qualità di vicepresidente, avrà il coordinamento su amministrazione, bilancio e finanze, giovani e gestione della colonia comunitaria, sede sociale e spaccio alimentare; Livio Vasieri su cultura, museo e beni culturali; Paolo Volli su patrimonio immobiliare, personale e adempimenti normativi; Pacifico Funaro su culto e cimitero. “La priorità assoluta è il futuro della scuola ebraica”, sottolinea Salonichio nell’intraprendere questo suo quarto mandato. “Non è un caso che abbia scelto di avere, tra tante, anche questa delega. Un modo per rimarcare quanto questa sfida sia centrale nel nostro lavoro e nella nostra prospettiva di futuro. L’obiettivo numero uno – afferma – è quello di assicurare la continuità, rafforzando il senso di appartenenza”.

(Nell’immagine il nuovo Consiglio, con al centro il presidente Salonichio)

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IL DIBATTITO AVVIATO DALL'EDIZIONE CRITICA DEL MEIN KAMPF IN FRANCIA

Pubblicare il Male, studiosi a confronto

La pubblicazione in Francia di Historiciser le mal, un’analisi critica del Mein Kampf, ha suscitato un intenso dibattito. Qual è l’interesse euristico di queste edizioni? Possono avere un valore didattico specifico? Possono contribuire a smascherare l’intero discorso antisemita e a mostrarne l’incoerenza? Oppure a prendere piena consapevolezza della sua violenza per difendersi da essa? Oppure, al contrario, la frequentazione della fonte non rischia di condurre ad una comprensione sotto forma di giustificazione?
Domande cui si è cercato di dare una risposta durante un incontro incentrato sul tema “Pubblicare i discorsi di odio” organizzato ieri a Roma da Pierre Savy e Laura Pettinaroli, rispettivamente Direttore degli studi per il Medioevo e Direttrice degli studi per le Epoche moderne e contemporanee dell’École française.
Organizzato in collaborazione con il Deutsches Historisches Institut di Rom e l’Institut français – Centre Saint-Louis, l’incontro ha visto l’intervento di studiosi di grande livello. Tra loro i due curatori dell’edizione critica francese, Florent Brayard e Andreas Wirsching. 

 

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AL VIA IL FESTIVAL EBRAICA 

Da Giobbe a Golda Meir, il teatro per raccontarsi

Si è aperta ieri la quindicesima edizione del festival Ebraica. A dare il via alla rassegna letterario-culturale promossa dalla Comunità di Roma il racconto di alcune donne del passato sia vicino che lontano con un messaggio da trasmetterci. “Eroine della libertà”, un percorso in quattro storie che nel primo di due appuntamenti ha esplorato la negazione di libertà e diritti nella Roma papalina in cui per oltre tre secoli fu in funzione un ghetto. A seguire invece una interpretazione teatrale ispirata a Giobbe, uno dei libri più amati di Joseph Roth.

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L'INIZIATIVA TRA SPORT E IDENTITÀ 

Alisa Coen, un ricordo sempre vivo

Alisa Coen, scomparsa nel 2016 all'età di 18 anni, era una ragazza piena di vita, brio, umanità. Alcuni compagni del Benè Akiva, il movimento giovanile ebraico cui era affiliata, per ricordarla hanno scelto la strada di un torneo di calcio ricco di valori e sentimento: si tratta del Memorial Alisa Coen, lanciato alcuni anni fa, la cui seconda edizione è iniziata ieri nel segno di una toccante cerimonia svoltasi alla presenza dei suoi familiari. 

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Ticketless - Mai disperare
Chi l’avrebbe potuto prevedere? Sono cresciuto in un’età in cui la crisi petrolifera portò la classe politica italiana ad abbracciare regimi e personalità del mondo arabo con tale sussiego da generare imbarazzo, per non dire di più. Sono cresciuto in un’età in cui… Se qualcuno negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso mi avesse detto che un giorno un Primo ministro italiano sarebbe andato a Gerusalemme per concordare nuove vie di approvvigionamento energetico mi sarei messo a ridere.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Giasone
Nel diciannovesimo Canto dell’Inferno Dante incontra i dannati per il peccato di simonia, ossia il commercio delle cose dello spirito, indebitamente sfruttate per trarre dei vantaggi personali. Un peccato, agli occhi di Dante, particolarmente odioso, in quanto comprendente tre distinte colpe tutte molto gravi. 
Francesco Lucrezi
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Cocci di un mondo spezzato
Nel 1942 l’autorità tedesca di occupazione dei Paesi Bassi aprì presso Barneveld [Gheldria] un Campo di internamento per 700 notabili ebrei olandesi – artisti, medici, scienziati, industriali, veterani olandesi combattenti nelle fila dell’esercito prussiano durante la Prima Guerra Mondiale – appositamente inseriti in una lista stilata dal Segretario Generale presso il Dipartimento dell’Interno. 
Francesco Lotoro
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