
Elia Richetti,
rabbino
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Caratteristica principale di questo brano è
una lunga elencazione di luoghi nei quali il popolo ebraico si è
spostato nei quarant’anni di peregrinazione nel deserto. Tanta minuzia,
che sembra essere molto maggiore di quanto necessario, necessita
qualche approfondimento.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Certo un doloroso danno collaterale del
conflitto fra Israele e il regime di Hamas a Gaza sono le numerose
perdite umane, in particolare quell'aliquota di civili e di minorenni
non combattenti. Ma ancora più gravi sono i danni creati alla società
civile dalla quotidiana informazione mediatica e da molti animatori del
dibattito politico e filosofico. In questi giorni in Italia i grandi
canali comunicazione – stampa e televisione – hanno dimostrato limiti
gravi di conoscenza del territorio e dei suoi attori, e hanno fornito
immagini e spiegazioni assai poco bilanciate, anche se non in misura
così estrema come già altre volte in passato.
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“Israele è costretta
a difendersi” |
Il percorso che potrebbe portare a un
cessate il fuoco, la sospensione dei voli verso l’aeroporto di Ben
Gurion da parte di molte compagnie straniere, l’annuncio delle Nazioni
Unite di voler aprire un’inchiesta su presunti “crimini di guerra”
compiuti a Gaza da Israele (ma non da Hamas). Sono queste le principali
notizie raccontate dai giornali in riferimento alla crisi che prosegue
(tra gli altri Corriere, Repubblica, la Stampa, sul Giornale un’analisi
di Fiamma Nirenstein).
Tra l’altro, si racconta come il gruppo terrorista consideri la
sospensione dei voli verso Israele una vittoria. L’aeroporto continua
però a operare regolarmente e nella notte l’autorità aeronautica
statunitense ha annunciato il termine dell’interdizione che aveva
costretto le linee americane a rinunciare alle rotte, che potranno ora
essere ripristinate (tra l’altro il Messaggero illustra le forti misure
di sicurezza prese dallo scalo israeliano e anche dai voli El Al).
A spiegare come Israele si trovi costretta a combattere per la propria
difesa, raccontando la terribile minaccia dei tunnel che hanno
consentito l’infiltrazione di terroristi, e dei razzi che continuano a
raggiungere il paese è l’ambasciatore di Israele a Roma Naor Gilon
intervistato dal Giornale.
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte |
Domande chiare e risposte chiare e
autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi
mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare
chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di
Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova
area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede,
dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle
forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini
che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire
il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
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#IsraeleDifendeLaPace
Tante
voci in prima linea
Si
assomigliano tutte le lettere che vengono dal fronte. Da una guerra
all’altra, da un secolo all’altro, da un territorio all’altro fin da
quando esiste una corrispondenza di guerra. Cartoline e lettere una
volta, mail e whatsapp oggi. Un misto di paura, entusiasmo, propaganda
che nasconde, ma non nega, l’umanità di chi le scrive. Allora,
togliendo tutto gli orpelli, cosa emerge? Il pensiero per la famiglia,
che questa volta condivide il rischio con chi sta al fronte a causa dei
razzi che possono cadere ovunque. O la preoccupazione per i propri
figli, specie se sei una “riservista” di 23 anni, perché in questo
paese anche se sei così giovane puoi fregiarti di questo titolo. O,
ancora, la consapevolezza che la popolazione civile questa volta è
davvero stanca, riconoscendo contemporaneamente lo sforzo dei volontari
che sostengono chi sta in prima linea.
Paola Pini
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#IsraeleDifendeLaPace
Taglit,
il viaggio non si ferma
Un
viaggio per scoprire Israele, ma anche esplorare il significato di
identità ebraica. E’ il Taglit, il programma nato nel 1994 che ogni
anno porta nel paese centinaia di gruppi e migliaia di giovani tra i 18
e i 26 anni in arrivo da tutto il mondo. In Israele in questi giorni
anche il gruppo italiano. Perché Taglit non si ferma: se ci sono state
delle cancellazioni di singoli, tutti i gruppi sono stati confermati.
Le visite proseguono, così come prosegue la vita nel paese, a nervi
saldi, e con la massima attenzione alla sicurezza. A raccontare
l’esperienza, gli stessi partecipanti, in arrivo da tutta Italia, da
Milano a Catania, da Roma a Venezia.
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QUI
FIRENZE
Emergenza
profughi dall'Africa,
la Comunità ebraica apre le porte
Porte
aperte alla solidarietà. Con l’arrivo di decine di profughi africani a
Firenze, l’appello è arrivato dall’assessore comunale al welfare, alla
casa e alle pari opportunità Sara Funaro: serve una mano, ciascuno si
sforzi di dare un contributo. La prima a rispondere positivamente è
stata la Comunità ebraica, che ha subito messo a disposizione un
appartamento. Un intervento che ha simbologie e significati profondi.
“La nostra Comunità è felice di poter contribuire al progetto di
accoglienza del Comune di Firenze. Accogliere un nucleo familiare
proveniente dall’Africa, da un paese in guerra – afferma la presidente
Sara Cividalli – è stato un imperativo morale anche con il pensiero di
onorare chi ha aiutato le nostre famiglie durante la dittatura
nazifascista. L’auspicio è che in un tempo non troppo lontano regni la
pace e non ci siano più profughi e morti in guerra”.
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Setirot
- Dobbiamo farcela |
È
faticoso, difficile, doloroso quando la disperazione e la speranza si
alternano spasmodicamente nel tuo cuore e nella tua testa. È faticoso,
difficile, doloroso cercare di rimanere in quello che Amos Oz chiama
“il giusto mezzo” che non è ambiguità ma disposizione al compromesso.
La sofferenza dei popoli soffoca, annichilisce. Soprattutto se uno di
quei due popoli è il mio. Cerco forza nella consapevolezza di come il
sionismo, quando nel 1948 accettava il principio di spartizione,
portasse in sé il convincimento che il movimento nazionale palestinese
fosse un’immagine speculare del pensiero sionista e che si trattasse
quindi, come ricorda Shlomo Avineri, di un conflitto tra due movimenti
nazionali. E nel confronto tra due movimenti nazionali il compromesso è
possibile. Ci sono riusciti nel 1948, ci sono riusciti nella pace con
l’Egitto, ci sono riusciti a Oslo. Dobbiamo farcela ancora.
Stefano Jesurum, giornalista
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In
attesa |
Mentre
rimaniamo in attesa di assistere a come si svilupperà la guerra con
Hamas nei prossimi giorni, in un settore del tutto diverso, quello
dell’aviazione civile, Israele ha subito martedì e mercoledì il blocco
dei voli da parte delle compagnie americane ed europee.
Sergio Minerbi, diplomatico
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Time
out - I voli mancati |
Ora
ci mancava anche il boicottaggio di Stato americano ed europeo a far
sentire Israele più isolata. Paesi che non hanno smesso di far volare i
propri aerei neanche nelle zone più pericolose del mondo, in momenti in
cui c'era davvero da preoccuparsi, oggi mettono in dubbio la capacità
di difendere l'aeroporto di Ben Gurion da parte d'Israele. Scelta
legittima, seppur chiaramente politica. Un solo dubbio però rimane a
chi legge le notizie. Come mai quei paesi così tiepidi a riconoscere le
ragioni d'Israele e il pericolo costante di vivere sotto i missili, ora
iniziano a preoccuparsi?
Daniel Funaro
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