UN NUOVO CAPITOLO NELLE RELAZIONI TRA GERUSALEMME E ANKARA
Turchia-Israele, rapporto ricucito

Il percorso per la ricostruzione dei rapporti tra Israele e Turchia è stato lungo e complesso. E ora si è arrivati alla svolta decisiva. Nelle scorse ore infatti i due paesi hanno annunciato il completo ripristino dei legami diplomatici. Un ripristino che rappresenta, ha dichiarato il Primo ministro Yair Lapid, “un bene importante per la stabilità della regione e ha un grande significato economico per i cittadini israeliani”. Una dichiarazione arrivata dopo la telefonata con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Continueremo a lavorare e a rafforzare la posizione internazionale di Israele nel mondo”, la promessa di Lapid. Tra coloro che più si sono spesi per risanare il rapporto tra Ankara e Gerusalemme il presidente d’Israele Isaac Herzog. Quest’ultimo a marzo si era infatti recato in Turchia, diventato il primo alto rappresentante a farlo negli ultimi quindici burrascosi anni. “Mi congratulo per il rinnovo delle piene relazioni diplomatiche con la Turchia. – il commento di Herzog – Uno sviluppo importante che abbiamo guidato nell’ultimo anno e che incoraggerà maggiori relazioni economiche, turismo reciproco e amicizia tra i popoli israeliano e turco”. La nomina dei nuovi ambasciatori inizierà nei prossimi giorni, ha annunciato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, affermando che Ankara continuerà a “proteggere i diritti dei palestinesi” attraverso le sue rinnovate relazioni con Israele.
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IL RABBINO CAPO ASHKENAZITA DI ISTANBUL A PAGINE EBRAICHE
"Un passo dopo l'altro, al lavoro per la pace"

“Ogni passo che porta pace tra le persone è benedetto e auspicabile”. Risponde così rav Menachem Mendel Chitrik, rabbino capo ashkenazita di Istanbul e leader dell’alleanza dei rabbini nei Paesi islamici. “È evidente che se le relazioni tra Israele e Turchia miglioreranno, la cosa avrà un impatto positivo anche sulla vita ebraica nel Paese”, evidenziava già qualche mese fa al giornale dell’ebraismo italiano. In questo negoziato andato a buon fine c’è anche un suo contributo personale. Nel dicembre scorso l’alleanza ebbe infatti un colloquio con Erdogan ad Ankara, avvenuto su richiesta dello stesso presidente turco. Un primo confronto su temi strategici cui sarebbe seguita, in marzo, la visita di Herzog. “C’è vita ebraica nei Paesi islamici”, il pensiero del rav. “E non è una presenza di facciata, ma qualcosa che possiamo toccare con mano. Certo la situazione si presenta differente di Paese in Paese, certo restano ostacoli e sfide anche importanti da affrontare. Ma questa convivenza, la convivenza tra ebrei e musulmani, non solo è possibile ma anche necessaria”. Un messaggio che rilancia in queste ore a Pagine Ebraiche: “La speranza è che la situazione possa progredire ancora di più, un passo dopo l’altro”. Partendo proprio dalla Turchia, fa capire rav Chitrik. Un Paese spesso problematico in passato per quanto, riconosce, “abbiamo le nostre sinagoghe, i nostri luoghi di aggregazione, i nostri servizi: tutto questo non è mai mancato, anche nei momenti più difficili”. Il rav è da tempo in prima linea nel Dialogo. Alcuni giorni fa, in visita a una moschea, ha condiviso un gioioso scatto insieme a un imam e alcuni studenti. “Non so cosa pensiate del futuro”, le sue parole. “Ma la foto di un imam e di un rabbino circondati da bambini felici in una sala di una moschea mi trasmette una certa positività”.
(Nell’immagine: il rav Chitrik insieme all’imam Osman Demirel e alcuni giovani studenti di Corano)
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REDAZIONE APERTA
L'Occidente e le democrazie fragili

