#IsraeleDifendeLaPace – Peres passa il testimone

peres thumbUna notte relativamente calma in Israele quella appena passata. Nessun razzo lanciato da Gaza fino alla mattina. Poi le sirene hanno ricominciato a suonare, in particolare nella zona centrale del paese, e cinque missili sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome. A distanza di diciassette giorni dall’inizio dell’operazione israeliana Margine Protettivo a Gaza, la calma reale non sembra ancora all’orizzonte. Voci di tregue imminenti si rincorrono ormai da giorni ma rimangono appunto voci. “Non vedo come una tregua possa essere firmata nei prossimi 2 o 3 giorni”, dichiarava questa mattina il ministro israeliano della Scienza Yaakov Peri, escludendo la possibilità di arrivare almeno nelle prossime 48 ore a un cessate il fuoco definitivo. In questa situazione difficile si concluderà
oggi la presidenza di Shimon Peres, uno degli ultimi grandi padri dello Stato ebraico, che lascerà l’incarico a favore di Reuven Rivlin, eletto lo scorso 10 giugno. Peres ha annunciato che continuerà a lavorare per la pace, un impegno che in queste ore sembra più complicato che mai. Per ora il risultato sarebbe ottenere un cessate il fuoco tra le parti ma la diplomazia al momento non ha trovato le risposte adeguate. John Kerry, segretario di Stato Usa, è tornato in Medio Oriente dopo il fallimento degli ultimi colloqui di pace. Al momento però la voce più autorevole per portare a un possibile cessate il fuoco è quella egiziana. L’Egitto infatti – dove si trova attualmente Kerry, dopo la visita di ieri in Israele – sembra l’unico interprete internazionale abbastanza autorevole da riuscire a portare a un cessate il fuoco tra Gaza e Israele. Lo Stato ebraico aveva già accettato una proposta egiziana, rifiutata invece da Hamas, scatenando la rabbia del governo del Cairo. Kerry al momento sembra stia tenendo un filo diretto anche con Qatar e Turchia, attori antagonisti a Israele che supportano il piano di cessate il fuoco ideato da Hamas.
Sul fronte dei trasporti, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea dovrebbe in queste ore seguire l’esempio americano e annullare la comunicazione di sospendere i voli da e per Israele. La notizia, diffusa dalla Reuters, potrebbe far ripartire la mobilità aerea verso Tel Aviv, interrotta in queste ore a causa della minaccia dei missili lanciati dalla Striscia di Gaza. La Us Airways, ad esempio, ha annunciato che da domani riprenderà i voli regolari verso Israele. La sospensione – che ha coinvolto diverse linee aeree internazionali – era stata fortemente criticata dalle autorità israeliane. “Sono molto dispiaciuto del fatto che le linee aeree abbiano sospeso i voli – aveva dichiarato Shimon Peres, presidente uscente di Israele – La risposta reale non è fermare i voli, è fermare i razzi. Se le compagnie aree si sottomettono al terrore, è come se invitassero a incrementare il lancio di razzi e la minaccia, non soltanto qui, ma nel mondo”. Più critico il ministro dei Trasporti israeliano Israel Katz. “Non ci sono ragioni per queste cancellazioni”, ha affermato Katz. Proprio il ministro, assieme alle autorità dell’aeronautica civile, ha deciso di aprire ai voli commerciali l’aeroporto militare di Ovda.

Daniel Reichel

(24 luglio 2014)