ALLA KNESSET IL PASSAGGIO DI CONSEGNE TRA BENNETT E LAPID
Parlamento sciolto, Israele al voto a novembre
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Alla fine è arrivato il voto per sciogliere la Knesset. Novantadue voti a favore, nessun contrario e il parlamento d’Israele ha deciso per il ritorno alle elezioni il prossimo Primo Novembre. Le quinte in meno di quattro anni. “Spero che impareremo dagli errori della ventiquattresima Knesset e che nella prossima riusciremo a gestire le nostre controversie in modo corretto e concreto. Non dobbiamo continuare su questa strada che potrebbe smantellare il parlamento e la nostra capacità di guidare il Paese”, ha avvertito il presidente Mickey Levy prima del voto. Lo speaker della Knesset si è detto preoccupato per la polarizzazione presente tra i banchi di uno dei simboli della democrazia israeliana. Uno scontro che ha ripercussioni sul funzionamento dell’intera società. Ad esempio non sono stati votati i provvedimenti legati alla metropolitana dell’area di Tel Aviv e all’esenzione dei visti per gli Stati Uniti. Due misure con benefici concreti, inabissate nei contrasti politici.
A traghettare fino a novembre il Paese sarà ora Yair Lapid, che succederà al Primo ministro Naftali Bennett nelle prossime ore secondo l’accordo di coalizione. Dopo il voto per lo scioglimento della Knesset, i due si sono abbracciati e si sono scambiati di posto, in modo che Lapid potesse sedere sulla poltrona di premier.
(Nell'immagine in basso: il passaggio di consegne tra Bennett e Lapid)
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IL PROGETTO CHE COINVOLGE ARABIA SAUDITA, EMIRATI ARABI ED EGITTO
Israele, l'impresa dell'Under 19
e il sogno di un Mondiale a Gerusalemme
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“Quel che ho pensato, ha detto, è che ognuno potrebbe scrivere su un bigliettino dove sogna di trovarsi fra quattro anni. Dal punto di vista personale, professionale. E ai prossimi Mondiali apriremo i biglietti e vedremo cos’è successo nel frattempo…”. Quanto il calcio rappresenti per Israele è La simmetria dei desideri, uno dei romanzi più celebri di Eshkol Nevo, a raccontarcelo con efficace intensità e grazia. Un grande amore metafora anche di tanto altro ma raramente corrisposto vista la scarsa propensione israeliana a lasciare un segno a livello sia di club che di nazionale. E così i Mondiali da guardare son sempre stati quelli degli altri, con la sola eccezione di un torneo non certo indifferente all’Italia (Messico ’70) dove la squadra israeliana fu autrice di un’impresa a suo modo memorabile, bloccando sullo 0 a 0 proprio gli Azzurri.
Le soddisfazioni in questo sport son state talmente poche che non è improprio definire storica l’impresa compiuta dalla nazionale Under 19 che, battendo la Francia in semifinale, si è aggiudicata l’accesso alla finale degli Europei in svolgimento in Slovacchia dove sfiderà l’Inghilterra vincitrice dell’altra semifinale contro l’Italia. Il traguardo appena raggiunto ha suscitato grande entusiasmo, con reazioni di giubilo anche governative. Tra l’altro, a prescindere dal risultato dell’atto conclusivo, c’è già una certezza: la qualificazione diretta ai Mondiali di categoria che si svolgeranno il prossimo anno in Indonesia.
Ma potrebbe esserci in futuro un Mondiale ancora più allettante per Israele. Ed è l’edizione 2030 dei “grandi”, che si punta a organizzare insieme ad Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Un progetto ambizioso ma sul quale si sta continuando a lavorare nell’ombra con tra i promotori il filantropo e mecenate Sylvan Adams che ha già portato lo sport israeliano ad alti livelli attraverso la Israel Premier Tech (già Israel Start-Up Nation e Israel Cycling Academy), da anni protagonista nelle principali corse a tappe del ciclismo. L’obiettivo è di “far sì che Israele possa accogliere il più importante evento sportivo della sua storia”, contribuendo anche a rafforzare quei rapporti d’alleanza e buon vicinato che stanno cambiando il volto del Medio Oriente.
