 |

Paolo Sciunnach,
insegnante
|
In
questi giorni incominciamo il difficile cammino della Teshuvah in vista
di Rosh HaShanah e Kippur (fino a Oshannah Rabbah). La Teshuvah,
secondo il significato più intimo, è un ritorno alla “Fonte di Vita”,
alla sorgente divina, alle radici dell’anima ebraica che è parte di
D-o; è un ritorno alle fonti della Torah, un pieno ritorno allo studio
e all’osservanza della Torah che per l’ebreo costituisce “la scala
posta a terra la cui cima raggiunge il cielo”. La Teshuvah è un ritorno
a se stessi. Ma da dove cominciare? Insegnano i nostri grandi Maestri,
nelle parole riportate da un grande pensatore del novecento: “Observe
as much as you are able to, and a little more than you are able to. And
this is essential: A little more than you are able to”. Bisogna sempre
salire nell’osservanza, altrimenti si torna indietro: “We either ascend
or go down”. Un principio fondamentale della Teshuvah è che una Mitzvah
trascina un’altra Mitzvah e cosi via: “Mitzvah gorereth mitzvah. He who
knows how to begin will also learn how to continue, how to advance”
(Heschel).
|
|
Anna
Foa,
storica
|
Ieri
è stato finalmente rotto l’assedio da parte dei fondamentalisti dell’Is
della città irachena di Amerli, dove ventimila persone erano rinchiuse
da oltre due mesi, minacciate di sterminio. In condizioni diverse è
riuscito quello che non era riuscito, quello che non era nemmeno stato
tentato, nei ghetti nazisti, a Srebrenica, in Rwanda: un intervento
volto ad impedire un genocidio. È successo come agli armeni del Mussa
Dagh, posti in salvo dopo quaranta giorni di assedio. Non c’è voluto
molto, da quando gli Stati Uniti hanno mandato i loro aerei ad aiutare
i peshmerga curdi contro i fondamentalisti dell’Is. In questo momento
donne e bambini, i bambini sono quasi cinquemila, vengono messi in
salvo, la popolazione riceve cibo ed acqua. Lo sterminio dei turcomanni
di Amerli è stato evitato. I genocidi si possono evitare. I genocidi si
devono evitare.
|
|
 |
ROMA
- Si chiude con il grande cinema di Israele il festival "Isola Mondo"
che ha portato quest'estate 14 paesi sul palco dell'Isola Tiberina.
Domani alle 21.30 la proiezione della pellicola "Magic Man", dei
registi Guy Nattiv e Erez Tadmor, in anteprima nazionale dal Pitigliani
Kolno'a Festival.
|
|
 |
Museo della Shoah all'Eur, Paserman era all'oscuro
|
La
notizia dello spostamento del Museo della Shoah da Villa Torlonia
all’Eur appare con grande evidenza sui dorsi romani di tutti i
principali giornali. Sul Corriere della Sera, dopo l’anticipazione
diffusa ieri, Alessandro Capponi dà voce al presidente della Fondazione
Museo della Shoah Leone Paserman, che afferma di essere stato tenuto
all’oscuro della delocalizzazione e che si è ieri confrontato a lungo
con l’assessore ai lavori pubblici di Roma Capitale Paolo Masini.
Nell’articolo anche alcune riflessioni del sopravvissuto Piero
Terracina. “La proposta di allestirlo in un’altra sede è partita da me,
io pensavo a una struttura provvisoria in attesa di Villa Torlonia. Ma
comunque – spiega – mi fa felice il nuovo progetto perché reputo
fondamentale, per dare seguito al lavoro di testimonianza fatto negli
anni da me e dagli altri sopravvissuti, avere un luogo dedicato,
appunto, a tenere viva la memoria”. Terracina dice inoltre di
comprendere la contrarietà di Luca Zevi (progettista di Villa Torlonia)
ma allo stesso tempo pensa che questa idea “sia un segnale importante
dato al Campidoglio”. Il Museo sorgerà al posto di un centro
commerciale di lusso in piazzale Marconi. È quanto scrivono Gabriele
Isman e Giovanna Vitale, su Repubblica, sottolineando i nodi più
spinosi che saranno prossimamente affrontati in sede deliberativa.
