LA VISITA A MILANO DEL RABBINO CAPO D'ISRAELE ASHKENAZITA DAVID LAU
"Ricordiamoci che siamo fratelli"
Fratellanza e unità. Sono i due concetti su cui più si è soffermato il rabbino capo d'Israele ashkenazita rav David Lau nelle diverse iniziative organizzate con la Comunità ebraica di Milano. Dal dialogo con i ragazzi della Scuola ebraica all'incontro al centro Noam, il rabbino capo d'Israele, ospite in queste ore della Comunità di Roma, ha voluto sottolineare l'importanza per il popolo ebraico di mantenersi unito. Anche in questo momento in cui da Israele arrivano preoccupanti segnali di spaccature e contrasti legatI alla tensione politica. “Purtroppo in Israele stiamo dando un esempio negativo di divisioni e fazioni. - le parole del rav nella sinagoga del Noam davanti ai molti arrivati ad ascoltarlo - A causa del terrorismo abbiamo perso in questi mesi due coppie di fratelli, Asher Menahem e Yaakov Yisrael Paley e Hillel e Yagal Yaniv”. Notizie dolorose che, ha affermato il rabbino capo d'Israele, lo hanno portato a riflettere sul significato di fratellanza. “Purtroppo accade che moriamo insieme come fratelli, ma a volte non sappiamo vivere insieme come tali. Dobbiamo ricordarlo”.
LA RIUNIONE NELLA SEDE DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA
Provvidenze ai perseguitati,
ripresi i lavori della Commissione
Con la guida del nuovo Presidente Ferruccio Sepe sono ripresi ieri, nella sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze, i lavori della Commissione per le Provvidenze ai perseguitati politici antifascisti e razziali, alla quale ha partecipato quale membro di Commissione, in rappresentanza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’avvocato Giulio Disegni (che dell’UCEI è vicepresidente). L’appuntamento era atteso da tempo, in quanto la Commissione, dopo la sospensione nel lungo periodo dell’emergenza Covid, si era riunita un’unica volta nel settembre 2022. Dopo di che, per problemi interni all’organizzazione del gruppo istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, una nuova riunione, anche a seguito di interventi di sollecito dell’UCEI, si è finalmente svolta nelle scorse ore.
All’esame della Commissione sono state sottoposte diverse domande volte all’ottenimento del beneficio previsto dalla legge Terracini (n. 96/1955) di ebrei perseguitati in via “diretta”, o ”indiretta”, in quanto la vigente normativa consente la presentazione di domande anche da parte di chi è orfano o vedovo di un perseguitato razziale. Le domande esaminate erano state presentate nel corso del 2018, con la particolarità di un diverso regime di applicazione, dovuto all’entrata in vigore della legge 30.12.2020 n. 178, che ha rimosso l’onere da parte dei perseguitati di provare le persecuzioni e discriminazioni subite, rispetto al regime normativo in vigore sino a tale data, che imponeva un rigoroso onere probatorio sui fatti accaduti ottant’anni or sono. Delle domande esaminate in Commissione, e così sarà ancora per il futuro, alcune ripercorrono, con idonea documentazione probatoria, le persecuzioni subite in conseguenza delle leggi razziste, e quindi atti notori di testimoni, carte di identità false, dichiarazioni di conventi che ospitarono ebrei dopo l’8 settembre ’43, e in tal caso l’accoglimento delle stesse comporta il percepimento, oltre all’assegno mensile vitalizio di benemerenza, degli arretrati dal mese successivo a quello di presentazione della domanda.
Si chiamava David Weiss, il ‘mariner addetto a spalar carbon in stiva’ triestino, protagonista dell’ultimo lavoro di Walter Chendi.
Questa nuova storia disegnata – Chendi non ama la dizione “graphic novel” – è apparentemente un’opera di restauro preziosa e paziente: il volume infatti, pubblicato in edizione numerata da Weiss, Chendi, Baotzebao & Theoreality Editori, si basa su un quaderno recuperato in maniera avventurosa che contiene il racconto di un viaggio verso l’estremo oriente. I diari di Weiss sono arrivati in mano a Chendi, vincitore nel 2010 del prestigioso Gran Guinigi con La porta di Sion, dopo un viaggio nello spazio e nel tempo almeno altrettanto lungo: nato nel 1884, noto col nome di Dario probabilmente proprio grazie al suo diario, l’autore originale dei quaderni si era imbarcato alla fine degli anni Trenta su un mercantile che viaggiava sulle rotte sudamericane. Il Corona però, così si chiamava la nave, nel 1937 venne colto da una burrasca e fu abbandonato dall’equipaggio. Ricomprato da una società canadese e rivenduto ad armatori italo-americani, venne smantellato, e fu proprio durante i lavori di demolizione che vennero ritrovati i quaderni di David Weiss.
L'INIZIATIVA PROMOSSA DALL'ANTI-DEFAMATION LEAGUE NEGLI EMIRATI
Abu Dhabi, un centro per la coesistenza
Le alleanze, nel complesso scenario mediorientale, sono spesso fragili e mutevoli. Gli Accordi di Abramo del 2020 hanno però aperto una strada nuova e, un mattone dopo l’altro, la rete di collaborazione intessuta nel loro solco sembra farsi sempre più solida. A porre un altro tassello al mosaico che va delineandosi da circa due anni e mezzo è il “Centro regionale per la coesistenza” inaugurato ad Abu Dhabi nella giornata di ieri, in collaborazione con l’Anti-Defamation League. L’ong ebraica statunitense, fondata nel 1913 e in prima linea nell’impegno contro l’odio da oltre un secolo, sarà il partner privilegiato di uno progetto educativo che punta, tra i vari obiettivi, a creare relazioni con le università della regione e del Sud-est asiatico “per promuovere la pace e la prosperità”. Agendo anche attraverso corsi di formazione “per gli studenti”. Il primo dei quali, è stato annunciato, prenderà il via in agosto.
“L’Anti-Defamation League porta 100 anni di esperienza nella lotta alle radici dell’antisemitismo e dell’odio”, la soddisfazione del suo numero uno Jonathan Greenblatt. “Siamo onorati – ha poi aggiunto – di essere l’attore chiave nel fornire programmi educativi per questo incredibile sforzo: il centro si pone infatti in continuità con quanto già avviato per favorire pace e convivenza in Medio Oriente, anche nel segno degli storici risultati raggiunti finora”.
LA PRESENTAZIONE A CURA CENTRO DI CULTURA EBRAICA DI ROMA
Tradizione giudaico-romanesca,
le ricette dello chef Ruben
“Aò, che te voi magnà oggi?”. Una frase tormentone che ha reso popolare in tutta Italia lo chef romano Ruben Bondì, 25 anni, inventore del format “Cucina con Ruben” che spopola da mesi in rete e sui social network. Dal terrazzo di casa, Bondì cucina ogni giorno piatti della tradizione giudaico-romanesca e altre pietanze in cui è esperto, ispirato anche dalle richieste dei suoi vicini. Un format nato in pandemia e che ha dato il via a numerosi progetti, tra cui un libro edito da Cairo, in cui l’autore sottolinea l’influenza della sua identità e retaggio nel percorso intrapreso: “Siamo una famiglia molto unita e, di solito, i nostri incontri ruotano sempre attorno al cibo; come in ogni famiglia ebraica che si rispetti”.