La concorrenza è molta e anche l’Italia potrebbe essere della partita con una sua candidatura. Ma guai a sottovalutare questa opzione, che tra i suoi sponsor avrebbe anche il numero uno del calcio Gianni Infantino. “Perché non sognare una Coppa del Mondo in Israele e nei Paesi vicini? Con gli Accordi di Abramo, perché non organizzare i Mondiali qui assieme ad altri Stati del Medio Oriente e i palestinesi? Niente è impossibile”, le parole del presidente della Fifa durante un evento svoltosi lo scorso autunno a Gerusalemme. Tra l’altro, anche in questo caso, si risolverebbe l’eterno problema della qualificazione. I Paesi ospitanti hanno infatti diritto a partecipare in automatico.
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IL GENESIS PRIZE ALL'AD DI PFIZER ALBERT BOURLA
"Vaccino anti-Covid, impresa storica"
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È notizia di queste ore che BioNTech e Pfizer intraprenderanno a breve nuovi test per arrivare a un vaccino di nuova generazione che possa ampliare la protezione rispetto al Covid. Una necessità urgente vista la persistenza di un virus che potrebbe accompagnarci ancora a lungo. E che senza l'arma del vaccino avrebbe potuto fare ancora più vittime. In questo senso un'impresa umana straordinaria. È il senso del Genesis Prize, il cosiddetto "Nobel ebraico", conferito in queste ore all'ad di Pfizer Albert Bourla nel corso di una cerimonia svoltasi a Gerusalemme alla presenza tra gli altri del Capo dello Stato Isaac Herzog. Istituito nel 2014, il riconoscimento intende premiare "individui straordinari per i loro eccezionali risultati professionali, il contributo all'umanità e l'impegno nei confronti dei valori ebraici". Visibilmente emozionato, Bourla ha raccontato la sua storia di figlio di sopravvissuti al tentativo di sterminio (in gran parte realizzato) della comunità ebraica di Salonicco e annunciato l'intenzione di donare l'importo del premio come forma di sostegno al Museo della Shoah che avrà sede nella città greca. "Ha creduto nel vaccino e investito ogni grammo di se stesso per ottenere quella che all'epoca sembrava una fantasia inverosimile", l'apprezzamento di Herzog. Che ha poi aggiunto: "Il vaccino è stato sviluppato a velocità record, utilizzando la tecnologia di domani per arginare con successo una pandemia devastante".
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LA SCOMPARSA DEL GRANDE TALMUDISTA
Rav David Weiss Halivni (1927-2022)
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È mancato a Gerusalemme il professore e rav David Weiss Halivni, internazionalmente conosciuto come uno dei più eminenti studiosi di Talmud e di fonti rabbiniche del nostro tempo. Era un sopravvissuto ai campi nazisti di Auschwitz, Wolfsberg e Mauthausen, dove venne internato all’età di sedici anni. Avrebbe compiuto 95 anni fra tre mesi esatti. Nato in un piccolo centro delll’Est Europa, allora Rutenia/Cecoslovacchia, oggi Ucraina, dopo gli eventi della Shoah riuscì a raggiungere gli Stati Uniti d’America: posto in un orfanotrofio ebraico, ne constestò la conduzione per gli standard di kashrut troppo bassi. Era un ragazzo prodigio per la sua già eccezionale conoscenza dei testi rabbinici. Fu presentato a Saul Lieberman, allora il più autotevole talmudista del Jewish Theological Seminary, e alla di lui morte ne divenne il successore, insegnando per 35 anni anche alla Columbia University. Fino al 1993, quando fece aliyah.
Massimo Giuliani
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LO SPETTACOLO IN SCENA AL MEIS
Edgardo Mortara, storia di un rapimento
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Uno scandalo internazionale che ha segnato per sempre la storia degli ebrei italiani e su cui ancora c’è tanto da raccontare. È il messaggio attorno al quale è costruito lo spettacolo teatrale “Edgardo Mortara – Una cronaca cittadina”, dedicato al rapimento del bambino ebreo Edgardo Mortara da parte della Chiesa di Pio IX nella Bologna del 1858 e proposto ieri sera al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Scritta e interpretata dall’attore Stefano Pesce, volto noto di cinema e tv, ma anche autore e attore di teatro, la lettura scenica fa dialogare atti processuali, immagini, musica e testimonianze ed è ispirata anche al fondamentale lavoro dello storico David Kertzer e in particolare al suo saggio “Prigioniero del papa re”.