“Un’operazione ardita, condotta in gran segreto dall’assessore ai
lavori pubblici Paolo Masini con alcuni esponenti della comunità
ebraica romana – spiegano – che però rischia di trasformarsi in un
pasticcio. Perché se è vero che la fretta è dettata dalla necessità di
venire incontro ai desideri degli ultimi sopravvissuti, che da anni
aspettano di tradurre un sogno in realtà, diverse sarebbero le
controindicazioni”. Tra le controindicazioni poste in evidenza da
Repubblica il fatto che la gara d’appalto per edificare il Museo della
Shoah su via Alessandro Torlonia è ormai arrivata alle battute finali;
la spesa di 15 milioni effettuata dal Comune per acquisire l’area
accanto alla residenza di Mussolini, a due passi dalle catacombe
ebraiche; il fatto che i 21,7 milioni che il governo Monti escluse dal
patto di stabilità e la Cassa depositi e prestiti era pronta a erogare
a Roma Capitale per far fronte ai costi dell’opera non sarebbero più
utilizzabili. “Mandando in fumo – si legge – nove anni di progetti,
varianti urbanistiche e tanti soldi”.
|
|
Leggi
|
|
|
qui roma - PARLA LEONE PASERMAN
"Museo della Shoah, impossibile combattere con i mulini a vento"
L’operazione
che dovrebbe portare all’inaugurazione del più importante luogo di
riflessione sulla memoria in Italia nel quartiere Eur abbandonando il
progetto di Villa Torlonia è stata condotta all’insaputa del presidente
della Fondazione Museo della Shoah di Roma Leone Paserman. La notizia,
diffusa quest’oggi su alcuni quotidiani, viene confermata ai lettori di
Pagine Ebraiche 24 dallo stesso Paserman. Le sue prime parole sono di
comprensione per lo sconcerto e l’amarezza manifestate da Luca Zevi,
responsabile del progetto di Villa Torlonia (foto in alto), che ieri –
sul nostro notiziario quotidiano – aveva definito l’operazione
inaccettabile “da un punto di vista amministrativo, finanziario e
culturale”. Dice Paserman: “Luca ha la mia solidarietà. In
considerazione del consenso diffuso in sede istituzionale per questa
scelta diventa però difficile fare una battaglia contro i mulini a
vento”.
Fino
ad oggi il Museo della Shoah era stato concepito in un luogo
estremamente significativo per le memorie della Capitale come Villa
Torlonia, che per 18 anni (dal 1925 al 1943) fu residenza romana di
Benito Mussolini e in cui furono pensati alcuni provvedimenti destinati
a colpire i cittadini ebrei, altre identità e chiunque avesse osato
ostacolare i piani del regime fascista.
La nuova sede sarà invece, con ogni probabilità, un centro commerciale
di lusso in fase di dismissione in piazza Guglielmo Marconi: il White
Gallery (foto sopra), primo lifestyle store di Roma “pensato più come
una galleria d’arte moderna che come una tradizionale boutique di moda”
(dalla pagina Facebook ufficiale). Ad annunciarlo, in una intervista a
Repubblica, il presidente di Eur Spa Pierluigi Borghini.
Ieri,
tra le molte telefonate ricevute da Paserman, anche una chiamata
dall’assessore ai lavori pubblici di Roma Capitale Paolo Masini, tra i
registi dell’operazione Eur. Un contatto preparatorio in funzione di un
incontro tra i due che avverrà nella giornata di mercoledì, al ritorno
in città dell’assessore. Paserman solleva alcune perplessità, legate in
particolare alla strettissima tempistica di realizzazione annunciata
(il museo si vorrebbe fosse inaugurato il prossimo 27 gennaio, data del
70esimo anniversario della liberazione di Auschwitz): “Non vedo ancora
niente di definitivo – sottolinea – e come noto la burocrazia ha i suoi
tempi lunghi. Cinque mesi sono pochissimi e a questi vanno comunque
sottratte le settimane necessarie all’allestimento della mostra che
pensavamo di organizzare, come ormai tradizione, al Vittoriano. Forse
mercoledì alcune cose saranno più chiare. Quella è la mia speranza”.
Esiste anche una preoccupazione sul fronte interno perché alla luce dei
nuovi scenari, spiega Paserman, “è difficile capire cosa ne sarà del
personale in forza alla Fondazione”.
