“La Knesset impari dagli errori, a rischio il futuro del Paese”
Alla fine è arrivato il voto per sciogliere la Knesset. Novantadue voti a favore, nessun contrario e il parlamento d’Israele ha deciso per il ritorno alle elezioni il prossimo Primo Novembre. Le quinte in meno di quattro anni. “Spero che impareremo dagli errori della ventiquattresima Knesset e che nella prossima riusciremo a gestire le nostre controversie in modo corretto e concreto. Non dobbiamo continuare su questa strada che potrebbe smantellare il parlamento e la nostra capacità di guidare il Paese”, ha avvertito il presidente del parlamento Mickey Levy prima del voto. Lo speaker della Knesset si è detto preoccupato per la polarizzazione presente tra i banchi di uno dei simboli della democrazia israeliana. Uno scontro che ha ripercussioni sul funzionamento dell’intero paese. Ad esempio non sono stati votati i provvedimenti legati alla metropolitana dell’area di Tel Aviv e all’esenzione dei visti per gli Stati Uniti. Due misure che hanno benefici concreti per la società, inabissate nei contrasti politici.
A traghettare fino a novembre il paese sarà ora Yair Lapid, che succederà al Primo ministro Naftali Bennett nelle prossime ore secondo l’accordo di coalizione. Dopo il voto per lo scioglimento della Knesset, i due si sono abbracciati e si sono scambiati di posto (nell’immagine), in modo che Lapid potesse sedere sulla poltrona di premier. Con il passaggio di consegne Bennett assumerà il ruolo di Premier alternativo, una formula parte dell’intesa siglata un anno fa. In un discorso in cui è apparso visibilmente emozionato ha annunciato che non si ricandiderà per il voto di questo autunno. “Non mi presenterò alle prossime elezioni, ma resterò un soldato fedele di questo Paese che ho servito come combattente, ufficiale, ministro e Primo ministro. Servire questo Paese è il mio destino”, ha affermato. “Sto per concludere più di un anno da primo ministro”, ha proseguito. “Grazie a Dio, lascio dietro di me un Paese forte, sicuro e fiorente. Il governo che ho guidato ha fatto in un anno quello che altri governi non hanno fatto in un intero mandato”. Una chiara stoccata al suo predecessore, Benjamin Netanyahu, che con il suo Likud punta ora a tornare al potere. La coalizione Lapid-Bennet – formata da parlamentari di destra, sinistra e di un partito arabo – è nata proprio per interrompere la lunga leadership di Netanyahu. Coalizione anti-Bibi è stata definita dai media (riferimento al soprannome del leader del Likud). E per un anno l’eterogenea quanto fragile coalizione è riuscita nel suo obiettivo di tenerlo lontano dalla guida del governo. Dagli scranni della Knesset Netanyahu – il cui record di longevità al governo è stato interrotto dal duo Bennett-Lapid – ha promesso che riconquisterà una maggioranza, ma i sondaggi sembrano presagire un nuovo stallo.
Il suo maggior sfidante sarà Lapid, pronto a sfruttare il periodo da Premier per dimostrare all’elettorato israeliano di essere in grado di ricoprire il delicato e importante ruolo. Sarà per lui la prima volta. Nell’attesa di ottenere ufficialmente l’incarico, ha in queste ore visitato lo Yad Vashem a Gerusalemme. “Lì ho promesso al mio defunto padre che manterrò sempre Israele forte e capace di difendersi e di proteggere i suoi figli”, ha dichiarato Lapid. Il padre, Tommy, era nato in Serbia, ma la famiglia fu catturata dai nazisti e successivamente deportata nel ghetto di Budapest. Il nonno fu ucciso nei lager, mentre la nonna e il padre riuscirono a salvarsi grazie al diplomatico svedese Raoul Wallenberg.