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LA CONVENZIONE MEIS-AVIS
"Donare, un gesto di fratellanza"
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Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah e l’Avis Provinciale e Comunale di Ferrara hanno stipulato una convenzione che ha tra i suoi obiettivi quello di incentivare la donazione di sangue, anche attraverso una serie di agevolazioni come sconti all’ingresso e nell’acquisto di libri all’interno del Meis. La firma è avvenuta all’interno dei locali del Comune, alla presenza dell’assessore Cristina Coletti. Tra gli intervenuti il direttore del Meis Amedeo Spagnoletto, il presidente dell’Avis Nazionale Gianpietro Briola, il presidente dell’Avis Provinciale Davide Brugnati e il presidente dell’Avis Comunale Sergio Mazzini. Presente anche il presidente dell’Avis Regionale Emilia Romagna Maurizio Pirazzoli.
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L'INIZIATIVA EUROPEA CON PROTAGONISTA IL CDEC
Antisemitismo e social media, il caso Italia
I social network si sono ormai consolidati come il vettore principale e più veloce per diffondere il veleno antisemita. Monitorarli rappresenta dunque un impegno centrale per avere un quadro di come si muova il pregiudizio tra le pieghe della società italiana. Da qui l’importanza del report dell’Osservatorio antisemitismo del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea che ogni anno fotografa l’evoluzione del fenomeno. Nel corso del 2021, ad esempio, sono stati registrati circa 5.500 post e discussioni online (compreso il monitoraggio attivo e la segnalazione all’Antenna antisemitismo) con contenuti antisemiti. A raccontarlo i ricercatori dell’Osservatorio Stefano Gatti e Murilo Cambruzzi, presentando il report di quest’anno a un incontro dello European network for countering antisemitism through Education (Encate).
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LA COMMEMORAZIONE DELLA STRAGE NAZISTA
Guardistallo, 63 sassi per la Memoria
Folta partecipazione alla commemorazione annuale della strage nazista avvenuta nel Comune toscano di Guardistallo il 29 giugno 1944: 63 le vittime dell’eccidio.
Suggestivo paese nell’area pisana che si affaccia sulla costa livornese, Guardistallo è il primo municipio ad aver dedicato un luogo pubblico alla memoria di rav Elio Toaff. Nel maggio scorso, inoltre, ha ospitato un incontro di amministratori toscani di municipalità che hanno adottato la definizione di antisemitismo dell’Ihra.
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IL LIMMUD IN RICORDO DI LIONELLO YORAM ARBIB
"Ebrei libici, una storia esemplare"
“La cultura degli ebrei di Libia ha molto da insegnare. Abbiamo superato tante tirannie, eppure esistiamo con tutte le nostre usanze rituali e liturgiche”.
Era il pensiero di Lionello Yoram Arbib, recentemente scomparso, per l’archivio di “Storie di Libia” curato da David Gerbi. Una testimonianza incentrata sul drammatico giugno del 1967, sulle settimane d’isolamento domestico prima della fuga e sull’impegno di ricostruzione in Italia di cui il padre Lillo, già attivo nella difesa dei diritti civili ebraici in Libia, fu uno dei protagonisti. A ricordarlo un limmud organizzato dall’associazione Astrel.
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Il mandato britannico per la Palestina
 Con due anni di ritardo è stato da poco ricordato il centenario della Conferenza di Sanremo, tenutasi dal 19 al 26 aprile 1920 con la partecipazione delle quattro grandi potenze del tempo (Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone), che istituì il mandato britannico sulla Palestina già ottomana, con il preciso compito di preparare – sulla base della Dichiarazione Balfour – la nascita dello Stato del popolo ebraico, una volta soddisfatte alcune condizioni di base. In realtà, come sappiamo, le cose andarono in maniera assai diversa e fu necessario passare attraverso le terribili prove dei decenni successivi prima che lo Stato potesse nascere il 14 maggio 1948.
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