Dopo
anni di gestazione il Museo della Shoah progettato dall’architetto Zevi
sembrava vicino alla posa della prima pietra. A breve sarebbe stata
infatti aggiudicata la gara d’appalto tra le 24 proposte pervenute con
il via libera all’inizio dei lavori. L’ultima fase di un percorso
complesso iniziato con l’acquisto dell’area da parte di Roma Capitale
(15 milioni di euro) e dopo che, sempre dal Campidoglio, ci si era
rivolti alla Cassa depositi e prestiti per ottenere un mutuo dal valore
di altri 21 milioni. “Cosa succederà di questi soldi? Quali conseguenze
avranno le azioni di cui si legge?”, si chiedeva ieri Zevi.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
Leggi
|
MELAMED - ISRAELE
Ritorno sui banchi
Nonostante
la data sia stata fissata molti mesi fa, in Israele l’ipotesi che non
fosse possibile tenere il primo settembre come apertura dell’anno
scolastico ha tenuto con il fiato sospeso gli studenti di tutto il
paese. I sindaci delle città del sud ancora la settimana scorsa
ribadivano che se la tregua non si fosse dimostrata solida le scuole
non avrebbero riaperto: troppo alto il rischio per gli studenti, sia
negli edifici, possibile obiettivo dei missili, che durante tutta la
giornata sin dal primo appuntamento mattutino, quando i ragazzi si
ritrovano alla fermata dell’autobus. Il ministro dell’Istruzione, rav
Shai Piron, ha spiegato negli scorsi giorni che l’anno scolastico
inizia sì come previsto, ma con una modifica al programma: “Le prime
due settimane non saranno dedicate alla normale programmazione ma ad
attività specifiche volte a ridurre la tensione e a discussioni sugli
avvenimenti dell’estate appena trascorsa”. Insegnanti preparati
appositamente, programmi speciali, supporto di psicologi ed esperti,
questa la reazione dell’apparato scolastico israeliano che durante i
prossimi giorni avrà come priorità la serenità degli studenti. “È
importante che nelle classi la discussione sia aperta: dove non si
discute non c’è libertà – ha aggiunto rav Piron – La libertà
d’espressione deve essere di ognuno, ed è fondamentale che nel nostro
paese si continui a discutere di tutto”. Nei giorni scorsi in una
dichiarazione ufficiale il ministro aveva sottolineato che una delle
responsabilità della società israeliana è di essere in grado di
integrare e accettare differenze anche forti di opinione, senza
considerarle una minaccia. 
“Lo
Stato di Israele non può esistere se ebrei e arabi non sono capaci di
vivere insieme, è parte del nostro codice etico, ed è un ottimo test
per la nostra società”. Uno dei temi centrali dei programmi scolastici
per l’anno che inizia oggi in Israele è la tolleranza: dalla
solidarietà ai valori, all’analisi di come gli slogan possano essere
distruttivi per una società, tutto sarà in direzione di una educazione
all’apertura e all’ascolto. Èd è ritenuto necessario da tutti gli
educatori che venga stimolata anche nei più piccoli una discussione
profonda e sincera sui valori, perché i bambini riescano capire
l’importanza di costruire una società aperta e sana, in cui loro stessi
possano crescere. Oltre all’emozione del primo giorno di scuola, grande
è la nostalgia per gli adulti, e sul web sono spuntati ricordi e
fotografie che risalgono a un periodo in cui in cui si faceva economia
sulle matite, che venivano temperate fino a diventare dei mozziconi
inutilizzabili, e libri e quaderni venivano foderati con la carta da
pacchi pesante, marrone, per farli durare più a lungo. E in prima i
quaderni venivano tagliati a metà, per risparmiare e solo i più bravi,
quelli che imparavano a scrivere meglio, ricevevano in premio un
quaderno intero.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
|
Oltremare
- Nuovo mese |
Per
fortuna è iniziato Elul. Qualcuno di più integralmente religioso di me
direbbe: ma è ovvio. Elul è il mese dell’esame di coscienza, i buoni
ebrei si preparano ai dieci “giorni terribili” fra l’inizio dell’anno
nuovo e il giudizio universale con la”u” minuscola, quello di Yom
Kippur che cade fra i festeggiamenti dell’anno nuovo e il vero nuovo
inizio. Quindi è perfettamente logico che sia adesso, con la nuova luna
di Elul, che è finita la guerra
Daniela Fubini, Tel Aviv
Leggi
|
|
Tea
for two - Saluti |
Quasi
tre anni, mi fu chiesto di tenere una rubrica. Ovviamente mi piegai con
piacere a volontà superiori e iniziai a coccolare il mio ego senza
alcun pudore.
Di lunedì per giunta, il giorno più deprimente della settimana (anche
se la domenica con le sue aspettative svanite non scherza), il giorno
nel quale ti svegli ed i capelli sembrano aver subito un trauma e la
faccia chiede disperatamente strati su strati che nemmeno uno scavo
archeologico. Dopo essermi beata e aver fatto un balletto sul posto, mi
trovai di fronte a un grande enigma: con quale argomento avrei dovuto
iniziare?
Rachel Silvera
Leggi
|
|
|