Qual è lo stato di salute delle democrazie occidentali? Questo uno degli interrogativi al centro degli incontri organizzati nel corso dei lavori di Redazione Aperta, il laboratorio giornalistico curato dalla redazione giornalistica UCEI. Una domanda trasversale su cui riflettere anche alla luce delle prossime elezioni in Italia. E su cui è interessante tracciare paragoni e differenze con altre realtà. È il caso della Slovenia, dove le elezioni hanno portato alla sconfitta della destra antieuropeista di Janez Janša, ex Primo ministro profondamente legato all’Ungheria di Orban. Un cambio, ha spiegato il filosofo sloveno Igor Pribac, nota voce di dissenso rispetto alle politiche di Janša, che nasconde però molte fragilità di un sistema democratico minato in alcune sue istituzioni. Fragilità – seppur con diverse differenze – che il demografo Sergio Della Pergola, a dialogo con Pribac, ha spiegato trovarsi anche nella democrazia israeliana.
(Foto di Giovanni Montenero)
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PAGINE EBRAICHE - "LIBRI IN VALIGIA" - SARAH KAMINSKI
Uri Orlev, la Memoria scolpita nel cuore
Più che un consiglio, un ricordo di Uri Orlev. Nel settembre 2007, a Mantova, abbiamo portato in scena lo spettacolo L’Isola in via degli uccelli, forse il libro più conosciuto dello scrittore israeliano, nato Yurek Orlewskiad, in una famiglia borghese di Varsavia. Erano passati appena sette anni da quando era stato istituito il Giorno della Memoria e il libro semibiografico di Orlev era piuttosto innovativo nel panorama letterario italiano per ragazzi sulla Shoah. Alle tante domande a lui rivolte dal pubblico rispose lì – come altrove – con grande affetto, mai mostrando un segno di noia o lontananza. I lettori, adulti e bambini, erano tanti e sparsi per il mondo, dall’America fino all’Italia. Orlev li considerava i suoi compagni di viaggio preferiti. Insieme percorrevano le sue storie vere o inventate, tragiche o buffe.
Storie di resilienza alla persecuzione nazista, di sopravvivenza nel ghetto, nel silenzio del quarto piano di un edificio diroccato, ma anche racconti avventurosi e di fantascienza leggeri e un poco didattici, scritti per accompagnare la crescita dei piccolini. Il suo tono era onesto e sincero, privo di paternalismo e retorica. In un’intervista Uri ricordò al pubblico “con dolore e angoscia che la Shoah è un evento spaventoso, però umano. La gente cercava di trarre il meglio da ogni momento, accarezzare il figlio, mangiare con dignità finché fosse stato possibile, anche innamorarsi”. Appunto, innamorarsi. Nel bel mezzo al racconto tragico e rocambolesco di sopravvivenza di due fratelli orfani di madre morta nell’ospedale del ghetto e abbandonati dal padre che ha scelto di raggiungere l’esercito polacco, Alex, il protagonista de L’Isola in via degli uccelli, si innamora della ragazzina che vive nell’edifico di fronte, dall’altra parte del muro del ghetto. Un segno di umanità, di quel “meglio da trarre in ogni momento” di cui parla Uri.
Sarah Kaminski
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Tappeto volante
 Nel mondo ebraico il hazan – tradurlo “cantore” è riduttivo – è ancor oggi il maestro indiscusso della Shirà, l’arte di scuotere come un tappeto volante la tefillà (preghiera) e far volare ad alta quota l’intera comunità riunita in sinagoga; il hazan ha il raro dono di restituirci l’identico sapore di come si declamava la Torà nelle sinagoghe di Smirne o in quella che fu la Gerusalemme d’Europa, Vilnius.
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Guerra e siccità
 Due calamità (il combinato disposto, direbbero i burocrati) che ci perseguitano, ma di cui pochi o nessuno si preoccupa. I titoli dei giornali ci segnalano il contrastato accesso ai silos di grano ucraini e il successivo trasporto verso occidente. Ma parliamo del passato (il grano di cui sopra è stato raccolto nella campagna 2021 e poi insilato). Dubito fortemente che esista un raccolto del 2022.
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