Redazione Aperta L’Occidente e le democrazie fragili
Qual è lo stato di salute delle democrazie occidentali? Questo uno degli interrogativi al centro degli incontri organizzati nel corso dei lavori di Redazione Aperta, il laboratorio giornalistico curato dalla redazione giornalistica UCEI. Una domanda trasversale su cui riflettere anche alla luce delle prossime elezioni in Italia. E su cui è interessante tracciare paragoni e differenze con altre realtà. È il caso della Slovenia, dove le elezioni hanno portato alla sconfitta della destra antieuropeista di Janez Janša, ex Primo ministro profondamente legato all’Ungheria di Orban. Un cambio, ha spiegato il filosofo sloveno Igor Pribac, nota voce di dissenso rispetto alle politiche di Janša, che nasconde però molte fragilità di un sistema democratico minato in alcune sue istituzioni. Fragilità – seppur con diverse differenze – che il demografo Sergio Della Pergola, a dialogo con Pribac, ha spiegato trovarsi anche nella democrazia israeliana. Qui, ha raccontato Della Pergola, le istituzioni appaiono più strutturate, ma non al riparo dalle pulsioni illiberali manifestate da alcuni elementi della politica nazionale.
“La democrazia liberale – ha sottolineato Pribac – è una realtà fragile. La diamo per scontata, ma nel mondo è l’eccezione non la regola”. Ed è legata a momenti di prosperità. “Quando il futuro diventa cupo allora è facile preda di discorsi populisti e antisistema come quelli di Steven Bannon negli Usa. Discorsi pericolosi capaci di riorientare il consenso e minare le istituzioni democratiche”. Secondo Pribac in questo solco si è mosso l’ex Premier sloveno Janša. “Con spregiudicatezza ha usato i social media per formare il proprio seguito populista. La chiave per consolidarlo è stato il tema dell’immigrazione, in particolare durante la crisi siriana. Poi quando è tornato al governo, nel periodo della crisi pandemica ha sfruttato la sua posizione per attaccare su base quotidiana la Corte Costituzionale”. Il sistema giuridico, ha rilevato ancora il filosofo e analista, è riuscito a resistere. “Ma, attraverso moltissimi decreti legge, diversi cardini della democrazia slovena sono stati spostati da Janša. Non solo compromettendo la divisione dei poteri, ma anche l’indipendenza dei media e soprattutto la base dei diritti umani”.
Una situazione possibile, aggiunge, in un contesto che produce anche poche alternative valide. “L’opposizione ora arrivata al governo si è compattata in funzione anti-Janša, ma per il resto è molto fragile”. Una dimensione simile a quanto accaduto in Israele dove le polarizzazioni hanno portato di fatto alla costruzione di due campi, ha sottolineato Della Pergola. Uno a sostegno di Netanyahu e uno contro. “Quello che in generale si respira in Occidente è una grande disellusione nei meccanismi democratici. La democrazia e il capitalismo liberale non hanno prodotto il benessere che alcune settori della società si aspettavano. E così è emersa e si è rafforzata l’idea di affidarsi sempre più al singolo, al conduttore: da Trump a Le Pen fino a Orban”. Una parte degli elettori, anche in Israele, ha aggiunto il demografo “cerca soluzioni che non daranno i risultati sperati, ma che allo stesso tempo producono lo sconquasso del sistema”.
Per Pribac in particolare il problema è di aver di fronte da un lato, nelle democrazie occidentali, una destra “sempre più radicale, che non è più conservatrice, non è più reazione, ma le cui iniziative vanno sempre più della direzione di rompere ogni argine”. E dall’altra parte, un campo progressista incapace di fare proposte concrete, di avviare nuove riforme e di attirare consensi.
(Foto di Giovanni Montenero)