Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui    20 Dicembre 2020 - 5 Tevet 5781
L'ITALIA INTERA PIANGE UNO DEGLI ULTIMI TESTIMONI 

Nedo Fiano (1925-2020)

“Ciò che ha connotato tutta la mia vita è stata la mia deportazione nei campi di sterminio nazisti. Con me ad Auschwitz finì tutta la mia famiglia, vennero sterminati tutti. A diciotto anni sono rimasto orfano e quest’esperienza così devastante ha fatto di me un uomo diverso, un testimone per tutta la vita”. 
Nato a Firenze nel 1925, da tempo residente a Milano, Nedo Fiano è stato uno dei primi sopravvissuti a confrontarsi sulla sua drammatica esperienza in pubblico. Ad aprire percorsi nuovi d’incontro e racconto con le nuove generazioni. Unico della sua famiglia a sopravvivere all’inferno del lager, era stato catturato da un fascista in borghese nella fiorentina Via Cavour, rinchiuso nelle carceri cittadine e poi, dopo l’internamento a Fossoli, destinato prima ad Auschwitz e poi a Buchenwald. Straziante l’ultimo abbraccio alla madre, sulla banchina del lager. Un abbraccio segnato dalla consapevolezza che mai più si sarebbero rivisti.
Lacerazioni incurabili, ma anche la forza di costruire e ricostruirsi una vita insieme all’amata Rina Lattes, la compagna di scuola ritrovata dopo la Shoah, assieme alla quale avrebbe messo al mondo i tre figli Enzo, Andrea ed Emanuele.
Molte voci, nel mondo delle istituzioni e della cultura, lo ricordano con commozione. 
Tra i vari riconoscimenti Fiano ottenne nel 2008 l’Ambrogino d’Oro, la massima onorificenza milanese. Fu in seguito insignito anche del Fiorino d’oro, il più alto riconoscimento della sua Firenze. “La sua – si sottolineava nella motivazione dell'Ambrogino – è una memoria che diventa storia e monito per le nuove generazioni affinché l’oblio e il silenzio non prevalgano”. E anche perché il ricordo di quei fatti atroci “sia di sostegno ad una convivenza civile rispettosa di ogni uomo”. 

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LE REAZIONI ALLA SCOMPARSA

"Un segno indelebile nelle generazioni"

Numerose le reazioni alla scomparsa di Nedo Fiano. In un messaggio diffuso ieri sera e oggi segnalato da vari quotidiani la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha dichiarato, anche a nome di tutto il Consiglio UCEI: “La scomparsa di Nedo Fiano lascia un vuoto profondo. Ricordo un Testimone ma anche un uomo straordinario, amante della vita nonostante la terribile esperienza vissuta nel lager. Il 20enne Nedo fu l’unico della sua famiglia a fare ritorno. Con la disperazione negli occhi, ma anche la voglia di costruire e ricostruire insieme all’amata Rina, la compagna di scuola ritrovata e insieme alla quale avrebbe messo al mondo tre figli – Enzo, Andrea ed Emanuele – cui tutti ci stringiamo con affetto in questo momento di immenso dolore. La sua lucida testimonianza, il suo incrollabile impegno civile e di Memoria, resteranno un segno indelebile nelle generazioni. Sia il suo ricordo di benedizione”.
A rappresentare il cordoglio di tutto un Paese il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, informa il Quirinale, ha oggi telefonato al figlio Emanuele  "esprimendogli sentimenti di cordoglio e di vicinanza per la scomparsa del padre Nedo, che ha testimoniato e tramandato la memoria dell’orrore di Auschwitz.
Ma anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha affermato: "Con la scomparsa di Nedo Fiano afferma il  perdiamo uno degli ultimi sopravvissuti all’orrore della Shoah, un appassionato, prezioso testimone di una delle pagine più buie della storia dell’umanità". 
Così invece David Sassoli, il Presidente del Parlamento europeo: “Un pensiero di forte affetto e vicinanza a Emanuele Fiano e alla famiglia per la scomparsa di Nedo Fiano, prezioso testimone degli orrori della Shoah, scrittore raffinatissimo, uomo mite, gentile, tenace, di intransigente, cristallino valore. Il regno dei Giusti è la sua dimora”.

(Nell'immagine Nedo Fiano assieme a Rina Lattes il giorno del matrimonio)

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LA TESTIMONIANZA SULL'ARRESTO

"Persi la libertà, ma nessuno se ne accorse"

