Il diario (riscoperto) del marinaio Weiss

Si chiamava David Weiss, il ‘mariner addetto a spalar carbon in stiva’ triestino, protagonista dell’ultimo lavoro di Walter Chendi.
Questa nuova storia disegnata – Chendi non ama la dizione “graphic novel” – è apparentemente un’opera di restauro preziosa e paziente: il volume infatti, pubblicato in edizione numerata da Weiss, Chendi, Baotzebao & Theoreality Editori, si basa su un quaderno recuperato in maniera avventurosa che contiene il racconto di un viaggio verso l’estremo oriente. I diari di Weiss sono arrivati in mano a Chendi, vincitore nel 2010 del prestigioso Gran Guinigi con La porta di Sion, dopo un viaggio nello spazio e nel tempo almeno altrettanto lungo: nato nel 1884, noto col nome di Dario probabilmente proprio grazie al suo diario, l’autore originale dei quaderni si era imbarcato alla fine degli anni Trenta su un mercantile che viaggiava sulle rotte sudamericane. Il Corona però, così si chiamava la nave, nel 1937 venne colto da una burrasca e fu abbandonato dall’equipaggio. Ricomprato da una società canadese e rivenduto ad armatori italo-americani, venne smantellato, e fu proprio durante i lavori di demolizione che vennero ritrovati i quaderni di David Weiss.
Spediti a Trieste nel tentativo di ritrovare la famiglia del marinaio, arrivarono nelle mani di una sua cugina, Almerina Weiss, che li lasciò alla figlia Artemisia (a sua volta cugina della madre di Chendi). Un’avventura nell’avventura, talmente incredibile da sembrare inventata, un gioco dell’autore, una capriola della fantasia. Il primo dei tre quaderni, pubblicato in edizione numerata col titolo El diario de Dario, è stato “restaurato” da Chendi con l’aiuto di Photoshop: un insieme affascinante di disegni a matita, appunti di viaggio, descrizioni e cartoline, immagini, ritagli di giornale… scritto in un triestino italianizzato pieno di fascino e ironia non è in effetti propriamente un graphic novel, forse, e si inserisce più naturalmente in quella tradizione tipicamente triestina delle Maldobrie.
Chendi stesso preferisce parlare di una piccola storia, una “historieta”. 

(Comics & Jews – Pagine Ebraiche)