A metà del vicino Ponte alle Grazie l’abbracciai forte forte: «Allora, ciao mamma!».
«Nedo mio, mi raccomando, stai attento!».
«Non aver paura mamma, ci vediamo stasera!».
Era una luminosa mattina di febbraio. Ci eravamo alzati prima del solito e insieme eravamo usciti dal nostro rifugio. In strada, per dieci minuti, avevamo parlato di diversi argomenti. Non ricordo se papà rimase a casa quel mattino. Penso di sì.
Dopo l’abbraccio, lessi negli occhi commossi di mamma un velo, una tensione strana che non le avevo ancora visto. Aveva forse un presentimento.
Su quel ponte ricordo di aver dato un’occhiata fuggevole all’acqua arcigna dell’Arno che scorreva come sempre, come se nulla stesse accadendo a noi e al mondo.
Mamma andò a far spesa nel suo vecchio quartiere, io mi diressi invece nel centro della città. Eravamo usciti dal nostro nascondiglio senza misurare il rischio che correvamo a farci vedere in giro. Dopo circa un’ora dall’abbraccio con mamma venni arrestato nella centralissima via Cavour. Sentii la canna di una pistola premuta su un fianco: «Tu sei Nedo Fiano, sei ebreo. Vieni con me senza parlare e senza tentare la fuga». Era un poliziotto in borghese. Ho ubbidito. Volevo piangere e gridare, ma tacqui. Era il 6 febbraio 1944, l’inverno non allentava ancora la sua morsa, ma la primavera cominciava a far capolino. La gente in strada era quella di sempre, fatta soprattutto di donne, bambini e militari. Nessuno si accorse del mio arresto, del fatto che in quel momento avevo perduto la libertà.

Nedo Fiano, A5405 – Il coraggio di vivere (San Paolo Edizioni)

(Nell'immagine Nedo Fiano ripreso dall'alto mentre cammina sulla rampa di Auschwitz in occasione delle registrazioni di Memoria, film documentario di Ruggero Gabbai scritto da Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto)

LOTTA AL COVID, IN ISRAELE AL VIA LA VACCINAZIONE

"Una piccola iniezione per l'uomo,
un gigantesco passo per la salute"

Ha preso il via in Israele la campagna di vaccinazione contro il Covid-19. Il primo a ricevere la soluzione della Pfizer-BioNTech è stato il Premier israeliano Benjamin Netanyahu in diretta televisiva. “Ho chiesto di essere vaccinato per primo, insieme al ministro della Salute Yuli Edelstein, per servire da esempio e incoraggiare tutti vaccinarsi”, ha detto Netanyahu. Parafrasando la famosa frase dell’astronauta Neil Armstrong dopo l’atterraggio sulla Luna, il Premier, 71 anni, ha parlato di “una piccola iniezione per l’uomo, un gigantesco passo per la salute di tutti noi”. Dopo tre settimane Netanyahu riceverà un’altra dose per garantire la massima protezione dal virus. Intanto la complessa macchina per vaccinare su larga scala la popolazione si è messa in moto.

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IL PROGETTO DEL CENTRO BIBLIOGRAFICO UCEI 

Musica classica e tradizione, un viaggio nei secoli

Al via, con un primo incontro trasmesso in queste ore, il ciclo di incontri “La musica classica incontra la tradizione ebraica” organizzato dal Centro Bibliografico UCEI con il contributo della Regione Lazio.
Condotto dai musicisti Gabriele Coen (clarinetto) e Jonathan Glück (violino), l’itinerario completa un percorso avviato nel 2018 con un approfondimento su musica ebraica e jazz e nel 2019 con musica sefardita e musica mediterranea.
Ad inaugurare il primo appuntamento del progetto, curato da Gisele Levy, la figura e le melodie cinque e seicentesche di Salomone Rossi.

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IL CONCERTO PROMOSSO DAL CIRCUITO BIBLIOTECARIO ROMANO

Mediterraneo, l'incontro tra antico e moderno

Tra gli eventi che a Roma hanno caratterizzato la festa ebraica di Chanukkah appena conclusa la serata musicale animata da Progetto Davka, gruppo diretto da Maurizio Di Veroli esibitosi nell’occasione presso la biblioteca Laurentina in un concerto interamente online, sponsorizzato dal circuito bibliotecario del Comune, dal titolo “La Cantica del mare. Melodie ebraiche sulle coste del Mediterraneo”. Un’iniziativa della direttrice Alessandra Benedetti, da tempo attiva sul tema dell’interculturalità e delle tradizioni ebraiche. 

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Il laboratorio dell'annientamento
Con Guida a Se questo è un uomo (Carocci) Alberto Cavaglion ci fa capire il laboratorio dell’annientamento: al centro non sta la macchina ma l’uomo che agisce. Se nel tempo lungo si perde il ricordo dell’orrore, resta la lezione di cosa sia la normalità nei tempi dell’orrore: non le macchine, bensì gli individui che fanno in modo che la macchina funzioni. Come si ripete spesso in questi giorni pensando al nostro oggi: “La normalità era il problema”.
                                                                          David Bidussa
Ancora sul complotto
C’è quindi come una sorta di vocio universale, ininterrotto; un accavallarsi di parole, a tratti stridule, altre volte più dolci, comunque sempre ridondanti e sovrabbondanti. Su ogni cosa ci si sente oramai chiamati in causa. Per giudicare, magari concorrendo a pregiudicare. Una sorta di labile e tremula democrazia della voce che, per il fatto stesso di potersi manifestare, si trasforma da subito in un “mucchio selvaggio”. Così nel web, come anche nella vita “reale”.
Claudio Vercelli
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